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NEWS | Ritorna a vivere la necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

Grazie alla sinergia tra il Comune, la Soprintendenza e il GACT, il “Laghetto” di Cerveteri torna a vivere in tutti i 7000 metri quadri di area archeologica.

L’area archeologica

L’area archeologica è situata nel lato Est del pianoro della Banditaccia, sito UNESCO. La denominazione “Laghetto” è data da un piccolo lago formato da acque sorgive già esistente al tempo dei Rasenna (Etruschi) di Caisra (Cerveteri); loro, infatti, scavarono un corso di deflusso semi-sotterraneo passante sotto la necropoli e scaricante in quello che, attualmente, è chiamato fosso del Manganello.

Tombe a camera della necropoli del “Laghetto” di Cerveteri

L’area è formata da 500 tombe etrusche, la cui datazione va dall’VIII secolo a.C. al II a.C.

Valorizzazione e fruibilità

Il sito è stato reso nuovamente fruibile grazie all’’impegno messo in campo da GACT (Gruppo Archeologico del Territorio Cerite), sotto la supervisione della Soprintendenza; il lavoro, durato circa un anno, è stato coordinato, per la parte scientifica, dall’archeologo Stefano Giorgi e, per quella operativa, dal sig. Gianfranco Pasanisi. Molta attenzione è stata posta anche nella tutela ambientale: nel rispetto delle varie specie di piante e di alcune pozze, nelle quali, fra l’altro, ben convivono rane, rospi e alcuni, sempre più rari, tritoni.

Tomba a camera n. 290, dipinta – Necropoli del Laghetto di Cerveteri

L’area archeologica del “Laghetto”, inoltre, è stata ulteriormente impreziosita da splendidi spettacoli di danza e musica antica nomati “Ludi Scaenici”, il tutto nell’ambito della manifestazione “Alla scoperta degli Etruschi del Sito UNESCO Patrimonio Mondiale dell’Umanità di Cerveteri e Tarquinia”.

Il sito sarà visitabile tutte le domeniche fino a dicembre dalle ore 10:00; prenotare al 3497836358.

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NEWS | La necropoli punico-romana di Tuvixeddu (CA) si veste di “nuovo”

Grazie ad un finanziamento regionale atto alla valorizzazione dell’area, la necropoli punico-romana di Tuvixeddu, Cagliari, si veste di “nuovo”.

La necropoli

La necropoli di Tuvixeddu è la più grande necropoli punica ancora esistente. Si estende all’interno della città di Cagliari, su tutto il colle omonimo. Tra il VI ed il III secolo a.C. i Cartaginesi scelsero il colle per seppellirvi i loro morti: tali sepolture erano raggiungibili attraverso un pozzo scavato interamente nella roccia calcarea e profondo dai due metri e mezzo sino a undici metri. All’interno del pozzo una piccola apertura introduceva alla camera funeraria o cella sepolcrale.

Parte della necropoli di Tuvixeddu vista dall’alto

Alle pendici del colle di Tuvixeddu si trova anche una necropoli romana, che si affacciava sulla strada che, all’uscita della città, diventava la a Karalibus Turrem (oggi il viale Sant’Avendrace), dove si trova il sepolcro di Atilia Pomptilla, noto come la grotta della Vipera. La necropoli romana è prevalentemente composta da tombe a fossa e a camera, incinerazione, arcosolio e colombari.

Sepolcro di Atilia Pomptilla, conosciuta anche come grotta della Vipera

 

Il progetto

Alcune tombe si trovano nelle vicinanze di palazzi, parcheggi e cortili. A volte per visitare scavi e reperti è stato necessario chiedere l’autorizzazione a privati e le chiavi agli amministratori di condominio. Per ovviare a questo problema il segretariato regionale del ministero della Cultura ha stanziato 800mila euro per la valorizzazione del sito.

Tomba di Rubellio

La prima parte dei lavori prevede lo scavo ed il restauro per il ripristino del paesaggio funerario originario. I lavori prevedono anche la realizzazione di un percorso per la tomba di Rubellio, un probabile aristocratico romano, e la stessa tomba delle spighe e dei pesci, la più vicina alla strada. Nell’area antistante, per anni discarica e poi contestata sede di un cantiere per la realizzazione di un palazzo, dovrebbe nascere una piazzetta che potrebbe diventare una sorta di porta di accesso alla necropoli punico-romana.

Decorazioni di spighe e pesci all’interno della tomba

 

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NEWS | UNICT e Aci Castello (CT) insieme per valorizzare cultura e ambiente

Rafforzare la promozione di Aci Castello (CT) e delle sue bellezze architettoniche, naturalistiche e ambientali presenti nella Riviera dei Ciclopi: sono gli obiettivi dell’accordo di collaborazione siglato nei giorni scorsi dal Comune di Aci Castello e dal Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania.

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Veduta di Aci Castello (CT)
Cosa prevede il progetto


La convenzione prevede l’elaborazione di proposte di progetti di formazione per la valorizzazione delle risorse culturali e ambientali del territorio attraverso le attività degli studenti. «Negli ultimi anni questa amministrazione si è mossa in una direzione chiara: quella della promozione del territorio», così ha spiegato il sindaco di Aci Castello (CT), Carmelo Scandurra. «Una ricca serie di eventi e manifestazioni di interesse culturale, per lo più realizzati nello splendido scenario del Castello Normanno, e l’istituzione dell’ecomuseo “Riviera dei Ciclopi” costituiscono segnali chiari dell’intenzione di mettere in atto azioni precise, di sviluppo turistico e valorizzazione del territorio».

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Carmelo Scandurra, sindaco di Aci Castello (CT)
Le aspettative della collaborazione

Saranno portate avanti attività di analisi di modelli di sviluppo turistico in altri contesti europei ed elaborati nuovi modelli di attuazione di politiche strategiche per la destinazione Aci Castello attraverso la realizzazione di prodotti multimediali e non finalizzati alla comunicazione e valorizzazione del territorio.

La Riviera dei Ciclopi
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NEWS | Al via le visite per ammirare lo spettacolo dell’alba sulla Valle dei Templi

“Risveglio sul Mediterraneo” è il programma di visite teatralizzate all’alba, dal 25 luglio al 29 agosto 2021 nella Valle dei Templi (AG). In collaborazione con CoopCulture, il Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle propone questo nuovo progetto di valorizzazione e narrazione.

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Il musical sul mito greco all’alba nella Valle dei Templi (AG) – 25 luglio 2021

Teatro e musica si fondono e, proprio attraverso i valori dello spettacolo, creano una narrazione unica e coinvolgente all’alba in uno dei centri più rappresentativi della Magna Grecia. Il percorso di visita si snoda dal Tempio di Giunone al Tempio della Concordia, passando per mura megalitiche, memorie della civiltà romana e dei primi cristiani, con uno story telling alternativo e di ampio respiro: la musica – si sa – sin dai tempi più antichi è il linguaggio universale che unisce; il teatro trasforma la quotidianità in arte e la narrazione lega tutto in un percorso senza precedenti.

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Un momento della rappresentazione al Tempio della Concordia – Valle dei Templi (AG), 25 luglio 2021
Al passo coi Templi

Nelle diverse giornate, le visite straordinarie proporranno nel percorso Dei ed Eroi della mitologia greca, al passo coi Templi. Si risveglieranno nella loro candida fierezza proprio alle prime luci, tra colonne e templi in edizione rinnovata, ma sempre rispettosa delle emozioni che negli anni hanno animato i visitatori della Valle. Ma non solo: ci saranno attori, musicisti e cantanti, danze e sortilegi, personaggi grotteschi, capitani fanfaroni, servi furbi, donne diaboliche e candide fanciulle. E non mancherà il teatro greco che, direttamente al Tempio della Concordia, racconterà la storia dell’uomo omerico: l’Iliade.

Si aprono le danze alla Valle dei Templi (AG) – 25 luglio 2021
Come prenotare

Sono già aperte le prenotazioni per le visite all’alba sulla Valle. Per acquistare i biglietti online, avere ulteriori informazioni e conoscere i termini di gratuità si prega di visitare questo sito.

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NEWS | Roma si rifà il look: Colosseo e Fori diventeranno un museo all’aperto

Dopo numerosi restauri, riprendono i dibattiti per la riqualificazione dell’intera area dell’Anfiteatro: il Colosseo potrebbe cambiare look.

La proposta dell’area archeologica
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Progetto di riqualificazione e pedonalizzazione di tutta l’area archeologica

Il Dipartimento di Architettura della Sapienza, dopo 40 anni dalla proposta di Raffaella Panella, riapre la questione della risistemazione di tutta l’area archeologica centrale. Questo tema, soprattutto nell’ultimo quarto del secolo scorso, ha impegnato diversi nomi illustri come: Carlo Aymonino, Vittorio Gregotti, Leonardo Benevolo, Massimiliano Fuksas, Mario Manieri Elia, Adriano La Regina e Antonio Cederna.

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Pianta del progetto dell’area archeologica del Colosseo e dei Fori Imperiali

Gli architetti dell’Università di Roma, grazie all’aiuto di restauratori, soprintendenti, archeologi, storici, museologi, sono riusciti a produrre un progetto concreto, con l’idea di trasformare l’area in un museo diffuso.

Il progetto

L’idea è quella di amalgamare i diversi elementi dell’area: da quelli preesistenti, inserendone di nuovi, destinati al racconto della storia.

Progetto di riqualificazione della piazza antistante all’Anfiteatro Flavio

Il progetto non prevede solo la riqualificazione della valle dell’Anfiteatro e il ridimensionamento di Via dei Fori Imperiali, ma anche il restauro del Palazzo cinquecentesco Silvestri Riveldi e dell’Antiquarium, che racconteranno la storia del Colosseo. Sarà creata anche un’area dove mostrare l’esperienza gladiatoria e la storia dei giochi circensi, recuperando l’area del Ludus Magnum. Per concludere, anche la piazza del Colosseo sarà riconfigurata a partire dal ridisegno della pavimentazione con fondo neutro per lasciare in evidenza le tracce archeologiche.

Sezione di reperti archeologici messi in evidenza
Finalità
Il preside della Facoltà di Architettura della Sapienza, Orazio Carpenzano

L’obbiettivo del progetto, voluto dal preside della Facoltà di Architettura della Sapienza Orazio Carpenzano, è quello di convincere la politica a dare un segnale forte in direzione di una città sempre più fruibile nei confronti di chi vuole conoscere e farsi affascinare dalla storia di Roma. Lo stesso direttore afferma:

«E noi, che svolgemmo un grande ruolo nell’epoca del Grand Tour, potremmo oggi coinvolgerlo in una specie di Globar Tour».

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NEWS | Nuova vita per la Tonnara di Favignana (TP): il progetto “Ideha”

In un clima ormai stabilizzato di risveglio nell’ambito della valorizzazione e fruizione del patrimonio culturale, tira una nuova aria anche per gli ambienti polverosi e bui di un gioiellino, simbolo d’identità e storia, nel cuore azzurro della Sicilia. Stiamo parlando della Tonnara di Favignana (TP), nota anche come ex Stabilimento Florio; la Tonnara potrebbe riaprire le porte ai turisti, dopo una serie di verifiche e migliorie per garantirne la corretta fruizione, in modo completamente ecosostenibile. Nei giorni scorsi, nell’ex Stabilimento Florio, si è svolta la campagna di rilevamento di eventuali criticità all’interno dello stabilimento. Campagna che opera all’interno di un ampio progetto: il progetto Ideha.

La pesca del tonno a Favignana (TP) – foto: Corriere.it

Il progetto Ideha, cos’è e cosa comporterà per la Tonnara di Favignana

Il progetto Ideha – Innovazioni per l’elaborazione dei dati nel settore del Patrimonio Culturale, vede il Consiglio Nazionale delle Ricerche come ente capofila, coordinato dall’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale della sede di Catania (ISPC-CNR). Si pone come obiettivo l’individuazione di metodi innovativi e sostenibili di conoscenza, conservazione, fruizione e governance partecipata dei beni museali. La prima parte del progetto consiste nel rilevare e risolvere le criticità strutturali della Tonnara, luogo fortemente identitario per il territorio. La seconda parte del progetto riguarda la valorizzazione e fruizione della Tonnara, che potrà tornare a ospitare turisti e curiosi da ogni dove.

La Tonnara di Favignana (TP) – foto: Wikimedia

Un progetto a lungo termine

«L’eccezionale valore culturale dell’ex Stabilimento Florio – sottolinea l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – impegna da due decenni l’Amministrazione Regionale in un programma di interventi di restauro, ancora non concluso. Le operazioni riguarderanno a breve i macchinari e le aree retrostanti e quelle prossime all’imbarcadero. Nello stesso tempo, le campagne di indagini subacquee condotte dalla Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana, continuano ad arricchire la splendida collezione di rostri ed elmi della Battaglia delle Egadi; impreziosiscono i percorsi espositivi, popolati da testimonianze archeologiche del mare, collezioni fotografiche d’autore e installazioni di arte contemporanea. Il progetto condotto dal CNR ci offre preziosi strumenti e interessanti dati informativi su un luogo molto importante per la storia economica e culturale della Sicilia. Bisogna attuare un programma di gestione efficace che ci consenta di effettuare una corretta manutenzione e gestione sia della struttura che del patrimonio immateriale custodito».

L’assessore Alberto Samonà e altri esperti durante il sopralluogo alla Tonnara di Favignana (TP)

La Tonnara deve la sua grandezza alla famiglia Florio, che la acquistò nel 1841 da una famiglia genovese. Successivamente, la Tonnara, che serviva solo per la mattanza dei tonni, venne ampliata e vi fu aggiunto lo stabilimento per la lavorazione del tonno. Fu proprio lo stabilimento Florio il primo a conservare il tonno sott’olio. Se vi siete mai chiesti chi ha inventato il tonno in scatola, saprete adesso che a farlo furono i proprietari di questo piccolo gioiellino, che arricchirà presto l’elenco delle bellezze da visitare sull’isola di Favignana.

Le caratteristiche scatolette di tonno Florio

In copertina: l’interno dell’ex Stabilimento Florio, Tonnara di Favignana (TP) – foto: Archeologia Industriale.

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NEWS | A Lipari nascono il Museo e il Parco geominerario della pietra pomice

«A Lipari nasceranno un Museo e un Parco geominerario della pietra pomice. Lo ha deliberato il governo Musumeci, allo scopo di preservare e valorizzare l’antico patrimonio economico-culturale presente nella più grande delle Eolie». Orgogliosamente lo annuncia l’assessore Alberto Samonà con un post su Facebook. «L’obiettivo» – evidenzia Samonà – «è quello di realizzare un Museo e anche un Parco geominerario con funzione didattica, per conservare la memoria e la storia dei luoghi e testimoniare il processo estrattivo e la storia della pomice attraverso foto, documentazioni, testimonianze, oggetti e ricostruzioni del ciclo di lavorazione. Un obiettivo che il nostro governo intende perseguire in collaborazione con l’associazionismo locale e con l’Università messinese».

La pomice di Lipari

L’isola di Lipari era uno dei principali luoghi in cui, nel Settecento, veniva prodotta la pietra pomice esportata in tutta Europa. La delibera del governo Musumeci intende riqualificare, così, non solo un luogo fisico, ma anche la storia di un luogo e di un’attività dimenticate. L’idea di fare delle cave e dei resti di un’industria scomparsa un museo minerario diffuso nasce dall’esigenza di recuperare dallo stato di abbandono e degrado i magazzini dismessi da diversi anni. Si punta, oltre che al recupero, anche a fornire un nuovo punto di richiamo turistico in un contesto già ampiamente ricco di stimoli, grazie anche all’attività del Centro Studi Eoliano.

Piattaforme di estrazione dismesse (©Luca Moglia Photography)

«La storia dell’estrazione della pomice e dell’ossidiana sull’isola» – afferma il presidente della Regione Nello Musumeci – «ha radici antiche e rappresenta un’attività di rilevante valore, da proteggere e promuovere. Il governo regionale lavorerà affinché tale patrimonio non si disperda; al via tutte le attività necessarie alla realizzazione del progetto di istituzione del Museo della pomice e del Parco geominerario».

La pietra pomice, bianca, leggerissima, prodotta dall’azione vulcanica, per secoli ha trovato ampio utilizzo nell’edilizia, costando all’isola di Lipari fatica e risorse, anche umane. In virtù di questa sua ingente produzione, la zona eoliana era nota come “l’immenso magazzino che fornisce la pomice a tutta l’Europa”.

Spiaggia sulla cava di pietra pomice a Lipari (ME) – foto: la Repubblica

Immagini dei cavatori di pietra pomice via Welcome to Lipari e Eolnet.

In copertina: Cave di pietra pomice a Lipari (immagine via La Gazzetta del Sud).

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NEWS | Avviate le operazioni di pulizia a Camarina e C. d’Ispica (RG), Samonà: «Azione di rilancio della Sicilia»

Grazie a un accordo tra il direttore del Parco archeologico di Camarina e Cava d’Ispica (RG) Dario Buzzone e gli enti del territorio, sono in corso operazioni di bonifica in diverse aree archeologiche della Sicilia meridionale. Il tutto è finalizzato alla loro valorizzazione e tutela al fine di potenziare l’offerta culturale. Gli interventi riguardano l’area archeologica di Camarina, il convento della Croce a Scicli, Cava d’Ispica, i Bagni di Mezzagnone e l’area di Caucana (RG).

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Area archeologica di Caucana (RG)
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Bagno arabo di Mezzagnone, Santa Croce Camerina (RG) – foto: Sicilia Fan
 
Le parole del direttore Buzzone e dell’assessore Samonà

«È in corso un dialogo con i sindaci dei comuni e l’Ente di Sviluppo Agricolo grazie al quale abbiamo potuto pianificare una campagna di interventi che ci ha permesso di realizzare una completa rimessa in sesto dei siti archeologici. Sulla linea della collaborazione continueremo ad operare affinché si rafforzi la consapevolezza che l’area archeologica è parte integrante della vita della comunità e può essere il valore aggiunto in termini di attrattiva turistico-culturale del territorio». Commenta così l’architetto Domenico Buzzone, direttore del Parco archeologico di Kamarina e Cava d’Ispica (RG).

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L’architetto Domenico Buzzone

«Prosegue la “primavera dell’archelogia” in Sicilia nella considerazione che i nostri beni archeologici e i nostri siti siano strategici per quell’azione di rilancio della Sicilia che stiamo portando avanti. Un’attività che coinvolge i territori e le comunità locali. Su questa linea sono impegnato sin dal mio insediamento e le attività in corso in queste settimane in tutta la Sicilia sono concreta testimonianza che il principio comincia ad essere praticato». Sulla stessa linea di pensiero del direttore è quindi l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà.

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L’assessore Alberto Samonà
L’area archeologica di Cava d’Ispica (RG)

Grazie alla collaborazione con il Comune di Modica, hanno avuto inizio pulizia e scerbatura del Parco archeologico di Cava d’Ispica. L’Area è posta su una vallata fluviale che per 13 chilometri incide l’altopiano ibleo, tra Modica e Ispica. In questo paesaggio insistono necropoli preistoriche, ma anche catacombe cristiane, oratori rupestri ed eremi monastici, così come nuclei abitativi dalla Preistoria fino al XIV secolo, ben difesi grazie alla posizione naturale. All’interno del Parco si possono evidenziare diverse grotte scavate nella roccia fra cui “La Larderia”, la più nota e grande tra le catacombe della zona.

Cava d’Ispica – Grotta “La Larderia” (RG) – foto: Parco archeologico di Camarina e Cava d’Ispica
Parco archeologico di Cava d’Ispica (RG) – via Val di Noto
Il convento della Croce (Scicli, RG)

In quest’area, invece, in sinergia con l’E.S.A. (Ente di Sviluppo Agricolo), è stato effettuato il primo intervento di scerbatura e sistemazione delle aree verdi del Convento della Croce, uno dei più antichi complessi monumentali di Scicli (RG). Questo importante monumento è sopravvissuto al grande terremoto del 1963 ed è sicuramente uno dei luoghi più suggestivi della Val di Noto. Nel complesso di Santa Maria della Croce vi è un convento, una chiesa, un oratorio e due cortili. Il complesso, fondato dai frati minori dell’ordine francescano nel 1528, si trova in cima al colle detto “della Croce”.

Convento della Croce a Scicli (RG) – via radiortm.it
L’area archeologica di Mezzagnone (comune di S. Croce Camerina, RG)

In questo caso, le operazioni di valorizzazione hanno visto il contributo del Comune di S. Croce Camerina e dell’E.S.A. Quello che si sta realizzando è la pulitura e la potatura leggera degli alberi del Bagno Arabo. Si tratta di un monumento storico dei primi anni del ‘500, costruito e utilizzato dapprima come tomba monumentale e, successivamente, come hammam, un bagno. L’edificio era noto in passato come «Mezzagnuni» o «U Dammusu».

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Il sito archeologico di Mezzagnone (RG) – via Ragusa libera
L’area archeologica di Caucana (Comune di S. Croce Camerina, RG)

In questo sito, grazie alla sinergia con il Comune di S. Croce Camerina, dell’E.S.A. e dei privati, si sta provvedendo alla pulitura e potatura degli alberi dell’area archeologica di Caucana. Si tratta di una località marina nel ragusano, nella costa meridionale della Sicilia e posta nei pressi dell’omonima antica città marittima di periodo greco. Popolata durante la colonizzazione greca, era di un approdo con bassi fondali, vicino cui si trovava l’abitato antico.

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Area archeologica di Kaukana (RG) – via Hermes Sicily
L’area archeologica di Camarina (RG)

Grazie alla sinergia con il Libero Consorzio Comunale di Ragusa è in corso la manutenzione della Strada Provinciale 12 Cammarata – S. Croce C., adiacente al Museo archeologico di Camarina. Camarina è stata fondata dai coloni siracusani nel 598 a.C. La città, però, conserva anche fasi di età tardoantica, federiciana e bizantina.

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Una parte del sito di Camarina (RG) – via Il varo a Mare
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NEWS | Oggi Samonà presenterà il restauro della cripta della chiesa di San Domenico (CL)

Oggi, lunedi 24 maggio alle ore 10 a Caltanissetta, sarà presentato il restauro della cripta della chiesa di San Domenico. All’evento, sarà presente anche l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà.

Il restauro è stato finanziato con risorse F.S.C. 2014-2020 “Patto per la Sicilia”, per 360.000,00 di euro. Il lavoro è stato curato dalla Soprintendenza ai BB.CC. di Caltanissetta e in collaborazione con i funzionari Michele Miccichè e Filippo Ciancimino. La ditta che ha eseguito il progetto è la C.M.C. di Mussomeli (CL). L’assessore, dunque, oggi restituirà alla curia nissena, proprietaria dell’immobile, proprio la cripta della chiesa di San Nicola dopo i lavori. Parteciperà anche la soprintendente dei Beni Culturali di Caltanissetta, che ha diretto i lavori, nella figura di Daniela Vullo. Saranno presenti inoltre il vescovo mons. Mario Russotto e il sindaco di Caltanissetta, Roberto Gambino.

Navata centrale della chiesa di San Domenico di Caltanissetta – foto: Typical Sicily
La storia della cripta e il restauro

La cripta di San Domenico si trova all’interno della chiesa ed è stata realizzata nel 1758. Occupa quasi interamente lo spazio sottostante la navata centrale della chiesa domenicana. In origine si accedeva alla cripta proprio dalla chiesa, dove si trovava una cappella di cui restano poche tracce a causa di un crollo pavimentale, avvenuto a metà del ‘900. Il grande spazio sotterraneo è suddiviso in vari ambienti, separati da un corridoio centrale e destinati alla sepoltura dei defunti. Elemento caratterizzante di molte cripte siciliane è la presenza di tre tipologie di colatoi in uso a quel tempo: quelli costituiti da sedili in muratura, aventi un foro al centro ove si raccoglievano i resti organici, altri con sostegni laterali in muratura e ripiano superiore realizzato con “catusi” in terracotta, dove il defunto veniva collocato in posizione supina, e altri ancora come piccole nicchie, dove il cadavere veniva posto in piedi fino alla completa decomposizione organica.

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La cripta della chiesa di San Domenico (CL) con i colatoi dopo i restauri (via Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana)

Nella zona in cui è avvenuto il crollo, che è accessibile attraverso l’ingresso della cripta, dopo il restauro è stato collocato un servoscala per consentire l’ingresso anche ai portatori di handicap. Sono state eliminate le infiltrazioni d’acqua dal sottosuolo e i colatoi sono stati restaurati. Si è poi rimessa in luce la vecchia scala che portava dalla chiesa alla cripta. Grazie a un supporto in vetro sarà possibile vedere la cripta sottostante, con parte della pavimentazione in cotto, direttamente dalla chiesa. Una lapide commemorativa ricorda simbolicamente le sepolture.

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La cripta della chiesa di San Domenico (CL) dopo i restauri (via Regione Siciliana – Assessorato dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana)
Le parole di Samonà

«La restituzione della cripta della chiesa di San Domenico dopo i lavori di restauro effettuati dalla Soprintendenza di Caltanissetta – sottolinea l’assessore dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonàè un’occasione importante per ribadire, dal cuore della Sicilia, l’attenzione e il valore che l’amministrazione regionale dedica al proprio patrimonio culturale. In quest’occasione desidero evidenziare l’importante opera di vigilanza, progettazione e direzione dei lavori svolta quotidianamente dalle Soprintendenze di tutta la Sicilia, nell’attività di custodia e valorizzazione dei beni culturali».

L’assessore Alberto Samonà
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NEWS | Il Cutgana (UNICT) aderisce alla Giornata internazionale dei Musei

L’Università di Catania informa che anche il Cutgana (Centro Universitario per la Tutela e la Gestione degli Ambienti Naturali e degli Agro-sistemi) aderisce alla Giornata internazionale dei Musei che si terrà il 18 maggio in tutto il mondo.

In sinergia con il Comune di San Gregorio (CT) sarà possibile visitare gratuitamente dalle 9.30 alle 12.30 la parte epigea della Riserva naturale integrale «Complesso Immacolatelle e Micio Conti». Le visite hanno l’obiettivo di far conoscere le attività di tutela e di valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale del territorio ionico-etneo.

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Scolaresca in visita alla Riserva naturale «Complesso Immacolatelle e Micio Conti» (CT)

«Nell’area protetta gestita dal Cutgana dell’Università di Catania – spiega il geologo Giovanni Sturiale, direttore della Riserva e coordinatore delle visite – i visitatori potranno ammirare le particolari specie floristiche e approfondire gli aspetti principali legati alla formazione delle grotte vulcaniche etnee e del ricco patrimonio naturalistico e demo-etnoantropologico».

Esemplare di gruccione della Riserva naturale di San Gregorio (CT) – foto: Giornale di Sicilia

Nell’ambito dell’iniziativa sarà possibile visitare anche la chiesa Madre di Santa Maria degli Ammalati di squisita fattura seicentesca; la chiesa dell’Immacolata al Piano, di stile settecentesco; la chiesetta di San Filippo d’Agira, costruita nel 1500 da don Alvaro Paternò; quella di Sant’Antonino alla Radiusu. E ancora la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, costruita nei primi anni del ’900, all’interno dell’Istituto salesiano Don Bosco.