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NEWS | Iraq, l’antica città di Assur rischia di inabissarsi

La diga di Makhoul mette in pericolo la sopravvivenza del sito archeologico di Assur, che fu capitale dell’Impero Assiro e ormai patrimonio mondiale dell’UNESCO. Sopravvissuta nel 614 d.C. al saccheggio dei Medi, e poi nel 2015 alle devastazioni perpetrate dallo stato islamico, oggi l’antica capitale rischia di soccombere alle acque del Tigri.

Convivere con il passato

La diga servirà a rafforzare la sicurezza idrica ed economica dell’Iraq, ma anche a proteggere le aree a sud di Samarra e Baghdad dal rischio di inondazioni. Questo è il progetto già ideato nel 2002. Poi, la guerra sconvolse il paese. Oggi, a vent’anni di distanza, i lavori sono ripresi e d il pericolo che l’acqua possa far sommergere il nostro passato torna reale.  Il dibattito è acceso: da una parte il pragmatismo di far fronte ai cambiamenti climatici in ogni modo, dall’altra l’idea che non si possa cancellare la storia rinunciando alla nostra identità. Eppure, anche nella terra tra i due fiumi il cambiamento climatico è ormai una realtà, la portata dei corsi d’acqua non è più in grado di nutrire il territorio in cui scorrono. Una soluzione è necessaria, ma i pareri sono discordanti in merito.

Le rovine della città di Assur al momento del loro scavo
L’impatto sociale e ambientale

Il sito scelto per diga di Makhoul si trova a circa 40 chilometri dalla città di Assur. Venne proposto nel 2002 durante il regime di Saddam Hussein, ma già nel 2003 la capitale assira veniva nominata patrimonio mondiale dell’UNESCO. A distanza di anni è necessario capire come affrontare la nuova ondata di siccità. Il progetto, infatti, desta grandi preoccupazioni: potrebbero arrivare a 250000 le persone sfollate dalle acque. Inoltre, si prevede che altri 183 siti archeologici (Marchetti et al.) vengano sommersi. Un sacrificio enorme, a prescindere dalle proprie idee in merito. Khalil Aljbory, ricercatore in archeologia presso l’Università di Tikrit, conclude: “Non sono state effettuate indagini sull’impatto sociale o ambientale. Come persona che è stata allontanata a causa di precedenti conflitti, temo che la costruzione della diga possa causare una seconda ondata di abbandoni nella regione”.

Il sito di Assur con quanto rimane della ziggurat

 

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NEWS | “Notte dei Musei”: inizia il weekend all’insegna della Cultura

Sabato 3 luglio 2021 torna la XVII edizione della “Notte Europea dei Musei“, l’iniziativa organizzata dal Ministero della Cultura francese e patrocinata dall’UNESCO, dal Consiglio d’Europa e dall’ICOM. L’evento dà la possibilità di visitare musei e luoghi della cultura in orario serale al costo simbolico di un euro (eccetto le gratuità previste).

L’elenco dei luoghi visitabili è consultabile sul sito del Ministero della Cultura a questo link.

Il Museo Madre di Napoli si prepara per la “Notte dei Musei”
Approfondimento

APPROFONDIMENTO | Sangue e tensioni nel luogo sacro alle tre fedi sorelle

Gerusalemme

Sono gli ultimi giorni del mese di Ramadan nella città sacra alle tre fedi abramitiche. In questo mese la Città Vecchia è piena di gente e di luci colorate che, di notte, indicano il periodo di festa. Durante Ramadan, oltre al digiuno, numerose usanze hanno luogo. Per i fedeli musulmani sono importantissime le cene, dette iftar, assieme alla comunità (spesso nei pressi della moschea di quartiere). Nonostante il Covid, in questi ultimi giorni la cosiddetta “Spianata delle Moschee” (la grande area che racchiude gli edifici della Cupola della Roccia e della Moschea Al-Aqsa) è sempre piena di gente che si reca a pregare o a condividere il pasto serale o ad adempiere alle altre attività e riti di questo mese santo, in un clima di attesa, gioia e sacralità.

Un abitante della Città Vecchia monta le luminarie per il Ramadan
Cosa sta succedendo negli ultimi giorni

A seguito delle proteste per gli sfratti di alcune famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah (a nord della Città Vecchia), da venerdì scorso sono iniziate alcune manifestazioni di protesta. Proprio dopo la preghiera di venerdì sera (lo scorso 7 maggio), alcuni manifestanti pare abbiano lanciato oggetti contro le forze di sicurezza israeliane schierate in assetto anti-sommossa. I militari avrebbero quindi aperto il fuoco ferendo, secondo la Mezzaluna Rossa, oltre 200 persone.

Un fedele in preghiera rimane concentrato nonostante gli scontri

Le violenze continuano da venerdì, ma stamane, attorno alle 9.00 ora locale, le forze di sicurezza israeliane sono entrate all’interno della Moschea di Al-Aqsa sparando lacrimogeni, granate e proiettili di gomma e ferendo diverse persone, fra cui numerose donne che erano all’interno. Non si conosce ancora l’entità dei danni alla moschea stessa.

Perché è grave

Data l’importanza religiosa e culturale del sito, gli attacchi armati da parte di forze di sicurezza israeliane si configurerebbero, quindi, come un’aperta violazione della Convenzione dell’Aja sulla protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato (art. IV) e del protocollo alla Convenzione di Ginevra del 1977 (art. 53).

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Militari in tenuta antisommossa e alcuni manifestanti palestinesi ©Eyad Tawil/Anadolu Agency via AFP

Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha invitato Israele a «esercitare la massima moderazione e a rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica», secondo un portavoce. Il segretario generale ha anche espresso la sua profonda preoccupazione per le continue violenze a Gerusalemme Est, «così come per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case».

Perché la Spianata delle Moschee è importante

La Spianata delle Moschee, conosciuta anche come Monte del Tempio, è il luogo dove, secondo la tradizione, Abramo stava per sacrificare suo figlio Isacco. Qui sorgeva il tempio di Salomone (purtroppo l’archeologia non ha restituito nessuna traccia della sua presenza). Il tempio salomonico fu distrutto a seguito della presa della città operata dai Babilonesi nel 586 a.C. Un nuovo tempio fu completato nel 515 a.C. e successivamente restaurato e ampliato da re Erode il Grande attorno al 19 a.C. Quando Tito, non ancora imperatore, distrusse e saccheggiò Gerusalemme nel 70 d.C, il tempio fu nuovamente raso al suolo. Successivamente l’imperatore Adriano edificò, sulle rovine del santuario ebraico, un tempio dedicato a Giove. Con l’avvento del cristianesimo venne deificata una basilica dedicata alla Vergine Maria, che rimase in uso per tutta l’epoca bizantina. I bizantini poi trasformarono il tempio in chiesa cristiana.

Nell’VII secolo Gerusalemme fu conquistata dagli arabi. I califfi Ommayadi edificarono la moschea di Al-Aqsa (nel 715); il tutto sopra i resti della chiesa bizantina e la Moschea di Omar, nota come Cupola della Roccia (nel 681), sul lato opposto della Spianata. Nel 1099 i crociati trasformarono Al-Aqsa in una chiesa e l’intera Spianata divenne la sede amministrativa del Regno di Gerusalemme. Cento anni dopo, nel 1187, Salah ad-Din riconquistò la città e riconsacrò i luoghi al culto islamico che ancora oggi è praticato con grande fervore.

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La Cupola della Roccia (foto dell’autore)

La Spianata è inclusa, dal 1981, nella World Heritage List dell’UNESCO e, dal 1982 nella Danger List (la lista dei Beni Culturali in grave pericolo). L’UNESCO nel 2016 e nel 2017, in due controverse risoluzioni, ha ribadito la condanna di ogni attacco ai Beni Culturali di Gerusalemme e, in special modo, ai siti religiosi delle tre fedi.

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NEWS | Napoli perde un simbolo: crolla la “Chiesa del Rosariello” tra l’abbandono e il silenzio

Il 20 Gennaio 2021 intorno alle ore 8.00 del mattino, a Napoli, in Piazza Cavour, un pezzo del nostro patrimonio culturale è crollato. Si tratta della facciata sinistra della storica Chiesa seicentesca di Santa Maria del Rosario alle Pigne. L’edificio, nato dal progetto di Arcangelo Guglielmelli, è parte del Centro storico di Napoli, dichiarato patrimonio Unesco. Il nome “alle Pigne” deriva dalla presenza di due alberi di pigne presenti in zona, prima della costruzione del Convento dei Domenicani nel 1630.

La chiesa in stile barocco è conosciuta dai napoletani come “Chiesa del Rosariello”, per la presenza sulla facciata centrale della statua settecentesca lignea di scuola napoletana della Vergine con il Divino Infante tra le braccia, con la veste rossa e manto blu stellato.

Le cause del crollo non sono ancora ben note: l’edificio, già vittima del terremoto nel 1980, è stato preda di numerosi furti di opere d’arte; le rimanenti sono state spostate per sicurezza in un’altra sede

La riapertura eccezionale è avvenuta nel 2017, dopo poche opere di restauro e rimessa in sesto dell’edificio venti anni prima, senza mai subire lavori decisivi di consolidamento strutturale. La facciata era visibilmente compromessa, come affermano diversi cittadini, e il cedimento improvviso del solaio ha trascinato con sé le fragili pareti. Assenza di restauri e controlli degli edifici storici sono, purtroppo, frequenti in Italia: quest’ultima vede così la perdita di parte del suo enorme patrimonio culturale.

Foto del crollo della facciata sinistra della “Chiesa del Rosariello”, Napoli
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NEWS | Terremoto in Croazia, l’Italia invia i “Caschi blu della cultura”

Il MiBACT ha inviato in Croazia un gruppo ristretto di esperti, per contribuire al monitoraggio e alla salvaguardia dei beni culturali danneggiati dal terremoto lo scorso 29 Dicembre. 

Petrinja
La città di Petrinja devastata dal sisma

Il terremoto di magnitudo 6.4 della scala Richter ha colpito la Croazia, in particolare la regione di Petrinja, pochi giorni prima di Capodanno. La scossa però non è stata l’ultima: continua ancora il cosiddetto “sciame sismico”, ovvero una serie di scosse di media e bassa intensità. Questa attività sismica, oltre a provocare gravi problemi nella gestione dell’emergenza per migliaia di persone, crea ogni giorno ulteriori danni agli immobili e ai beni culturali, come palazzi storici e chiese.

Per tale motivo, il MiBACT ha inviato un gruppo di tre “Caschi blu della cultura”: avranno il compito di verificare i danni subiti dal patrimonio culturale croato. A renderlo noto è il ministro Dario Franceschini, che sottolinea la necessità che la comunità internazionale e l’Unione Europea si dotino al più presto di meccanismi di solidarietà per la protezione del patrimonio culturale, individuando, così come già avviene per la protezione civile, meccanismi rapidi e automatici per gli interventi di tutela a seguito di calamità naturale. Anche per i beni culturali – ha concluso il ministro – le prime ore sono fondamentali per salvare opere e luoghi patrimonio dell’umanità.

Chi sono i Caschi Blu della cultura

La task force dei “Caschi Blu per la cultura”, composta per intero da italiani, con sede a Torino, è nata ufficialmente dall’intesa siglata nel febbraio 2016 tra il Governo italiano e l’Unesco. “Unite4Heritage” è l’accordo che ha permesso la formazione di un contingente costituito da Carabinieri del Comando per la tutela del patrimonio culturale, oltre a storici dell’arte, studiosi e restauratori dei principali istituti pubblici nel campo del restauro (Istituto Centrale per il Restauro, Opificio delle pietre dure di Firenze, Istituto centrale per la conservazione e il restauro del patrimonio archivistico e librario, Istituto centrale per il catalogo e la documentazione).

Il compito della task force, oggi composta da circa 80 unità, arruolate tra le forze dell’ordine e gli esperti del MiBACT, è intervenire, su richiesta di uno Stato che stia affrontando una crisi o una catastrofe naturale, per stimare i danni al patrimonio culturale, pianificare azioni di salvaguardia, fornire supervisione tecnica e formazione. Si entra nel corpo su base volontaria, se si è già all’interno del Comando Tutela dei Carabinieri o si lavora per un istituto statale legato al MiBACT.

caschi blu della cultura
Il MiBACT invia i “Caschi blu della Cultura”
Cosa faranno in Croazia i nostri esperti

I tre Caschi blu inviati dal Governo italiano in Croazia sono due carabinieri del Comando Tutela del Patrimonio Culturale e un esperto restauratore dell’Istituto Centrale per il Restauro. Il team sarà di appoggio ad una squadra croata di esperti, al fine di mettere in sicurezza i beni e i monumenti danneggiati. Gli esperti italiani, a causa delle ripetute emergenze sismiche del nostro Paese, sono, in questo momento, tra i più qualificati al mondo per intervenire sui beni danneggiati da un terremoto. 

Certo, è un minuscolo aiuto nel mare degli interventi post-sisma. L’esperienza del terremoto del 2016 insegna che sono necessari centinaia di esperti e di interventi tra messa in sicurezza, restauro, approntamento dei depositi e attività ausiliarie. Tuttavia, è importante che i Paesi dell’Unione Europea collaborino prontamente tra loro in ambito culturale oltre che politico. 

Recupero e messa in  sicurezza Museo di Amatrice
I Carabinieri del Comando Tutela a lavoro ad Amatrice dopo il sisma del 2016

Paolo Iannelli, dirigente del Servizio Emergenze e Ricostruzioni della Direzione Generale per la sicurezza del patrimonio del MiBACT, sottolinea che questa missione è un’ulteriore posso avanti rispetto alle missioni finora realizzate, perché interviene in una situazione ancora emergenziale nelle aree maggiormente colpite dal terremoto e ancora soggette a scosse di assestamento.

La Croazia ringrazia l’Italia

Nina Obiljien Koržinek, Ministro della Cultura del governo Croato, ha ringraziato il suo omologo italiano, il ministro Franceschini, scrivendo: La vostra offerta di assisterci in quest’area con conoscenze e capacità di enorme valore è di grande importanza per noi. Il terremoto ha provocato danni ingenti nelle città di Petrinja, Sisak e Glina ed è stato avvertito anche a Zagabria, provocando l’ulteriore deterioramento di monumenti già danneggiati (dal sisma dello scorso 20 Marzo, ndr).

 

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NEWS | Sgarbi, Sulmona patrimonio dell’UNESCO

Sulmona, la bellissima città d’Abruzzo, è nella lista dei siti italiani patrimonio dell’UNESCO. La proposta è di Vittorio Sgarbi, parlamentare e, da poche settimane, delegato nazionale dell’Anci per la promozione dei Beni Culturali.

«E’ una proposta che, in accordo con le autorità regionali, promuoverò formalmente solo quando la città si sarà liberata dalla subcultura espressa dall’attuale amministrazione degli ignoranti, il Movimento 5 Stelle», commenta Sgarbi.

Sgarbi pensa già alle trattative con i futuri alleati, proponendo un incontro con l’opposizione per iniziare la campagna elettorale già nel mese di gennaio. A coloro che hanno lasciato in decadenza la città di Sulmona dice: “Giù la maschera!”

Sulmona
Veduta della bellissima Sulmona
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NEWS | Nuova veste da un milione di euro per la Zisa di Palermo

A Palermo, l’assessorato regionale dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana ha destinato fondi per un milione di euro per i lavori di restauro della Zisa, storico castello del capoluogo siciliano.

Il palazzo della Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)

La Zisa (dall’arabo al-Azīz, “la splendida”), fondata da Guglielmo I nel 1165 e completata dal suo successore Guglielmo II intorno al 1175, si trovava fuori dalle mura dell’antica città di Palermo.

Si presentava come il monumento più importante e rappresentativo del Genoardo (dall’arabo jannat al-ar, “giardino” o “paradiso della terra”), il parco reale che si ispirava ai giardini di ascendenza islamica e costituiva una prerogativa del territorio appena fuori dalla Palermo normanna.

 

Nuovi lavori a trent’anni dall’ultimo restauro

Dopo un restauro effettuato nel 1972 a opera dell’architetto Giuseppe Caronia, si ritorna adesso a porre l’attenzione su interventi necessari alla vita della struttura.

Sono previsti, così, interventi mirati sulla struttura stessa e su tutto il giardino circostante con opere di sistemazione esterna delle aree verdi e creazione di impianti idrici e di illuminazione.

Le opere di manutenzione riguardano, in particolare, interventi di rimozione delle parti rovinate e di ripristino delle strutture che pregiudicano la fruibilità del sito, il restauro delle pavimentazioni in ceramica smaltata, dei rivestimenti marmorei, degli affreschi e dei mosaici alle pareti che risentono dell’usura del tempo.

Sala della Fontana della Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)

È prevista, inoltre, l’impermeabilizzazione della peschiera e la creazione di un impianto di ricircolo delle acque permettendo di migliorare la qualità dell’acqua, in modo da evitare l’insorgere di muffe e microrganismi che potrebbero alterare i marmi su cui scorre.

Sulla terrazza di copertura, oltre a effettuare lavori di impermeabilizzazione, sarà inserito un sistema di protezione di lastre in vetro per tutelare maggiormente i visitatori che da lì si affacciano per una veduta panoramica della città.

Opere di manutenzione e miglioramento sono previste nell’area della biglietteria e del bookshop, attualmente affidato a CoopCulture.

Inoltre, la Sezione Archeologica della Soprintendenza dei Beni Culturali di Palermo, sotto la direzione di Lina Bellanca, si concentrerà anche sulla zona dello scavo archeologico per un ulteriore approfondimento e la realizzazione di nuove misure di protezione dello stesso.

Valorizzazione e riqualificazione

“Il palazzo della Zisa – secondo quanto detto dall’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà – al di là della sua indiscutibile importanza storico-monumentale, rappresenta ancora oggi un esempio innovativo e moderno di architettura bioclimatica. Creata come residenza estiva, infatti, la Zisa è stata realizzata seguendo gli accorgimenti al tempo conosciuti per garantire un sistema di refrigerazione naturale; sistemi e metodi che ancora oggi sono fortemente innovativi.”

Le fontane dei giardini, la Zisa, Palermo (fonte Wikimedia Commons)

“L’intervento sulla Zisa – continua l’assessore Samonà – nel quale come Governo regionale stiamo investendo, arriva dopo quasi trent’anni dall’ultimo restauro, realizzato nel 1972 su progetto dell’Arch. Giuseppe Caronia, e mira alla conservazione e alla valorizzazione del monumento.”

Precisa inoltre l’assessore che “relativamente a quest’ultimo aspetto l’azione che sto portando avanti attraverso il mio mandato si muove su più fronti: la riqualificazione del patrimonio abbandonato e degradato, la creazione di nuovi spazi espositivi, il miglioramento e l’adeguamento delle strutture museali e dei siti archeologici esistenti ai più moderni standard, la promozione del territorio attraverso iniziative che incentivino la conoscenza e la visita dei luoghi della nostra cultura.”

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NEWS | I nuraghi si candidano a diventare patrimonio Unesco

L’associazione “La Sardegna verso l’Unesco” ha recentemente sottoposto un’istanza per candidare i monumenti della civiltà nuragica come patrimonio Unesco. Ieri c’è stata la conferenza stampa di presentazione del protocollo d’intesa tra il Centro di ricerca regionale e l’associazione La Sardegna verso l’Unesco.  Il 31 marzo 2021 si conoscerà l’esito dell’istanza. Per incentivarne l’esito positivo, è stata attivata l’operazione di mappatura e digitalizzazione di tutto il patrimonio archeologico e culturale della Sardegna. Infatti, attualmente l’unico monumento sardo incluso nella lista del Patrimonio Unesco è il complesso archeologico di Su Nuraxi a Barumini.

Un territorio ricco di storia
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Il sito archeologico Su Nuraxi di Barumini (Fonte: Wikipedia).

Il nuraghe di Barumini domina la pianura della Sardegna centrale e rappresenta un importantissimo esempio di complessi difensivi dell’Età del Bronzo, i cosiddetti nuraghi. Costruito nel secondo millennio a.C. e occupato fino al terzo secolo d.C., il nuraghe di Barumini è composto di una torre centrale a tronco di cono, originariamente alta più di 18 metri, fatta di pietre disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti che si stringono verso la sommità.

Tuttavia, la Sardegna è molto più di questo: l’isola vanta più di 6000 siti archeologici. Tutta l’isola è costellata da questi edifici dell’età del Bronzo, i nuraghi. Ecco che il progetto vuole far riconoscere come patrimonio dell’umanità tutti, nessuno escluso, i monumenti nuragici. La Sardegna, quindi, non solo merita l’istanza per l’inserimento alla nomina quale Patrimonio Unesco, ma ha buone probabilità di ottenere questo riconoscimento.

nuraghi patrimonio unesco
La mappatura dei siti archeologici dal geoportale Nurnet

Questi siti archeologici e tutti i nuraghi sono stati già mappati nel geoportale Nurnet, realizzato nel 2013. Attraverso il portale è possibile visualizzare la lista degli elementi presenti nella mappa, consultare le informazioni relative agli elementi selezionati, modificare le informazioni presenti (per utenti accreditati) e inserire nuovi elementi (nuraghi, menhir, etc.).

Questo riconoscimento permetterebbe alla Sardegna di fare un salto di qualità, di spiccare per la sua preziosità a livello archeologico. Inoltre, il successo darebbe sicuramente incentivi a livello economico e turistico. 

 

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NEWS | Il Muro sull’Appia Antica candidato a patrimonio dell’Unesco

Poco più di una settimana fa i componenti della commissione Unesco del MiBACT hanno visitato il Parco Archeologico di Muro Tenente a Mesagne (BR) per valutare la struttura messapica come possibile candidata tra le prestigiose Ricchezze dell’Umanità.

La scoperta

Muro Tenente è stato riportato in luce da Gert-Jan Burgers, professore della Libera Università di Amsterdam, e dagli archeologi di Impact Archeologia guidati da Christian Napolitano, ora direttore del Parco.

“Quando abbiamo intrapreso questa sfida – oltre dieci anni fa – nessuno avrebbe scommesso nulla sulle potenzialità del Parco Archeologico di Muro Tenente”, Napolitano commenta così il sopralluogo della commissione Unesco su Facebook. Il Muro si trova lungo il corso dell’Appia Antica, l’antica arteria di collegamento tra Roma e Brindisi ancora sul tavolo delle trattative Unesco dal 2006. “Ci sono ancora tante cose da fare. Il percorso è lungo, ci vuole impegno e coraggio, soprattutto da parte delle istituzioni locali e regionali” commenta ancora l’archeologo.

L’antico abitato messapico di Muro Tenente (BR)
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NEWS | Nuove scoperte dallo scavo archeologico di Palù di Livenza (PN)

E’ uscito ieri il comunicato stampa della Soprintendenza del Friuli Venzia Giulia relativo alle indagini archeologiche fatte a Palù di Livenza. Dagli scavi, durati un mese e mezzo, gli archeologi hanno riportato alla luce ben tre villaggi palafitticoli e interessanti manufatti neolitici.

L’area archeologica di Palù

Il Palù di Livenza si estende in un bacino naturale alle pendici dell’altopiano del Cansiglio. Nell’Ottocento, oltre agli interventi di bonifica, ci furono i primi rinvenimenti di pali lignei e, durante lo scavo del Canal Maggiore nel 1965, fu scoperto un insediamento preistorico di notevole rilevanza archeologica.

A partire dai primi anni ’80 iniziarono le ricerche sistematiche, che portarono alla luce una parte del villaggio palafitticolo. L’area è parte dei Siti palafitticoli preistorici dell’arco alpino iscritti nella lista del Patrimonio Mondiale dell’UNESCO dal 27 giugno 2011. Dopo una lunga interruzione, gli archeologi hanno ripreso le indagini nel 2013,  proseguendo con due campagne nel 2016 e nel 2018, per poi continuare con l’attuale scavo.

Una panoramica di Palù di Livenza (Archivio fotograico SABAP FVG). Da MICHELI 2017.

I villaggi palafitticoli sono infatti monumenti importanti per la comprensione della più antica civiltà agricola europea e delle forme di adattamento alle aree umide della regione alpina praticate dai gruppi preistorici.         Michele Bassetti

Lo scavo archeologico del settore 3

Agli scavi ha partecipato la Società Archeologica CORA srl di Trento, sotto la direzione del Funzionario archeologo dott. Roberto Micheli. Per il progetto è stata essenziale la collaborazione dei Comuni di Caneva, Polcenigo e Aviano e il supporto del Gruppo Archeologico di Polcenigo.  L’obiettivo era quello di  scavare gli strati più antichi del Settore 3. Gli archeologi avevano ripreso le ricerche di questo settore già dal 2013, continuando anche nel 2018: la scelta dell’area è dovuta a un miglior stato di conservazione del deposito e alla vicinanza a strutture lignee dell’abitato neolitico. 

Scavo del settore 3 nel 2018. Da MICHELI 2017.
Settore 3 (2020).
Un ostacolo alla ricerca: la pioggia

L’area del Palù di Livenza è nota per le frequenti piogge e per l’umidità, ed è molto difficile prevedere gli improvvisi cambiamenti del tempo. Lo scavo è stato quindi rallentato molto dalle intense precipitazioni, che hanno interessato l’area dell’alto pordenonese. Spesso le indagini sono state sospese completamente, nonostante la presenza di un sistema di drenaggio.

I reperti archeologici

Negli scavi neolitici sono sempre numerosi i resti ossei di animali, i frammenti ceramici e gli strumenti di selce. Nel settore 3 si rilevano negli strati più profondi numerose mele selvatiche carbonizzate, oltre che abbondanti resti combusti di corniolo, ghiande di quercia e semi di farro, che suggeriscono la presenza di scorte alimentari bruciate.

A Palù gli archeologi, quest’anno, hanno raccolto due frammenti di asce in pietra levigata. Questi strumenti erano fondamentali per la trasformazione del legno e la produzione di manufatti in un periodo in cui non vi sono prove della lavorazione del metallo. Anche in questa campagna di scavo, così come negli scavi precedenti del settore 3, gli archeologi hanno scoperto numerse pintadere. Frequenti nelle culture neolitiche dei Balcani e dell’Europa centrale, sono stampi di terracotta che recano linee decorative incise o in rilievo, di vario genere: curvilinee, lineari, a zig zag e a reticolo.

Alcune pintadere rinvenute nel deposito tardoneolitico di Palù dallo scavo del 2016. Da MICHELI 2017.

  

Stupisce infine il ritrovamento di un cucchiaio di legno, perfettamente integro: questo dimostra le grandi capacità degli artigiani neolitici nella lavorazione del legno.

Il cucchiaio integro trovato nel settore 3 di Palù di Livenza.

 

Un grande progetto all’orizzonte

La campagna di scavo si conclude oggi, ma non finiscono le ricerche. Gli archeologi sperano di poter riprendere l’anno prossimo gli scavi e aspettano nuovi finanziamenti. L’obiettivo della Soprintendenza è quello di finire il prima possibile le indagini del settore 3, ultimo pezzo del puzzle. Tutti i dati raccolti dall’inizio delle indagini nel 2013 fino al completamento del settore 3 saranno poi oggetto di studio per ricostruire l’articolata storia dei diversi abitati individuati in questo sito.

 

Bibliografia

Micheli R. (ed.) 2017. Il Palù di Livenza e le palafitte del sito UNESCO: nuovi studi e ricerche, Pagine dall’ecomuseo 17 – Percorso acqua. Maniago (PN).

Micheli, R. et alii 2018. Nuove ricerche al Palù di Livenza: lo scavo del Settore 3. In Borgna, E., Cassola Guida, P. & S. Corazza (eds.), Preistoria e Protostoria del Caput Adriae, Studi di Preistoria e Protostoria 5: 481-490. Firenze: IIPP.