Una Pescarese a Messina | L’arrivo
Era il 28 Febbraio dello scorso anno e mi accingevo a caricare sulla mia automobile molti, moltissimi oggetti. Sfruttavo l’effetto tetris per impilare nella maniera più compatta (e sicura) possibile tutto ciò che ritenevo vitale e di assoluta necessità per i primi giorni, gli effetti personali a cui tenevo di più e che non avrei potuto fare a meno di portare con me, vuoi per un reale utilizzo pratico, vuoi per un forte legame affettivo. Nel loro piccolo, speravo mi aiutassero ad affrontare ed alleviare il senso di “non appartenenza” che avrei avvertito inizialmente.
E così, sotto la neve, caricavo e sistemavo, finché la macchina non fu piena zeppa e non fu possibile inserire altro. A Pescara nevicava da giorni e io non potevo scegliere scenario più romantico e struggente per il giorno in cui avrei cambiato radicalmente la mia vita, costruita con soddisfazione e determinazione.
Io e Domenico, il mio fidanzato, salimmo in macchina, una vecchia Yaris Luna, alla quale stavo chiedendo di affrontare un viaggio di 800 km, un po’ troppo per la sua lunga vita fatta di anni di onorato servizio, e salutati amici e familiari, ci mettemmo in viaggio. La macchina non era mai carica quanto il mio cuore, che pesava molto più di tutto quello che ero riuscita a portare a bordo.
Iniziava la mia nuova vita. Un po’ alla Lucia Mondella, dall’autostrada davo il mio “addio ai monti” innevati, tra le lacrime e il riso. La scena in effetti doveva apparire tragicomica agli occhi di Domenico, che mi consolava e rideva con me.
Un salto nel buio.
Ad attendermi la famiglia del mio fidanzato e nulla più, un contratto di affitto dell’appartamento che avevamo scelto e poi basta. Un salto nel buio!
Ero già stata a Messina altre volte, di passaggio, permanendo solo qualche giorno per volta, ed ero ben consapevole che queste brevi visite non potevano certo restituirmi e darmi un’idea precisa della città di Messina nel suo complesso.
Mi chiamo Chiara, sono pescarese di origine, e vivo a Messina da 10 mesi.
Pochi, ma sufficienti a farmi un’idea della città che ora è la mia seconda casa.
Ho deciso di aprire questa rubrica per raccontare ai messinesi la loro città, da un punto di vista nuovo, quello di una pescarese trapiantata nella città che sorge sullo Stretto più famoso d’Italia.
E la domanda, quindi, sorgerà spontanea: ma che ne sa una pescarese di Messina?
Ma la prima domanda che in realtà tutti, o quasi, mi hanno rivolto quando ho detto loro di essermi trasferita dal “continente” per vivere qui è stata un’altra: “Ma cu t’a fà fari??”
E da qui, una, due, tre, dieci volte, ho capito che i messinesi che stavo conoscendo non mostravano di avere una concezione tra le più rosee della loro città.
Ebbene, vi scrivo per raccontarvi di una Messina sconosciuta ai più e che può risollevare la dignità di questa città e del suo popolo. Una città con millenni di storia e troppo spesso bistrattata e considerata ingiustamente l’ultima ruota del carro, lo zimbello di tutte le altre province della Trinacria, e difesa in maniera non abbastanza risoluta e convinta dagli stessi messinesi, che dicono che a Messina non c’è niente, ma in fondo guai a chi gliela tocca.
Vi lancio la sfida: vi mostrerò che non è vero che “a Messina non c’è nenti!”. Scommettiamo?
Grande Chiara! Mentre leggevo ho rivissuto il “nostro” incontro verso questa bellissima terra che tu onori con i tuoi scritti, valorizzandone, e la storia, e la bellezza… I messinesi ti faranno Sindaco!!!!!!