News

UNA PESCARESE A MESSINA | Dai Greci al Terremoto del 1908: un giorno al MuMe

Continua da clicca qui.

 

Una volta lasciato il Giardino Mediterraneo alle nostre spalle, varcammo la soglia di ingresso del Museo. Già dai primi passi si apre alla vista il primo piano vastissimo con le opere esposte. La superficie complessiva della struttura è di circa 4700 mq e annovera una collezione di oltre 750 opere.

Illustrazione della città di Messina nel XV secolo

Le collezioni di dipinti e sculture e i manufatti decorativi sono ordinati secondo un criterio cronologico. Il museo offre un percorso completo, dall’età greca fino ai primi anni del Novecento, che si snoda sui differenti livelli della struttura.

Ho trovato di grande interesse la sezione archeologica posta al piano inferiore, che ospita i reperti dell’antica Zancle – Messana, compreso il rostro romano in bronzo di un’imbarcazione risalente all’età Imperiale, rinvenuto nel 2008 al largo delle acque messinesi, settimo esemplare al mondo e terzo in Sicilia.

Sempre nella sezione archeologica si può osservare la Cripta del vecchio monastero cinquecentesco dell’Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci, rinvenuta durante i lavori di costruzione del nuovo museo e sopra la cui spianata è stata poi costruita l’intera struttura che vediamo ancora oggi. La cripta si trovava sotto la navata della chiesa del monastero e mostra sedici nicchie – colatoi usate per la mummificazione dei corpi.

La cripta dell’Archimandritato del Santissimo Salvatore dei Greci

La visita mi ha intrattenuto per quasi tre ore, poiché la collezione è davvero ampia e vale la pena soffermarsi ad ammirare tutte le opere, non solo quelle di maggiore importanza.

Forse non tutti sanno che, infatti, il MuMe ospita alcuni capolavori di maestri famigerati dell’arte italiana e non solo. Primo fra tutti voglio menzionare Antonello da Messina, profeta in casa, e le sue opere: il Polittico di San Gregorio, la tavoletta bifronte raffigurante la Madonna con bambino benedicente e francescano in adorazione e Ecce Homo. A queste opere è stata dedicata una sezione che rende molto fruibile e funzionale l’osservazione e la contemplazione da parte del visitatore, inserita nell’area dedicata ai fiamminghi. Messina, infatti, è stata laboratorio per moltissimi pittori fiamminghi nei secoli XVI e XVII che hanno portato in Sicilia una cifra stilistica che ha fatto scuola.

 

Continua la prossima settimana!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *