ATTUALITÀ | Cavillier e Magro raccontano il “Progetto Iside” ad ArcheoMe
ArcheoMe ha avuto il piacere di presentare un incontro molto partecipato avente per oggetto il “Progetto Iside”. L’incontro è stato presentato e introdotto dal dott. Francesco Tirrito, direttore di ArcheoMe, con gli interventi del prof. Giacomo Cavillier, egittologo, e della dott.ssa Maria Teresa Magro, archeologa presso la Soprintendenza dei Beni Culturali di Catania. Per chi se lo fosse perso, sarà possibile visionare l’incontro sulla pagina Facebook di ArcheoMe a questo link.
Cos’è il “Progetto Iside”?
Il dott. Tirrito introduce immediatamente l’argomento chiedendo al prof. Cavillier di presentare il Progetto. «Ringrazio ArcheoMe per questa diretta su un argomento che è nato lo scorso anno», dice il professore. E continua: «Il Progetto mira allo studio di quelli che sono i culti egizi in Sicilia. Lo stesso Progetto è stato avviato anche in Sardegna per avere un quadro di insieme di quello che poteva essere il concetto di approdo dei culti e di trasformazione locale. Sappiamo che il culto di Iside, soprattutto in epoca romana a partire dall’età Tolemaica, è uno dei pochi che avvia il suo percorso cultuale e culturale sulle principali sponde dell’Impero, spostandosi poi anche verso l’interno».
E conclude: «Il “Progetto Iside” nasce proprio così, per dare una profondità a quelli che sono i contatti tra Egitto e la Sicilia, soprattutto orientale. Abbiamo cominciato proprio da Catania, uno dei capisaldi della Regione, in collaborazione con la Soprintendenza, avviando uno studio dei reperti egizi che legano l’isola al mondo egiziano».
I vari volti di Iside
Il prof. Cavillier continua con un excursus sulla figura di Iside e sul concetto di immortalità e aldilà ad essa legato. Iside, st in egiziano, col il simbolo del trono (poiché legata alla regalità), è la dea madre, la dea moglie, maga e protettrice. È colei che guida e protegge Ra nel suo viaggio notturno, prima della rinascita. Iside è la divina sposa di Osiride, dio sovrano dell’oltretomba, e madre di Horus.
«Iside è una delle divinità più significative del pantheon egizio. È protettrice del focolare familiare, dea della fertilità e della navigazione, regina del cielo, della terra e dell’aldilà», aggiunge il professore.
Spesso rappresentata in qualità di Iside lactans, che allatta il piccolo Horus in un’iconografia che si ritroverà, secoli dopo, in quella cristiana della Madonna con bambino, sottolineando il suo carattere di “colei che porta vita” e il concetto di continuità dinastica. Iside, infatti, allatta Horus che rappresenta il nuovo re, seduta a fianco del marito Osiride, rappresentazione del re defunto.
Iside è la grande maga, colei per mezzo della quale avviene il miracolo della vita per due volte nella stessa vicenda. Osiride, smembrato dal fratello antagonista Seth, viene ricomposto da Iside e dalla sorella Nephtys. Osiride non torna però in vita nel mondo terreno, diviene sovrano del mondo dei defunti, un mondo altro in cui continua a vivere una vita dopo la vita. Il suo, più che una resurrezione, è un passaggio di stato. E Iside, con il corpo ricomposto del marito, concepisce nuova vita: Horus, che vendicherà il padre e riceverà la regalità sulla terra.
Iside è una divinità che avrà una grande rinomanza anche in epoche successive perché rappresenta il concetto di stabilità contro il caos e la rinascita. Difficilmente, parlando di Iside, si può scindere la sua figura dalla vicenda del suo divino paredro, Osiride, dio dell’oltretomba. Tutto nella vicenda di Iside e Osiride è teso alla continuità della vita, alla fertilità, alla fecondità della terra (come ricorda, ad esempio, il colore verde dell’incarnato del dio nelle raffigurazioni, un colore che richiama il germogliare di nuova vita). Tutto è teso all’immortalità: l’idea principale è che l’uomo non muoia, ma che, semplicemente, cambi condizione, continuando a vivere in un mondo altro.
Iside è la protettrice della navigazione, intesa come continuo viaggio dell’esistenza, non solo mero spostamento materiale.
Reperti egizi nel mondo greco-romano
E così come il suo culto, anche altri aspetti della ritualità egizia hanno continuato a vivere nel mondo greco-romano. Il “Progetto Iside” ha, tra gli altri anche questo fine, quello di capire la funzione dei reperti egizi rinvenuti sul suolo italico. Infatti Cavillier dice: «Legato a Iside c’è tutto il mondo funerario. Il Progetto si propone non tanto di studiare le antichità egizie presenti, ma di darne una funzione. Ad esempio, perché trovo uno scarabeo in un contesto funerario che può essere fenicio, che può essere punico o che può essere romano?»
Continua: «L’oggetto stesso, per quanto possa essere divenuto in determinate epoche un oggetto che può sembrare quasi a livello industriale (soprattutto a partire dal periodo fenicio in poi), sostanzialmente a cosa serve? Questa è la domanda che ci facciamo. Perché mai una società che è diversa da quella egizia deve adottare questi strumenti e questi oggetti di protezione? Del mondo egiziano, quello che si diffonde poi all’esterno, viene, di fatto, tesaurizzato. E il tesaurizzare tutto questo implica proprio la volontà di una società, come può essere quella romana, di incamerare dei culti che sono ritenuti effettivamente efficaci».
Il culto di Iside in epoca ellenistica e romana
Il culto di Iside, prima di approdare lungo le coste dell’Italia, si fermò in Grecia dove fu accolto e, com’è ovvio, anche riadattato. La figura di Iside nel mondo greco-romano viene concepita nei più disparati modi. Nel corso dei secoli si vede ampliata la sua sfera di competenza. Passa dall’essere, in Egitto, la dea protettrice del sovrano divinizzato (immagine terrestre del figlio Horus) e del sovrano defunto (identificato con Osiride) all’essere una dea universale che, oltrepassati i confini della terra del Nilo, acquisisce una nuova indipendenza.
«Ma cos’è che porta il culto?» – si chiede Cavillier – «È la navigazione, è l’approdo», è lo scambio di merci e culture.
Iside, come detto, assume caratteristiche dei luoghi in cui il suo culto viene accolto. Insieme a una particolare acconciatura greca, elementi peculiari della divinità in epoca ellenistica e romana sono il sistro, la situla aurea, l’ureo e il loto.
«Il culto della dea in Egitto» – ci dice Cavillier – «prevedeva una serie di rituali giornalieri alcuni dei quali, probabilmente rielaborati, erano presenti nella penisola Italica e nelle Isole (Sardegna e Sicilia). Uno di questi è il Navigium Isidis (5 marzo), di cui Apuleio ne descrive i canti accompagnati con sistro e flauti e le preghiere recitate dal grammateus. Anubi e Osiride figurano quali figure mitiche e divine nel cerimoniale di rigenerazione». Il culto veniva celebrato in luoghi appositi quali serapeum e iseum.
Il prof. Cavillier conclude il suo intervento con un focus sull’obelisco della Fontana dell’Elefante di Catania. Secondo Cavillier sarebbe, piuttosto, la colonna di un tempio isiaco in cui, sebbene appaiano stilizzati, sembrerebbero essere presenti divinità e simboli specifici connessi alla ritualità egizia.
A Catania Iside così come Demetra
A questo punto prende la parola la dott.ssa Maria Teresa Magro con un excursus sulla figura della dea madre, passando, nel corso dei millenni per un certo numero di divinità femminili. Vedendo una stretta connessione tra le divinità femminili e le dee madri di tutte le epoche, la dott.ssa parte dalle epoche più antiche, dalle prime epoche. «Una stretta connessione è stata ritrovata nelle figure di divinità: le prime “Veneri”, raffigurazioni delle donne come rappresentazione di fecondità, già dal Paleolitico. Si tratta di figure presenti in tutto il mondo Mediterraneo, di cui si può procedere ad un’identificazione a tappe. La cosa principale è che la figura della donna è associata alla fecondità ed alla fertilità».
Nel mondo ellenistico e romano si assiste ad un’unione stretta tra Iside e le divinità locali. Iside è assimilata a molte divinità femminili che abbiano caratteristiche simili, legate al mondo della fecondità e della rinascita, principalmente. Sarà il caso di Demetra-Proserpina in Sicilia e Sardegna, con particolare attenzione alla vicenda di Demetra e Kore di cui ci sono tracce anche nella stessa Catania, in cui esisteva un tempio dedicato proprio a Demetra, oggi non ancora individuato, ma descritto da Cicerone.
Alla fine dell’800, proprio a Catania fu scavato nuovamente (già noto da almeno due secoli) un edificio templare. Una rilettura successiva, ci fa sapere la dott.ssa Magro, ha individuato nel tempio un luogo sacro a Iside. E proprio su questo edificio, tra le altre cose, si pensa di concentrare lo studio futuro in relazione alla presenza isiaca a Catania. «Noi pensiamo che questo lavoro» – dice la Magro – «non sia solo un confronto, che può essere sicuramente interessante, ma utile per un riscontro anche in relazione ad alcune festività che potrebbero avere radici più antiche di quanto si pensi, come per la festa di Sant’Agata».
L’incontro si conclude con una serie di domande da parte dei partecipanti e con l’augurio che gli studiosi si fanno di poter portare avanti questo Progetto straordinario, che oltrepassa i confini spaziali e temporali, incentrato sulla connessione tra l’Egitto e la Sicilia.