veneto

News

NEWS | Tra filosofia e musica classica: nuovi incontri ai Musei civici di Bassano del Grappa

Lo scorso giovedì 16 settembre ha avuto luogo il terzo appuntamento del ciclo Sotto il segno di Palladio: il Ponte di Bassano tra arte, storia e filosofia nel corso del quale si è affrontato il tema dal titolo: “Il pensiero del Ponte: aspetti filosofici e antropologici del transitare“. È possibile rivedere l’incontro in streaming sui canali YouTube e Facebook dei Musei di Bassano del Grappa.

Una sala del Museo

 

 Museo in musica

In occasione della mostra Palladio, Bassano e il Ponte, i Musei di Bassano del Grappa, inoltre, tornano a proporre uno speciale appuntamento con visite guidate e musica dal vivo
Domenica 26 settembre, il Chiostro del Museo ospiterà, in collaborazione con il club Soroptimist di Bassano del Grappa, le candidate del Veneto al concorso Soroptimist International d’Italia, che eseguiranno un suggestivo programma con musiche di Bach, Mozart, Chopin, Puccini, Cohen, suddiviso in due concerti che si terranno alle ore 15.30 e 17.30.

Il Chiostro (fonte: Musei Bassano)

Tra un concerto e l’altro, delle visite guidate su prenotazione accompagneranno il pubblico alla scoperta della mostra Palladio, Bassano e il Ponte. La prenotazione è obbligatoria entro giovedì 23 settembre.
 
Continua inoltre #ScopriLaMostra, la rubrica in video pillole che approfondisce le opere e i contenuti della mostra Palladio, Bassano e il Ponte. Invenzione, storia, mito.


Durante la visita il Museo invita alla condivisione di foto, video, storie e  commenti con l’hashtag #museibassano.

In copertina: Chiostro del Museo Civico di Bassano del Grappa (fonte Wikipedia).

News

ATTUALITÀ | “Super Walls”, sui muri di Padova la street art che guarda alla rinascita (PHOTOGALLERY)

Tra il 5 e il 20 giugno 2021 la città di Padova è stata invasa da artisti di strada provenienti da tutto il mondo per la seconda edizione della Biennale Street Art. A “Super Walls”, infatti, hanno preso parte 39 artisti che hanno colorato Padova con ben 35 opere di street art sul tema della rinascita.

L’iniziativa, curata dal gallerista Carlo Silvestrin e dalla critica d’arte Dominique Stella, ha quindi lo scopo di rendere fruibile un’arte pubblica attraverso la valorizzazione del paesaggio urbano. Ai 39 artisti, di cui 13 donne, con una forte presenza femminile rispetto al passato, è stato chiesto di interpretare con il loro filtro creativo il tema della rinascita, nell’era post-pandemica.

street
Alessio-B presso La Cittadella, Padova (immagine via lapiazzaweb.it)

I nuovi murales, inoltre, si aggiungono ai 20 già realizzati in occasione della prima edizione della Biennale Street Art e si collocano su superfici messe a disposizione non solo da privati, ma anche da enti pubblici: scuole, ospedali, istituti religiosi e supermercati.

Le opere

Sia i cittadini sia i visitatori hanno accolto di buon grado le coloratissime opere che contribuiscono alla valorizzazione degli spazi abitati (e non solo). Tra le opere più apprezzate, un posto d’onore spetta al murales di 4000 mq realizzato sull’acquedotto padovano. Ben 6 artisti del collettivo francese La Crémerie hanno lavorato su piattaforme sospese per quasi un mese per dare colore a un grigio edificio ormai tra i simboli della città.

street
La Crémerie, Impianto idrico di via Bottazzo, Padova (immagine via lapiazzaweb.it)

L’Università di Padova, inoltre, in occasione delle celebrazioni per i suoi 800 anni, ha messo due muri a disposizione degli artisti, uno dei quali sapientemente occultato dall’artista Peeta all’interno di un suo murales.

Peeta presso Università degli Studi di Padova (immagine via lapiazzaweb.it)

Un altro murales che è già entrato nel cuore di molti è quello dell’abbraccio tra un uomo e una donna su un muro dell’Ospedale Sant’Antonio di Padova. Alto più di 20 metri, il murale è un dono di nozze dell’artista olandese JDL al fratello adottivo e alla moglie malata di cancro. Un invito all’amore, alla resistenza e alla rinascita, non solo dalla pandemia.

JDL presso Ospedale Sant’Antonio, Padova (immagine via RaiNews)

«Cominciano a crederci un po’ tutti» – dichiara Silvestrin ad ANSA – «non solo i cittadini che ci seguivano già da prima, ma anche persone che per la prima volta si avvicinano a questo mondo». Il curatore spera in un nuovo modo di pensare ai percorsi turistici, introducendo, sulle mappe digitali e non, un itinerario apposito per la street art.

In copertina: Axe presso Alí Supermercati, Tombelle di Saonara. Immagini, dove non specificato, via lapiazzaweb.it.

News

ATTUALITÀ | Venezia: dal 25 Marzo 421 ad oggi, 1600 anni di storia

Il 25 Marzo 2021 la città di Venezia ha festeggiato 1600 anni con eventi che proseguiranno fino al 2022. Festa che si è svolta in maniera contenuta – questione di punti di vista – a causa delle restrizioni dovute all’emergenza sanitaria. Hanno già risposto 235 aziende private alla call per i futuri eventi, segno dell’importanza di questa ricorrenza. 

“Da qui, oggi – ha scritto su Facebook il sindaco della città Luigi Brugnaro – parte un messaggio di speranza: #Venezia è viva, l’Italia è viva“.

In occasione dell’anniversario, inoltre, il Ministero dello Sviluppo Economico ha emesso un Francobollo celebrativo, che richiama con forza la grande storia veneta. Su di esso la xilografia cinquecentesca “La Veduta di Venezia a volo d’uccello” di Iacopo de’ Barbari, le cui matrici originali in legno e un esemplare sono conservati nel Museo Correr di Venezia. In alto a destra, invece, è presente il logo di Venezia 1600, con la colonna con il leone alato di piazzetta San Marco, le cupole della Basilica di San Marco e le aperture della facciata del Palazzo Ducale

Venezia
Francobollo celebrativo per “Venezia 1600”
 
Venezia e le sue origini

La data canonica per la fondazione della città di Venezia è il 25 marzo 421 d.C. In realtà, il territorio Veneto ha origini ben più antiche, lo si ritrova già nell’Impero romano come X Regio. Si trattava di una zona tra la terra, il mare e i corsi d’acqua, abitata da pescatori e salinari. Infatti, così viene ricordata anche cento anni dopo le sue famose origini, nella lettera ai Veneziani di Flavio Aurelio Cassiodoro, ministro dei re ostrogoti, del 537 d.C. 

“Qui voi avete la vostra casa simile in qualche modo ai nidi degli uccelli acquatici. E infatti, ora appare terrestre ora insulare, tanto che si potrebbe pensare siano le Cicladi, dove improvvisamente si può scorgere l’aspetto dei luoghi trasformato. In modo simile le abitazioni sembrano sparse per il mare attraverso distese molto ampie, ad esse non sono opera della natura, ma della cura degli uomini. […] Dunque vi è una sola cosa in abbondanza per gli abitanti, che si saziano di soli pesci. Un unico cibo sfama tutti, case simili ospitano tutti. […] Tutto il vostro impegno è rivolto alla produzione del sale: fate girare i rulli al posto dell’aratro e delle falci: da qui nasce ogni vostro guadagno dal momento che in ciò possedete anche le cose che non avete. […] Qualcuno può forse cercare l’oro, ma non c’è nessuno che non desideri avere il sale e giustamente, dal momento che ogni cibo che ha buon sapore lo deve a questo. Perciò riparate diligentemente le navi che tenete legate alle pareti delle vostre case come animali […].” 

Parole che ci presentano questo ameno spaccato di vita veneziana, con le quali possiamo immaginare l’antica quotidianità delle genti venete che vi abitavano e che hanno dato inizio alla storia di questa illustre città. 

Venezia
Mappa dell’antica Venezia
 
Mito e leggenda: la fondazione di Venezia

La fondazione della città di Venezia è circondata dal mistero e dalle leggende. Si narra infatti, in un racconto del X secolo, riportato da Costantino VII Porfirogenito, che la città sia stata fondata in seguito all’invasione di Attila re degli Unni. Il barbaro devastò la terraferma costringendo gli abitanti a rifugiarsi nella laguna e dando così vita all’insediamento venetico bizantino. Un mito che da lustro alle origini della città, che in realtà si formò in seguito a migrazioni a causa dell’avvento di genti barbare occupanti, nel corso di un lungo periodo

Altra e più popolare leggenda vuole che la fondazione della città avvenne al mezzodì del 25 marzo 421. Il giorno della consacrazione della Chiesa di San Giacométo sulle rive del Canal Grande. Difatti, questa narrazione sul primo insediamento veneziano sulla Riva Alta è riportata nel Cronichon Altinate, raccolta di documenti e leggende dell’XI secolo. 

“Solum restò in piedi la chiexia edificata in Venetia dil 421 a dì 25 Marzo, come in le nostre croniche si leze”. Scrive Marin Sanudo nella descrizione dell’incendio di Rialto del 1514.

In realtà gli studi storici hanno datato la Chiesa di San Giacomo di Rialto al XII secolo, ma la data di fondazione nel 421 è ormai il punto di riferimento storico popolare.

Venezia
Chiesa di San Giacomo di Rialto, Venezia
 
Venezia, testa di ponte tra Occidente e Oriente

L’importanza storica della città di Venezia è data soprattutto dal suo essere il punto di riferimento per i commerci verso il Levante. È nuovamente una leggenda a raccontarcelo, quella del trafugamento delle spoglie di San Marco in Egitto. Infatti, il corpo fu nascosto sotto della carne di maiale, affinché i musulmani a guardia del porto egizio non lo trovassero. I mercanti che escogitarono l’inganno erano veneziani e portarono le spoglie dell’evangelista nella città dove il Santo stesso si rifugiò anni prima in seguito ad un naufragio, Venezia. Il corpo venne poi tumulato nell’erigenda cappella del doge, luogo dove successivamente sorgerà proprio la Basilica di San Marco.

venezia
Basilica di San Marco a Venezia

Il racconto risale al IX secolo, ciò ci permette di affermare che i traffici tra Venezia e l’Oriente risalgano a questi tempi, e che quindi i navigatori veneziani avessero tale potere d’azione. Difatti, fu proprio durante quest’arco temporale che la città iniziò ad affermare il suo dominio incontrastato sull’Adriatico, divenendo successivamente nella storia una tra le più importanti Repubbliche Marinare

Venezia
Francesco Guardi – The Departure of Bucentaur for the Lido on Ascension Day
News

NEWS | I musei veneziani sono solo per i turisti?

I musei veneziani sono solo per i turisti? Parrebbe di sì a sentire le parole del primo cittadino del capoluogo veneto, Luigi Brugnaro. Il caso scoppiato pochi giorni fa si è creato in seguito all’annuncio del sindaco di Venezia di voler tenere i Musei Civici chiusi fino ad aprile, anche nel caso di un’apertura nazionale (per ora fissata al 15 gennaio).

I musei

La Fondazione Musei Civici di Venezia (MUVE) comprende undici sedi: Palazzo Ducale, Museo Correr, Torre dell’Orologio, Ca’ Rezzonico Museo del Settecento Veneziano, Palazzo Mocenigo – Centro Studi di Storia del Tessuto e del Costume, Casa di Carlo Goldoni, Ca’ Pesaro – Galleria Internazionale d’Arte Moderna, Palazzo Fortuny, Museo del Vetro di Murano, Museo del Merletto di Burano e Museo di Storia Naturale. Come si legge sul sito, si tratta di un soggetto privato che gestisce un patrimonio pubblico, che fa capo al Consiglio di Amministrazione, e che autofinanzia tutte le proprie attività. In questo quadro, il sindaco di Venezia ricopre la carica di Vice Presidente della Fondazione. 

La vicenda

La mancanza di turisti ha portato alla decisione di un’apertura ritardata ad aprile 2021 dei musei della Fondazione. Questo ha anche causato la conseguente messa in cassa integrazione di circa 400 persone tra dipendenti della Fondazione e delle cooperative. Tale misura ha scatenato le proteste sia dei sindacati che dell’ambiente culturale in generale.

Causa del contendere è l’aspetto economico e quello propriamente culturale. Infatti, seppur la Fondazione sia privata e si autofinanzi, la stessa ha ricevuto 2 milioni di euro di finanziamenti governativi che vanno a rimpinguare un patrimonio così arrivato a 9 milioni di euro. La manovra, anche se lecita, ha infastidito gli addetti ai lavori messi in cassa integrazione al 100%. In questo modo, la Fondazione ha risparmiato 600mila euro nel 2020, a cui se ne aggiungeranno altri 620mila euro nei prossimi tre mesi. Inoltre, per quanto la mossa economica venga considerata vincente dal CdA, all’esterno essa lascia trasparire l’idea che la cultura sia indirizzata solo ai turisti e non ai residenti.

Negli ultimi giorni, il Vice Sindaco di Venezia, Andrea Tomaello, ha proposto una parziale riapertura durante i fine settimana dei musei in questione. Sarà perciò interessante continuare a seguire i futuri sviluppi della vicenda.

MUVE. Fondazione Musei Civici di Venezia.

 

News

NEWS | Scoperta una sepoltura nell’Arena di Verona

La scoperta è avvenuta durante i lavori di restauro nell’arcovolo 31 dell’Arena. Si tratta di una sepoltura in fossa semplice contenente uno scheletro in ottime condizioni di conservazione.

Dalle analisi preliminari effettuate sullo scavo, gli archeologi hanno stabilito che si tratta dello scheletro di una donna, deposta con le braccia conserte sul petto. Le ossa verranno portate in laboratorio, dove analisi più dettagliate potranno stabilire l’età della donna al momento della morte, le sue condizioni di salute e stile di vita. La datazione stratigrafica colloca la sepoltura tra il III e VI secolo d. C.

Sul posto anche il Sindaco di Verona

Il primo cittadino, Federico Sboarina, ha mostrato grande entusiasmo e interesse per il ritrovamento, che ha subito voluto visitarlo di persona. Ad accompagnarlo, l’archeologa Brunella Bruno, l’assessore ai lavori pubblici Luca Zanotto, il soprintendente Vincenzo Tinè e l’antropologa Irene Dori.  

Ora è il tempo delle analisi approfondite – dice il sindaco –  dopodiché sarà valutata la modalità migliore per valorizzare questo reperto e la sua collocazione, che potrebbe arricchire il percorso museale all’interno dell’anfiteatro che prenderà forma alla fine del cantiere.

Una scoperta eccezionale, ma non l’unica

Già nel 2014, proprio l’Arena di Verona aveva  restituito altre sepolture, sempre collocate negli arcovoli di accesso all’arena. Si tratta di sepolture altomedievali, datate tra il VII e il IX secolo. La presenza di sepolture nei monumenti e nelle strutture pubbliche in disuso, fra l’età tardoantica e altomedioevale, è un fenomeno ormai ben noto in numerosi centri urbani e nella stessa Verona. «Basti pensare alle sepolture impiantatesi alla metà del IV secolo nell’area del Teatro Romano e in molti altri siti. L’occupazione funeraria, in questo arco di tempo, caratterizzò anche altri anfiteatri, tra cui il Colosseo», dice la dottoressa Brunella Bruno, che dopo le sepolture del 2014 è tornata a occuparsi anche di quella scoperta nei giorni scorsi.