Il Ministero della Cultura acquisirà la Villa dei Mosaici dei Tritoni (RM). Si tratta di un casale di età medievale edificato sui resti di una villa con terme di epoca romana. Sono ancora visibili una cisterna e i preziosi mosaici con scene marine e tritoni.
L’edificio, situato all’altezza del Quo Vadis sull’Appia Antica, sarà acquisito in prelazione per un milione e 750 mila euro. Arriva l’ok del ministro Dario Franceschini. Il Segretario generale del Ministero della Cultura, Salvo Nastasi, ha invitato la direzione generale del MiC a confermare alla direzione del Parco archeologico dell’Appia Antica la disponibilità delle risorse economiche necessarie all’esercizio della prelazione sull’immobile.
il casale medievale, sottoposto a vincolo archeologico dal 1980, era stato messo in vendita nel 2014 con una base d’asta di 5 milioni e 250 mila euro. Non furono, tuttavia, presentate offerte.
Durante le operazioni di scavo nell’ottica dell’Archeologia preventiva, per la costruzione dell’Ospedale San Cataldo (TA) sulla Statale 7, è riemerso un insediamento di produzione di vino e olio di età romana. L’area dove sarà presente la nuova struttura ospedaliera era già stata dichiarata a rischio archeologico ed indagata con 46 trincee di 200 metri. Infatti, già le prime operazioni portarono alla luce diverse sepolture; purtroppo numerose tombe erano già state depredate, ma alcuni corredi funerari recuperati verranno esposti con i restanti reperti del sito.
Il ritrovamento dell’insediamento romano
Dopo lo scavo delle sepolture, dalla zona sud-est è riemerso l’insediamento.
“Si tratta di un grosso insediamento produttivo d’epoca romana. Doveva produrre olio e vino in gran quantità.” Afferma Severino Dell’Aglio, l’archeologo incaricato delle operazioni di scavo dall’ASL di Taranto.
Il centro di produzione è databile tra il II e il III secolo d.C. ed dovrebbe appartenere ad un ricco possidente terriero. Difatti, nel sito spiccano l’area agricola, le aree di stoccaggio delle derrate alimentari e l’area del torchio. Inoltre, sono stati qui rinvenuti numerosi dolia, grandi contenitori ceramici di forma sferica per il vino e l’olio.
Attualmente è l’ASL di Taranto a supportare le operazioni di scavo e a valorizzare l’area dell’insediamento, ma sarà necessaria la collaborazione della Soprintendenza.
“L’idea è di farne un parco archeologico, magari accessibile direttamente dal San Cataldo, e di realizzare una galleria dei reperti all’interno dell’ospedale“. Spiega Dell’Aglio alla dott.ssa Masiello, funzionaria della Soprintendenza, attualmente diretta da Barbara Davidde. Si tratta di un progetto simile a quello per l’Ospedale MIRE e il suo acquedotto romano: si tenta così, in ambiti preventivi, di progettare la valorizzazione dei ritrovamenti archeologici. Infine, a circa 500 metri dall’insediamento romano è riemersa una strada di 14 metri, forse parte della Via Appia, essendo in asse con un altro segmento rinvenuto nel 2012 presso la Masseria Raho.
Un nuovo componente arricchisce il Parco archeologico della via Appia antica: il Mausoleo di Sant’Urbano, dopo quattro anni di trattative, entra a far parte del patrimonio dello Stato italiano.
Da simbolo della cristianità a simbolo di deturpazione: la storia del Mausoleo di Sant’Urbano
Risalente al II secolo d.C. e situato nel IV miglio della Regina Viarum (la via Appia), il Mausoleo si presenta con una camera ipogea, che fungeva da sepolcro, e una sala superiore, che serviva alle cerimonie di culto. Una struttura monumentale, con mura alte più di dieci metri, eppure conosciuta da pochi, per lo più grazie alle fotografie in bianco e nero conservate negli archivi Alinari. Dell’edificio originale si conservano soltanto l’abside, le nicchie laterali e la scalinata d’accesso alla sala superiore.
Le modifiche strutturali nel corso dei secoli
Nel XIII secolo il mausoleo fu trasformato in una torre fortificata, il torrione dei Borgiani, i cui resti si distinguono nella parte superiore del monumento. Abbandonato nel corso dei secoli, il monumento venne modificato per usi impropri: vi furono installati forni, barbeque e piscine, che ne hanno compromesso, negli anni, il valore storico. Una prima indagine archeologica venne effettuata alla fine dell’Ottocento da Rodolfo Lanciani e dai fratelli Giambattista e Bernardo Lugari, che avevano acquistato il terreno dal principe Alessandro Torlonia.
La lunga trattativa dello stato per l’acquisto del Mausoleo
In questi giorni si è conclusa una trattativa iniziata nel 2017. L’acquisizione del Mausoleo di Sant’Urbano da parte del Parco è l’inizio di un percorso che aprirà ai cittadini questo sito straordinario, arricchendo così l’esperienza di visita della più grande area archeologica al mondo, ha dichiarato il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che quattro anni fa aveva dato impulso alla trattiva di acquisizione.
La trattativa non è stata semplice: per poter perfezionare la cessione è stato necessario concordare con la proprietà, riferita all’avvocato Gianfranco Anzalone – la trattativa è stata portata avanti dalla vedova Marisa Antonietta Gigantino – consistenti lavori di ripristino, che hanno portato all’individuazione e all’eliminazione delle manomissioni all’interno dell’area.
Il futuro del Mausoleo all’interno del Parco dell’Appia Antica
Sono particolarmente felice di aver potuto siglare oggi l’atto definitivo che consegna al nostro Istituto il sepolcro, ha dichiarato il direttore del Parco dell’Appia Antica, Simone Quilici. È una buona notizia che ravviva un momento complicato per tutti. Il mausoleo è diventato negli anni un simbolo della deturpazione e degli abusi che in questa zona erano impunemente perpetrati a danno dei beni culturali… Con questo nuovo acquisto avremo non solo modo di poter studiare a fondo l’edificio e acquisire dati scientifici rilevanti, ma potremo anche restaurare e restituire alla cittadinanza e alla fruizione pubblica un nuovo spazio verde, in uno dei tratti più suggestivi della via Appia Antica: un luogo davvero spettacolare che ha ancora molto da raccontare.
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