APPROFONDIMENTO | Sangue e tensioni nel luogo sacro alle tre fedi sorelle
Gerusalemme
Sono gli ultimi giorni del mese di Ramadan nella città sacra alle tre fedi abramitiche. In questo mese la Città Vecchia è piena di gente e di luci colorate che, di notte, indicano il periodo di festa. Durante Ramadan, oltre al digiuno, numerose usanze hanno luogo. Per i fedeli musulmani sono importantissime le cene, dette iftar, assieme alla comunità (spesso nei pressi della moschea di quartiere). Nonostante il Covid, in questi ultimi giorni la cosiddetta “Spianata delle Moschee” (la grande area che racchiude gli edifici della Cupola della Roccia e della Moschea Al-Aqsa) è sempre piena di gente che si reca a pregare o a condividere il pasto serale o ad adempiere alle altre attività e riti di questo mese santo, in un clima di attesa, gioia e sacralità.
Cosa sta succedendo negli ultimi giorni
A seguito delle proteste per gli sfratti di alcune famiglie palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah (a nord della Città Vecchia), da venerdì scorso sono iniziate alcune manifestazioni di protesta. Proprio dopo la preghiera di venerdì sera (lo scorso 7 maggio), alcuni manifestanti pare abbiano lanciato oggetti contro le forze di sicurezza israeliane schierate in assetto anti-sommossa. I militari avrebbero quindi aperto il fuoco ferendo, secondo la Mezzaluna Rossa, oltre 200 persone.
Le violenze continuano da venerdì, ma stamane, attorno alle 9.00 ora locale, le forze di sicurezza israeliane sono entrate all’interno della Moschea di Al-Aqsa sparando lacrimogeni, granate e proiettili di gomma e ferendo diverse persone, fra cui numerose donne che erano all’interno. Non si conosce ancora l’entità dei danni alla moschea stessa.
Perché è grave
Data l’importanza religiosa e culturale del sito, gli attacchi armati da parte di forze di sicurezza israeliane si configurerebbero, quindi, come un’aperta violazione della Convenzione dell’Aja sulla protezione dei Beni Culturali in caso di conflitto armato (art. IV) e del protocollo alla Convenzione di Ginevra del 1977 (art. 53).
Il segretario generale dell’ONU, Antonio Guterres, ha invitato Israele a «esercitare la massima moderazione e a rispettare il diritto alla libertà di riunione pacifica», secondo un portavoce. Il segretario generale ha anche espresso la sua profonda preoccupazione per le continue violenze a Gerusalemme Est, «così come per i possibili sgomberi di famiglie palestinesi dalle loro case».
Perché la Spianata delle Moschee è importante
La Spianata delle Moschee, conosciuta anche come Monte del Tempio, è il luogo dove, secondo la tradizione, Abramo stava per sacrificare suo figlio Isacco. Qui sorgeva il tempio di Salomone (purtroppo l’archeologia non ha restituito nessuna traccia della sua presenza). Il tempio salomonico fu distrutto a seguito della presa della città operata dai Babilonesi nel 586 a.C. Un nuovo tempio fu completato nel 515 a.C. e successivamente restaurato e ampliato da re Erode il Grande attorno al 19 a.C. Quando Tito, non ancora imperatore, distrusse e saccheggiò Gerusalemme nel 70 d.C, il tempio fu nuovamente raso al suolo. Successivamente l’imperatore Adriano edificò, sulle rovine del santuario ebraico, un tempio dedicato a Giove. Con l’avvento del cristianesimo venne deificata una basilica dedicata alla Vergine Maria, che rimase in uso per tutta l’epoca bizantina. I bizantini poi trasformarono il tempio in chiesa cristiana.
Nell’VII secolo Gerusalemme fu conquistata dagli arabi. I califfi Ommayadi edificarono la moschea di Al-Aqsa (nel 715); il tutto sopra i resti della chiesa bizantina e la Moschea di Omar, nota come Cupola della Roccia (nel 681), sul lato opposto della Spianata. Nel 1099 i crociati trasformarono Al-Aqsa in una chiesa e l’intera Spianata divenne la sede amministrativa del Regno di Gerusalemme. Cento anni dopo, nel 1187, Salah ad-Din riconquistò la città e riconsacrò i luoghi al culto islamico che ancora oggi è praticato con grande fervore.
La Spianata è inclusa, dal 1981, nella World Heritage List dell’UNESCO e, dal 1982 nella Danger List (la lista dei Beni Culturali in grave pericolo). L’UNESCO nel 2016 e nel 2017, in due controverse risoluzioni, ha ribadito la condanna di ogni attacco ai Beni Culturali di Gerusalemme e, in special modo, ai siti religiosi delle tre fedi.