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NEWS | Qual è il segreto delle antiche mummie egizie?

Le antiche mummie egizie hanno molte storie da raccontare, ma svelare i loro segreti senza distruggere resti delicati è una sfida; finalmente, grazie a una nuova metodologia non invasiva, si potrebbero svelare i segreti della tecnica millenaria di conservazione dei corpi, attraverso un’analisi non distruttiva dei balsami di mummificazione dell’Antico Egitto, basati su componenti organici di bitume.

Svelati i misteri?

Un team di ricercatori ha pubblicato, sulla rivista Analytical Chemistry dell’American Chemical Society, uno studio su un metodo non distruttivo per analizzare il bitume, il composto che conferisce alle mummie il loro colore scuro, presente tra i materiali per la mummificazione dei corpi nell’antico Egitto.

Il metodo fornisce indizi anche sull’origine geografica del bitume e ha rivelato che una mummia conservata in un museo francese potrebbe essere stata parzialmente restaurata, probabilmente da collezionisti.

Il materiale per la mummificazione mediante l’imbalsamazione utilizzato dagli antichi Egizi era una miscela complessa di composti naturali come gomme-resine da zucchero, cera d’api, grassi, resine di conifere e quantità variabili di bitume.

Il bitume è una miscela di idrocarburi solidi o semisolidi, di colore nerastro, ottenuta da rocce asfaltiche o da petroli naturali.

I ricercatori hanno utilizzato varie tecniche per analizzare i materiali per l’imbalsamazione usati nell’antico Egitto, ma in genere richiedono passaggi di preparazione e separazione che distruggono il campione.

EPR
Metodo EPR

Charles Dutoit, Didier Gourier e colleghi si sono chiesti se potevano usare una tecnica non distruttiva chiamata “risonanza paramagnetica elettronica (EPR)” per rilevare due componenti del bitume formatisi durante la decomposizione della vita fotosintetica: le porfirine vanadiliche e i radicali carboniosi, che potrebbero fornire informazioni sulla presenza, origine e lavorazione del bitume nel materiale da imbalsamazione.

I ricercatori hanno ottenuto campioni di materia nera da un sarcofago, da due mummie umane e da quattro mummie animali (tutte dal 744 al 30 a.C.), che hanno analizzato con l’EPR e confrontato con campioni di bitume di riferimento. Il team ha scoperto che le quantità relative dei vari composti potrebbero differenziare tra bitume di origine marina (come quello del Mar Morto) e origine vegetale terrestre (da una fossa di catrame). Inoltre, hanno rilevato composti vanadilici che probabilmente si sono formati dalle reazioni tra le vanadil porfirine e altri componenti dell’imbalsamazione. Curiosamente, la materia nera presa da una mummia umana acquistata da un museo francese nel 1837 non conteneva nessuno di questi composti ed era molto ricca di bitume. Questa mummia avrebbe potuto essere parzialmente restaurata con bitume puro.

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