Villa Arianna

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ARCHAEOLOGY | Stabiae, the forgotten Vesuvian city

The ancient Stabiae, ancient name of Castellammare di Stabia, is little known to most people, overshadowed by the fame of Pompeii and Herculaneum, yet it is a very important city for the Vesuvian area. It was the exception to the eruption in 79 AD: unlike other cities in the area, it rose from the ashes and continued to be an important port and commercial landmark in that area.

Stabiae played an important strategic and commercial role already in the archaic age (VIII century B.C.) before becoming in the IV century B.C. a center of interest for the Greeks, given its position on the sea.

The Greeks transformed the pre-existing town into their emporion, a commercial colony. Later the Samnites took over from the 5th century onwards, having influence over the whole area until the clash with the Romans, who were victorious.

The center, already important for the port and trade, then became, like the nearby Vesuvian cities, one of the favorite places of the Romans for the otium.

The villas of the otium

The largest residential concentration is to be placed between the destruction of the city by Sulla (89 BC) and the eruption of Vesuvius (79 AD). In this period, on the northern edge of the hillock of Varano, there are many villas in a panoramic position, designed primarily for residential purposes, with large domestic quarters, spa facilities, colonnades and nymphaea beautifully decorated.

The urban layout of the ancient center is still recognizable; there are visible traces of the streets and the division into districts. There was a very developed agricultural area, of which traces of some rustic villas remain: the largest two are Villa Arianna and Villa San Marco.

Some of the most famous frescoes in Pompeian style come from Villa Arianna, such as the Flora and the Seller of Cupids. The very name of the villa derives from a large fresco representing the myth of Ariadne; mythological subjects, particularly female figures, are the predominant subjects in this villa, in an educated and refined decoration. In addition to these, then, there are mosaics on the floors, with geometric patterns in black and white, in contrast with the bright colors of the frescoes.

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Fresco, Villa Ariadne

Villa San Marco, on the other hand, is characterized primarily by the incredibly well preserved structure, in its interior and open porches. There is no lack of fresco decorations – with a lesser chromatic variety, mainly in red tones, and a greater simplicity of the subjects – and mosaics, also here in black and white.

The structure has the typical characteristics of Roman villas: the atrium is occupied by the so-called impluvium, a pool used to collect rainwater; from here you can access the various rooms of the villa, including, of course, the spa area and the gym.

In the fortified part of the city one can recognize the forum, some of the public buildings, including the remains of a temple with a high podium, and the tabernae.

A good part of the excavations were carried out in the Bourbon period, while the more recent ones have brought to light other environments, such as the kitchen and the peristyle, a sort of internal garden, surrounded by colonnades.

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Peristyle of Villa San Marco

 Tradotto da: https://archeome.it/archeologia-stabiae-la-citta-vesuviana-dimenticata/

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ARCHEOLOGIA | Stabiae, la città vesuviana dimenticata

L’antica Stabiae, antico nome di Castellammare di Stabia, è poco conosciuta ai più, oscurata dalla fama di Pompei ed Ercolano, eppure si tratta di una città molto importante per l’area vesuviana. Fu l’eccezione all’eruzione del 79 d.C.: infatti, diversamente dalle altre città dell’area, risorse dalle ceneri e continuò a essere un importante porto e punto di riferimento commerciale in quell’area.

Stabiae svolgeva un importante ruolo strategico e commerciale già in età arcaica (VIII secolo a.C.) prima di divenire nel IV secolo a.C. un centro d’interesse per i Greci, data la sua posizione sul mare.

I Greci trasformarono la cittadina preesistente in un loro emporion, una colonia commerciale. Successivamente subentrarono i Sanniti, a partire dal V secolo, che ebbero influenza su tutta l’area fino allo scontro con i Romani, che li vide vincitori.

Il centro, già importante per il porto e gli scambi commerciali, divenne poi, come le vicine città vesuviane, uno dei luoghi prediletti dai Romani per l’otium.

Le ville dell’otium

Il maggior addensamento abitativo va collocato tra la distruzione della città da parte di Silla (89 a.C.) e l’eruzione del Vesuvio (79 d.C.). In questo periodo, sul ciglio settentrionale del poggio di Varano, sorgono numerose ville in posizione panoramica, concepite prevalentemente a fini residenziali, con vasti quartieri abitativi, strutture termali, portici e ninfei splendidamente decorati.

L’impianto urbanistico dell’antico centro è ancora riconoscibile, vi sono tracce visibili delle strade e della divisione in quartieri. Vi era un’area agricola molto sviluppata, di cui rimangono le tracce di alcune ville rustiche: le due ville maggiori sono Villa Arianna e Villa San Marco.

Da Villa Arianna provengono alcuni degli affreschi in stile pompeiano più famosi, come la Flora e la Venditrice di amorini. Il nome stesso della villa deriva da un grande affresco che rappresenta il mito di Arianna; proprio i soggetti mitologici, in particolare le figure femminili, sono i soggetti predominanti in questa villa, in una decorazione colta e raffinatissima. A questi si aggiungono, poi, i mosaici sui pavimenti, a motivi geometrici in bianco e nero, a contrasto con i colori vivaci degli affreschi.

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Dipinto, Villa Arianna

Villa San Marco, invece, si caratterizza in primo luogo per la struttura incredibilmente ben conservata, nei suoi ambienti interni e nei porticati aperti. Non mancano decorazioni ad affresco – con una minore varietà cromatica, prevalentemente sui toni del rosso, e una maggiore semplicità dei soggetti – e i mosaici, anche qui in bianco e nero.

La struttura presenta le tipiche caratteristiche delle ville romane: l’atrio è occupato dal cosiddetto impluvium, una vasca utilizzata per raccogliere l’acqua piovana; da qui si può accedere ai vari ambienti della villa, tra cui, ovviamente, non potevano mancare l’area termale e la palestra.

Nella parte fortificata della città sono riconoscibili il foro, alcuni degli edifici pubblici, tra cui i resti di un tempio con alto podio, e delle tabernae.

Una buona parte degli scavi sono stati effettuati in epoca borbonica, mentre quelli più recenti hanno portato alla luce altri ambienti, come la cucina e il peristilio, una specie di giardino interno, circondato da colonnati.

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Peristilio di Villa San Marco