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UCRAINA | Braccio di ferro per la contesa del Lugansk

132esimo giorno di guerra. Mosca fa sapere di aver occupato tutta la regione del Lugansk, mentre Kiev smentisce. Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky si mostra pessimista sulla situazione. 

L’avanzata russa nel Lugansk

La Russia afferma di aver conquistato la città di Lysychansk e l’intera regione del Lugansk nell’Ucraina orientale. Lo fa sapere il ministro russo della Difesa, Sergei Shoigu, citato da Interfax. Sabato Kiev aveva smentito la presa dell’ultima città del Lugansk ma successivamente il consigliere di Zelensky, Oleksiy Arestovych, ha ammesso la possibile caduta della città gemella di Severodonetsk

Sergey Shoigu, Ministro della Difesa russa.
La smentita da Kiev

Tuttavia, il portavoce del ministero della Difesa ucraino, Yuriy Sak, ha dichiarato alla BBC che la città di Lysychansk non è sotto il “pieno controllo” delle forze russe, nonostante Mosca abbia affermato che la città è caduta. Ha aggiunto, però, che i combattimenti in città sono molto “intensi da un bel po’ di tempo“, con le forze di terra russe che attaccano senza sosta.

Sak ha poi continuato ribadendo che l’Ucraina non è fuori dai giochi neanche nel Donbass. “La battaglia per il Donbass non è ancora finita. Anche se la Russia conquista tutto il Lugansk non siamo al game over”, ha detto il portavoce, affermando infine che l’Ucraina è fiduciosa e sta ricevendo sostegno dai suoi alleati occidentali.

Yuri Sak, Ministro degli affari Esteri Ucraino.
I rischi posti da Zelensky

Incline al pessimismo, invece, Volodymyr Zelensky che, nel corso di un briefing con il premier australiano Anthony Albanese, espone la situazione difficile nel Lugansk. “Ci sono rischi che l’intera regione del Lugansk venga occupata dai russi. Ma la situazione può cambiare ogni giorno”, ha detto il presidente ucraino. Poi continua: “Ci sono combattimenti alla periferia di Lysychansk, nella regione di Lugansk, ma la città non è completamente sotto il controllo russo”. Infine, sottolinea che le forze armate ucraine stanno facendo il possibile per accelerare la fornitura di armi, cosa che li avvantaggerebbe sulla Russia. 

Volodymyr Zelensky, Presidente dell’Ucraina.
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UCRAINA | Continuano gli attacchi a Severodonetsk

Al 102esimo giorno di guerra, Zelensky fa sapere che la situazione a Severodonetsk è difficile. Tuttavia, i servizi segreti britannici  affermano che Kiev sta contrattaccando, affinché la città non venga interamente occupata dai russi. Serhiy Gaidai, governatore del Lugansk, conferma che è stata ripresa metà della città di Severodonetsk. 

 

Zelensky su Severodonetsk

Con Severodonesrsk al centro dell’offensiva russa nel bacino minerario del Donbass, Zelensky fa sapere che la situazione è estremamente complicata. “La situazione a Severodonetsk rimane estremamente difficile. È difficile anche a Lysychansk, Marinka, Kurakhovo e in altre città e comunità del Donbass. Attacchi aerei costanti, colpi di artiglieria e razzi”, ha detto il presidente ucraino. 

Le sue parole trovano conferma dal Ministero della Difesa russo, secondo cui le forze ucraine si stanno ritirando da Severodonetsk e che nei combattimenti hanno perso in alcune unità fino al 90% dei loro militari.

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina

 

Il contrattacco di Kiev

Tuttavia, l’Intelligence britannica ha scritto che le forze ucraine sono passate al contrattacco nelle ultime 24 ore nella città contesa di Severodonetsk. Nel rapporto si sottolinea che il contrattacco è riuscito a causa di un buon numero di truppe russe male equipaggiate, essendo riserve delle forze separatiste dell’autoproclamata repubblica di Lugansk. 

L’intelligence conclude dicendo che l’utilizzo di queste forze per procura per operazioni in centri urbani rappresenta una tattica russa già vista in Siria, dove Mosca schierò il Quinto corpo d’assalto (formato da volontari) dell’esercito siriano per conquistare aree urbane. Un approccio che riflette la volontà di Mosca di limitare le perdite tra le file dell’esercito regolare.

Bandiera dell’autoproclamata Repubblica di Lugansk

 

Le conferme dal governatore del Lugansk

Il governatore di Lugansk, Serhiy Gaidai, conferma che il contrattacco ucraino ha avuto parzialmente successo. Al momento, infatti, la città è divisa in due. “I russi controllavano il 70% di Severodonetsk, ma nel giro di due giorni li abbiamo respinti, ora la città è divisa a metà. Gli occupanti hanno perso un numero enorme di personale, otto russi sono stati fatti prigionieri”. Queste le parole di Gaidai, citato da Ukrinform. 

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UCRAINA | Sale il rischio di una guerra nucleare

Dopo che la Finlandia ha detto alla NATO, Mosca ha seriamente aperto lo scenario ad una possibile guerra nucleare. D’altra parte, però, Kiev non si lascia scoraggiare dalle minacce del Cremlino, con Zelensky che non intende porre fine alla guerra alle condizioni di Putin. 

Intanto, l’ONU ha aperto un’inchiesta sulle atrocità attribuite alle forze russe e, assieme all’Unicef, dato i numeri aggiornati della guerra.

Le accuse e minacce di Mosca

L’eventuale ingresso della Finlandia nella NATO potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Lo fa sapere il vice presidente del consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: “Riempire l’Ucraina di armi dei Paesi Nato, addestrare le sue truppe all’uso di equipaggiamenti occidentali, schierare mercenari e tenere esercitazioni ai confini aumenta la probabilità di un conflitto aperto e diretto tra Russia e Nato. Un simile conflitto ha sempre il rischio di trasformarsi in una guerra nucleare totale. Sarebbe uno scenario disastroso per tutti”.

Intanto, Vladimir Putin condanna le sanzioni alla Russia, ritenendole controproducenti persino per i paesi che le adottano. “Le sanzioni antirusse, conseguenza dalle ambizioni politiche miopi dei leader occidentali e dalla loro russofobia, danneggiano maggiormente proprio le economie dei Paesi che le adottano e il benessere dei loro cittadini, provocando una crisi globale“, ha detto il presidente russo citato dal Tass

Putin
Vladimir Putin, presidente della Russia

 

Le parole di Zelensky

Dall’altra parte della barricata, a Kiev, nessuno vuole cedere alle condizioni di Putin. Volodymyr Zelensky, infatti, nelle sue dichiarazioni a “Porta a Porta“, ha lasciato intendere che non riconoscerà l’indipendenza della Crimea: “Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa”.

Il presidente ucraino ha poi aggiunto: “Anche prima della guerra la Crimea aveva autonomia, ma è sempre stato territorio ucraino. Noi abbiamo detto che siamo pronti a parlare con la Russia. Ora non possiamo deliberare una decisione sulla Crimea perché c’è la guerra, la lasciamo da parte se ostacola l’incontro e credo che questa proposta sia stata giusta”. 

Volodymyr Zelensky, leader ucraino

 

L’inchiesta dell’ONU e i numeri della guerra

L’Onu lancia un’inchiesta sulle atrocità che vengono attribuite alle forze russe in Ucraina. Il consiglio per i diritti umani dell’Onu ha infatti votato per la maggioranza a favore dell’apertura di un’inchiesta sulle gravi violazioni commesse dalle forze russe in Ucraina. In particolare, il consiglio ha approvato con 33 voti favorevoli (e due contrari) la bozza di risoluzione, presentata dall’Ucraina per avviare un’indagine su presunte violazioni nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy fra la fine di febbraio e marzo.

L’organizzazione, inoltre, ha portato i numeri aggiornati delle persone fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione: 6.029.705. La maggior parte di queste persone si è rifugiata nell’Unione europea attraverso i confini di Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Altri otto milioni, invece, secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono sfollati all’interno del Paese.

Infine, il vice direttore esecutivo dell’UNICEF, Omar Abdi, ha parlato delle vittime di tenera età: “Ogni giorno che passa, sempre più bambini ucraini sono esposti agli orrori di questa guerra. Solo nell’ultimo mese l’Onu ha verificato che quasi 100 bimbi sono stati uccisi, e riteniamo che le cifre effettive siano considerevolmente più alte”. 

Una sede dell’Onu a Vienna
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UCRAINA | Iniziata l’evacuazione dell’acciaieria di Mariupol

Nel fine settimana ha avuto inizio l’evacuazione di civili dall’acciaieria Azovstal (Mariupol). Lo ha affermato Volodymyr Zelensky, aggiungendo inoltre che ben presto altre città saranno libere. Ben più moderate, invece, le dichiarazioni di Dmytro Kuleba, che parla di pace solo a sovranità ripristinata. Nel frattempo, continua il sostegno dei paesi Alleati verso l’Ucraina

Evacuazione dall’acciaieria Azovstal

Nella giornata di domenica, Il Comune di Mariupol ha dato il via all’evacuazione di civili da Mariupol a Zaporozhye.

Secondo quanto affermato da Zelensky, infatti, circa 100 civili sono stati evacuati dall’acciaieria Azovstal. Anche Il ministero della Difesa russo ha confermato l’evacuazione, aggiungendo che i civili sono stati consegnati ai rappresentanti dell’Onu e della Croce rossa. Sempre Zelensky, inoltre, ha annunciato che “l’Ucraina sarà libera” e che “cacceremo i russi da tutte le città occupate”. Uno scenario che è reso impraticabile dalle parole di Kuleba, che afferma come la pace possa arrivare solo dopo il ripristino della sovranità in tutto il territorio ucraino nei suoi “confini riconosciuti”. Un’idea che non piacerebbe a Putin, pronto persino a dichiarare una guerra totale

Acciaieria Azovstal
 
Il sostegno degli Alleati e della Chiesa

Nancy Pelosi, speaker della Camera dei rappresentanti Usa, si è recata a Kiev, dove ha visto Volodymyr Zelensky. La speaker della Camera ha voluto dare al mondo un messaggio chiaro: “l’America è con l’Ucraina”. Dopo le tre ore trascorse in Ucraina, infatti, Pelosi ha detto che “l’America resterà a fianco dell’Ucraina fino alla vittoria, così come restiamo a fianco della Nato”. Inoltre, ha aggiunto di aver discusso con Zelensky di assistenza finanziaria e umanitaria a Kiev, definendo “un grande onore” aver incontrato il leader ucraino. 

Un sostegno materiale, invece, arriva dalla Germania, con Il cancelliere tedesco Olaf Scholz che ha promesso all’Ucraina aiuti umanitari come “denaro e consegne di armi”. Sempre il cancelliere, poi, ha spiegato il suo allontanamento dal pacifismo radicale: “Rispetto il pacifismo, rispetto tutti gli atteggiamenti, ma deve sembrare cinico che a un cittadino ucraino venga detto di difendersi disarmato dall’aggressione di Putin”.

Infine, anche Papa Francesco ha lanciato massimo sostegno alla popolazione Ucraina, chiedendo corridoi umanitari per i civili ancora bloccati a Mariupol. “Rinnovo la richiesta che siano predisposti corridoi umanitari sicuri per le persone intrappolate nell’acciaieria di quella città”, ha detto il Pontefice. 

Papa Francesco
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UCRAINA | Si fa concreta l’ipotesi della guerra mondiale

Dagli incontri avvenuti in settimana risulta sempre più concreto lo scoppio di una guerra su scala mondiale.

il Segretario dell’ONU Antonio Guterres, infatti, si è confrontato con Putin, il quale non si è affatto distanziato dalle sue iniziali condizioni. Anche gli Stati Uniti avevano in agenda un vertice con i Paesi Alleati in Germania, voluto insistentemente dal segretario americano Lloyd J. Austin. Andiamo a vedere nel dettaglio i risvolti che si sono avuti. 

Incontro Guterres-Putin

L’incontro tra Guterres e Putin non sembra aver avuto risvolti positivi.

Nel summit, infatti, Putin ha paragonato i militari ucraini a quelli dell’ISIS: “Se ci sono civili nell’acciaieria Azovstal, gli ucraini devono rilasciarli o si comportano come terroristi. Sentiamo dalle autorità ucraine che lì ci sono civili. I militari dell’esercito ucraino sono obbligati a rilasciarli. Oppure agiscono come terroristi in molti paesi del mondo, come l’Isis in Siria, nascondendosi dietro i civili popolazione. La cosa più semplice da fare è far uscire queste persone”.

Poi ha parlato delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, e di come la loro indipendenza non sia diversa da quella riconosciuta parzialmente al Kosovo: “Ho letto personalmente tutti gli atti della Corte internazionale di giustizia sulla situazione in Kosovo. Ricordo molto bene la decisione della corte internazionale, secondo la quale nell’esercizio del diritto all’autodeterminazione, questo o quel territorio di qualsiasi Stato è non obbligato a chiedere il permesso per dichiarare la propria sovranità alle autorità centrali del Paese. Questo è stato detto del Kosovo, e questa è la decisione della corte internazionale. E questa decisione è stata sostenuta da tutti”

Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU

 

Vertine Stati Uniti-Alleati

Si è anche tenuta la riunione convocata dagli Stati Uniti a Ramstein (Germania). L’incontro era stato fissato dal segretario americano Lloyd J. Austin, che ha invitato i vertici militari dei Paesi alleati di tutto il mondo per discutere degli sviluppi della crisi in Ucraina. 

Lloyd Austin ha definito il vertice straordinario come “importante e molto costruttivo”, ed a parteciparvi ci sono stati i ministri della Difesa di oltre 40 Paesi. Il segretario ha poi ribadito massimo sostegno a Kiev: “Siamo qui riuniti per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. È un conflitto voluto da Putin solo per soddisfare le sue ambizioni, lui lo ha iniziato e lui può decidere una de-escalation”. Si va quindi verso il sostegno del paese ucraino, nonostante questo non faccia parte dell’ONU. Sono già pronti l’invio di armi pesanti a Kiev, con Berlino che manderà 50 panzer Gepard per la difesa anti-aerea. 

Lo scenario di una terza guerra mondiale, quindi, diventa sempre più concreto. 

Lloyd J. Austin III Segretario della difesa americano

 

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UCRAINA | Iniziata la seconda fase del conflitto

Continuano i bombardamenti nel territorio ucraino, al cinquantacinquesimo giorno del conflitto.

È sempre Mariupol la città sotto assedio, con i russi che non hanno risparmiato l’acciaieria di Azovstal. Intanto Sergej Labrov ha parlato di “seconda fasedell’operazione in Ucraina, senza farsi mancare qualche frecciatina al presidente ucraino Volodymyr Zelensky

 
Mariupol, attaccata acciaieria di Azovstal e dintorni

Il sindaco di Mariupol, Vadym Boichenko, ha parlato alla televisione ucraina, affermando che circa 40.000 civili sono stati deportati con la forza dalla città e mandati in Russia. Il sindaco ha anche aggiunto che i dati sono stati presi e verificati dal registro municipale. Ma questo non è tutto.

Infatti, secondo quanto riferito da Svyatoslav Palamar, vice comandante del battaglione Azov, l’acciaieria di Azovstal è stata completamente distrutta. L’acciaieria era l’ultimo baluardo della resistenza ucraina a Mariupol. Inoltre, secondo quanto riportato dalla tv di stato Russa, 120 civili che erano rifugiati nell’acciaieria sono riusciti ad uscire dopo l’ultimatum. D’altro canto, però, i russi hanno bombardato un ospedale vicino Azovstal. Lo fa sapere su Twitter il parlamentare ucraino Sergiy Taruta, che parla di circa “300 persone sotto le macerie, compresi bambini“. La notizia l’ha riportata l’agenzia di stampa Ucraina Unian

 

L’acciaieria Azovstal vista in lontananza
 
Mosca, Lavrov “Iniziata seconda fase dell’operazione in Ucraina”

Nell’ultimo giorno di conflitto ha parlato Sergej Labrov, chiarendo diversi punti sul conflitto.

In un’intervista concessa all’India Today, infatti, il ministro russo ha detto che la Russianon userà armi nucleari nel conflitto“, ma che ha comunque “iniziato la seconda fase dell’operazione speciale in Ucraina”. Non mancano, inoltre, parole poco amichevoli nei confronti di Volodymyr Zelensky, presidente ucraino, definendolo come uno “non serio” perché “cambia continuamente punto di vista in direzioni diametralmente opposte”.

Infine, in merito alla seconda fase citata da Lavrov, l’intelligence britannica ha ipotizzato l’inizio di una nuova fase in Ucraina segnata da una guerra “di logoramento che potrebbe durare diversi mesi“. Lo ha detto un portavoce di Downing Street, correggendo il tiro rispetto a previsioni precedenti secondo cui Mosca, in caso di mancato sfondamento iniziale, avrebbe corso il rischio di ritrovarsi rapidamente senza risorse sufficienti a proseguire il conflitto.

Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa
 
I numeri della guerra, gli aggiornamenti

Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’Oms, ha denunciato su Twitter 147 attacchi russi nelle strutture sanitarie ucraine da inizio guerra, provocando 73 morti. “L’Organizzazione mondiale della sanità condanna l’aumento di raid sull’assistenza sanitaria. Devono fermarsi. La guerra non sarà una soluzione. Ancora una volta, chiedo alla Russia di porvi fine”.

Inoltre, sempre da inizio guerra, quasi 880mila persone (di cui 164mila bambini) sono arrivate in Russia dall’Ucraina e dalle repubbliche autoproclamate del Donbass. A riportarlo stavolta è l’agenzia russa Tass, avvalendosi di fonti istituzionali. 

Infine, sono 205 i bambini uccisi dall’inizio della guerra in Ucraina. Lo rende noto il procuratore generale ucraino nell’aggiornamento quotidiano del bollettino della guerra, aggiungendo che i bambini feriti dall’inizio delle ostilità sono 367.

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UCRAINA | Zelensky non cede agli ultimatum russi

Negli ultimi giorni del conflitto, la Russia ha lanciato un ultimatum a tutte le forze militari ucraine affinché lascino Mariupol. Tuttavia la richiesta è stata declinata dall’Ucraina, con lo stesso Zelensky che continua a non cedere alle pretese di Putin.

È con questo clima che i negoziati vanno avanti, portandosi dietro un’ondata di scetticismo. Qui di seguito gli aggiornamenti degli ultimi due giorni di guerra.

 

25° Giorno del conflitto, gli attacchi a Mariupol e l’ultimatum russo

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, si è detto pronto a negoziare con Vladimir Putin. Ha anche detto che, se i tentativi di negoziato dovessero fallire, la lotta tra i due paesi darebbe vita alla “terza guerra mondiale”. Dall’altra parte, il ministro degli Esteri turco Mevlut Cavusoglu ha assicurato che le parti sono vicine ad un accordo: “Certo, non è facile arrivare a un’intesa mentre la guerra è in corso. I civili vengono uccisi, ma vorremmo dire che lo slancio negoziale sta progredendo.”

Intanto non si placano gli attacchi sul territorio ucraino. Le autorità di Mariupol fanno sapere che è stata attaccata una scuola della città con 400 persone al suo interno. La notizia è stata riportata dalla BBC. Il reggimento Azov, inoltre, ha anche fatto sapere che la stessa città è stata colpita da quattro navi della marina russa con armi pesanti: “Il nemico continua a distruggere cinicamente la città ucraina, usando tutto l’arsenale disponibile”. Ha aggiunto il reggimento su Telegram. Infine, i russi hanno lanciato un ultimatum a tutte le formazioni militari ucraine affinché lascino Mariupol entro lunedì, senza armi e munizioni. Lo fanno sapere tramite il capo del centro di controllo della difesa nazionale russo Mikhail Mizintsev, che aggiunge: “La procedura per lasciare la città deve essere effettuata tra le 10 e le 12 di domani (lunedì)”. 

Mariupol, città fra le più bombardate del conflitto

 

26° giorno del conflitto, l’esito degli ultimi negoziati 

Il Kyiv Independent ha scritto che l’Ucraina ha respinto la richiesta della Russia di consegnare Mariupol. La risposta è arrivata dalla vicepremier ucraina Iryna Vereshchuk, che afferma: “La resa non è un’opzione”. Anche lo stesso Zelensky ha specificato che l’Ucraina “non accetta ultimatum dalla Russia”. Intanto ha avuto luogo un altro colloquio tra Russia e Ucraina, che però non è andato a buon fine.

Infatti, Alexander Rodnyansky, consigliere del presidente ucraino Zelensky, ha spiegato che la Russia non è seria nei negoziati, specificando che le trattative mirano a intrappolare l’Occidente nel pensare che ulteriori sanzioni non siano necessarie. Hanno usato questi colloqui come un modo per distrarre l’attenzione da ciò che sta accadendo sul campo di battaglia. Non si cerca la pace e allo stesso tempo si bombardano città su larga scala.

Effettivamente, i bombardamenti continuano, con la capitale Kiev che ha dovuto far fronte a diversi attacchi a edifici residenziali e un centro commerciale. Come se non bastasse, anche la città di Odessa è finita sotto mirino dai russi, venendo attaccato nella sua area portuale da due navi, prontamente allontanate dalle forze armate ucraine.

Alexander Rodnyansky, consigliere di Zelensky, si mostra scettico sui negoziati con la Russia

 

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UCRAINA | Si avvicinano le parti del conflitto

In questo fine settimana Russia e Ucraina si sono ulteriormente avvicinate.

Mosca ha infatti aperto al dialogo tra il suo presidente, Vladimir Putin, e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Intanto, però, crescono a dismisura i profughi e le vittime ucraine. Qui di seguito, le fasi salienti del weekend bellico.

Avvicinamento nei negoziati e il falso attacco bielorusso

Il Cremlino ha aperto al possibile dialogo tra il presidente russo Putin e il presidente ucraino Zelensky. Ha detto: “Nessuno esclude un incontro tra il presidente russo Vladimir Putin e quello ucraino Volodymyr Zelensky, i quali si dovrebbero incontrare per ottenere qualche risultato”. Un’apertura accolta come una vittoria da Zelensky: “Abbiamo già raggiunto una svolta strategica. Siamo già sulla strada per la vittoria.” ha detto il presidente ucraino tramite un videomessaggio su Telegram.

Persino Putin, inoltre, ha ammesso che le sanzioni sono pesanti per l’economia della Russia. Gli attacchi ai territori ucraini, però, continuano. Kiev aveva segnalato un possibile attacco della Bielorussia la sera dell’11 marzo, prontamente smentito dal ministro della difesa bielorusso. Anche gli Stati Uniti, infine, non hanno trovato riscontri in merito a tale attacco.

Volodymyr Zelensky, presidente dell’Ucraina

Ma c’è anche scetticismo 

Di altre vedute, invece, il ministro degli Esteri Ucraino Dmytro Kuleba, che si mostra scettico sulla possibilità di negoziare un accordo con la Russia che ponga fine all’invasione: “C’è poco spazio per la diplomazia nella testa di Vladimir Putin, che continua ad avanzare richieste per noi inaccettabili. Non scenderemo a compromessi su nessuno dei temi esistenziali che riguardano l’Ucraina”.

Intanto Zelensky conferma l’apertura della Russia anche dopo l’ultimo colloquio:  “Negli ultimi negoziati è emerso un approccio fondamentalmente diverso da parte di Mosca, che prima non faceva altro che porre ultimatum. Contento di avere un segnale dalla Russia”. Il presidente ucraino ha infine tenuto una videochiamata in collegamento con la manifestazione di Eurocities a Firenze, in cui ha espresso profonda gratitudine a nome del popolo ucraino verso l’Europa, ma anche ribadito la richiesta di una No Fly Zone sull’Ucraina

Dmytro Kuleba, Ministro degli Esteri dell’Ucraina

Di Maio contro No Fly Zone e Chernobyl ripristinata

In risposta alla richiesta di una No Fly Zone di Zelensky, Luigi Di Maio ha fatto sapere che l’Italia continuerà ad opporsi perché significherebbe “scatenare la terza guerra mondiale”. Il ministro degli esteri italiano ha poi continuato: “Va tenuto aperto il negoziato, i segnali ci sono, ma la diplomazia non ha i tempi delle bombe. Per questo le guerre non dovrebbero mai scoppiare”.

In giornata ha anche parlato il ministro degli esteri turco Mevlut Cavusoglu, che ha fatto sapere che la Turchia “non si unirà alle sanzioni dell’occidente contro la Russia” ma anche che le parti ucraine e russe “si sono avvicinate” nei negoziati. Infine, l’Energoatom fa sapere che la fornitura di energia elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl è stata ripristinata.

Mevlüt Çavuşoğlu, ministro degli affari Esteri della Turchia

I numeri aggiornati del conflitto

Il Viminale rende noto che 37.447 profughi ucraini sono entrati in Italia dall’inizio della guerra: 19.002 donne, 3.298 uomini e 15.147 minori. Inoltre, fino a sabato, erano 34.851 i profughi giunti nel nostro Paese: in un giorno, quindi, sono arrivate 2.596 persone.

Dall’altra parte, l’ONU fa sapere che i civili uccisi dalla guerra ammonta a 596, di cui 43 bambini. Anche in Russia aumentano le proteste contro la guerra: il sito OVD-Info fa sapere che 37 città russe hanno manifestato contro il conflitto, con un totale di 817 dissidenti portati via dalla polizia.

Profughi Ucraini al confine
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UCRAINA | Due settimane di un conflitto che non accenna a placarsi

Quattordicesimo giorno del conflitto ucraino. A distanza di due settimane dallo scoppio della guerra, la situazione non accenna a placarsi, nonostante alcuni leggerissimi passi avanti (si spera) sulle trattative che, nella giornata odierna, potrebbe concretizzarsi o sfumare del tutto. Ma proviamo a schematizzare quanto successo tra ieri e oggi, con le novità più importati da segnalare nelle ultime 24 ore.

Zelensky: “Possibile compromesso su Donbass e Crimea”

Tra gli ultimi aggiornamenti, spiccano senz’altro le parole di Volodymyr Zelensky

In una intervista ad Abc, il presidente ucraino si è espresso in merito all’indipendenza del Donbass e della Crimea: – “Se parliamo di territori temporaneamente occupati e repubbliche non riconosciute da nessuno, possiamo discutere e trovare un compromesso“. Il leader ucraino ha poi continuato: – Per me è importante sapere come la gente che vuole essere parte dell’Ucraina vivrà in quei territori”E conclude: – “È questione più complicata di riconoscere e basta, questo è un altro ultimatum e non siamo pronti per un ultimatum. La cosa importante è che Putin cominci a dialogare“.

La neutralità della Cina

Un dialogo che, invece, la Cina sarebbe disposta ad accettare.

Dopo un confronto tenutosi a Parigi con Macron e Scholz, infatti, il leader cinese Xi Jinping ha dichiarato la posizione della Cina sul conflitto. Pechino chiede di “lavorare insieme” per ridurre le conseguenze della crisi in Ucraina, bocciando le sanzioni “che avranno un impatto negativo sulla stabilità della finanza globale, dell’energia, dei trasporti e delle catene di approvvigionamento”, trascinando al ribasso “l’economia mondiale, che è sotto il pesante impatto della pandemia” del Covid-19 e “saranno dannose per tutte le parti”. 

Biden: “Stop embargo gas e petrolio russo in USA”

D’altro canto, risulta più netta la posizione degli Stati Uniti

Il presidente Joe Biden, direttamente dalla Casa Bianca, ha infatti confermato il divieto di importazione di petrolio e gas russo nel paese a stelle e strisce: – “Gli Stati Uniti stavano già avvicinando i livelli record di produzione di carburante e gas. Questa guerra ci ha dato un motivo in più per diventare, sul lungo periodo, indipendenti dal punto di vista energetico“. Biden ha poi vantato l’accordo bipartisan in Usa sull’embargo all’energia russa, ma ha detto di capire che molti alleati non sono in grado di allinearsi su questa misura. Infine rassicura il mondo: – “Putin non vincerà, potrà conquistare le città ma non un intero Paese”.

In tutta risposta, Putin ha firmato un decreto che permette al governo di stilare, entro due settimane, una lista di Paesi per i quali saranno vietati i movimenti di export e import per “salvaguardare la sicurezza della Russia”. Il divieto riguarderà, secondo quanto precisa Interfax, prodotti finiti e materie prime

Cresce il numero di rifugiati 

Mentre continuano i negoziati, l’ONU ha fatto sapere che il numero di persone fuggite dall’Ucraina ha superato la soglia dei 2 milioni. Tra questi, scrive su Twitter il portavoce dell’UNICEF James Elder, almeno un milione sono bambini.

Ma la vera emergenza la riporta l’OMS, che ha comunicato l’imminente fine delle forniture mediche. Catherine Smallwood, responsabile emergenze dell’Oms per l’Europa, ha dichiarato al “Guardian” le cause di questa improvvisa carenza, ricercabile nei continui attacchi ad ospedali ed ambulanze. A dimostrazione della sua tesi, Smallwood riporta una statistica alquanto rilevante: almeno nove persone sono morte in 16 attacchi a strutture sanitarie dall’inizio dell’invasione. Anche i media ucraini sembrano rispecchiare a pieno la statistica, riportando la completa distruzione dell’ospedale di Izyum da parte delle truppe russe. 

Aumentano, infine, i profughi in Italia: il numero è salito a 21mila, 4mila in più rispetto a 48 ore fa. Le principali città di destinazione continuano ad essere Roma, Milano, Napoli e Bologna.

La situazione a Kiev e dintorni

Le cose non migliorano a Kiev.

Il ministro della Difesa ucraino Oleksiy Reznikov ha riferito che dall’inizio dell’attacco russo in Ucraina sono morti 38 bambini e oltre 70 sono rimasti feriti. Anche se i dati non sono certi, precisa Reznikov, complessivamente si contano almeno 400 morti e 800 feriti. Il ministro ha poi concluso dicendo che i missili russi hanno distrutto più di 200 scuole, 34 ospedali e 1.500 edifici residenziali. In molte zone periferiche, invece, è stata addirittura interrotta l’evacuazione accordata. A Mariupol, ad esempio, la Russia tiene in ostaggio 300mila civili. Stessa sorte, come riportato dall’agenzia ucraina Unian, è toccata a Sumy, che non solo ha visto l’evacuazione interrompersi, ma è stata anche attaccata da continui bombardamenti durante la notte dalle forze russe. Si contano almeno 9 vittime, di cui 2 bambini.

 

 

 

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UCRAINA | L’anacronismo di una guerra incomprensibile

All’alba del 24 Febbraio la Russia, guidata da Putin, ha comunicato la sua volontà di intraprendere “un’operazione speciale” nei confronti dell’Ucraina dopo il riconoscimento delle Repubbliche separatiste del Donbass, Donetsk e Lugansk (SE dell’Ucraina). L’obiettivo, secondo quanto dichiarato dal Capo di Stato russo, sarebbe quello di “denazificare” e di “demilitarizzare” il paese ucraino attraverso un’operazione di peacekeeping, che altro non è che un’anacronistica azione di guerra. Dopo l’invasione, il 28 Febbraio sono iniziate delle trattive tra governo ucraino e russo (con mediazione di quello bielorusso, vicino a Putin), mentre la furia della guerra continua a impazzare.

Ma quali sono le cause di questa guerra?

Bisogna risalire molto indietro nel tempo e non è facile riassumere in poche righe le motivazioni economiche, socio-politiche e storiche che hanno portato allo scoppio di questa guerra. L’Ucraina è posizionata in un’area strategica di confine e di cerniera tra Russia ed Europa e rappresenta la culla della cultura russa moderna (fin dal IX secolo d.C. con la formazione dell’entità monarchica dei Rus’ di Kiev). Ripercorriamo velocemente alcune delle principali tappe: nel 1989 cade il muro di Berlino; a partire dal 1991 (scioglimento del Patto di Varsavia) crolla il sistema delle Repubbliche Socialiste Sovietiche; dal 1999 in poi entrarono a far parte della Nato una serie di paesi dell’Europa orientale (Repubblica Ceca, Slovacchia Ungheria, Polonia, Bulgaria, Lettonia, Estonia, Romania, Slovenia ecc..), nel Febbraio 2014 il popolo Ucraino caccia il presidente filorusso Viktor Janukovyč, la Russia annette la penisola ucraina della Crimea e vengono sedate le rivolte dei separatisti filo-russi della regione del Donbass (a cui segue Patto di Minsk). 

Ancora oggi l’Ucraina è divisa

Una parte della popolazione è più filo-occidentale (nelle zone ovest) mentre nei territori orientali, il sentimento popolare è legato alla Russia. L’Ucraina, in particolare grazie all’elezione democratica di Volodymyr Zelensky nel 2019, ha avviato un processo di avvicinamento all’Unione Europea. Perché quindi la Russia ha deciso di organizzare un’operazione militare su larga scala? Le cause sono molteplici. La Russia ritiene di avere un diritto storico sull’Ucraina (che faceva parte dell’Unione Sovietica) e reputa pericoloso sia l’allargamento dei paesi di influenza Nato che la volontà dell’Ucraina di entrare nell’Alleanza Atlantica (comunque processo ancora in fase embrionale per via delle clausole di accesso richieste[1]).

 

Vi sono anche motivazioni economiche

Esse sono connesse al settore agricolo ed energetico (soprattutto il gas, ma anche risorse minerarie), e diplomatiche, collegate alla sostanziale assenza di trattative diplomatiche tra stato russo e governi occidentali che impedissero questa escalation.

Il Cremlino vorrebbe quindi mantenere la sua influenza su quei territori di confine tra Europa occidentale ed orientale, costringere la Nato a rinunciare ai suoi interessi nei paesi dell’est (senza tenere conto della sovranità popolare dei paesi interessati?) e creare un’area cuscinetto tra i territori di influenza atlantica e quelli russi (demilitarizzazione dell’Ucraina e riconoscimento dell’annessione della Crimea). E’ proprio di questi argomenti di cui si sta discutendo nelle recentissime trattative in corso.

[1] Per potere ottenere l’ingresso all’interno del Patto Atlantico l’Ucraina deve risolvere i problemi legati alla corruzione, intraprendere un percorso di riforme politiche e militari e risolvere il problema dei separatisti del Donbass.