Vicino Oriente Antico

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NEWS | Iraq, l’antica città di Assur rischia di inabissarsi

La diga di Makhoul mette in pericolo la sopravvivenza del sito archeologico di Assur, che fu capitale dell’Impero Assiro e ormai patrimonio mondiale dell’UNESCO. Sopravvissuta nel 614 d.C. al saccheggio dei Medi, e poi nel 2015 alle devastazioni perpetrate dallo stato islamico, oggi l’antica capitale rischia di soccombere alle acque del Tigri.

Convivere con il passato

La diga servirà a rafforzare la sicurezza idrica ed economica dell’Iraq, ma anche a proteggere le aree a sud di Samarra e Baghdad dal rischio di inondazioni. Questo è il progetto già ideato nel 2002. Poi, la guerra sconvolse il paese. Oggi, a vent’anni di distanza, i lavori sono ripresi e d il pericolo che l’acqua possa far sommergere il nostro passato torna reale.  Il dibattito è acceso: da una parte il pragmatismo di far fronte ai cambiamenti climatici in ogni modo, dall’altra l’idea che non si possa cancellare la storia rinunciando alla nostra identità. Eppure, anche nella terra tra i due fiumi il cambiamento climatico è ormai una realtà, la portata dei corsi d’acqua non è più in grado di nutrire il territorio in cui scorrono. Una soluzione è necessaria, ma i pareri sono discordanti in merito.

Le rovine della città di Assur al momento del loro scavo
L’impatto sociale e ambientale

Il sito scelto per diga di Makhoul si trova a circa 40 chilometri dalla città di Assur. Venne proposto nel 2002 durante il regime di Saddam Hussein, ma già nel 2003 la capitale assira veniva nominata patrimonio mondiale dell’UNESCO. A distanza di anni è necessario capire come affrontare la nuova ondata di siccità. Il progetto, infatti, desta grandi preoccupazioni: potrebbero arrivare a 250000 le persone sfollate dalle acque. Inoltre, si prevede che altri 183 siti archeologici (Marchetti et al.) vengano sommersi. Un sacrificio enorme, a prescindere dalle proprie idee in merito. Khalil Aljbory, ricercatore in archeologia presso l’Università di Tikrit, conclude: “Non sono state effettuate indagini sull’impatto sociale o ambientale. Come persona che è stata allontanata a causa di precedenti conflitti, temo che la costruzione della diga possa causare una seconda ondata di abbandoni nella regione”.

Il sito di Assur con quanto rimane della ziggurat

 

Approfondimento

NEWS | Le ricerche italiane sul Vicino Oriente Antico: un resoconto del convegno di Lipsia

Si è da poco concluso l’11° Colloquium Internazionale del Deutsche Orient-Gesellschaft, tenutosi nella città tedesca di Lipsia (16-19/06/22). Si tratta di un importante appuntamento accademico dedicato allo studio dell’ambiente in cui si svilupparono le società del Vicino Oriente Antico.

Il Vicino Oriente Antico in Europa

Per certi versi, si potrebbe pensare che tale evento riguardi solo da lontano il mondo italiano. Invece, l’interesse nostrano per l’area vicino orientale e la sua forte presenza in ambito internazionale sono una realtà ben affermata, seppur non se ne parli molto.

Parlare di “ricerca” è abbastanza semplice. Eppure, “cosa sia la ricerca” è spesso un mistero. Soprattutto in relazione al campo storico, filologico, archeologico. In effetti, la specializzazione degli studi ha raggiunto una tale profondità da non poter più essere compresa dal cittadino comune, se non per mezzo di un intermediario: il divulgatore scientifico, nei limiti delle sue possibilità. Gli argomenti presentati in occasione dell’11° Colloquium a Lipsia sono, in effetti, molto complessi, seppur assolutamente affascinanti. In relazione all’ambiente, si è parlato del ruolo degli animali in Mesopotamia negli incantesimi, divinazione o addirittura nelle favole. Si è parlato di piante e del loro utilizzo, diffusione, simbolismo. È stato poi analizzato il territorio, in relazione al suo sfruttamento, o alla gestione delle acque. Si è persino parlato di come il meteo influisse sulla vita quotidiana delle persone, o di come queste percepissero la primavera 5 millenni fa.

Locandina dell’evento promosso dall’Istituto di Oriente Antico dell’Università di Lipsia
Il Vicino Oriente Antico e gli studiosi italiani

Nei quattro giorni in cui si è svolto il convegno, un mondo antico, per certi versi perduto, è rinato attraverso le ricche esposizioni dei relatori invitati a parlare. Tra questi figuravano anche accademici di origine italiana. In ordine di programma ecco gli argomenti trattati. La Dott.sa Nicla De Zorzi, professoressa presso il dipartimento di Studi Orientali dell’Università di Vienna, ha proposto un intervento sulla figura degli animali nella Divinazione in Mesopotamia. Il Dr. Carlo Corti, ricercatore presso il dipartimento di Studi Storici dell’Università degli Studi di Torino, ha presentato un intervento sulla viticoltura presso il popolo degli Ittiti. Il Dr. Edoardo Zanetti, ricercatore indipendente, ha parlato di ingegneria idraulica nel III mil. a.C., e di ricostruzione del paesaggio sumerico. Infine, il Dr. Tommaso Scarpelli, dottorando presso l’Istituto di Oriente Antico presso l’Università di Lipsia, ha condiviso i suoi dati relativi all’impatto meteorologico sui viaggi in Mesopotamia.

La sede dell’Istituto di Oriente Antico dell’Università di Lipsia 

 

Il piacere di confrontarsi, il piacere di ritrovarsi

L’evento tenutosi nella storica Biblioteca Albertina, ha richiamato a Lipsia ricercatori provenienti da tutto il mondo, Italia compresa. Non certo una sorpresa, sono moltissimi i colleghi italiani perfettamente inseriti nel contesto internazionale. In ogni caso, una precisazione è dovuta: accademicamente il panorama nostrano è composto tanto da studiosi che operano sul territorio nazionale, quanto da personalità che invece proseguono le proprie carriere all’estero. Gli appuntamenti internazionali, dunque, non solo costituiscono una grande momento di confronto e dibattito, ma offrono soprattutto una preziosa occasione di riavvicinamento tra colleghi connazionali così distanti l’un dall’altro. Da un punto di vista personale, quei sorrisi, quegli abbracci, quegli “A presto!”, scambiati tra una presentazione e l’altra sono uno dei fuochi che alimentano la ricerca stessa, lo stimolo per affrontar le difficoltà, il sostegno per non abbandonare i propri progetti. Una bellezza da difendere nonostante la crisi che colpisce anche il mondo accademico, soprattutto italiano.

Facciata della Biblioteca Albertina