Valorizzazione del patrimonio archeologico locale e rilancio del sito archeologico di Morgantina (EN) per il potenziamento del turismo culturale post pandemia. Sono questi i temi che verranno affrontati mercoledì 12 maggio, alle ore 10, online sulla piattaforma Microsoft Teams, nel corso del seminario dal titolo “Dieci anni con la Dea – Una rivoluzione del turismo culturale a Morgantina?” sulla restituzione della statua della dea di Morgantina al territorio di Aidone (EN).
Ne discuteranno Serena Raffiotta, assessore al Patrimonio culturale del Comune di Aidone (EN), Nietta Bruno, presidente del Distretto turistico “Dea di Morgantina”, ed Eleonora Pappalardo, docente di Archeologia classica al Dipartimento di Scienze della Formazione dell’Università di Catania.
Il Parco archeologico di Paestum (SA) è stato negli ultimi anni tra le realtà più dinamiche dell’Italia meridionale in materia di donazioni e “Art Bonus”. Un’azienda irpina ha allargato il cerchio dei mecenati che contribuiscono alla tutela e alla valorizzazione del patrimonio archeologico magno-greco. Quindi, l’elargizione di 5mila euro da parte della Project Power s.r.l. è particolare per un ulteriore motivo: è la prima indirizzata esplicitamente anche a Velia, il sito UNESCO dallo scorso anno insieme a Paestum, sotto la guida del direttore Gabriel Zuchtriegel.
Cultura e imprenditoria in sinergia per Velia
Alfonso Andria, Presidente della Provincia di Salerno e membro del Consiglio di Amministrazione del Parco, ha commentato l’accaduto. “L’introduzione dell’Art Bonus, una delle grandi innovazioni della Riforma Franceschini, rappresenta uno strumento assai originale in rapporto alle modalità di applicazione. All’inizio della mia esperienza nel Consiglio di Amministrazione del Parco Archeologico di Paestum ebbi l’idea di promuovere un incontro con l’Imprenditoria del Salernitano e con il neo nominato direttore Zuchtriegel. Gli esiti furono molto positivi. I passi avanti sono sotto gli occhi di tutti e inducono a rilanciare quello stesso messaggio e, anzi, ad ampliare lo spettro dell’ipotetica platea! Elea è la culla del pensiero e della cultura occidentali e, dunque, merita adeguate attenzioni. Il gesto dell’azienda irpina apre uno scenario interessante: la Cultura abbatte gli steccati campanilistici, la sensibilità e l’intelligenza degli imprenditori fanno il resto! Un esempio che mi auguro venga emulato”.
Si attendono ancora i risultati del test del Dna, ma con ogni probabilità le spoglie rinvenute nella località di Kahlul, a est di Palmira, potrebbero appartenere a Khaled al-Asaad, archeologo siriano torturato e ucciso da un gruppo jihadista nel 2015. Assieme al suo, anche i resti di altri due corpi, l’annuncio dell’agenzia governativa siriana Sana.
La “sua” Palmira
Khaled al-Asaad si occupava della sposa del deserto a nord-est di Damasco sin dagli anni Sessanta del Novecento. Ed era a Palmira che aveva dedicato gli studi, la passione e, infine, la vita.
Si era occupato degli scavi archeologici e del museo dal 1963 al 2005, prima di diventare consigliere per gli affari culturali a Damasco. Numerosi i consulti da parte dell’Unesco e numerose le collaborazioni con gli archeologi italiani. Ad ottobre del 2015 il presidente Mattarella lo aveva onorato con la dedica dell’area degli Arsenali della Repubblica di Pisa, allora appena restaurati. E nello stesso periodo l’Associazione Gariwo lo aveva dichiarato «giusto delle nazioni» al Giardino dei Giusti di Milano.
Il 18 Agosto del 2015
Nel pieno delle guerra civile siriana, lo stato Islamico avanzava e si abbatteva anche sui siti archeologici, seminando distruzione e la morte della memoria. Il 21 maggio 2015 l’ISIS (l’auto-proclamato Stato Islamico) dichiara la cattura di Palmira e del suo sito archeologico.
Tuttavia, prima dell’arrivo dei miliziani dello Stato islamico, al-Asaad aveva nascosto diversi reperti, i tesori romani di Palmira, per sottrarli alla barbarie jihadista. Ma come un guardiano, Khaled sceglieva di rimanere a presidiare la sua Palmira. Ad 82 anni è stato catturato e torturato per quattro settimane di fila, con lo scopo di ottenere informazioni sul nascondiglio dei reperti. Maamoun Abdulkarim, attuale direttore del Dipartimento delle Antichità e dei Musei della Siria, aveva dichiarato alla stampa che al-Asaad sarebbe stato ucciso per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero stati nascosti i tesori di Palmira.
Khaled, a più di ottant’anni, ha retto e sopportato le torture, non cedendo neppure un istante. Gli jihadisti, come estremo sfregio finale, lo uccisero proprio in uno dei luoghi più significativi per lui, l’anfiteatro romano di Palmira, di cui Khaled era stato direttore per tanti anni.
Ma la sua morte diventò ancora di più teatro dell’orrore perché venne decapitato in pubblica piazza. Il suo corpo fu appeso ad una colonna ed esposto come monito. Era il 18 agosto 2015 e pochi giorni dopo lo Stato Islamico avrebbe distrutto il tempio di Baal Shamin.
Il ritrovamento nel deserto
Da Damasco giunge la notizia che potrebbe essere suo il corpo rinvenuto, dopo quasi sei anni. Qualcuno lo aveva lo aveva trascinato in mezzo al deserto dopo l’esecuzione.
Si attendono dunque i risultati del Dna, per poter dare almeno una degna sepoltura ad un uomo il cui onore e il cui amore verso il passato culturale, verso la memoria della civiltà umana significavano più della vita stessa.
Conoscere il passato ci aiuta a crescere. Ignorarlo ci fa restare per sempre bambini – era solito ripetere Khaled al-Asaad
Pur avendo sempre fatto parte della classe dirigente siriana per il ruolo e la posizione ricoperte, il suo brutale assassinio aveva suscitato il dispiacere e la condanna di ogni componente della società, sia dei lealisti pro-regime, sia degli oppositori.
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