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NEWS | Furto alla Pinacoteca “Corrado Giaquinto” (BA) durante la “Notte dei Musei”

In seguito all’iniziativa “Notte dei musei“, in cui i luoghi della cultura sono rimasti aperti anche dopo l’orario di chiusura standard, un quadro del XIX secolo, L’Arno a Rovezzano di Silvestro Lega (1826 – 1895), è stato rubato dalla Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari. Pare che nella sera di sabato 3 e nella mattina del 4 luglio molta gente sia passata per i corridoi e le sale della Pinacoteca; probabilmente l’evento in atto era la giusta occasione per effettuare il “colpo”.

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Silvestro Lega, L’Arno a Rovezzano, olio su tavola, 1880 ca.

Il fotografo della Pinacoteca si è accorto dell’assenza del quadro e ha immediatamente avvisato la dirigente che ha chiamato i carabinieri. Le Forze dell’Ordine possiedono già i video delle telecamere di videosorveglianza interna. Oggi la Pinacoteca è chiusa e l’area del furto è sotto sequestro.

Francesca Pietroforte, consigliera metropolitana delegata alla Cultura per la provincia di Bari

«Speriamo di poter recuperare presto l’opera ed esporla, individuando il responsabile» – commenta Francesca Pietroforte, consigliera metropolitana delegata alla Cultura – «È un episodio molto grave e siamo sicuri che i Carabinieri ci aiuteranno con le loro indagini. Ci dispiace anche perché avevamo da poco riaperto il museo dopo la chiusura imposta dalla pandemia».

Veduta della collezione Grieco, ospitante il quadro rubato – Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari, foto: Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia

In copertina: Saletta Ottocento della Pinacoteca “Corrado Giaquinto” di Bari – foto: Carta dei Beni Culturali della Regione Puglia

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NEWS | Guido Reni, il dipinto perduto ritorna alla Galleria Borghese

All’interno degli inventari e delle descrizioni della collezione di Scipione Borghese risulta da sempre un dipinto, Danza Campestre di Guido Reni. Il dipinto era comparso sul mercato antiquario a Londra nel 2008, riferito ad un anonimo artista bolognese. L’individuazione del dipinto negli inventari è stata fondamentale per l’attribuzione a Guido Reni. Nel marzo 2020 era stato esposto alla TEFAF (The European Fine Art Fair) presso la Galleria Fondantico e solo di recente l’opera ha fatto ritorno alla collezione originaria. La Galleria Borghese  ha nuovamente acquisito la tela al costo di circa 800 mila euro.

Danza Campestre

Il dipinto è datato al 1601-1602 circa. Ha per soggetto una festa campestre, organizzata da un gruppo di contadini e presenziata dalle dame e dai signori del luogo, che danzano al suono del liuto e della viola da braccio. Il tutto immerso in un paesaggio collinare in cui sono presenti castelli, casali e una piccola chiesa. Nel cielo, scuro e nuvoloso, il pittore inserisce un dettaglio, quasi a voler dimostrare la propria abilità. Sulla superficie della tela, infatti, si posano due mosche, come se l’artista volesse indurre l’osservatore a scacciarle con la mano.

Danza Campestre (© Galleria Borghese)
 
Guido Reni e le opere per il Cardinale

La documentata provenienza di questo dipinto dalla collezione di Scipione Borghese e il suo rinvenimento consentono di precisare la fondamentale importanza della committenza Borghese per Guido Reni – si legge sul sito della Galleria Borghese. Il Cardinale desiderava fare di Reni il suo pittore di corte. Era considerato, dopo la morte di Annibale Carracci, l’artista più importante presente sulla scena romana. A lui la famiglia Borghese, nella persona del papa Paolo V, affidò gli affreschi della Cappella Paolina in Santa Maria Maggiore e uno dei suoi massimi capolavori, l’Aurora nel Casino ora Pallavicini-Rospigliosi, quando questo era la prima impresa edile e residenza del Cardinale Scipione Borghese.

Dopo il suo arrivo in Galleria e appena possibile, in accordo con le decisioni sulla riapertura dei Musei, il dipinto verrà presentato al pubblico in una cornice di iniziative che ne illuminino l’origine e il suo posto nel contesto romano di primo Seicento.

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NEWS | Sgarbi, il Caravaggio di Siracusa non avrebbe dovuto fare ritorno

Così come previsto ieri il “Seppellimento di Santa Lucia“, l’opera di Caravaggio – di proprietà del FEC, (Fondo edifici di culto del ministero dell’Interno) – è partita per ritornare a Siracusa, in vista dei festeggiamenti di Santa Lucia (13 dicembre). Lo scorso ottobre era stata inviata al Mart di Rovereto (TN) per una mostra insieme alle opere dell’artista Alberto Burri.

Caravaggio, “Seppellimento di Santa Lucia”; olio su tela (1608), Chiesa di Santa Lucia alla Badia (SR).

Il Caravaggio stava meglio a Rovereto

Ma le polemiche non si sono affatto stemperate. Fantomatiche associazioni locali, improbabili esperti di arte e molti personaggi animati da rancori personali e anche politici, sui social, continuano ad attaccare Sgarbi, già abbastanza in vista in questo periodo, di aver “scippato” il dipinto alla città. Sgarbi, che del Mart è il presidente e che ha fortemente voluto la mostra con il capolavoro del Merisi, ora che l’opera torna in Sicilia replica duramente:

«Nella bella Siracusa, che non potrà festeggiare Santa Lucia – **dichiara con con sarcasmo Sgarbi **- si affacciano sulla scala gli ultimi cretini. Invece di ringraziare chi gli ha riparato il dipinto di Caravaggio e con grande puntualità lo ha riportato nella chiesa della Borgata, continuano a insultare, impotenti e imbecilli, cercando di andare su quella cronaca che li ignora. Ho provato soltanto pietà e ho voluto dar loro, falsari e bugiardi, un ultimo schiaffo. Nella notte, sotto la pioggia, ho accompagnato il dipinto del “Seppellimento di Santa Lucia” nel macabro rito del suo trasporto. L’ho fatto salire su un camion e l’ho visto partire. Vi mando il video e le fotografie e spero di non sentire più la voce stridula di chi per Caravaggio non ha fatto niente. La Santa a Rovereto è stata benissimo. Adesso è in pericolo».