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TEATRO | Il Teatro Andromeda, specchio del cielo

A Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, c’è un luogo speciale, sospeso tra terra e stelle: si tratta del Teatro Andromeda, uno specchio del cielo, ancora non molto conosciuto ai più, che regala alla vista uno spettacolo unico.

La storia del Teatro Andromeda

La storia è quella di un pastore, Lorenzo Reina, e del suo amore per l’arte e le stelle. Da ragazzo portava il suo gregge di pecore al pascolo e scolpiva alabastri per passare il tempo. Di notte usciva a respirare sotto le stelle e, durante una di queste notti, al chiaro di luna, chiese al cielo di “farlo incontentabile, mai sazio della sua arte”. Fu così che il cielo lo ascoltò. Lorenzo Reina, il pastore-scultore pose le prime pietre per creare il suo capolavoro. Nutriva intimamente il desiderio di creare qualcosa di grande. Lui racconta che su quelle terre, sui Monti Sicani, portava a pascolare il suo gregge alla fine degli anni Settanta e che le pecore, come prese da incantesimo, rimanevano a ruminare ferme come sassi bianchi. Ispirato da questa immagine, nei primi anni Novanta iniziò a realizzare la sua opera partendo dalle pietre.

La struttura del Teatro Andromeda

108 pietre bianche si stagliano sulla sabbia nerissima della cavea e sembrano sfiorare il cielo, a 1000 metri di altitudine. Ma perché proprio 108? In quegli anni Reina venne a conoscenza della scoperta secondo la quale la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda entrerà in collisione con la nostra galassia tra circa due miliardi e mezzo di anni.

La posizione delle pietre e il loro numero ricalcano la mappa delle 108 stelle della Costellazione di Andromeda. Lui la definì un’idea semplice; quel che è certo è che si rivelò geniale e di grande impatto visivo ed emotivo.

La posizione del Teatro Andromeda

Il luogo scelto per edificare questo teatro già di per sé offre un grande impatto emotivo, perché si fonde con l’opera umana e fornisce uno scenario suggestivo. Non è presente alcun fondale artificiale: infatti, alle spalle del palco si apre il panorama naturale sulle vallate incontaminate di Santo Stefano e su tramonti mozzafiato.

La struttura gode dell’illuminazione naturale, non c’è traccia di artificio né ausilio elettrico; tutto è stato pensato per fondersi con la natura. Salendo i gradini di pietra che conducono per lo stretto passaggio di ingresso, si apre alla vista la distesa di sedute bianche e l’apertura, dietro il palco, sul cielo. Sembra che il tempo sia sospeso in un’epoca indefinita tra presente, passato e futuro e solo la posizione del sole definisce l’ora, regalando sfumature cangianti durante l’arco della giornata. Regna un silenzio quasi religioso: non a caso molti si recano sul posto per meditare. La sospensione tra cielo e terra dà l’impressione di un paesaggio che non sembra essere di questa terra: infatti, il Teatro Adromeda è uno specchio della volta celeste.

Questa fusione tra cielo e terra rende il teatro stesso lo spettacolo, l’opera d’arte. In particolari giorni dell’anno vengono organizzati eventi che attirano decine di visitatori. Il giorno del solstizio d’estate, ad esempio, viene celebrato come un rito, in linea con le prime tradizioni della storia dell’uomo, che riconoscevano la sacralità del ciclo lunare e dell’alternarsi delle stagioni. L’atmosfera è compenetrata dalla connessione tra uomo e natura, la vera protagonista della scena. 

Un’opera work in progress

Se si parla con Lorenzo Reina, egli stesso definisce il suo teatro un “lavoro in corso”. Intorno alla struttura vera e propria del teatro, ha realizzato numerose sculture e installazioni artistiche. Alcune richiamano la mitologia classica – come l'”Icaro morente” precipitato al suolo, concessa da Giuseppe Agnello nel 2007 – e nascondono un messaggio rivolto all’uomo contemporaneo. Altre sono più concettuali e astratte, lasciando spazio all’interpretazione personale individuale. Il lavoro di Reina non si è ancora esaurito e l’area è in evoluzione. Si tratta a tutti gli effetti di un percorso artistico, lungo il quale vengono organizzati eventi e rappresentazioni teatrali che lo stesso Reina promuove.

Icaro morente

 

La rubrica “Teatro” si sposterà sulla rivista bimestrale ArcheoMe, che per il prossimo anno avrà una veste tutta nuova, con contenuti esclusivi ed interessanti. Grazie a tutti i lettori, ci vediamo sul prossimo numero della rivista ArcheoMe per continuare ad esplorare insieme, con occhi appassionati, l’universo teatrale.

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