vino

News

ENGLISH VERSION | Experimental Archeology and Enology, the salted wine of Kos

Plinius the Elder, in his Naturalis Historiae, talks about 185 varieties of wine which all differ in sensory perceptions: white, red, rose, still, sparkling, dry, sweet, aromatized. Even Hippocrates, the most famous medic of the ancient times, makes a list based on their qualities and on the effects they produce on the body. But… have you ever heard of salted wine?

 

Salted wine: what does it mean?

There are four main flavors which can determine the taste of a wine and they can be perceived by the taste buds on the tongue: sweet, sour, bitter and salted. By definition, a salted wine should give a feeling of sapidity that is higher than other taste qualities. Usually, alcohol, sourness and volatile substances tend to cover this flavor, which becomes noticeable only in the case of unusual sapidity values. Some wines, especially if farmed on soil exposed to salty winds, can have a natural, salted taste. However, during the winemaking process, in order to correct the taste, increase the wine conservation, or to make it more “noble”, ancient sources suggest adding the most disparate ingredients: from honey to flower petals, from seawater to minced oysters, from wood splinters to resin, even chalk, clay and tar.

The salted wine of Kos

Cato The Elder, in his Liber de agri cultura, which was written during the second quarter of the 2nd century B.C., is one of the first to describe the production process of one of the most famous salted wines of the antiquity. In fact, the island of Kos boasted an important wine production in the ancient times, so much that a part of the wine purchases for the roman legions came from the Dodecanese islands. This wine, like the one of Rhodes and Chian, was preserved in particular amphorae, and it was so precious that some forged copies, which were passed off as Kos wine, have been discovered.

In order to prepare the famous Greek wine of Kos, according to the recipe of Cato, it is necessary to draw offshore seawater in a day of calm sea, about two months before the harvest. After having decanted it a couple of times in clean jars and excluding the bottom deposits, only the ripest berries will be added. Three days later, the grapes are taken, pressed and fermented.

The second terrace of the Asclepius sanctuary on the island of Kos
Experimental Archeology and enology

In these years, there have been several attempts to produce the wines by following the descriptions of the sources. Starting from the stories of Plinius the Elder and using a winemaking technique that is not too different from the Kos one, the wine of Chian has been replicated at the Elba Island. In this case, though, the berries of a particular white grape variety, the Ansonica, are placed inside handmade pots and immersed at sea for a few days. The seawater works on the berries, eliminating the bloom, a waxy substance that covers them, accelerating the dehydration of the grapes which leads to a perfect ripening. This process has also been documented in a short movie, “Vinum Insulae”, produced by Cosmomedia.

The handmade pots which contain the grape berries
News

NEWS | “ParCo Green”, il lato verde del Parco archeologico del Colosseo

In occasione della Giornata Nazionale del Paesaggio, che ricorre domenica 14 marzo, il Parco archeologico del Colosseo presenta il progetto “Parco Green”.


Dal 14 marzo, sarà online la pagina “ParCo Green“, curata da Francesca Boldrighini, con tutte le informazioni sulle attività. Si tratterà di iniziative con lo scopo di valorizzare l’ambiente naturale del Parco e di dare un contributo all’economia sostenibile.

“Il Parco archeologico del Colosseo ha un patrimonio verde unico al mondo” dichiara la Direttrice Alfonsina Russo. Per questo, da sempre, ci impegniamo al massimo per proteggerlo e valorizzarlo; tutto attraverso il nostro contributo alla crescita di un’economia sostenibile in senso più ampio: infondendo nel nostro pubblico la consapevolezza che la tutela dell’ambiente è compito di ognuno di noi“.

Logo del “PArCo Green”

 

Un ParCo naturale

Il Parco del Colosseo, infatti, non è solo un sito archeologico, ma anche una grande area verde che comprende il Foro Romano ed il Palatino; si estende per ben 40 ettari nel cuore della città di Roma. Un “parco naturale” in cui la vegetazione spontanea convive con i grandi alberi, allo scopo di far rivivere lo spirito dei giardini imperiali e dei rinascimentali Horti Farnesiani. Quest’area verde è inoltre stata scelta come habitat da una nutrita fauna di piccoli mammiferi; vi abitano rettili, insetti e uccelli. Per questo il Parco ha cercato di tutelare e valorizzare anche il suo straordinario patrimonio naturale; ha dato vita a numerosi progetti volti a ridurre l’impatto ambientale, diminuire l’inquinamento, conservare l’ecosistema e la biodiversità


Rosa canina in fiore presso le Arcate Severiane (©PArCo Green)

Particolare attenzione ha la vegetazione presente nel ParCo, curando alberi e arbusti e sfruttando al meglio le loro proprietà naturali, con delle iniziative dell’architetta Gabriella Strano. Con il progetto L’olio del PArCo, realizzato in collaborazione con Coldiretti, si raccolgono i frutti dei quasi 200 alberi di ulivo presenti nell’area. Un recupero virtuoso che ha portato alla produzione dell’olio del Palatino, Extra Vergine di Oliva, da alberature non trattate, già al secondo anno di produzione.

Green
Olio e vino del Palatino (©PArCo)

“Uva Pantastica” per un ParCo Green

È invece prevista la messa a dimora di un antico vitigno autoctono, la cosiddetta “Uva Pantastica”. L’uva sarà piantata nella “Vigna Barberini”, una delle aree del Palatino adibite a vigna in epoca rinascimentale. Si vuole così preservare e rinnovare il legame con l’antica tradizione agricola del ParCo. Proprio ai piedi delle capanne romulee, l’Associazione di Promozione Sociale Comitato Mura Latine, con il progetto “GRABees – Il Miele di Roma”, ha messo a dimora di 4 arnie e organizzato un percorso didattico-ambientale sull’allevamento delle api e la produzione del miele chiamato “Ambrosia del Palatino”. Per sfruttare le proprietà purificatrici e anti-inquinanti delle piante, è stata piantata sul versante meridionale del Palatino una “barriera antismog”; è composta da arbusti noti per la loro capacità di assorbire il particolato e gli inquinanti gassosi pericolosi per l’ambiente e la salute umana.

Green
La Vigna Barberini (© PArCo Green) 

I piccoli abitatori del ParCo

Il “ParCo Green” coinvolge anche la fauna: il progetto SPECTIO, curato da Andrea Schiappelli, vuole studiare le abitudini della fauna e dell’avifauna locale. Primo atto del progetto, la definizione del protocollo d’intesa con Ornis Italica, associazione non profit già presente nel PArCo per monitorare la vita dei gabbiani e la pubblicare una rubrica bisettimanale sui social.

Green
Un gheppio fotografato nel ParCo (© PArCo Green)

Green anche nei restauri

Ma nel PArCo l’approccio green riguarda anche la modalità di manutenzione e restauro del patrimonio architettonico e monumentale. Sono i progetti di restauro ecosostenibile che coinvolgono due grandi monumenti del Foro Romano, l’Arco di Settimio Severo e la Basilica Emilia. Il primo, curato da Federica Rinaldi e Alessandro Lugari, sperimenterà il processo di ristabilimento della coesione delle superfici con bio-consolidamento tramite batteri carbonatogeni. Il secondo, ideato da Fiorangela Fazio, con la Collaborazione di Tecnoel S.r.l., sfrutterà l’azione di proteine e lipidi per rimuovere le patine biologiche dalle superfici senza produrre esalazioni tossiche né rifiuti speciali.
 
Infine, il Servizio Educazione Didattica e Formazione ha realizzato due progetti per coinvolgere i nostri visitatori più giovani: il percorso I nostri amici alberi del PArCo aiuterà i più piccoli a comprendere l’importanza  di questi amici un po’ speciali; con il gioco interattivo PArCo Volante, a cura di Andrea Schiappelli, Silvio Costa ed Elena Ferrari, sarà invece possibile salire su un drone virtuale, rispondendo a quiz in volo sul Palatino

Fioritura di alberi di pesco nel Foro Romano (© ParCo Green)

Per l’occasione è stata creata una serie di gadget con il logo “Parco Green” che saranno distribuiti ai visitatori non appena sarà possibile riprendere le attività in presenza.

In copertina: fioritura primaverile alla Domus Flavia (© PArCo Green).

News

NEWS | San Felice Circeo (LT), al via le analisi del vino ritrovato in un’anfora romana

Sono iniziate le analisi del vino ritrovato in un’anfora romana recuperata dal fondale marino in zona San Felice Circeo. Si tratta di un’anfora tipo Dressel 1A ancora intatta (tappo compreso) datata al II – I sec. a. C. (età tardo – repubblicana), sulla quale sono anche presenti indicazioni in merito al contenuto,  alla produzione dell’anfora e del vino stesso. 

Il progetto

In seguito alla scoperta dell’anfora fatta nel mese di agosto sono adesso iniziati ulteriori approfondimenti. Infatti, toccherà ora a un epigrafista e a due botaniche del Dipartimento di Biologia Ambientale dell’Università La Sapienza di Roma fare ulteriore luce sull’interessante reperto. Tale ricerca permetterà di acquisire una maggiore comprensione sulla produzione e sul commercio di vino nella zona laziale. Questo lavoro si inserisce nel progetto più ampio di studio e catalogazione dei reperti rinvenuti sui fondali del Circeo. L’incarico è affidato alla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio per le Province di Frosinone, Latina e Rieti, sotto la direzione della Dottoressa Paola Refice. Le conclusioni della ricerca contribuiranno alla realizzazione di un nuovo progetto culturale. Infatti, il sindaco di San Felice Circeo, Giuseppe Schiboni, annuncia che si prospetta la creazione di un museo diffuso mirato alla valorizzazione del territorio attraverso percorsi di visita, passeggiate e spazi espositivi.

Già questa estate, da agosto a settembre 2020,  la mostra temporanea Le rotte di Circe – I rinvenimenti archeologici subacquei ha rappresentato la premessa fondamentale nella presentazione dei reperti rinvenuti nelle acque locali. 

Contenuto dell’anfora esposto alla mostra temporanea ‘Le rotte di Circe – I rinvenimenti archeologici subacquei’ (© 2020 Pro Loco San Felice Circeo).

 

I vini antichi

Fra le fonti antiche, autori come Catone, Columella, Varrone, Plinio il Vecchio e Marziale hanno lasciato importanti testimonianze sulle varietà dei vini prodotti in Italia. Plinio il Vecchio, in particolare, stilò una classifica dei vini migliori, posizionando primo il Cecubo, secondo il Falerno, terzi i vini dei colli Albani, di Sorrento e delle coste laziali e campane, e quarti i vini Mamertini della Sicilia (Naturalis Historia, XIV, 59-66). Sarà dunque interessante scoprire se il vino in questione appartiene a una delle tipologie preferite dal celebre scrittore romano.