usa

News

UCRAINA | Ok al sesto pacchetto delle sanzioni anti-Mosca

Arriva l’approvazione al sesto pacchetto delle sanzioni europee anti-russe, che include l’embargo graduale al petrolio. A queste si aggiungono anche le sanzioni degli Stati Uniti a dirigenti governativi, oligarchi e società legate a Vladimir Putin. Il Cremlino, però, risponde alle sanzioni, ritenendole autodistruttive per l’UE

 

Il sesto pacchetto di sanzioni dell’UE

La riunione degli ambasciatori dei 27 Paesi membri ha approvato Il sesto pacchetto delle sanzioni antirusse. Lo annuncia su Twitter la presidente della Commissione UE, Ursula Von der Leyen. “Grazie alla presidenza francese del semestre UE abbiamo concordato un altro forte pacchetto di sanzioni contro Putin e il Cremlino“, si legge nel tweet.

Le sanzioni includono l’embargo graduale al petrolio in arrivo via mare in Europa con deroghe per il greggio trasportato via oleodotti. “Di fatto, il 90% delle importazioni russe di petrolio all’Ue sarà bandito entro la fine del 2022. Ciò ridurrà la capacità della Russia di finanziare la sua guerra”, si legge ancora nel tweet di Von der Leyen. 

Tuttavia, si apprende da fonti europee, Il patriarca Kirill non fa parte della lista nera di queste sanzioni.

Ursula Von der Leyen
Ursula Von der Leyen
 
Sanzioni USA all’élite russa

Ma non è stata solamente l’Unione Europea ad annunciare ulteriori sanzioni verso Mosca.

Gli Stati Uniti, infatti hanno annunciato altre sanzioni che colpiscono dirigenti governativi, oligarchi e società legate a Vladimir Putin e a settori chiave dell’economia russa. Nella lista figurano la portavoce del ministero degli esteri russo Maria Zakharova e l’oligarca Alexiei Mordashov, con i suoi famigliari e le sue società. Colpito anche l’oligarca immobiliarista God Nisanov, legato strettamente ai dirigenti russi. 

Putin e Zakharova
Maria Zakharova assieme a Vladimir Putin

 

La risposta di Mosca

Mosca risponde alle sanzioni. Lo fa attraverso il proprio Ministro degli Esteri, Sergej Lavrov, che ritiene le sanzioni autodistruttive per l’Unione Europea. “È ovvio che gli elementi principali del prossimo pacchetto di sanzioni concordate con lo slogan della lotta alla dipendenza dalla Russia avranno un effetto autodistruttivo per l’Unione europea. Non è senza ragione che Bruxelles ha impiegato quasi un mese per costringere i paesi membri a questa decisiva dimostrazione di solidarietà”. Ha aggiunto il ministro.  

Sergej Lavrov
Sergej Lavrov nel 2015

 

 

 
News

UCRAINA | Putin allo scontro verbale con gli USA

“Putin ha fallito in tutti i suoi obiettivi strategici”. Così dichiara Antony Blinken, Segretario di stato statunitense, convinto ormai che la battaglia di Putin sia al capolinea. Il presidente russo, però, non ci sta, ribadendo che le sanzioni inflitte alla Russia produrranno solo l’effetto contrario. Voci di Putin che trovano conferme dal Viceministro ucraino Ganna Malyar, che ha parlato di una possibile esclation russa

Le dichiarazioni di Blinken

Antony Blinken ha dichiarato che gli obiettivi strategici della Russia sono falliti.

“Putin ha fallito nel centrare i suoi obiettivi strategici, non ne ha raggiunto neanche uno. Invece di cancellare l’indipendenza dell’Ucraina, l’ha rafforzata. Anziché dividere la NATO l’ha unita. Non ha affermato la forza della Russia, ma l’ha messa in pericolo. Invece di indebolire l’ordine internazionale, ha spinto i Paesi a unirsi per difenderlo”.

Queste le parole del Segretario di Stato degli USA, in un discorso tenuto alla George Washington University.

Tony Blinken
Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti

 

La risposta di Putin

Intervenendo a un forum economico dei Paesi dell’ex URSS, Vladimir Putin risponde alle voci occidentali che vogliono la Russia indebolita dalle sanzioni. 

“Nessun ‘poliziotto globale’ sarà in grado di fermare i Paesi che vogliono perseguire una politica indipendente. La Russia sta diventando un po’ più forte grazie alle sanzioni. Rubare i beni di qualcuno non ha mai portato a nulla di buono, soprattutto a chi lo fa”, ha detto il presidente russo.

Putin
Vladimir Putin, Presidente russo
 
La possibile escalation russa

A dimostrare che le dichiarazioni di Putin non sono eresia ci ha pensato Ganna Malyar, Viceministro della Difesa ucraino.

In una conferenza stampa, Malyar ha infatti dichiarato che ci sono i “segnali di un’escalation“. Il ministro, inoltre, ha avvertito che i combattimenti hanno raggiunto la massima intensità a est, e che ci aspetta un periodo “estremamente difficile” e “lungo”. Infine, conclude specificando che Mosca sta spostando i missili Iskander a Brest (Bielorussia), con la possibilità che questi vengano utilizzati per colpire l’ovest dell’Ucraina.

Ganna Malyar, viceministro della Difesa ucraina

 

 

 
News

UCRAINA | Il Senato americano concede 40 miliardi di dollari per aiuti umanitari

Il Senato americano ha approvato il pacchetto da 40 miliardi di dollari di aiuti umanitari all’Ucraina. Con il via libera, il provvedimento approda sul tavolo del presidente Joe Biden per la firma. La misura è stata approvata con 86 voti a favore e 11 contrari (tutti da Repubblicani).

I dettagli del pacchetto umanitario

Il pacchetto prevede aiuti umanitari, militari ed economici. I primi consistono in 8,8 miliardi di dollari per i rifugiati, mentre i secondi in sei miliardi di dollari utilizzati per addestrare e rifornire l’esercito ucraino. Quelli economici, infine, consistono in 3,9 miliardi di dollari destinati al sostegno dell’intelligence, nonché a coprire le spese delle truppe impegnate nella regione. 

Joe Biden, Presidente degli Stati Uniti

 

Recensioni dopo l’approvazione

Già all’approvazione della Camera, la misura era stata ben accetta da Nancy Pelosi. “Il popolo ucraino sta combattendo la battaglia per la sua democrazia anche per la nostra”, ha detto la speakers della Camera dei rappresentanti

Anche Jen Psaki, portavoce della Casa Bianca, si è espressa in merito alla misura approvata. “Un passo fondamentale. Un messaggio chiaro e bipartisan a Kiev, a Mosca e al mondo che gli Stati Uniti sono con gli ucraini mentre difendono la loro democrazia dall’aggressione russa”, ha detto.

Tuttavia, la misura non è stata accettata dai Repubblicani, tra i quali spicca Ron Paul. “Non possiamo salvare l’Ucraina affossando l’economia statunitense”, ha detto Paul. 

Ron Paul, membro della Camera dei Rappresentanti
News

UCRAINA | Una guerra destinata a durare nel tempo

La guerra in Ucraina arriva al suo cinquantunesimo giorno e, secondo quanto emerso nelle ultime ore, rischia di perdurare ancora per tutto l’anno. La situazione a Kiev, infatti, non migliora, con i russi che hanno aumentato il numero di bombardamenti. Sul fronte atlantico, invece, Joe Biden si è detto pronto ad andare a Kiev, fornendo anche nuove armi in Ucraina. Infine, la Finlandia e la Svezia pressano per aderire alla NATO. Tutti i dettagli degli ultimi aggiornamenti.

La situazione a Kiev

Secondo quanto riportato dal Kyiv Independent, la capitale ucraina e la sua regione sono stati oggetto di numerosi attacchi da parte dei russi. Conferme arrivano dal portavoce del Ministero della Difesa russo Igor Konashenkov, dichiarando un attacco ad una fabbrica di armi della capitale: “Missili a lungo raggio Kalibr lanciati dal mare hanno colpito uno stabilimento alla periferia della capitale ucraina. Le officine per la produzione e la riparazione di sistemi missilistici antiaerei a lungo e medio raggio, così come i missili anti-nave, sono state distrutte”. Infine, continua l’ennesimo scambio di prigionieri tra Kiev e Mosca: secondo quanto detto dal Comitato operativo meridionale Ucraino, sono stati rilasciati dal governo di Kiev quattro soldati russi in cambio di cinque ucraini

Igor Konashenkov, Ministro della Difesa russo
Stati Uniti, da Biden a Kiev alle nuove armi in Ucraina

Joe Biden si è detto “pronto ad andare a Kiev“. Il presidente degli Stati Uniti, inoltre, ha rivelato che l’amministrazione USA sta valutando se inviare un alto funzionario in Ucraina. Tuttavia, poche ore più tardi, il portavoce della Casa Bianca, Jen Psaki, ha escluso la possibilità di mandare il presidente in Ucraina, e che la scelta ricadrà su un’altra figura. Secondo alcune indiscrezioni, a Kiev potrebbe andare il capo del Pentagono Lloyd Austin, oppure il segretario di Stato Antony Blinken. Proprio Blinken, parlando all’UE, ha lanciato l’allarme su un possibile prolungamento della guerra per tutto il 2022. L’indiscrezione, però, non è basata su alcun fondamento, tanto che il Dipartimento di Stato spiega le parole di Blinken come un modo per mettere fine al conflitto il prima possibile.

Nelle ultime ore, infine, il Pentagono ha mandato per la prima volta in volo le nuove armi destinate all’Ucraina. Un avvertimento forte e chiaro a Mosca, come dimostrato dalle parole del portavoce del dipartimento di Stato americano: “Avevamo avvertito la Russia che se avessero invaso l’Ucraina la risposta sarebbe stata senza precedenti. Come dice Biden, le grandi nazioni non bluffano”.

Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti d’America
Finlandia e Svezia accelerano il loro ingresso alla NATO

La ministra finlandese per gli Affari europei, Tytti Tuppurainen, ha dichiarato che è “altamente probabile che la Finlandia entri nella Nato“, assieme alla Svezia. I due paesi sperano in un processo di candidatura più rapido possibile. Le motivazioni dietro a questa decisione le spiega sempre la ministra finlandese: “Ora c’è un profondo cambiamento nelle relazioni tra Russia e Finlandia che mi rattrista”. Poi conclude descrivendo le azioni della Russia come “brutali” e “un campanello d’allarme per tutti noi”.

Tytti Tuppurainen, Membro del Parlamento finlandese

 

 

News

UCRAINA | Cina per la pace, continuano bombardamenti e negoziati

Ventiquattresimo giorno di conflitto. Mentre continuano i bombardamenti lungo tutto il territorio ucraino, la Cina fa sapere di voler mantenere la pace globale in stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Tuttavia, Putin continua per la sua strada, deciso ad attuare tutti i piani della Russia

Continuano i bombardamenti

Non si placano i bombardamenti nel territorio ucraino. Nella mattinata di ieri, due persone sono rimaste uccise e sei ferite in un attacco aereo russo a Kramatorsk, nell’oblast di Donetsk. Lo riporta The Kyiv Independent. Secondo Pavlo Kyrylenko, capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, l’attacco ha anche colpito un edificio residenziale e una struttura amministrativa.

Vitali Klitschko, sindaco di Kiev, fa invece sapere che ci sono stati nuovi bombardamenti che hanno colpito asili e scuole. Ha detto su Telegram: “Il nemico continua ad attaccare la capitale. Stamane la zona residenziale nel distretto di Podolsk è stata bombardata dagli orchi che hanno colpito sei case, asili nido e una scuola. Una persona è morta, 19 sono rimaste ferite, inclusi quattro bambini. Sul posto stanno operando i soccorritori e i medici”. 

Spostandoci più a ovest, zona Leopoli, si sono udite tre forti esplosioni nell’aeroporto civile della città. La notizia non è ancora confermata da fonti ufficiali, ma su Telegram e su Twitter circolano già i primi video dell’attacco. Le esplosioni sono state anticipate dalle sirene anti-aeree, scattate attorno alle 06:00 ora locale.

Infine, la BBC riferisce di un attacco russo a due caserme dell’esercito ucraino nella città meridionale di Mykolaiv, causando almeno 45 morti.

Leopoli, teatro di uno degli ultimi bombardamenti
 
Putin, “Attueremo tutti i nostri piani”

Evento dell’ultimo giorno è stato senz’altro il discorso tenuto da Putin allo Stadio Luzhniki di Mosca, in occasione di una manifestazione per celebrare l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia. Proprio sulla Crimea si è concentrato parte del suo discorso, affermando: “Abbiamo risollevato la Crimea dal degrado, dall’abbandono in cui versava, specialmente la città di Sebastopoli, quando appartenevano a un altro Stato. E abbiamo fatto risorgere questi territori”. Poi continua parlando della sua “missione” in Ucraina: “Abbiamo iniziato la nostra missione in Ucraina per evitare il genocidio nel Donbass. Attueremo tutti i nostri piani.”

Putin allo Stadio Luzhniki
 
Colloqui telefonici tra Putin, Scholz e Macron

Putin ha anche avuto contatti telefonici dapprima con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, poi con il presidente francese Emmanuel Macron

Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha fatto sapere che il colloquio tra Putin e Scholz è stato difficile. Ha detto: “Il colloquio telefonico di oggi tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz difficilmente si può definire amichevole. Tuttavia, c’è ancora bisogno di tali contatti, per lo scambio di informazioni e la discussione di argomenti delicati relativi all’operazione speciale in Ucraina”.

Nell’altra telefonata di giornata, invece, Macron esprima la sua estrema preoccupazione per i continui bombardamenti a Mariupol e non solo, frutto di una negoziazione tra Russia e Ucraina che non ha fatto passi avanti. Dal canto suo, Putin chiarisce a Macron che a commettere i crimini di guerra sono le truppe e i nazionalisti ucraini. Lo riferisce la Tass.

Putin che stringe la mano a Macron
 
Colloquio Biden-Xi, “Cina e Usa mantengano la pace globale”

Altro colloquio telefonico di rilievo è stato quello tra Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping.  Secondo il media statunitense Bloomberg, lo scopo della telefonata è quello di chiedere a Xi di convincere Putin a porre fine a questa orribile guerra. Il Financial Times, inoltre, aggiunge che Biden è pronto a ritorsioni se Pechino sostiene Mosca

Durante la videochiamata, Xi ha sottolineato che “un conflitto non è nell’interesse di nessuno”,  aggiungendo che la Cina si adopererà con gli Stati Uniti per “mantenere la pace globale“. Infine, il leader cinese ha esortato tutte le parti coinvolte nella crisi ucraina a “sostenere congiuntamente il dialogo e il negoziato tra Mosca e Kiev e trattare i risultati e la pace”.

Joe Biden in videochiamata con Xi
News

UCRAINA | Crescono i dialoghi ma anche le vittime

Sedicesimo giorno di conflitto. Sono stati tanti i confronti avuti nell’ultimo giorno, in particolar modo quello tenutosi in Turchia tra Russia e Ucraina, ma non solo. Anche la Cina si è aperta al dialogo con l’Italia, nonostante un acceso botta e risposta con gli Stati Uniti. Nel frattempo, però, il territorio ucraino continua ad essere teatro di sanguinosi attacchi.

Botta e risposta tra Stati Uniti e Cina

Secondo quanto riportato dalla Cnn, la Segretaria al Commercio Usa, Gina Raimondo, ha avvertito tutti quei paesi che non vogliono rispettare le sanzioni, compresa la Cina.  “Se la Cina, come ogni altro Paese, non rispetterà le sanzioni imposte dagli Stati Uniti sulle esportazioni verso la Russia pagherà un prezzo alto“. Poi continua: “l’amministrazione Biden è pronta a impedire alla Cina di ottenere apparecchiature e software americani o europei necessari a produrre semiconduttori“. 

Non è mancata la risposta di Zhao Lijian, portavoce del ministero degli Esteri cinese: “Quando gestiscono le relazioni con la Russia, gli Stati Uniti non dovrebbero imporre le cosiddette sanzioni e la giurisdizione a lungo raggio su società e individui cinesi, e non dovrebbero danneggiare i diritti e gli interessi legittimi della Cina, altrimenti la Cina darà una risposta risoluta e decisa“.

Zhao Lijian, Portavoce del Ministero degli affari esteri della Repubblica popolare cinese 

Incontro Di Maio-Li

Nella giornata di ieri, però, la Cina ha anche dialogato con l’Italia

Tramite una videochiamata, il ministro degli Esteri Luigi Di Maio e l’omologo cinese Wang Yi si sono confrontati sullo sviluppo della guerra di Ucraina. “Con il collega Wang Yi abbiamo concordato sforzi congiunti per un percorso di pace. Ribadito che il coordinamento della comunità internazionale è l’unica via per raggiungere una soluzione diplomatica. Ho espresso ferma condanna per l’aggressione russa e ribadito sostegno al popolo ucraino”. Ha detto Di Maio su Twitter, al termine della videochiamata. 

Luigi Di Maio

Colloqui Russia-Ucraina in Turchia

Argomento di nicchia è stato il quarto round di colloqui tra Russia e Ucraina, avuto luogo ad Antalya (Turchia) tra Sergei Lavrov e la controparte ucraina Dmytro Kuleba.

L’incontro si è tenuto alle 10:45 ora locale (8:45 in Italia) e non ha portato a grandissimi risultati. “Non abbiamo fatto progressi sul cessate il fuoco, nonostante io abbia fatto del mio meglio per trovare una soluzione diplomatica. Abbiamo affrontato la questione del cessate il fuoco di 24 ore per ragioni umanitarie. Non abbiamo fatto progressi su questo, purtroppo. Sembra che ci siano altre persone che decidono su questo in Russia “. Ha detto Kuleba, che apre al futuro: “Sono pronto a incontrare nuovamente Lavrov se ci saranno prospettive concrete”.

D’altro canto, Lavrov fa sapere “Siamo per la soluzione dei problemi ma abbiamo avuto la conferma che non abbiamo alternative. Le armi fornite dall’Occidente all’Ucraina potrebbero spargersi attraverso l’Europa. Sono pericolose. Vogliamo che l’Ucraina sia neutrale“. Poi anche lui conclude ad una possibile apertura di dialogo da parte di Putin: “Il presidente Putin non ha mai negato contatti. non rifiuta un incontro tra presidenti ma bisogna fare prima tutto un lavoro preparatorio. L’Ucraina ci ha detto che ci darà risposte concrete, noi attendiamo”.

 

Sergey Lavrov, Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa

 

Contatti tra Scholz, Macron e Schröder con Putin

Intanto, come annunciato da Dmitri Peskov, Putin ha avuto un colloquio telefonico con il presidente francese Emmanuel Macron e con il cancelliere tedesco Olaf Scholz sulla crisi in Ucraina.

Secondo quanto si apprende da fonti del governo tedesco, della telefonata è emerso che “Germania e Francia hanno chiesto una tregua immediata“. Inoltre, Scholz e Macron hanno “insistito sul fatto che la soluzione a questa crisi debba arrivare dalle trattative fra Ucraina e Russa”. I tre leader hanno infine deciso di sentirsi di nuovo nei prossimi giorni. 

A sorpresa, però, anche l’ex cancelliere Gerhard Schröder ha incontrato l’amico Putin. Lo riporta la Bild, affermando che il governo tedesco e l’Spd non sapevano di questo incontro. Schröder sarebbe andato a Mosca su richiesta del governo ucraino, per mediare la pace. Il partito di Schröder, infatti, ha preso le distanze dalla guerra, esortandolo a lasciare i suoi incarichi in Russia. Schröder è presidente del consiglio di sorveglianza del colosso petrolifero Rosneft, e candidato ad entrare in quello di Gazprom.

Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa

Novità a Chernobyl

Nei giorni passati, Kiev aveva accusato le forze russe di aver scollegato l’impianto nucleare della centrale di Chernobyl dalla rete. Lo ha fatto sapere anche l’Aiea, dichiarando di aver “perso il contatto remoto di trasmissione dati con i sistemi di salvaguardia di Chernobyl”.

Nell’ultimo giorno del conflitto, l’argomento ha tenuto banco, creando non pochi contrasti. Yevgeny Grabchak, vice ministro dell’energia russo, ha fatto sapere che la Bielorussia ha fornito energia elettrica alla centrale nucleare di Chernobyl, che è attualmente sotto il controllo delle forze armate russe. Ha detto: “Gli ingegneri energetici bielorussi hanno assicurato la fornitura di elettricità alla centrale nucleare di Chernobyl, che è sotto il controllo delle forze armate russe”. Tuttavia, l’Energoatom, l’azienda di Stato ucraina che gestisce le quattro centrali nucleari nel Paese, ha definito “fake news” la notizia annunciata da Mosca secondo la quale esperti bielorussi avrebbero ripristinato la fornitura di elettricità a Chernobyl. 

Centrale Nucleare di Chernobyl

Numeri di vittime e profughi in crescita

Non si fermano, intanto, il numero di profughi e vittime. Il sindaco di Kiev ha fatto sapere che metà della popolazione è fuggita dalla capitale ucraina dall’inizio dell’invasione russa. Nel complesso, fa sapere l’agenzia delle nazioni unite, sono oltre 2,3 milioni i rifugiati dall’inizio del conflitto in Ucraina, 112.000 di questi cittadini di altri paesi (fonte dell’Unhcr). Sono poi rimasti uccisi 71 i bambini in Ucraina dall’inizio della guerra. Lo ha annunciato Liudmyla Denisova, incaricata dei Diritti umani al Parlamento ucraino. 

Ma ad aver fatto maggiore notizia è stato l’attacco delle forze russe all’ospedale pediatrico di Mariupol. Lo hanno reso noto le autorità locali, aggiungendo che tre persone sono rimaste vittime, di cui una bambina. La Russia, però, smentisce di avere bombardato l’ospedale, definendo le accuse di Kiev “fake news” e sostenendo che l’edificio in questione era un ex ospedale pediatrico ora occupato dalle truppe. “È così che nascono le fake news”, ha affermato Dmitry Polyanskiy, rappresentante della Russia alle Nazioni Unite. La BBC fa anche sapere di un bombardamento che ha colpito un edificio residenziale a Kharkiv e il villaggio di Slobozhanske, nel sud-est del paese. L’attacco ha causato 4 morti, di cui la metà erano bambini

Guerra

Accadde oggi

ACCADDE OGGI | Apollo 11: alla conquista del nostro satellite

Il 21 luglio 1969 l’equipaggio dell’Apollo 11 mosse i primi passi sulla Luna, segnando, di fatto, la conquista umana del satellite.

Il lancio dell’Apollo 11 (16 luglio 1969)
Programma Apollo

Il programma Apollo fu un programma spaziale statunitense che portò allo sbarco dei primi uomini sulla Luna; concepito durante la presidenza di Dwight Eisenhower e condotto dalla NASA. Il programma Apollo si svolse tra il 1961 e il 1975 e fu il terzo programma spaziale di voli umani (dopo Mercury e Gemini) sviluppato dagli Stati Uniti, lasciando un segno alla “corsa allo spazio”.

Il pianeta Terra immortalato dal suolo lunare

Il corso del programma subì due lunghe sospensioni: la prima, nel 1967, poiché un incendio sulla rampa di lancio di Apollo 1, durante una simulazione, causò la morte degli astronauti Gus Grissom, Edward White e Roger Chaffee; la seconda dopo il viaggio verso la Luna di Apollo 13 nel 1970 durante il quale si verificò un’esplosione sul modulo di servizio che impedì agli astronauti la discesa sul satellite e li costrinse a un rischioso rientro sulla Terra.

Missione Apollo 11

La missione è partita il 16 luglio 1969 dal Kennedy Space Center, in Florida. La navicella era composta da tre parti: un modulo di comando con una cabina pressurizzata per i tre astronauti, un modulo di servizio e un modulo lunare. L’equipaggio era composto dal comandante Neil Armstrong, Michael Collins, pilota del modulo di comando, ed Edwin Aldrin, pilota del modulo lunare.

L’equipaggio dell’Apollo 11: Neil Armstrong, Michael Collins ed Edwin Aldrin

Il razzo raggiunse l’orbita terrestre dodici minuti dopo il lancio: a quel punto, grazie alla manovra “Trans Lunar Injection” (TLI), la navicella entrò in traiettoria verso la Luna. Il 19 luglio, dopo circa tre giorni di viaggio, Apollo 11 passò dietro la Luna e accese il motore in servizio per entrare in orbita lunare. A quel punto compì trenta orbite del satellite per permettere all’equipaggio di studiare al meglio il luogo previsto per il loro atterraggio.

L’allunaggio e i primi passi

Il 20 luglio, alle 12:52, Armstrong e Aldrin salirono a bordo nel modulo lunare e iniziarono i preparativi per la discesa lunare. Cinque ore più tardi si staccarono dal modulo di comando, dove rimase Collins per supervisionare le operazioni. In fase di discesa, gli astronauti si resero conto che il sito previsto per l’allunaggio, il “mare della tranquillità”, era molto più roccioso del previsto, ragione per la quale Armstrong prense il controllo del modulo lunare in modalità semi-automatica nel tentativo di indirizzare la discesa verso un luogo meno sconnesso. Il modulo lunare toccò il suolo del satellite la sera del 20 luglio; in seguito alla stabilizzazione della navicella, gli astronauti si prepararono per la discesa, la quale avvenne circa sei ore dopo l’allunaggio, il 21 luglio.

Il modulo lunare discende nell’orbita sotto i comandi di Armostrong

Il primo a mettere piede sul suolo lunare, sei ore più tardi dell’allunaggio, fu Armstrong che, mentre si accinse a fare il primo passo, pronunciò la celebre frase:

«Un piccolo passo per un uomo, un salto da gigante per l’umanità».

La missione sul suolo lunare durò circa due ore, durante la quale piantarono una bandiera degli Stati Uniti e una targa con le firme dei tre astronauti e dell’allora presidente Richard Nixon:

«Qui nel luglio 1969 misero per la prima volta piede sulla Luna uomini venuti dal pianeta Terra, siamo venuti in pace per l’intera umanità».

L’astronauta Edwin Aldrin stante davanti la bandiera degli Stati Uniti

Dopo aver svolto la missione effettuarono l’aggancio tra il modulo lunare e quello di comando, rimasto in orbita, l’equipaggio cominciò le manovre di uscita dall’orbita lunare; il viaggio di ritorno durò 3 giorni e gli astronauti ammararono, il 24 luglio 1969, nell’Oceano Pacifico.

News

NEWS | “Live in Italy”, il magazine americano dedica un articolo a Gesso (ME)

Il magazine americano Live in Italy dedica un articolo ai comuni di Messina e Gesso. Il fulcro è il legame della nuova First Lady, Jill Jacobs, con il centro collinare di Gesso (ME).

Nei giorni scorsi l’editore aveva richiesto informazioni direttamente al Sindaco di Messina, Cateno De Luca. L’ufficio del sindaco ha poi delegato, per competenza, l’Assessore alla Cultura Enzo Caruso. La risposta al magazine americano è stata immediata, con l’invio di notizie e immagini relative al Museo Cultura e Musica dei Peloritani di Gesso. L’editore, Lisa Morales, nel complimentarsi per quanto ricevuto, ha augurato in questi tempi difficili una pronta ripresa del turismo per la splendida Città dello Stretto.

museo
Museo della Cultura e Musica Popolare di Gesso (© Le vie dei Tesori)
 
Un messaggio da Messina

In riferimento ad un recente articolo che celebra il legame tra la First Lady americana e il comune di Gesso – si legge sul magazine – abbiamo ricevuto un messaggio dalla città di Messina. Ci sono molte ragioni per visitare la zona.

Gentile editore – scrive l’ufficio comunale del Sindaco Cateno de Luca – in merito alla sua richiesta di informazioni relative al legame della nuova First Lady Jill Jacobs con Gesso, piccolo villaggio collinare che sorge sui monti Peloritani e ricadente nel territorio di Messina, si porta a conoscenza che già dallo scorso novembre la diffusione della notizia ha destato enorme entusiasmo nella città dello Stretto e grande motivo di orgoglio per l’intera cittadinanza.

L’emigrazione siciliana in America

Pertanto, continua il messaggio, il Comune di Messina nella persona del prof. Enzo Caruso, Assessore alla Cultura e al Turismo, ha programmato una serie di iniziative volte a rievocare e raccontare la storia dell’emigrazione siciliana in America, con particolare attenzione a quella degli ibbisoti (così sono chiamati gli abitanti di Gesso). L’iniziativa si svolge in collaborazione con Mario Sarica, curatore scientifico del Museo Cultura e Musica dei Peloritani di Gesso.

registro immigrazione America
La famiglia Giacoppo, da Gesso, presente nei registri dell’immigrazione in America (©Live in Italy)

L’Assessore Caruso ha commentato la notizia del legame della First Lady con Messina auspicando che questo legame possa divenire volano di promozione turistica par la città di Messina. Il fine è quello di ricongiungere la storia che ha portato tanti nostri conterranei a partire da Messina e a raggiungere il continente americano ai primi del ‘900. Il filo che unisce Gesso con gli Stati Uniti è frutto dello studio di Antonio Federico, supportato da Tonino Macrì, presidente dell’Associazione Rinascita Gesso. Quest’ultima ha riprodotto l’albero genealogico di tutti gli abitanti che hanno lasciato il minuscolo villaggio per raggiungere in nave Ellis Island, a New York; mentre il Salone dei Viaggiatori della Dogana di Messina ha promosso una ricerca per scoprire le ragioni per le quali i nostri connazionali non erano negli elenchi dei registri ufficiali delle partenze da Messina. È stato ricostruito come molti di loro, non potendosi permettere rotte dirette, facevano un giro largo. Approdavano a New Orleans su navi più disagiate, per poi muoversi verso New York.

Tra le iniziative fa capolino la mostra allestita presso la Stazione Centrale di Messina. 120 pannelli raccontano la storia dell’emigrazione siciliana, in particolare messinese, curata da Marcello Saija, direttore del Museo dell’Emigrazione dell’Isola di Salina.

Un possibile gemellaggio

Infine, il Sindaco della Città di Messina, Cateno De Luca, insieme all’Assessore Caruso, ha manifestato l’intendimento di avviare un progetto di gemellaggio tra il Comune di Messina e gli ibbisoti di Hammonton, nel New Jersey. Al centro del progetto c’è la promozione del territorio e l’organizzazione di eventi.

Palermo
Palermo news dedica una sezione all’immigrazione ad Hammonton (© Live in Italy)