A Udine, nell’ambito degli scavi conservativi di Palazzo Dorta, sono riemerse le tracce di una capanna protostorica. La struttura sembra databile all’Età del Bronzo Recente, tra il 1300 e 1200 a.C.
Lo scavo
Le attività di scavo sono sotto la sorveglianza archeologica della ditta Arxè s.n.c., a opera di Giulio Simeoni, e sotto la direzione scientifica dell’archeologa Giorgia Musina per la Soprintendenza Archeologia, Belle arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia. I lavori presso Palazzo Dorta (finanziati dall’imprenditore Alessandro Salvatelli e mirati alla costruzione di unità abitative di pregio) hanno portato alla luce ricche testimonianze storiche, che vanno dall’Età del Bronzo all’epoca moderna.
In particolare, in seguito al precedente rinvenimento di strutture murarie di epoca romana (datate tra I sec. a.C. e I sec. d.C.), in questi ultimi giorni sono emersi – insieme a un pozzo rinascimentale in muratura dal diametro di 1,5 cm – anche i resti del già noto insediamento protostorico fortificato, del II e I millennio a.C. Si tratta di una parte di pavimentazione in terra battuta, tracce di un probabile focolare, nonché di elementi strutturali (come l’impronta di una trave lignea). È, perciò, verosimile che si tratti di una capanna, un vero e proprio unicum nel panorama cittadino per le ottime condizioni di conservazione. Sicuramente il proseguimento degli scavi e lo studio dei reperti rinvenuti daranno maggiore sicurezza sulla datazione della struttura. Per il momento, sembra che la capanna risalga all’Età del Bronzo Recente (1300 – 1200 a.C.). Inoltre, tra i reperti spiccano alcuni frammenti ceramici provenienti dall’area centro-europea, che testimonierebbero relazioni commerciali tra le due aree.
L’Università degli Studi di Udine, il Segretariato regionale del Ministero per i Beni e le Attività culturali e per il Turismo per il Friuli Venezia Giulia (MiBACT) e il Comune di Udine hanno siglato la scorsa settimana una convenzione per il recupero del tumulo protostorico di Sant’Osvaldo. Finalmente aprirà ai visitatori la straordinaria tomba di 4000 anni fa. L’accordo, della durata di 5 anni, permetterà la valorizzazione del tumulo funerario situato a Sant’Osvaldo, a Udine. Il protocollo d’intesa è stato firmato dal rettore dell’Università, Roberto Pinton, dal direttore del Segretariato regionale, Roberto Cassanelli, e dal sindaco, Pietro Fontanini.
La sepoltura di un capo dell’Età del Bronzo
La sepoltura a tumulo di Sant’Osvaldo ha un ruolo fondamentale perla conoscenza del Friuli dell’Età del Bronzo. La tomba si trova alla periferia di Udine, in una zona conosciuta come “Pras de tombe” (Prati delle Tombe), che è stata luogo di sepoltura nel Bronzo Antico. Il tumulo venne costruito in posizione sopraelevata sulla pianura sottostante, così da accrescerne monumentalità e visibilità. I ritrovamenti archeologici della zona attestano che il luogo era frequentato fin dal Neolitico, ma solo nell’età del Bronzo fu usato come necropoli.
Il sepolcro è costituito da ciottoli e blocchi di roccia provenienti da depositi fluviali e ricoperti da oltre un metro di suolo argilloso. Il tumulo ha dimensioni notevoli con un diametro di circa 26 metri e un’altezza di 4 metri: probabilmente, in origine, era più grande. La tomba, in età tardo-romana, è stata poi riusata come fornace da calce e, nei primi del Novecento, ingrandita per costruirvi un belvedere.
Le ricerche
Tra il 2000 e il 2002, il gruppo di ricerche per la protostoria dell’Università di Udine ha condotto scavi archeologici a S. Osvaldo sotto la direzione della Prof.ssa Paola Cassola. Nella zona più interna del monumento, sotto un’ampia cupola di ciottoloni, coperta da uno spesso deposito di terreno argilloso, vi era la tomba ad inumazione di un maschio adulto, privo di corredo. La sepoltura era in origine costituita da una cameretta di tavole di legno, orientata in senso nord – ovest e sud – est, coperta da file di ciottoloni. La datazione al Bronzo Antico (intorno al 2000 a.C.), proposta su basi archeologiche, è stata confermata e precisata dai risultati dell’analisi al Carbonio14. La presenza in Friuli di questo e di altri tumuli protostorici, permette di collegare strettamente la regione alle culture coeve dell’Europa centro-orientale: erano sepolture monumentali destinate a celebrare figure di capi di piccole comunità.
Il progetto di valorizzazione
Sarà finalmente aperta ai visitatori una straordinari tomba dell’età del Bronzo.
Il restauro del tumulo era terminato tra il 2010 e il 2011, ma non si erano ancora realizzati progetti per la valorizzazione e la fruizione. L’accordo di collaborazione tra Comune di Udine, MIBACT e l’Università di Udine prevede tre tipi di azioni: progetti didattico-divulgativi, rivolti principalmente alle scuole ma anche a un pubblico più vasto e alla cittadinanza; formazione di operatori dedicati ad attività di educazione al patrimonio archeologico; realizzazione di prodotti editoriali divulgativo-didattici per le scuole su temi di carattere archeologico ed ambientale.
Nell’ambito delle attività di tutela del sito archeologico di Sant’Osvaldo, l’Università di Udine garantirà l’accesso al pubblico e la manutenzione ordinaria del sito, degli impianti e dell’area circostante. Il Comune, tramite i Musei Civici, fornirà strumenti e risorse per favorire la conoscenza del sito. Infine, il Segretariato regionale del MiBACT fornirà il supporto istituzionale ai progetti e alle iniziative volte alla promozione culturale e turistica. Il Segretariato ha, inoltre, delegato alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio del Friuli Venezia Giulia gli interventi di manutenzione straordinaria e, se necessario, ulteriori ricerche e restauri. Il gruppo di lavoro che coordinerà le attività previste dal protocollo è formato da: Elisabetta Borgna per l’Università di Udine, Paola Visentini per i Musei Civici, Roberto Cassanelli per il Segretariato MIBACT e Simonetta Bonomi per la Soprintendenza.
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