NEWS | Restauro con materiali di nuova generazione al Duomo di Monreale (PA)
Proseguono le attività del Progetto “AGM for CuHe“ – Advanced Green Materials for Cultural Heritage. Verranno applicati materiali di nuova generazione nel Duomo di Monreale di Palermo, conosciuto in tutto il mondo per la bellezza dei mosaici. L’intervento di restauro mira a ripristinare gli strati preparatori, la malta di allettamento e le tessere, mantenendo cromia e motivi geometrici tramite l’uso dei geopolimeri.
Il Dipartimento di Scienze Biologiche Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania, insieme con l’impresa di restauro Piacenti hanno integrato le conoscenze acquisite in laboratorio con le valutazioni dei tecnici; tutto, dunque, al fine di capire le potenzialità dei prodotti grazie alle loro proprietà di lavorabilità e di applicazione direttamente in cantiere. Una campagna di indagini non invasive nella stessa area ha permesso di acquisire dati sui materiali lapidei e vitrei presenti. La parete interessata dai restauri è situata nella navata meridionale, in particolare la scena “lavanda dei piedi”, e il fregio musivo a palmizio e lesene marmoree verticali. Infiltrazioni di acqua, ora risolte, hanno causato efflorescenze saline e il conseguente distacco di tessere.
Un coordinamento delicato per Monreale (PA)
Il progetto “AGM for CuHe“ – Advanced Green Materials for Cultural Heritage è finanziamento nell’ambito dei Progetti di Ricerca Industriale e Sviluppo Sperimentale. Fa parte dunque dell’area di specializzazione Cultural Heritage del Programma Nazionale della Ricerca 2015-2020.
Coordinato dalla Prof.ssa Germana Barone del Dipartimento di Scienze biologiche geologiche e ambientali dell’ateneo catanese, il progetto vede come capofila l’Università di Catania; coinvolge anche dei dipartimenti di Ingegneria civile ed Architettura, Scienze chimiche, Economia e Impresa, Fisica e Astronomia e Giurisprudenza e imprese di cui sette in Sicilia e quattro nel Nord Italia. Per la ricerca, referente scientifico il Prof. Paolo Mazzoleni dell’Università di Catania, sono coinvolti quindi il Consorzio Interuniversitario Nazionale per la Scienza e Tecnologia dei Materiali (Università di Palermo), il Distretto Tecnologico Sicilia Micro e Nano Sistemi (Università di Messina e CNR per lo studio dei materiali nanostrutturati), l’Università di Firenze, l’Università di Pisa e l’Università di Modena e Reggio Emilia.