L’ANA(Associazione Nazionale Archeologi), attraverso un comunicato stampa, parla nuovamente della bozza del Decreto Legge del Ministero della Transizione Ecologica e Tutela del patrimonio archeologico e del paesaggio: il ministro Cingolani e il presidente di Legambiente hanno identificato come unico ostacolo alla “palificazione” ecologica le norme di tutela del patrimonio e del paesaggio.ANA non scende a compromessi e si prepara, insieme ad altre associazioni del settore, sindacati e cittadini, a frenare questa barbarie e intervenire concretamente con iniziative a tutela del patrimonio, del paesaggio e della ripresa culturale di questi settori. Fermiamo il saccheggio dei nostri beni!
In sinergia con il Comune di San Gregorio (CT) sarà possibile visitare gratuitamente dalle 9.30 alle 12.30 la parte epigea dellaRiserva naturale integrale «Complesso Immacolatelle e Micio Conti». Le visite hanno l’obiettivo di far conoscere le attività di tutela e di valorizzazione del patrimonio ambientale, artistico e culturale del territorio ionico-etneo.
«Nell’area protetta gestita dal Cutgana dell’Università di Catania – spiega il geologo Giovanni Sturiale, direttore della Riserva e coordinatore delle visite – i visitatori potranno ammirare le particolari specie floristiche e approfondire gli aspetti principali legati alla formazione delle grotte vulcaniche etnee e del ricco patrimonio naturalistico e demo-etnoantropologico».
Nell’ambito dell’iniziativa sarà possibile visitare anche la chiesa Madre di Santa Maria degli Ammalati di squisita fattura seicentesca; la chiesa dell’Immacolata al Piano, di stile settecentesco; la chiesetta di San Filippo d’Agira, costruita nel 1500 da don Alvaro Paternò; quella di Sant’Antonino alla Radiusu. E ancora la chiesa del Sacro Cuore di Gesù, costruita nei primi anni del ’900, all’interno dell’Istituto salesiano Don Bosco.
Le associazioni che operano nel settore dell’archeologia rendono noti i provvedimenti presi per contrastare la bozza del decreto legge che semplifica le procedure per i lavori di costruzione impianti.
È notizia dei giorni scorsi la proposta di un decreto che sospenderebbe la tutela del patrimonio ambientale, paesaggistico e archeologico. Si tratta della bozza del decreto presentato dal Ministero per la Transizione Ecologica riguardante indicazioni per la semplificazione delle procedure autorizzative per i lavori di costruzione di impianti per le energie rinnovabili finanziati con il Recovery Plan.
Le associazioni di categoria e le consulte universitarie che operano nel settore dell’archeologia stanno mettendo in campo azioni diverse per contrastare queste norme che sospenderebbero la tutela del paesaggio e del patrimonio. Ciò mentre lavorano con deputati e senatori per spiegare loro quali gravissimi rischi correrebbe il nostro Paese se queste norme venissero approvate: hanno scritto due lettere, una al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e un’altra ai ministri della Cultura, Dario Franceschini, della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani, e delle Infrastrutture, Enrico Giovannini, per segnalare le criticità nella formulazione di queste nuove norme e chiedere la loro revoca. La semplificazione e la velocizzazione delle procedure è un obiettivo pienamente raggiungibile senza passare sopra al nostro patrimonio e senza danneggiare il paesaggio.
Anche noi di ArcheoMe ci auguriamo che il governo comprenda come la tutela del nostro patrimonio, archeologico e paesaggistico, non sia un ostacolo allo sviluppo del Paese, bensì la vera risorsa per un futuro che punti realmente sulla sostenibilità ecologica e culturale dello sviluppo economico.
Riportiamo integralmente il testo della lettera inviata ai ministri dalle associazioni di categoria.
La mostra, che continuerà fino a gennaio 2022, si articolerà sui due piani di Palazzo Ducale, presenterà diverse sezioni incentrate su attività di tutela e attività di valorizzazione che hanno interessato il territorio nell’ultimo decennio. Sarà la vetrina dei lavori in corso che, giorno dopo giorno, permettono di ricostruire un tassello della storia del Mantovano, merito degli scavi seguiti dalla Soprintendenza in proficua collaborazione con Palazzo Ducale.
L’inizio del percorso mostra (foto: Museo Archeologico Nazionale di Mantova)
Nelle viscere della “città nascosta”
Gli scavi archeologici hanno regalato soddisfazioni alla Mantova etrusca, romana, longobarda e rinascimentale. L’archeologia urbana ha fatto rivivere intere epoche attraverso molte scoperte: la domus romana di piazza Sordello, le mura dei Gonzaga in piazzale Mondadori, spostate con precisione ingegneristica, i mosaici romani di via Accademia.
La domus romana in corso di scavo in piazza Sordello (MN)
Gli amanti di Mantova
Non possono mancare gli «Amanti di Valdaro», il grandioso ritrovamento del 2007 è un esempio compiuto di tutela e valorizzazione, emblema dell’archeologia mantovana: una sepoltura “bisoma”, due giovani sepolti insieme, rannicchiati, l’uno di fronte all’altro per più di 5500 anni. Sono state rimosse tutte le sepolture della necropoli con un’operazione delicatissima, ma necessaria alla conservazione nel Museo Nazionale di Mantova.
Gli «Amanti di Valdaro» in esposizione al Museo Archeologico Nazionale di Mantova (foto: Direzione Regionale Musei Lombardia)
La Mantova preistorica e dei Gonzaga: lo scavo di Gradaro-Fiera Catena
Il Quartiere costituisce una sezione della mostra in quanto rientra nell’ampio progetto di tutela “Mantova Hub”, voluto dal Comune nel 2016 per recuperare e restituire alla collettività spazi abbandonati e in stato di degrado.
Lo scavo ha restituito reperti che si datano all’Età del Bronzo Finale (XII-X sec. a.C.) e all’epoca dei Gonzaga (1400-1600). In ambito preistorico è doveroso menzionare, per il grande lavoro condotto in laboratorio, undolio a corpo ovoide e un vaso biconico. All’età dei Gonzaga risale una selezione di ceramica graffita, «fossile guida» (reperto che aiuta la ricostruzione della cronologia poiché ha buona presenza negli strati), e oggetti di uso quotidiano, come le prime pipe dopo l’introduzione del tabacco.
Olla decorata da un cordone plastico dopo la ricomposizione (Foto: Museo Archeologico Nazionale di Mantova)Esemplare di ceramica graffita da Fiera Catena (seconda metà XV-XVI sec.) in corso di studio (foto: Museo Archeologico Nazionale di Mantova)
La Mantova etrusca, romana e medievale: lo scavo di via Rubens – Case dei Canonici di Santa Barbara
Nel V secolo a.C. nasce l’abitato etrusco di Mantova, dominante sulla valle del fiume Mincio, in cui selvicoltura e commercio fluviale sono solo due dei tanti punti di forza del territorio. Il sistema viene scosso dalla grande invasione celtica del secolo successivo. Nomi celti si ritrovano infatti inscritti su ceramica in alfabeto etrusco: gli stranieri dovevano essersi integrati nella comunità.
Alfabetario etrusco inciso sul fondo di una ciotola, riporta tutte le venti lettere in uso nel IV secolo a.C. (foto: Museo Archeologico Mantova)
Lo scavo si è concentrato sul quartiere residenzialedi via Rubens portando in luce: utensili da cucina (frammenti di ciotole e pentole), pesi da telaio, scarti di produzione ceramica pertinenti a un’officina sul Mincio. Nell’area sono state poi scavate domus di epoca romana, ricche di mosaici; Invece, nelle Case dei Canonici di Santa Barbara, è stato rinvenuto un edificio monumentale di età medievale, ancora in corso di scavo e parte della cosiddetta Civitas Vetus di Mantova.
La sezione della mostra dedicata allo scavo di via Rubens-Case dei Canonici di Santa Barbara (foto: Museo Archeologico Nazionale di Mantova)
Il «Reperto W» è venuto alla luce dalla tomba del bimbo longobardo sepolto in via Rubens, ma è rimasto ignorato a lungo. Si tratta di una manciata di frammenti di ferro arrugginito, rinvenuta vicino alle guarnizioni in oro della cintura; i frammenti sono stati recentemente studiati dalla curatrice della mostra, la dott.ssa Hirose, e da altri esperti che hanno ricomposto un coltello; il fodero dell’oggetto doveva esser appeso alla cintura che reggeva la tunica e le brache del bimbo.
Come prenotare la visita alla mostra
L’inaugurazione è fissata per venerdì 7 maggio alle ore 17. La partecipazione è gratuita previa prenotazione in quattro diverse fasce orarie(17/17.20/17.40/18.00) durante le quali, a gruppi contingentati di 12 persone, sarà possibile partecipare a una visita guidata gratuita della mostra. Per prenotarsi è necessario compilare uno dei moduli onlinea questo link a seconda della fascia oraria scelta.
Dirige la grande macchina di Palazzo Ducale, si è insediato in un momento difficile: novembre 2020. Come ha diretto il lavoro “a porte chiuse”? Cosa ha ereditato dalla precedente organizzazione e cosa ha cambiato?
«Dalla precedente direzione – e mi riferisco a quella di Peter Assmann, piuttosto che all’interim di Emanuela Daffra che ha coperto circa un anno – ho ereditato un Museo vivace, pieno di iniziative e di attività, ma anche uno scarso interesse per i problemi di manutenzione e conservazione, nonché poca attenzione all’avvio delle procedure per i grandi interventi, per i grossi restauri. Questi sono quindi necessariamente le mie priorità. Su diversi fronti mi trovo quindi a lavorare in continuità, con una ricca programmazione di eventi, seppure meno rivolti al contemporaneo; ho tuttavia ritenuto improcrastinabile dedicarmi all’avvio dei lavori e alla programmazione di interventi di restauro e di manutenzione a breve e a lungo termine».
Stefano L’Occaso nella presentazione del restauro dell’Ultima Cena di Leonardo (photo credits: Paolo Gai)
Palazzo Ducale riapre in grande. Lei ha la paternità della mostra “La città nascosta – Archeologia urbana a Mantova”, com’è nata l’idea?
«Dal 2016 al 2018 il Museo Archeologico di Mantova, che accoglierà questa mostra, è stato gestito dal Polo Museale della Lombardia del quale ero direttore; allora mi occupai di allestire il Museo in via permanente dato che, fino al 2015, si visitava praticamente una sola sala. Ma un Museo Archeologico non può essere una realtà statica: deve anzi riflettere il continuo incremento di conoscenze che deriva dagli scavi, che sono oggi affidati alle Soprintendenze. Il mio desiderio era riallacciare il legame con la tutela, con il territorio, e fare del Museo Archeologico una realtà viva, attenta alle scoperte più recenti, che possono giorno dopo giorno aiutarci a scrivere od obbligarci a riscrivere la storia della città e suo contesto».
Il direttore Stefano L’Occaso durante una conferenza
La mostra presenterà grandi lavori, tra questi il restauro dell’imponente dolio ovoide del Bronzo Finale dal quartiere di Fiera Catena (MN). Dopo lo scavo in situ, il microscavo in laboratorio è stato impegnativo. Anche l’esposizione di questo recipiente ha richiesto condizioni e spazi particolari?
«Un primo intervento è stato effettuato proprio in situ dai restauratori di Palazzo Ducale (Daniela Marzia Mazzaglia) e della Soprintendenza (Aria Amato); successivamente l’intervento è stato affidato a una ditta di restauro di Torino. I due dolii trovati e restaurati sono stati accolti entro una teca di grandi dimensioni, appositamente disegnata nella splendida cornice del Museo Archeologico, il luogo che un tempo ospitò il teatro di corte dei Gonzaga e che oggi è deputato a raccontare la storia delle origini della città virgiliana».
Protagonista della mostra è anche il «Reperto W», un coltello idealmente ricostruito da sei frammenti di ferro arrugginiti dalla tomba del bimbo longobardo su via Rubens (MN). La ricostruzione vede in prima linea la dott.ssa Hirose, anche curatrice della mostra, com’è stato trattato il Reperto in vista dell’esposizione?
«Si tratta infatti di un reperto di notevole interesse, tanto per il contesto di provenienza, quanto per se stesso. Dall’area di scavi di via Rubens sono emersi i resti di una struttura a pianta ottagonale che si può forse interpretare come battistero: forse il battistero ariano, in contrapposizione a quello ortodosso, rinvenuto oltre mezzo secolo fa nell’area del Seminario Diocesano. In via Rubens, una sepoltura infantile, del tipo a “casa mortuaria”, ha restituito un ricco corredo, ma a lungo ci si è concentrati sulle guarnizioni d’oro della cintura, mentre solo ora si è compreso il valore di sei frammenti di ferro arrugginito, ricomposti per l’occasione in un coltello ancora nel fodero. Un coltello che doveva avere una lamina d’argento sul manico e inserti di osso o corno nella punta del fodero. Anche questo recupero è merito dei curatori, Mari Hirose e Leonardo Lamanna, ai quali sono davvero grato per l’eccellente lavoro svolto».
Ricco corredo dalla tomba del bimbo longobardo (VI-VII sec. d.C.): guarnizioni, una crocetta e altri elementi in oro (foto: Museo Archeologico Nazionale di Mantova)
Il Palazzo Ducale di Mantova è dotato di autonomia speciale di tipo scientifico, finanziario, organizzativo e contabile. È stata un vantaggio durante il periodo di chiusura? Permetterà di attuare in meglio i suoi programmi dopo la riapertura?
«L’autonomia gestionale di Palazzo Ducale ha consentito nei recenti anni grandi investimenti in termini di valorizzazione, soprattutto eventi, mostre (in particolare di arte contemporanea), ma anche feste e sontuosi banchetti. Le risorse sono oggi calate a ragione della pandemia e, inoltre, le urgenze di carattere conservativo mi impongono di destinarne una parte alla manutenzione del Palazzo Ducale, ma credo molto nel connubio tra tutela e valorizzazione e stiamo infatti portando avanti un programma di importanti mostre anche per gli anni a venire. Anzi, sin da ottobre, quando presenteremo un’esposizione dedicata a “Dante e la cultura figurativa del Trecento a Mantova”. Le mostre in cantiere, questa è la differenza principale rispetto al passato, sono radicate nel contesto del Palazzo e da esso o dalle sue collezioni prendono spunto. Esse ambiscono a restituire a Mantova e al suo meraviglioso monumento la centralità che la città ebbe nel Rinascimento. Le prolungate chiusure sono state impegnate per la programmazione dei prossimi anni: i segnali di risposta del pubblico alla riapertura sono stati molto positivi».
Stefano L’Occaso e il ministro Franceschini con Obama in visita al Cenacolo nel 2017 (foto: Milano – La Repubblica)
In conclusione, si sente di dare qualche consiglio ai nostri lettori e ai giovani studenti che si approcciano al mondo dell’arte e dell’archeologia?
«Sono uno storico dell’arte, ma con numerose esperienze di collaborazione con gli archeologi: da quando lavoravo come restauratore, per esempio nella Domus Aurea, a quando ho impostato l’allestimento del Museo Archeologico. Mi rivolgo direttamente ai giovani archeologi: dovete avere speranza e fiducia nel futuro, perché oggi il sistema museale e le soprintendenze hanno molto bisogno di voi, delle vostre energie, del vostro entusiasmo. L’ingresso, pochissimi anni fa, di giovani funzionari in Palazzo Ducale è stato una vera benedizione per un istituto che stava perdendo smalto e che oggi è invece una realtà viva e piena di iniziative. Sia lavorando in Soprintendenza che in Museo, vi troverete a collaborare costantemente con architetti e storici dell’arte e anche questo credo che sia un importante passo in avanti rispetto al recente passato».
Stefano L’Occaso è dottore di ricerca in Storia delle Arti Visive (2009) e funzionario Storico dell’Arte del Ministero della Cultura. È nuovamente direttore di Palazzo Ducale a Mantova da novembre 2020, già direttore del Polo Museale della Lombardia (novembre 2015 – gennaio 2019). Tra le pubblicazioni, vanta più di un centinaio di articoli e saggi e diverse monografie, fra cui: Fonti archivistiche per le arti a Mantova tra Medioevo e Rinascimento (2005), oltre al catalogo scientifico dei dipinti del Museo di Palazzo Ducale (2011). È artigiano, artista ed è stato anche docente universitario; nonché membro di diversi consigli d’amministrazione, comitati scientifici e socio ordinario dell’Accademia Nazionale Virgiliana.
La Giornata ha lo scopo di diffondere la cultura paesaggistica italiana per valorizzare il nostro territorio e sensibilizzare i cittadini alla sua tutela. Durante queste 24 ore di celebrazione gli enti pubblici e privati provvederanno all’organizzazione di eventi e manifestazioni in tema. Quest’anno le attività, consultabili nella sezione “Eventi culturali” del Ministero, seguiranno le normative sanitarie vigenti. Dopo l’annullamento della Giornata dell’anno scorso causa pandemia, il Governo ritiene necessario il suo recuperoe svolgimento per poter riportare in auge le meraviglie dei paesaggi nostrani.
Inoltre, contemporaneamente alla Giornata, si svolgerà la consegna delPremio Nazionale del Paesaggio. Il Premio, giunto alla sua VII edizione e promosso dal Ministero, prevede l’assegnazione di un riconoscimento agli enti che attuano pratiche economiche sostenibili, con lo scopo di divulgare i valori etici e culturali del territorio italiano. infine, l’attribuzione del premio biennale costituisce la candidatura italiana al Premio del Paesaggio del Consiglio Europeo.
Manifesto del Premio del Paesaggio del Consiglio d’Europa
La rete fa la forza. In questo 2021 la Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi, coordinata dal Museo internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino, si lancia in una nuova sfida.E lo fa dunque con una rassegna annuale di 80 spettacoli teatrali che riprendono e valorizzano tradizione e creatività. Si chiama Sicilian Puppets Series la rassegna che avrà inizio venerdì 5 febbraio alle 18 con il primo spettacolo ospitato dal Museo Pasqualino: “La passione di Agata”, della Compagnia Marionettistica Fratelli Napoli.
L’occasione ideale, tra l’altro, per festeggiare il compleanno di questa storica compagnia catanese che, proprio nel 2021, compie un secolo di vita. Fino al 31 ottobre, Sicilian Puppets Seriesterrà compagnia agli spettatori ogni weekend, con spettacoli interamente in diretta streaming (e in presenza non appena possibile) dai teatri stabili di Opera dei pupi e dai luoghi della cultura di cinque comuni siciliani: Palermo, Acireale, Alcamo, Messina, Sortino.
Segue il programma completo.
Un omaggio dei pupari a Sant’Agata
I pupari catanesi mettevano in scena anche storie di santi, spesso rappresentate in un’unica serata “per famiglie”. Non poteva mancare la vicenda della martire Agata, la cui rappresentazione nei teatri di quartiere si prestava a rispondere alla vocazione tragica e scenotecnica dell’Opera dei pupi catanese. La Compagnia ha voluto riprendere questo momento sacro del repertorio rifacendosi soprattutto agli Atti latini di Sant’Agata, comunemente considerati i più attendibili per la ricostruzione delle vicende della martire. Si è voluto mantenere nella messinscena anche tutti quegli episodi di tradizione che non vengono raccontati nella fonte presa in considerazione, come i particolari famosi del telaio e del velo.
Seguiranno altri spettacoli come “Rinaldino“, “Il potere di Durlindana” e tanti altri!
Scene da “La passione di Sant’Agata” e “Rinaldino”
La Rete per la tutela dell’Opera dei pupi
Tutte le compagnie che andranno in scena nel corso della rassegna annuale Sicilian Puppets Series aderiscono alla Rete italiana di organismi per la tutela, promozione e valorizzazione dell’Opera dei pupi. Una realtà che ha intensificato la collaborazione fra i suoi membri con lo scopo di intraprendere azioni condivise di salvaguardia dell’Opera dei pupi. Lo scopo di Sicilian Puppets Series è infatti favorire il processo di trasmissione del patrimonio orale e immateriale di cui i pupari sono depositari promuovendo una pratica costante e impegnando le compagnie in un’attività performativa regolare e continuativa.
Una nuova occasione per fare esperienza della instancabile creatività dei pupari, della loro capacità di “ricreare” il patrimonio di cui sono detentori, in risposta alle sollecitazioni del presente, alle istanze e ai bisogni della comunità che rappresentano e di cui fanno parte in questo periodo di pandemia.
Il 20 gennaio 2021 si terrà un seminario della Scuola di Specializzazione in Beni Archeologici dell’Università Alma Mater Studiorum di Bologna dal titolo: “Le attività dell’Istituto Centrale per l’Archeologia nel supporto agli scavi e alle ricerche nel territorio nazionale (Archeologia preventiva; Concessioni di scavi e ricerche)“. Nell’ambito del seminario saranno, quindi, affrontati temi legati alla normativa di tutela in materia di concessioni di scavo e archeologia preventiva e saranno illustrate le attività delGeoportale Nazionale per l’Archeologia.
Il seminario, organizzato dunque dai dottorandi dell’ateneo bolognese, si svolgerà onlinedalle ore 10:00 alle 13:00sulla piattaforma Teams a questo link.
Nell’ambito del progetto “Kulturavirus, il contagio che fa bene alla salute” sono stati pubblicati oggi, sul sito istituzionale del Comune di Messina, due nuovi Avvisi riguardanti il mondo dello spettacolo. Il primo riguarda le bande musicali messinesi, che potranno offrire al Comune servizi e spettacoli da eseguire nel corso del 2021, compatibilmente con l’attenuarsi delle restrizioni dettate dalla normativa anti-Covid. Il secondo Avviso è rivolto agli organizzatori di spettacoli ed eventi con ingresso a pagamento, che potranno svolgersi nella prossima stagione estiva o autunnale. Per tali proposte è prevista la compartecipazione alle spese da parte del Comune, a condizione che vengano utilizzati servizi resi da aziende messinesi. Una delle tante iniziative che il Comune sta adottando a tutela della Cultura del Paese.
“Con questi due Avvisi – ha dichiarato l’Assessore Francesco Gallo – abbiamo inteso rivolgere l’attenzione anche a due categorie del mondo dello spettacolo, le bande musicali ed i lavoratori dei servizi, che da quasi un anno sono fermi”.
“In particolare – continua Gallo – con la compartecipazione alle spese dei grandi eventi contiamo anche di riportare in città artisti di livello nazionale ed internazionale. L’auspicio è di poter ritornare presto ad affollare le arene, i palazzetti ed i teatri per vivere la magia dello spettacolo dal vivo.”
Venerdì 18 dicembre 2020 si è svolto il webinar dal titolo “Il cammino basiliano. Un percorso di Fede, Avventura e Scoperta”. Un cammino, dunque, da Oriente ad Occidente organizzato dall’Archeoclub di Messina, in collaborazione con la Comunità Ellenica dello Stretto; il tutto nel contesto del progetto avviato dal coordinamento associativo per la tutela della chiesa normanna di Santa Maria a Mili, in provincia di Messina. Coordinamento a cui partecipa anche la nostra redazione.
“Non si tratta di conservare il passato, ma di realizzare le sue Speranze” – T. W. Adorno
Il prof. Filippo Grasso, delegato per le iniziative scientifiche nel settore del Turismo all’Università di Messina, ha introdotto e moderato l’incontro; ha iniziato, dunque, con un breve excursus sullo stato delle cose sul territorio e sulle difficoltà degli interventi. Il dott. Carmine Lupia, presidente del Cammino Basiliano in Calabria, ha parlato del cammino basiliano tra Oriente ed Occidente; mentre il prof. Daniele Macris, presidente della Comunità Ellenica dello Stretto, si è occupato di “Esperienze contemporanee di riuso di eremi e conventi in Calabria e Sicilia”. Infine, le conclusioni sono state affidate al prof. Bernardo Fazio, presidente dell’Archeoclub di Messina.
La V Commissione consiliare Cultura e Turismo, presieduta dal Presidente Pietro La Tona, ha approvato all’unanimità dei presenti il regolamento, proposto dal Vice Presidente Giuseppe Schepis, che istituisce e disciplina un nuovo organismo assembleare del Comune di Messina.
La Consulta comunale per lo Sviluppo Culturale e Turistico della città di Messina – dichiara il Presidente La Tona – è un organo dotato di funzioni consultive e propositive, in attuazione dell’articolo 17 dello Statuto comunale, nei settori culturali e turistici. La Consulta si articolerà in 3 organi: Presidente, Assemblea e Comitato Tecnico e sarà composta da associazioni, enti e/o comitati a vocazione culturale e turistica, agenzie di viaggio diportistiche e croceristiche, librerie, pro loco, etc… che ne facciano espressa richiesta. Le organizzazioni saranno inserite in un registro tenuto dal Comune di Messina.
Promozione e valorizzazione di Cultura e Turismo locale
Gli obiettivi della Consulta possono essere così riepilogati:
1) Promuovere e incoraggiare periodicamente attività di programmazione culturale nei confronti dell’Amministrazione comunale, volte alla valorizzazione del teatro, della musica, dell’arte, del cinema, dei beni culturali, degli scambi culturali e alle diverse forme di turismo come quello balneare, enogastronomico, naturalistico, religioso, croceristico, nautico, etc…;
2) Esprimere parere obbligatorio non vincolante preventivo e consuntivo su programmi, piani di attuazione, progetti e attività dell’Amministrazione comunale, nonché modifiche ai regolamenti nell’ambito dell’attività turistico-culturale;
3) Promuovere la progettazione e l’attuazione di forme e strumenti atti a fornire una completa e puntuale informazione ai cittadini e ai turisti in merito al patrimonio artistico, storico e culturale;
4) Definire un piano di sviluppo turistico-culturale, ossia un programma di interventi e di azioni a regia comunale che, valorizzando e mettendo in rete le emergenze e i poli culturali della città, favorisca l’incremento, la destagionalizzazione, la qualificazione e l’internazionalizzazione della domanda e dell’offerta turistica;
5) Collaborare per la raccolta periodica dei dati statistici richiesti dall’Amministrazione comunale in ambito turistico-culturale;
6) Favorire il rapporto fra gli enti e le associazioni che operano nel settore turistico-culturale con gli operatori in campo sociale, scolastico e sportivo, per garantire una maggiore integrazione tra i destinatari delle iniziative proposte.
La sede della Consulta è il Municipio di Messina e dura in carica contestualmente al Consiglio Comunale, salvo prorogatio nelle fasi transitive. La partecipazione – conclude La Tona –è assolutamente volontaria e soprattutto non prevede nessuna forma di indennizzo o rimborso delle spese per i componenti designati.
Le parole del Vice Presidente Schepis
“Sono felice di aver condiviso con i colleghi commissari questo regolamento – aggiunge il Vice Presidente Schepis – perché i lavori d’Aula hanno portato al perfezionamento formale del documento, che su proposta degli stessi colleghi consiglieri è stato posto in votazione per farlo diventare una proposta di delibera da inviare all’Ufficio di Presidenza del Consiglio comunale. Ero certo che i colleghi commissari avrebbero posto la massima attenzione e sensibilità, dimostrando la volontà di promuovere e valorizzare la Cultura e il Turismo locale, ad oggi fin troppo vituperati o dimenticati negli anni da chi avrebbe dovuto considerare lo sviluppo culturale e turistico della nostra città, come un trampolino di lancio per la crescita del territorio messinese e dei suoi abitanti”.
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