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NEWS | Scoperta un’antica piscina sacra a Mozia

È stata scoperta un’antica piscina sacra a Mozia, a largo delle coste della Sicilia, allineata con le stelle. Le ricerche hanno svelato che si tratta di un bacino circondato da templi, con una statua del dio Ba’al posizionata al centro.

Drenaggio e scavi presso il Kothon.
La Scoperta

Le indagini, condotte da Lorenzo Nigro de La Sapienza Università di Roma e dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, hanno svelato che un bacino rinvenuto nella città insulare di Mozia è in realtà una piscina sacra facente parte di un complesso centro cultuale tra i più grandi del Mediterraneo pre-Classico. 

Le ricerche, condotte in seguito alla riscoperta del bacino negli anni ’20 del secolo scorso, avevano evidenziato la presenza di una baia militare simile ai Kothon cartaginesi, tuttavia, gli scavi recenti hanno radicalmente cambiato l’interpretazione del luogo. Privo di sbocchi sul mare, e alimentato da sorgenti naturali, esso non poteva fungere da struttura militare. Il ritrovamento di templi, stele e altari lungo la struttura ha confermato l’uso sacro del posto, al cui centro era posta una statua del dio Ba’al. Al termine delle ricerche il bacino è stato riempito, e una replica della statua della divinità è stata collocata sul rispettivo piedistallo.

La piscina dopo gli scavi, con una replica della statua di Ba’al al centro.
Osservando gli astri

La caratteristica più importante del luogo è il suo allineamento con le stelle e con i diversi eventi astronomici. Tali elementi indicano una profonda conoscenza del cielo e degli astri da parte delle civiltà mediterranee. Grazie alla superficie piatta della piscina, si potevano tracciare i movimenti celesti, fondamentali sia per la navigazione che per le festività religiose.

Molti di questi elementi derivano da altre culture antiche del Vicino Oriente. Questa particolarità suggerisce una certa tolleranza e apertura culturale da parte dell’antica popolazione fenicia di Mozia.

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ATTUALITÀ | L’Archeoastronomia fa scuola: a Villa Giulia (RM) l’evento dell’Unione Astrofili Italiani

L’UAI – Unione Astrofili Italiani, annuncia l’apertura delle iscrizioni alla Scuola di Archeoastronomia 2021, giunta alla sua quinta edizione. L’evento, programmato per il 23 e il 24 luglio 2021, si terrà nella sede del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia di Roma ed è organizzato dalla Sezione di Ricerca in Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia dell’UAI. Quest’anno, a causa della situazione sanitaria, si prevede la modalità di fruizione online. Si tratta di incontri riconosciuti dal MIUR come corso di aggiornamento per docenti, ma aperti a tutti: studiosi, appassionati e cultori della materia.

La Sala dello Zodiaco di Villa Giulia (immagine via About Art OnLine)

«La Scuola» – afferma l’UAI – «è frutto dell’impegno di professionisti e docenti in ambiti di ricerca sia umanistici che scientifici, per fornire agli iscritti gli strumenti fondamentali per orientarsi nel mondo dell’Archeoastronomia. Questa disciplina, che si può definire neonata, raccoglie infatti moltissimi contributi di provenienza disparata, tra i quali si nascondono teorie fallaci in grado di fuorviare sia i lettori che la ricerca nel campo. Il più grande pericolo per chi fa ricerca o si accosta all’Archeoastronomia come cultore è quindi il rischio di prendere per buone tesi false. La Scuola metterà i partecipanti in grado di riconoscere una tesi plausibile da una meno, attraverso l’indagine di cosa è una scoperta».

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Le esperienze dell’UAI stand alla Maker Faire di Roma nel 2019 – foto: UAI

Diversi professionisti della scienza, della storia e dell’archeologia, ricercatori e professori universitari si alterneranno in due giorni di lezioni magistrali proprio sul tema della scoperta.

Interventi e programma

L’evento, proposto in due giorni intensivi, vedrà gli interventi di sei docenti:

  • dr. Paolo Colona, astrofisico e archeoastronomo, responsabile della Sezione di Ricerca UAI “Archeoastronomia e Storia dell’Astronomia”, direttore della Scuola;
  • dr. Luca Attenni, archeologo, direttore dei musei archeologici di Alatri e Lanuvio (FR);
  • dr.ssa Letizia Silvestri, docente di Archeozoologia presso l’Università di Roma “Tor Vergata”;
  • dr. Lorenzo Verderame, assiriologo presso l’Università di Roma “La Sapienza”, responsabile della riedizione del materiale astrologico babilonese;
  • dr. Marco Castellani, astrofisico, scrittore e divulgatore, ricercatore INAF presso l’Osservatorio Astronomico di Roma;
  • dr. Luca Mazzocco, archeologo e storico antico.
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Il ventaglio di argomenti che saranno affrontati è immenso: dall’analisi dei reperti neandertaliani all’incredibile vicenda della scoperta di Nettuno; dalla soluzione dell’enigma mitraico alle meticolose imprese dell’astrometriadall’astronomia caldea ai passaggi astronomici più oscuri in Omero e tanto altro.

A conclusione della seconda giornata si prevede anche una sessione di osservazione astronomica dal vivo nelle ore serali, che fornirà quindi fondamenti di astronomia, basi dell’osservazione ad occhio nudo; nonché riconoscimento di stelle, costellazioni e pianeti e osservazioni al telescopio.

Modalità di partecipazione

Sarà possibile iscriversi scegliendo la modalità in presenza o la modalità in streaming. Inoltre, sarà possibile scegliere di frequentare sia integralmente che per singole sessioni in base al programma d’interesse; potranno partecipare docenti del Ministero (avvalendosi delle agevolazioni previste), ma anche appassionati. Qui il programma completo. È possibile prenotarsi e chiedere informazioni sulla Scuola inviando un’email ad archeoastronomia@uai.it.

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Le esposizioni del Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (RM), sede di una visita guidata per la Scuola di Archeoastronomia
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TEATRO | Il Teatro Andromeda, specchio del cielo

A Santo Stefano Quisquina, in provincia di Agrigento, c’è un luogo speciale, sospeso tra terra e stelle: si tratta del Teatro Andromeda, uno specchio del cielo, ancora non molto conosciuto ai più, che regala alla vista uno spettacolo unico.

La storia del Teatro Andromeda

La storia è quella di un pastore, Lorenzo Reina, e del suo amore per l’arte e le stelle. Da ragazzo portava il suo gregge di pecore al pascolo e scolpiva alabastri per passare il tempo. Di notte usciva a respirare sotto le stelle e, durante una di queste notti, al chiaro di luna, chiese al cielo di “farlo incontentabile, mai sazio della sua arte”. Fu così che il cielo lo ascoltò. Lorenzo Reina, il pastore-scultore pose le prime pietre per creare il suo capolavoro. Nutriva intimamente il desiderio di creare qualcosa di grande. Lui racconta che su quelle terre, sui Monti Sicani, portava a pascolare il suo gregge alla fine degli anni Settanta e che le pecore, come prese da incantesimo, rimanevano a ruminare ferme come sassi bianchi. Ispirato da questa immagine, nei primi anni Novanta iniziò a realizzare la sua opera partendo dalle pietre.

La struttura del Teatro Andromeda

108 pietre bianche si stagliano sulla sabbia nerissima della cavea e sembrano sfiorare il cielo, a 1000 metri di altitudine. Ma perché proprio 108? In quegli anni Reina venne a conoscenza della scoperta secondo la quale la Galassia M31 della Costellazione di Andromeda entrerà in collisione con la nostra galassia tra circa due miliardi e mezzo di anni.

La posizione delle pietre e il loro numero ricalcano la mappa delle 108 stelle della Costellazione di Andromeda. Lui la definì un’idea semplice; quel che è certo è che si rivelò geniale e di grande impatto visivo ed emotivo.

La posizione del Teatro Andromeda

Il luogo scelto per edificare questo teatro già di per sé offre un grande impatto emotivo, perché si fonde con l’opera umana e fornisce uno scenario suggestivo. Non è presente alcun fondale artificiale: infatti, alle spalle del palco si apre il panorama naturale sulle vallate incontaminate di Santo Stefano e su tramonti mozzafiato.

La struttura gode dell’illuminazione naturale, non c’è traccia di artificio né ausilio elettrico; tutto è stato pensato per fondersi con la natura. Salendo i gradini di pietra che conducono per lo stretto passaggio di ingresso, si apre alla vista la distesa di sedute bianche e l’apertura, dietro il palco, sul cielo. Sembra che il tempo sia sospeso in un’epoca indefinita tra presente, passato e futuro e solo la posizione del sole definisce l’ora, regalando sfumature cangianti durante l’arco della giornata. Regna un silenzio quasi religioso: non a caso molti si recano sul posto per meditare. La sospensione tra cielo e terra dà l’impressione di un paesaggio che non sembra essere di questa terra: infatti, il Teatro Adromeda è uno specchio della volta celeste.

Questa fusione tra cielo e terra rende il teatro stesso lo spettacolo, l’opera d’arte. In particolari giorni dell’anno vengono organizzati eventi che attirano decine di visitatori. Il giorno del solstizio d’estate, ad esempio, viene celebrato come un rito, in linea con le prime tradizioni della storia dell’uomo, che riconoscevano la sacralità del ciclo lunare e dell’alternarsi delle stagioni. L’atmosfera è compenetrata dalla connessione tra uomo e natura, la vera protagonista della scena. 

Un’opera work in progress

Se si parla con Lorenzo Reina, egli stesso definisce il suo teatro un “lavoro in corso”. Intorno alla struttura vera e propria del teatro, ha realizzato numerose sculture e installazioni artistiche. Alcune richiamano la mitologia classica – come l'”Icaro morente” precipitato al suolo, concessa da Giuseppe Agnello nel 2007 – e nascondono un messaggio rivolto all’uomo contemporaneo. Altre sono più concettuali e astratte, lasciando spazio all’interpretazione personale individuale. Il lavoro di Reina non si è ancora esaurito e l’area è in evoluzione. Si tratta a tutti gli effetti di un percorso artistico, lungo il quale vengono organizzati eventi e rappresentazioni teatrali che lo stesso Reina promuove.

Icaro morente

 

La rubrica “Teatro” si sposterà sulla rivista bimestrale ArcheoMe, che per il prossimo anno avrà una veste tutta nuova, con contenuti esclusivi ed interessanti. Grazie a tutti i lettori, ci vediamo sul prossimo numero della rivista ArcheoMe per continuare ad esplorare insieme, con occhi appassionati, l’universo teatrale.