Il Ministero della Cultura acquisirà la Villa dei Mosaici dei Tritoni (RM). Si tratta di un casale di età medievale edificato sui resti di una villa con terme di epoca romana. Sono ancora visibili una cisterna e i preziosi mosaici con scene marine e tritoni.
I famosi mosaici della Villa
L’edificio, situato all’altezza del Quo Vadis sull’Appia Antica, sarà acquisito in prelazione per un milione e 750 mila euro. Arriva l’ok del ministro Dario Franceschini. Il Segretario generale del Ministero della Cultura, Salvo Nastasi, ha invitato la direzione generale del MiC a confermare alla direzione del Parco archeologico dell’Appia Antica la disponibilità delle risorse economiche necessarie all’esercizio della prelazione sull’immobile.
Parco archeologico dell’Appia Antica (RM)
il casale medievale, sottoposto a vincolo archeologico dal 1980, era stato messo in vendita nel 2014 con una base d’asta di 5 milioni e 250 mila euro. Non furono, tuttavia, presentate offerte.
Nonostante la chiusura, imposta nel rispetto delle norme anti-Covid, il Parco archeologico dei Campi Flegrei non si ferma. I lavori di progettazione nel Parco sommerso di Baia (NA) continuano per la stagione 2021 con tre nuovi ambienti appena scoperti.
Altre terme a Baia?
I tre nuovi ambienti sono stati individuati a sud di Punta dell’Epitaffio, nei pressi della cosiddetta via Piccola, poco lontano dal noto ninfeo di Claudio. L’indagine è partita da una pavimentazione in marmo già nota e ha rivelato le tre strutture sul tracciato stradale che proseguiva verso il lacus baianus.
Il corridoio di accesso dalla strada e la stanza absidata, collegate da un accesso in cui si è riconosciuto il foro per il cardine della porta.
Si pensa si tratti di un altro stabilimento termale di cui Baia, in età romana, era costellata; è stato riconosciuto il corridoio di accesso, una stanza absidata e una grande vasca. Inoltre, tutte le lastre di marmo utilizzate provenivano da altri edifici: il materiale di reimpiego era molto diffuso, perché gli effetti dei bradisismi si facevano sentire; alcuni elementi erano parte di un rivestimento parietale, come si può notare dalle modanature ancora ben conservate. Il pavimento originale della stanza era, quindi, almeno 50 cm più in basso di quello visibile attualmente.
Le lastre di marmo dei pavimenti
Piccola modanatura delle lastre che rivestono le pareti della stanza absidata
Il nuovo percorso di visita che ingloberà quest’area sarà fruibile dal 2021, aspettiamo presto altri aggiornamenti!
Da dove parte e che direzioni seguirà il nuovo percorso del parco sommerso di Baia (NA)
Le Terme di Caracalla o Antoniniane furono edificate dall’imperatore Caracalla sull’Aventino, tra il 212 e il 217 d.C., come dimostrano i bolli laterizi. Il recinto esterno fu, invece, opera di Elagabalo e Alessandro Severo. Grandiose e cariche di ornamenti preziosi, furono destinate al popolo dei vicini quartieri popolari della XII Regio e potevano contenere circa 1600 persone. Polemio Silvio, nel V secolo, le citava come una delle sette meraviglie di Roma.
Un complesso unico nel suo genere
Le terme erano uno dei luoghi d’intrattenimento preferiti dagli antichi Romani, dove curavano regolarmente la loro igiene e miglioravano le proprie relazioni sociali.
Dal punto di vista strutturale, esse si distinguevano dalle “grandi terme imperiali” (una tipologia edilizia assai diffusa, difatti, agli inizi del V secolo d.C., se ne contavano 856!) per una sostanziale novità: il nucleo termale vero e proprio è nettamente separato da tutti gli altri ambienti secondari e di servizio, cioè non balneari, che sono dislocati lungo tutto il recinto.
Nel vasto recinto occupato dalle Terme, i cittadini potevano non soltanto utilizzare i bagni pubblici, ma dedicare anche il loro tempo libero allo sport, alla lettura in biblioteca, a passeggiare fra i giardini o rendere omaggio al dio Mitra e ad altre divinità pagane visitando il tempio.
Le Terme di Caracalla sono una meraviglia architettonica e d’ingegneria, soprattutto se si valuta la loro data di costruzione, con il loro sistema di rifornimento d’acqua, così come di riscaldamento e di drenaggio. I forni a legna, alimentati dagli schiavi, servivano per riscaldare il suolo e le pareti delle terme, oltre all’acqua.
L’alimentazione acquea fu ottenuta da un ramo dell’Acqua Marcia: l’Acqua Antoniniana, acquedotto appositamente costruito nel 212 d.C. e potenziato con una nuova sorgente. Al riscaldamento dell’acqua provvedevano i focolari nei piani inferiori, gli ipocausti, che diffondevano aria calda nelle intercapedini sotto il pavimento, sostenuto da corti pilastri di mattoni. Rivestite di marmo e decorate con eccellenti opere d’arte, quelle di Caracalla furono le terme più sontuose costruite nell’antichità.
Il percorso termale
Pianta delle Terme di Caracalla
Si entrava nel corpo centrale dell’edificio da quattro porte sulla facciata nord-orientale. Sull’asse centrale si possono osservare in sequenza diversi ambienti: il calidarium, provvisto di una grande vasca circolare per immergersi nell’acqua calda; qui, per far assorbire dal corpo l’umidità dei vapori, ci si aspergeva la pelle con l’acqua e con un po’ di soda, utilizzata al posto del sapone, detergendosi con lo strigilis, un raschiatoio in metallo di forma arcuata adatto ad eliminare l’unto lasciato sulla pelle dalla combinazione di olii, unguenti e sudore.
Proseguendo vi era il tepidarium, dotato di vasche con acqua tiepida per abituare il corpo lentamente al cambio di temperatura, e il frigidarium. Questo salone basilicale (o sala fredda) è il punto focale del complesso. Qui si rinfrescava e rinvigoriva il corpo, immergendosi nelle quattro vasche di acqua fredda, poste agli angoli della sala, che doveva essere coperta. Infine, le natatio, dove si terminava il rito del bagno con un tuffo nella piscina d’acqua freddissima.
Ai lati di questo asse centrale sono disposti simmetricamente attorno alle due palestre altri ambienti. Tutte le sale erano particolarmente curate e gli spazi erano valorizzati con pavimentazioni in mosaico, pareti rivestite di stucchi, marmi policromi e, soprattutto, centinaia di statue che decoravano tutte le stanze. Talvolta si creavano anche effetti particolari. I mosaici, ad esempio, spesso rivestivano l’interno e il fondo delle vasche, magari con raffigurazioni di pesci e animali marini che il movimento dell’acqua faceva sembrare vivi!
Gli scavi archeologici della villa romana di Patti marina sono intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica di Siracusa nel 1973. Essi, oltre a mettere in luce gli ambienti più lussuosi del complesso architettonico, sono riusciti a identificare un settore della residenza extraurbana piuttosto importante: le terme.
Gli impianti termali in età romana
Le terme rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo in età romana, a metà strada, per paragonarle ai tempi moderni, tra una Spa e un centro ricreativo. Le ragioni che spingevano gli antichi Romani a frequentare questi luoghi non erano solo riconducibili ad esigenze personali, quali la cura del corpo e l’igiene personale. Venivano usati, infatti, anche per scopi di carattere sociale. Era qui, infatti, che spesso ci si dava appuntamento per discutere degli affari politici.
Dal punto di vista planimetrico, le terme erano contraddistinte da una successione di tre ambienti. Questi, sottoposti a varie temperature, sono noti con il nome di calidarium, tepidarium e frigidarium.
Ma da dove proveniva tutto quel calore?
I Romani avevano escogitato un sistema di riscaldamento efficace: il sistema dell’hypocaustum.
Ricostruzione del sistema dell’hypocaustum.
Questo sistema di riscaldamento prendeva il nome dall’ambiente di combustione, l’ipocaustum per l’appunto, che veniva alimentato da un forno chiamato praefurnium, posto al di sotto dei pavimenti dei calidaria. Attraverso questo sistema, l’aria calda proveniente dal basso veniva convogliata agli ambienti soprastanti e alle pareti attraverso pilastrini di mattoni, alti circa 50 cm, chiamati suspensurae.
Secondo quanto riportato da Vitruvio nel De Architettura, per la realizzazione del pavimento superiore veniva utilizzata una malta: una miscela di argilla frammista a crini di cavallo, a cui veniva adagiato uno strato di argilla e uno spesso strato di cemento, miscelato con mattoni sbriciolati. Al di sopra di questo livello pavimentale si andava a costituire l’ultimo strato della pavimentazione, contraddistinto da lastre di marmo e frammenti musivi.
Dove si trovano i resti della terme nella villa romana di Patti marina?
Villa romana di Patti marina- Planimetria degli impianti termali.
I locali degli ambienti termali sono stati intercettati a Nord-Est del peristilio. Il ritrovamento di pavimenti provvisti di suspensurae, insieme ai resti di un praefurnium e di vasche, denuncerebbe chiaramente la destinazione dell’area come impianto termale.
Le Terme di Como romana sono un complesso termale romano della città di Como, costruito nella seconda meta del I secolo d.C. grazie a una donazione di Plinio il Giovane e utilizzato fino alla fine del III secolo d.C. Esso venne riportato alla luce nel 1971, durante alcuni lavori di edilizia urbana. Erano visibili le murature relative a otto diversi ambienti, alcuni a pianta ottagonale e altri a pianta rettangolare (probabili calidari e frigidari).
Una seconda area venne scoperta, invece, intorno agli anni novanta del secolo scorso: tali ambienti occupavano integralmente una zona di circa 1500 mq. Nel 2002, la Società Valduce Servizi s.p.a. la acquistò e ne finanziò accertamenti archeologici che permisero di constatare la conservazione delle strutture anche in questo tratto: furono, infatti, rinvenuti una decina di nuovi vani, di forme e dimensioni variabili; in relazione a questi, è stato possibile riconoscere due diverse fasi edilizie: una più antica, risalente alla seconda metà del I secolo d.C., e una più recente, databile al II secolo d.C.
La mancanza delle infrastrutture, che differenziano gli ambienti riscaldati da quelli freddi, ha, però, impedito di individuare con precisione la funzione dei diversi vani e di ricostruire il percorso termale. Nel III secolo, le terme vennero abbandonate, le pavimentazioni e le decorazioni asportate e riutilizzate per la costruzioni di altri edifici. L’area divenne una vera e propria necropoli, caratterizzata da sepolture a inumazione. Tra queste, le più antiche sono due tombe a cappuccina, pertinenti a individui adulti, deposti con corredo, risalenti al V-VI sec. Una notevole quantità di intonaci dipinti, per buona parte figurati, appartenenti alla decorazione pittorica del complesso, è stata recuperata nei livelli di distruzione dell’edificio: si tratta di un ritrovamento di estrema importanza, essendo la più consistente attestazione di decorazione parietale dipinta documentata finora a Como. Considerando la grandezza degli ambienti rinvenuti durante le varie campagne di scavo e lo schema tipico delle strutture termali, è stato ipotizzato che l’impianto termale di Como dovesse essere il più grande di tutto l’Impero Romano, dopo quello di Roma. Le campagne di scavo discontinue si conclusero nel 2008, quando venne costruito un parcheggio pubblico annesso al vicino Ospedale Valduce.
Grazie a questo stabile, è stato possibile valorizzare ulteriormente il complesso termale e, a tal proposito, è stato realizzato un percorso museale che passa all’interno dei vari edifici ritrovati; sono state costruite due piccole sale museali dove, in una, sono racchiuse vetrine comprendenti i resti delle decorazioni e dei pavimenti, nell’altra due esempi di tombe a cappuccina.
Grazie a questo lavoro di valorizzazione, le terme sono, oggi, fruibili a tutti.
Ai piedi di Poggetti Vecchi, a nord di Grosseto, nella Maremma Toscana, sgorga una sorgente termale, che il signor Aldo Ceccarelli, proprietario del terreno, ha deciso di trasformare in una spa. Tutto ci si sarebbe potuto aspettare, tranne che, iniziando i lavori di scavo della piscina, a due metri e mezzo di profondità, potessero apparire gigantesche ossa di elefante (zanne lunghe fino a tre metri!) e utensili preistorici. La scoperta, che ha destato tanto stupore, ha dato il via a un vero e proprio scavo di emergenza, sotto la direzione della Soprintendenza.
Lo scavo ha evidenziato la presenza di una conca termale databile tra il Pleistocene Medio e il Pleistocene Superiore, circa 170.000 anni fa, che fu frequentata da uomini ed elefanti. La ricostruzione paesaggistica colloca il periodo in questione a ridosso della penultima glaciazione. Le ossa di elefanti trovate appartengono a un’unica famiglia, per cui si è ipotizzato che siano da riferire a un gruppo che ha trovato momentaneo riparo nella conca termale, ma che è morto di inedia a causa della mancanza di cibo, dovuta all’approssimarsi della glaciazione.
Al di sotto delle ossa animali, è statia rinvenuta una serie di manufatti in pietra, appartenuti agli uomini del Paleolitico. Grazie allo studio dei contesti e alle datazioni assolute, si è giunti alla certezza che i primi frequentatori delle terme di Poggetti Vecchi fossero neanderthaliani antichi.
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