Uomo di Altamura

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NEWS | Neandertal e DNA antico alla Scuola di Paleoantropologia (UNIPG)

Durante la seconda giornata dell’evento organizzato dalla Scuola di Paleoantropologia di Perugia (19/02/2021) si sono tenuti due seminari: “Neanderthal e dintorni: il caso dello scheletro nella roccia” e “Novità dal campo dell’antropologia molecolare”. Il primo è stato tenuto dal Professor Giorgio Manzi dell’Università di Roma La Sapienza. Il secondo da Olga Rickards dell’Università degli studi di Roma Tor Vergata.

Come il giorno precedente, Marco Cherin ha introdotto i due interventi; il primo ha previsto una digressione sui Neanderthal prima di passare all’argomento vero e proprio del seminario: l’uomo di Altamura (scoperto nel 1993).

L’Uomo di Altamura

Si tratta di uno scheletro rimasto inglobato nelle stalattiti e stalagmiti che gli sono cresciute intorno e che lo hanno conservato intatto.

L’equipe, guidata da Vittorio Pesce Delfino dell’Università di Bari avanzò, subito dopo la scoperta, la prima proposta di collocazione filetica. Ciò, basandosi esclusivamente sulla morfologia del reperto, considerato una forma di pre-neandertaliano. Secondo questa ipotesi, l’Uomo di Altamura doveva collocarsi antecedentemente alle forme più antiche di Neanderthal classici. Contemporaneamente, esso doveva essere successivo alla fase di vita dell’Homo erectus.

Di conseguenza, la stima della datazione prevedeva un intervallo tra 400.000 e 100.000 anni fa, con valori più probabili intorno a 150-250.000 anni fa. Questi primi studi, condotti preservando il reperto nel suo sito di ritrovamento, hanno permesso di riconoscere con certezza i tipici caratteri neanderthaliani. Lo studio in loco ha evitato la rimozione di frammenti ossei o di connesse concrezioni calcaree,

Le analisi sugli strati di calcite depositatisi attorno al reperto, effettuate nel 2015 da un team guidato da Giorgio Manzi, hanno determinato con certezza che lo scheletro, riferibile a un Neanderthal, risale a un periodo fra i 128.000 e i 187.000 anni fa.

L’interesse dei media verso il reperto paleoantropologico di Altamura deriva da numerosi fattori. Tra questi, la spettacolarità naturalistica rappresentate dalle ossa incastonate nell’ambiente carsico che le ha concrezionate. Le ossa, saldate le une alle altre, sono rese assolutamente fisse e mostrano uno scheletro completo.

Antropologia e DNA antico

Il secondo seminario della Scuola di Paleoantropologia ha esposto i risultati delle ricerche sul DNA antico. L’antropologia molecolare, infatti, studia le biomolecole antiche e analizza la composizione genetica delle popolazioni. Ciò per indagare i rapporti di parentela e le dinamiche di popolamento delle diverse aree geografiche. Tale studio individua anche eventuali difetti genetici, nonché alcuni geni correlati con l’aspetto fisico. Infine, è molto utile anche nel determinare il sesso degli inumati quando non è possibile utilizzare i metodi anatomo-morfologici.

Un momento dell’evento
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NEWS | L’Uomo di Altamura, ricerche sempre più impegnative

Una ricerca degli Atenei di Firenze, Pisa e Roma – la Sapienza – approfondisce la conoscenza dello scheletro più completo di Neanderthal mai ritrovato: l’Uomo di Altamura. La difficile collocazione del reperto nella grotta di Lamalunga ha richiesto l’uso di sonde videoscopiche e di un apparecchio a raggi X portatile.

Chi è l’Uomo di Altamura

Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l’osservazione. Si tratta di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) e autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica, che ha avviato indagini scientifiche negli ultimi anni (2017-2020).

Gli studi precedenti

Lo studio appena pubblicato su PLOS ONE riguarda i denti del Neanderthal di Altamura e il suo “apparato di masticazione” (mascella e mandibola); una ricerca di simile argomento era già stata pubblicata di recente, realizzata insieme dall’Università di Firenze, la Sapienza – Università di Roma e l’Università di Pisa con il titolo: “In situ observations on the dentition and the oral cavity of the Neanderthal skeleton from Altamura (Italy)”. I responsabili delle unità operative – che hanno operato in condizioni molto difficili – sono stati Jacopo Moggi Cecchi, antropologo dell’Ateneo fiorentino, Damiano Marchi (Università di Pisa) e Giorgio Manzi (Sapienza – Università di Roma), che è anche il coordinatore del progetto complessivo del MIUR.

Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all’interno della grotta.

“Grazie all’ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione – spiega Jacopo Moggi Cecchi – siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull’età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal”.

“Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell’osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all’alimentazione”.