Per più di centocinquanta anni gli scavi nella Città di Davide, il sito originale di Gerusalemme, hanno riportato alla luce porzioni della città nella sua facies romana. In un simile lasso di tempo, in particolare, è emersa la strada monumentale a gradoni che, partendo dal cancello meridionale, fiancheggiava la piscina di Siloe e giungeva al Monte del Tempio.
La larghezza della carreggiata, che misura circa 8 m, e la qualità della sua costruzione, che, indubbiamente, avrà richiesto grande impiego di abili lavoratori specializzati, sono chiaro sintomo dell’importanza che questa strada dovette avere in antico.
Ipotesi di datazione
Inizialmente, le prime ipotesi di datazione, basate sui vari ritrovamenti ceramici e numismatici, fissavano vagamente la costruzione della strada tra il regno di Erode il Grande (37-4 a.C.) e la Prima Rivolta Giudaica (66 d.C.). Recentemente, invece, gli archeologici hanno portato alla luce due segmenti della strada monumentale, come quello vicino la Piscina di Siloe, lungo circa 220 m, le cui analisi gettano nuova luce sulla cronologia. Dall’area di scavo vicino la piscina, precisamente dal riempimento costruttivo al di sotto dei lastroni, che costituivano il piano pavimentale della strada, sono state recuperate numerose monete: le più recenti non vanno oltre il 31 d.C. – data che determina un terminus post quem per la realizzazione della strada – e sono state coniate, quindi, dal governatore della Giudea sotto l’imperatore Tiberio. All’interno del riempimento di fondazione del secondo segmento stradale, corrispondente all’area di scavo S, sono state rinvenute altre monete, le più antiche delle quali si collocano tra il 17 e il 25 d.C.

La strada
Gli scavi dell’area S ci rivelano come la strada fosse delimitata, da entrambi i lati, da un cordolo, in pietra calcarea, largo 0,6 m e rialzato dal livello stradale di circa 0,15 m. La strada è stata sigillata da uno spesso strato di distruzione, risalente al devastante attacco a Gerusalemme operato dall’imperatore Tito nel 70 d.C; tale strato, a sua volta, è stato coperto da grosse pietre, derivanti dal collasso delle strutture durante la distruzione della città. Al livello di distruzione appartengono i resti di un podio a gradoni, frammenti ceramici e gruppi di monete risalenti alla Prima Rivolta Giudaica: questi dati fissano il terminus ante quem al 70 d.C.
Secondo il parere di Nahshon Szanton, Moran Hagbi, Joe Uziel e Donald T. Ariel, dal momento che gran parte delle monete di I secolo d.C., rinvenute durante gli scavi a Gerusalemme, si data dopo il 41/42 d.C., quando Agrippa I cominciò a battere moneta come governatore della Giudea per conto dell’imperatore Claudio, la progettazione e l’inizio della costruzione della strada di Gerusalemme sarebbero da attribuire a Ponzio Pilato, che fu governatore della Giudea per un decennio – dal 26 al 35/36 d.C. – per conto dell’imperatore Tiberio; la strada doveva, quindi, essere stata completata sotto il governatorato di Agrippa I.
Ponzio Pilato
Ponzio Pilato è un personaggio storico malvisto tanto dagli Ebrei quanto dai Cristiani. La motivazione di questi ultimi è da ricercarsi nel ruolo centrale che il governatore ebbe nell’esecuzione di Gesù intorno al 30 d.C. Per i primi, invece, egli fu un cattivo amministratore che, volendo imporre il paganesimo romano, suscitò la rabbia del popolo, ignorando il tabù delle immagini scolpite e rubando i donativi del Tempio per costruire un nuovo acquedotto. Così agendo, dunque, costui pose le basi per la ribellione, che avrebbe portato alla distruzione di Gerusalemme nel 70 d.C., per mano dell’imperatore Tito.
Tuttavia, l’attribuzione della costruzione della strada monumentale a Ponzio Pilato proverebbe che il governatore abbia avuto cura di abbellire Gerusalemme, che attirava pellegrini e visitatori da tutto l’Impero Romano. Infatti, Nahshon Szanton, archeologo dell’Università di Tel Aviv, ipotizza che la costruzione della strada sia stata pensata da Ponzio Pilato proprio “per placare gli animi dei cittadini di Gerusalemme”, ma anche “per accrescere il suo nome attraverso importanti progetti edili”.
L’antitesi
Non mancano i pareri contrari alla ricostruzione storica proposta dai già menzionati studiosi. Jodi Magness, ad esempio, archeologo dell’Università della Carolina del Nord, afferma che “il materiale che stanno trovando proviene da riempimenti che potrebbero essere stati portati con carriole da qualsiasi luogo”, dimostrandosi scettico riguardo la datazione. Inoltre, definisce “inaccettabile” il metodo di scavo utilizzato dagli archeologi che, invece di procedere in senso verticale, dalla superficie verso il basso, hanno realizzato un grande tunnel, preferendo un andamento orizzontale e, a detta di Magness, non considerando il contesto. Tuttavia, gli archeologi si giustificano affermando che un simile metodo è stato pensato per evitare di evacuare e smantellare il densamente popolato quartiere palestinese che si trova al di sopra degli scavi in questione.