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NEWS | Scoperto il triclinio acquatico dell’imperatore a Villa Adriana (Tivoli)

Le operazioni archeologiche dirette da Andrea Bruciati hanno portato alla luce un unicum, un triclinio acquatico a Villa Adriana a Tivoli (RM), residenza dell’imperatore Adriano nota per le magnifiche sperimentazioni architettoniche e ingegneristiche.

Il triclinio si trova nella zona Palazzo, la più antica della Villa e area privata dove si svolgeva la colazione della coppia imperiale. Infatti, quest’area è probabilmente il punto da cui è iniziata la costruzione del quartiere, a partire da una villa repubblicana.

Le indagini vedono la viva partecipazione dell’Università di Siviglia, il professor Raphael Hidalgo Prieto ha presentato la scoperta nel Webinar “Villa Adriana. Il potere dell’architettura: un’archeologia olistica per il terzo millennio”. Il progetto, organizzato dall’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori di Roma e Provincia, ha lo scopo di presentare le indagini in costante aggiornamento e la storia di Villa Adriana.

Il Teatro Marittimo una delle immense opere architettoniche di Villa Adriana, Tivoli (RM).

Il Triclinio Acquatico, nuova gemma di Villa Adriana

 Al centro della sala semicircolare, anticamente coperta da un sistema di volte, occupa la scena il triclinio marmoreo. Raggiunto grazie a un sistema di passerelle meccaniche, poi rimosse per inondare il pavimento d’acqua, un’isola privata dell’imperatore.

Difatti, l’imperatore Adriano come per i lussuosi banchetti pubblici, amava lo sfarzo anche nella vita privata. L’uso privato è testimoniato dalla presenza di altre 4 camere decorate dalle quali si accede alla sala, ognuna con una propria latrina.

Il triclinio risulta essere una scoperta straordinaria anche per i giochi di luce e acqua, che contraddistinguono le opere architettoniche della Villa, come il Serapeo. Infatti, i raggi di luce mattutini illuminavano dalla finestra centrale due fontane sulla parete concava alle spalle dell’imperatore, dalle quali zampillava l’acqua.

“Dobbiamo immaginare l’imperatore posto sulla pedana marmorea, che misurava circa 4 metri di lato, circondata a filo dall’acqua che riempiva il resto dell’ambiente. Alle spalle aveva le due fontane e la finestra da cui entrava la luce, accentuando l’effetto delle figure imperiali in controluce. In questo modo, Adriano poteva osservare tutto il resto della sua corte, amplificando la suggestione della sua presenza che poteva essere vista e non vista.” Queste le parole del direttor Andrea Bruciati, grazie alle quali possiamo immaginare ed essere partecipi di questa scena idilliaca.

Villa Adriana, continua, uno dei luoghi più ameni di età imperiale e Patrimonio Unesco, continua a sorprendere, arricchendo la sua corona di meraviglie architettoniche con questa nuova scoperta.

Ricostruzione del Triclinio acquatico di Villa Adriana a Tivoli.

 

 

 

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NEWS | Il Dioniso di Tivoli all’asta, la storia della statua da Roma a Londra

Dal 24 novembre al 17 dicembre torna a Londra la Classic Week di Christie’s. La più grande casa d’aste al mondo metterà in mostra una serie di capolavori provenienti da tutto il mondo. I collezionisti di antichità che parteciperanno all’asta del 16 Dicembre avranno l’occasione di fare la loro offerta per acquistare un ornamento che, in passato, aveva decorato la dimora di un imperatore romano.

Stiamo parlando del Dioniso di Tivoli: la statua che l’imperatore Adriano in persona aveva accarezzato con lo sguardo, chissà quante volte, durante una delle sue passeggiate nella sua immensa villa a Tivoli.

La statua sarà venduta all’asta con un’offerta stimata tra 700.000 e 1.000.000 di sterline.

La storia del Dioniso di Tivoli

Per ripercorrere la storia di questa statua, bisogna tornare indietro nel tempo, proprio a Tivoli. Tra il 1769 e il 1771, lo scozzese Gavin Hamilton, pittore e appassionato di archeologia, condusse delle ricerche nella Villa Adriana. In particolar modo si concentrò nella parte nord della villa, vicino al Teatro Greco. Questa zona era chiamata Pantanello, a causa della natura paludosa dell’area. Dagli scavi erano stati rinvenuti numerosi busti, capitelli e marmi. Per poter continuare le ricerche, Hamilton dovette addirittura ricorrere a delle opere di drenaggio, grazie alle quali vennero alla luce numerose altre statue. In un periodo in cui l’archeologia si confondeva quasi totalmente con l’antiquaria, i numerosi ritrovamenti del Pantanello finirono sul mercato antiquario e furono dispersi tra varie collezioni inglesi e romane. Lo stesso pontefice Clemente XIV acquistò una parte di queste opere per i Musei Vaticani.

Da Tivoli a Londra

La statua di Dioniso, che faceva parte del tesoro del Pantanello, fu ceduta da Hamilton a Lord Shelbourne.  Se oggi si presenta a noi come erma, in origine doveva trattarsi di una statua intera che Hamilton modificò, forse perché incompleta al momento del ritrovamento. Se questo oggi risulta impensabile, è doveroso tenere a mente che Hamilton era un appassionato e non un archeologo.

Alla morte di Shelbourne nel 1805, l’erma restò proprietà della famiglia fino al 1930, quando venne venduta al diplomatico Karl Bergsten, entrando così a far parte della Bergsten collection di Stoccolma. Termina così la storia del Dioniso, dalla villa di un imperatore romano a una delle raccolte di antichità private più famose del XX secolo a Stoccolma. Il 16 Dicembre, a Londra, si aggiungerà un altro tassello alla sua storia e la statua intraprenderà un nuovo viaggio, non ci resta che scoprire chi sarà il suo nuovo proprietario!

Il patrimonio di Tivoli e il progetto Atlas

Il Dioniso, oggi all’asta, è testimone della straordinarietà della decorazione architettonica e scultorea della villa imperiale di Tivoli: i suoi capolavori, infatti, figurano oggi nei più importanti musei del mondo. Ma esiste anche una parte di questo immenso patrimonio che è rimasta a Tivoli ed è conservata nei Mouseia della Villa Adriana. Si tratta per lo più delle sculture rinvenute negli scavi degli anni ’50; tra queste, ritroviamo il ciclo scultoreo del Canopo.

Di questo ciclo fanno parte il gruppo di Scilla, la fontana-coccodrillo e una figura semisdraiata in cui è stata identificata la personificazione del Nilo. I lavori per la riqualificazione dei Mouseia sono da poco terminati e saranno presto aperti al pubblico. Nel frattempo, le Villae si stanno impegnando nella mappatura di tutto il patrimonio proveniente dalla residenza imperiale, presente nelle collezioni d’arte antica di tutto il mondo.

“Le Villae – dichiara il direttore, Andrea Bruciati – si stanno impegnando per garantire che, alla fine della sospensione dell’apertura dovuta all’emergenza sanitaria, i Mouseia di Villa Adriana, chiusi dal 2014, tornino fruibili per il pubblico, rinnovati negli apparati didattici, nel racconto della luce e nei colori. Non può che suscitare emozione anche il Dioniso oggi all’asta, poiché evoca la suggestione e il fascino che Villa Adriana ha esercitato nei secoli e ne racconta emblematicamente la storia e la fortuna in età moderna, rappresentandone i valori identitari. Del resto, l’unicità del complesso e l’universalità del suo messaggio, sancite dall’iscrizione alla World Heritage List Unesco, sono legate proprio alla capacità di esercitare nel tempo un’influenza che va al di là dei confini geografici e culturali. Per questo le Villae stanno lanciando il progetto Atlas, una mappatura del patrimonio di Villa Adriana presente nelle principali collezioni del mondo”.