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UCRAINA | La fuga delle aziende, ora la Russia rischia il default

A seguito dell’attacco indiscriminato a danno dell’Ucraina molte aziende internazionali stanno abbandonando la Russia. Chiudono gli uffici, i negozi in loco e online. Un vero e proprio esodo di massa del business internazionale da Mosca: dall’energia ai trasporti, passando per i beni di consumo.

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L’esodo energetico

Il primo ad aprire le danze è stato il gigante petrolifero britannico, la BP plc (British Petroleum), il 27 febbraio scorso. Il più grande investitore straniero in Russia ha ceduto la sua quota alla compagnia petrolifera di Stato russa, la Rosneft, una mossa azzardata e dolorosa dal punto di vista finanziario.
Ventiquattro ore dopo anche Shell ha preso una decisione analoga, citando “l’insensato atto di aggressione militare” del Cremlino ha comunicato la cessazione della partnership con Gazprom e del suo coinvolgimento nel progetto del gasdotto Nord Stream 2, bloccato nel frattempo dalla Germania.
Al coro si unisce Eni che cede le quote nel gasdotto Blue Stream che collega la Russia alla Turchia.
Dal Regno unito alla Norvegia il discorso non cambia: Equinor, la più grande società energetica norvegese ha annunciato il ritiro delle sue join venture in Russia.

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Via i beni di consumo

Una situazione analoga la troviamo in ambito dei beni di consumo. Stop alle vendite in Russia per HP, primo fornitore di PC in Russia, ed Apple. Ai due colossi si aggiunge Microsoft che condanna “un’ingiustificata, non provocata e illegittima invasione dell’Ucraina”. Dello stesso avviso sono la Samsung ed il tedesco Siemens, che per la Russia produce treni, offre servizi digitali e di automazione alle imprese.
Volkswagen chiude la produzione di auto dichiarando che «a causa della guerra condotta dalla Russia il presidio del gruppo ha deciso di fermare la produzione di veicoli in Russia. Anche le esportazioni verranno stoppate a partire da subito». Al suo fianco troviamo la giapponese Toyota.
Sono ferme le spedizioni dei beni: il gigante danese Maersk e il gruppo italiano MSC hanno bloccato temporaneamente tutte le spedizioni di container da e per la Russia, con loro è fermo anche Dhl che ha sospeso i servizi di consegna sia in Russia che in Bielorussia.
L’esodo aumenta di ora in ora: tra le aziende pronte ad abbandonare la Russia di Putin troviamo Netflix, Lego, Ikea, Tik Tok, Spotify.

L’isolamento dal mondo dello Sport

Con la motivazione delle difficoltà logistiche, il 3 marzo scorso anche Nike ed Adidas hanno abbandonato il suolo russo. Adidas inoltre, come sponsor tecnico dalla Nazionale russa, ha sospeso la partnership con la Federcalcio russa già tagliata fuori dalle competizioni. Mosca si è trovata fuori da tutto il mondo sportivo: fuori da Fifa, Uefa e Cio. Lo sport internazionale sventola le bandiere ucraine e caccia la Russia da Mondiali e competizioni europee. A Mosca sembrava prevalere la linea soft, con provvedimenti come niente bandiera né inno ai playoff in Qatar ma il rifiuto categorico di Polonia, Svezia e Repubblica Ceca di scendere in campo contro la Russia ha portato la Fifa ad adottare la decisione più dura e probabilmente la meno desiderata. Ai provvedimenti si accodano il mondo del basket, del tennis e del judo, lo sport prediletto da Vladimir Putin: di tutta risposta la Federazione internazionale di judo lo ha sospeso dalla carica di presidente onorario.

Goodbye Fast Food

L’8 marzo scorso anche i colossi del fast food americano hanno annunciato la loro personale fuga dalla Russia. Ad aprire le danze troviamo McDonald’s con la temporanea chiusura di tutti ed 850 i punti ristoro del Paese. L’amministratore delegato Chris Kempczinski ha spiegato che l’azienda continuerà a pagare i 62mila dipendenti che hanno lavorato per il marchio, ma è attualmente impossibile sapere quando i ristoranti potranno riaprire. Dello stesso avviso troviamo Pepsi, Coca- Cola e Starbucks che, oltre ad aver sospeso la vendita diretta presso i suoi locali, ha sospeso anche i rifornimenti destinati ai bar russi. È stato il Ceo di Starbucks, Kevin Johnson, ad affermare: «Condanniamo gli orribili attacchi della Russia in Ucraina e siamo solidali con tutte le persone colpite. Continuiamo a monitorare i tragici eventi e oggi abbiamo deciso di sospendere tutte le attività in Russia, inclusa la spedizione di tutti i prodotti Starbucks».

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Addio moneta digitale

Da sabato 5 marzo anche Visa e Mastercard hanno messo in atto la sospensione delle operazioni in Russia. Visa ha parlato di una “non provocata invasione dell’Ucraina e inaccettabili eventi a cui abbiamo assistito”, mentre Mastercard ha motivato con “la natura senza precedenti dell’attuale conflitto e la situazione economica incerta”. Domenica la stessa decisione è stata presa da American Express. Dal 12 marzo entrerà in vigore l’esclusione della Russia dal sistema SWIF (Society for worldwide interbank financial telecommunication), la principale rete di messaggistica finanziaria usata dagli istituti di credito, adibita alle transazioni monetarie internazionali. Tra le banche escluse troviamo Bank Otkritie, Novikombank, Promsvyazbank, Bank Rossiya, Sovcombank, Vnesheconombank (Veb) e Vtb Bank. In questa black list mancano attualmente la prima banca russa, Sberbank, e la terza, Gazprombank, attraverso la quale passano i pagamenti per le forniture di gas.

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Fuga dalla Russia

Ad essere spaventata, per le sanzioni e le decisioni finanziarie delle multinazionali, è la popolazione russa, sempre più povera, sempre più incerta sul proprio futuro. Molti pensano ad una fuga all’estero: a segnalarlo è in primis il motore di ricerca Google che in Russia, a partire dal 24 febbraio scorso, ha avuto un’impennata di ricerche di эмиграция, ossia emigrazione, del 5000%.

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UCRAINA | Volodymyr Zelensky, l’eroe creato da Putin

In questi giorni di aggressione all’Ucraina, l’ex attore eletto Capo di Stato, Volodymyr Zelensky, sta ribaltando i pregiudizi che molti – dalle cancellerie occidentali allo stesso popolo ucraino – avevano riguardo la sua figura di leader. 

Un attore populista

Classe 1978 e politico senza esperienza, Zelensky è a capo del Paese dall’aprile del 2019. Definito populista, la sua campagna elettorale fu incentrata totalmente sulla lotta alla corruzione e al potere degli oligarchi.

Quando scelse di scendere in politica era noto principalmente come comico. Raggiunse notorietà mediatica interpretando un personaggio della serie tv “Servitore del popolo”, un professore di Storia che si ritrovava presidente dopo aver denunciato sui social la corruzione del governo ucraino.

È con messaggi simili che oggi lo vediamo in mimetica, tramite video-selfie, tra le strade di Kiev.

La carriera politica

Ma facciamo un passo indietro. La sua carriera attoriale portò l’opinione pubblica internazionale a snobbare a lungo il nuovo leader ucraino. Volodymyr era visto unicamente come un comico posto alla guida di un Paese cuscinetto tra il mondo occidentale e la Russia di Vladimir Putin, un paese fondamentale per gli equilibri geopolitici europei. Russo madrelingua, fu accusato inizialmente di essere filorusso: troppo morbido nei confronti di Putin, incapace di valutare veramente la minaccia rappresentata dalla madre Russia.

Слуга народу (servitore del popolo), oltre ad essere una serie televisiva, è il nome del partito di Zelensky. Salendo al potere si trovò alla guida di un Paese logorato e spaccato in due, con le autoproclamate repubbliche del Donbass e la Crimea da un lato, il resto del territorio dall’altro. Nonostante ciò il presidente continuò il percorso di progressivo avvicinamento dell’Ucraina all’Occidente (iniziato già nel 2008 con la richiesta da parte del Paese sovrano di entrare a far parte dell’alleanza NATO) e proseguì cercando un accordo con la Russia nel dicembre del 2019: la richiesta ferma di un cessare il fuoco nell’est del Paese (vessato dal 2014) palesando la volontà di continuare lo scambio di prigionieri iniziato nel settembre dello stesso anno.

I rapporti Russia – Ucraina

I rapporti tra Russia e Ucraina sono tornati al centro dell’attenzione dei media lo scorso novembre, dopo la richiesta di Mosca all’Occidente di alcune garanzie per la sicurezza della Russia, tra queste l’esclusione definitiva della possibilità che l’Ucraina entrasse nella NATO. Come se non bastasse il Cremlino è arrivato a schierare circa cento mila soldati al confine con l’Ucraina.

È qui che i toni moderati di Zelensky sono radicalmente cambiati.

Nelle ore precedenti l’attacco russo, Zelensky ha affermato con fermezza che gli ucraini erano pronti a combattere, rispedendo al mittente le accuse di nazismo ricevute da Putin e invitando il popolo russo alla riflessione. Con l’inizio dei bombardamenti ha accusato l’Occidente di aver lasciato il Paese a sé stesso: “Chi è pronto a combattere con noi? Non vedo nessuno. Chi è pronto a dare all’Ucraina una garanzia di adesione alla Nato? Tutti hanno paura”.

Ha deciso, con parole piene di sarcasmo, di non accettare l’offerta degli Stati Uniti per un’evacuazione sua e della sua famiglia dalla capitale: “Mi servono armi per combattere, non un passaggio” ha replicato.

Un nuovo modello di leader

Quella a cui stiamo assistendo è la trasformazione di un uomo da politico a leader morale.

Zelensky sta gradualmente diventando un capo di stato ammirato e rispettato sia dagli ucraini che all’estero. Comunica con video tramite social e li sta diffondendo con un ritmo incessante. L’uomo che abbiamo di fronte non è più l’attore in giacca e cravatta ma è il Capo di Stato in trincea.

È colui che scende in mimetica per le strade della città invitando la popolazione a resistere, creando un legame indissolubile con la sua gente. A capo della resistenza ucraina, infervora gli animi e guida una guerriglia di strada mossa casa per casa, strada per strada.

È l’uomo che invia messaggi di coraggio, portando il Cremlino al negoziato sul confine con la Bielorussia senza nessuna condizione preliminare.

Ecco chi è l’eroe creato da Putin.

 

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NEWS | SMART-electron, un progetto rivoluzionario sulla luce

Sviluppare una nuova tecnologia che cambierebbe radicalmente il modo in cui la materia viene studiata in microscopia elettronica: è l’obiettivo di SMART-electron (H2020-FETOPEN-2018-2020, Grant Agreement n. 964591). Il progetto è coordinato dal dottor Giovanni Maria Vanacore, ricercatore presso il Dipartimento di Scienza dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca, che studia fenomeni ultraveloci in solidi e nanostrutture. SMART-electron è uno dei 58 progetti finanziati dal programma pilota Pathfinder dell’European Innovation Council (EIC); dunque “sostiene le fasi iniziali della ricerca e dell’innovazione scientifica e tecnologica attorno a nuove idee di ricerca ad alto rischio e ad alto impatto con lo scopo di trasformarle in nuove tecnologie”.

SMART-electron e la manipolazione degli elettroni

SMART-electron
Giovanni Maria Vanacore, il coordinatore del Progetto

La visione “rivoluzionaria” alla base del progetto è quella di stabilire un nuovo paradigma tecnologico che consenta di manipolare a piacimento le onde di elettroni attraverso l’utilizzo di impulsi di luce. Questo permetterebbe di migliorare le prestazioni di un microscopio elettronico in termini di risoluzione dell’immaginerapidità di acquisizionesensitività a specifiche proprietà del campione, e riduzione degli effetti di danneggiamento. Sono infatti numerosi i campi in cui la nuova tecnologia potrebbe trovare applicazione: dai computer quantistici, alle batterie, fino all’ambito biomedico.

«La nostra ambizione – spiega il coordinatore Vanacore – è sviluppare una tecnologia del tutto innovativa per rivoluzionare lo studio dei materiali in microscopia elettronica. Una tale capacità fornirebbe dunque uno strumento unico che ci aiuterebbe ad affrontare le sfide fondamentali della nostra società moderna nell’ambito dei materiali quantistici, dei dispositivi per l’accumulo di energia e nelle applicazioni di tipo drug-delivery».