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NEWS | Etna, 1.055 le specie floristiche sul gigante d’Europa

L’Etna ospita un patrimonio floristico di ben 1.055 specie, di cui 92 endemiche, cioè esclusive del fertile territorio vulcanico. Il Dipartimento di Scienze Biologiche, Geologiche e Ambientali dell’Università di Catania e i docenti Gianpietro Giusso Del Galdo, Pietro Minissale e Saverio Sciandrello hanno condotto la ricerca.

I risultati della ricerca sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica PeerJ con il titolo: Vascular plant species diversity of Mt. Etna (Sicily): endemicity, insularity and spatial patterns along the altitudinal gradient of the highest active volcano in Europe.

Il metodo per gestire un migliaio di specie in vent’anni

Tante fonti sono state messe in gioco, tra cui letteratura, erbari e raccolte di semi, al fine di suddividere il territorio etneo in 33 fasce, ognuna della larghezza di 100 metri. Le fasce consentono di capire quali specie crescono a una determinata altitudine. La loro distribuzione e visualizzazione d’insieme è adesso chiarissima grazie all’operazione “Optimized Hot Spot Analysis” della suite ArcGIS di Esri Italia.

Un’area dell’Etna indagata con l’analisi hotspot (dall’articolo sulla rivista PeerJ)

I risultati: cosa cresce sull’Etna

Delle 1.055 specie 92 sono endemiche, di cui 29 sono endemiche strette (EE) del Monte; altre 27 sono endemiche della Sicilia (ES) e 35 d’Italia (EI). La più alta ricchezza endemica si registra dai 2.000 ai 2.800 m s.l.m.: le specie più rappresentate sono le emicriptofite, piante perenni le cui gemme crescono vicine al suolo; le piante annuali crescono invece a quote più basse. Inoltre, le analisi hotspot permettono di visualizzare le fasce che contengono più specie ad alta priorità di conservazione e alcune di queste piante crescono sugli strati vulcanici più antichi.

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NEWS | Nuovo look per lo straordinario Museo di Zoologia di Catania

Nuovi allestimenti per il Museo di Zoologia dell’Università di Catania, a cura del professor Giorgio Sabella e del dottor Fabio Massimo Viglianisi. Gli architetti Sebastiano Pulvirenti e Barbara Carfì hanno progettato lo spazio, che prevede una disposizione open degli esemplari e lo sfruttamento in altezza dell’edificio. D’altronde Catania non è nuova ad allestimenti unici ed interessanti!

Il più antico Museo di Zoologia in Sicilia

Il Museo è annesso al Dipartimento di Biologia Animale “M. La Greca” dell’Università di Catania ed è addirittura considerato il museo scientifico-archeologico più antico dell’isola: la sua fondazione risale al 1853. All’epoca era ospitato presso la sede centrale dell’Ateneo e nel 1922 è stato trasferito nella sede attuale, in cui dispone di due grandi saloni: uno al piano terra e un altro al primo piano.

Uccelli, tigri e orsi tra le grandi collezioni

Anche con il nuovo allestimento le grandi vetrine ospitano numerosi esemplari faunistici, suddivisi per biomi o per ambienti di particolare valore ecologico, con le relative descrizioni. I reperti provengono da svariate collezioni italiane donate al Museo: straordinaria è la donazione di oltre 160 uccelli effettuata nel 1911 dal Circolo dei Cacciatori della provincia di Catania! Inoltre, dal 1986, il Museo di Zoologia ha acquisito diversi esemplari di mammiferi extraeuropei, anche di grande mole: un grande orso polare, un’enorme alce canadese, una splendida tigre e altre specie a rischio.

Modelli di specie, traguardo per la zoologia del catanese

Esemplare di Ragno Icius

Tra le importanti collezioni scientifiche direttamente curate dai ricercatori del Dipartimento, spiccano gli olotipi. In zoologia gli olotipi non sono altro che degli esemplari sulla base dei quali vengono definite le nuove specie per la scienza. Tra i modelli universali sono diventati famosi i Ragni Icius dello studio di Alicata e Cantarella, 15 olotipi tra le 200 specie conservate al Museo, e i Blattodei di Messina, 30 olotipi sul 90% delle specie mediterranee.