Illustri Siciliani | Diodoro Siculo, lo storico di Agira
Diodoro di Agira, nasce intorno all’anno 80 a.C. in Sicilia, da qui il soprannome “Siculo”, e vive in pienol’età cesariana, morendo intorno al 20 a.C. Della sua vita non sappiamo molto in quanto l’autore non lascia una vera e propria biografia: ciò che conosciamo lo dobbiamo ai brevi aneddoti che egli stesso inserisce nella sua opera. Ad esempio, egli narra di essere stato in Egitto durante la 180° Olimpiade, tra il 60 e il 56 a.C., e di aver assistito alla condanna a morte di un romano reo di aver ucciso accidentalmente un gatto, animale sacro agli Egizi.
Diodoro è uno storiografo la cui opera più importante è la Bibliothéke, una storia universale che va dalle origini mitiche della civiltà al 54 a.C.,data in cui Cesare conquistò la Britannia. L’opera ci giunge monca: dei 40 libri originali conserviamo i tomi I-V e XI-XX, mentre degli altri abbiamo solo estratti o lunghi riassunti dovuti alla grande notorietà che l’opera ebbe durante la tarda antichità.
Il proemio dell’opera è dedicato alla presentazione delle ricerche operate dall’autore e allo scopo per il quale è stata scritta: l’utilità e l’insegnamento che da essa tutti gli uomini possono trarre. A seguire, Diodoro espone l’origine della civiltà umana e parla della prima grande civiltà, quella dell’Egitto, alla quale si unisce la storia degli imperi d’Asia e i miti eroici della Grecia. Nei libri perduti viene descritta il segmento di storia tra la guerra di Troia e il 480, con un ampio occhio di riguardo per la peculiarità della storia siciliana. Due interi libri sono dedicati rispettivamente alle figure di Filippo II il macedone e del figlio Alessandro (detto Magno), seguono i libri che narrano di Roma, delle guerre puniche e dell’espansionismo, fino alla conquista della Britannia da parte di Cesare.
L’opera di Diodoro Siculo può essere considerata una summa delle diverse esperienze storiografiche tratte dai numerosi autori ai quali Diodoro si è ispirato e dai quali ha attinto ampie porzioni della sua conoscenza. A causa di ciò, l’autore è stato considerato mediocre, discontinuo e dallo stile poco distintivo. In verità, la grandezza di Diodoro sta proprio nell’aver creato un’opera che fosse depositaria di tradizioni diverse, atte a mostrare ciò che di nuovo c’era nella storiografia greca. Non mancano, comunque, le opinioni personali di Diodoro, che compaiono nei raccordi fra i vari racconti, nelle considerazioni moralistiche, nell’orientamento politico.
La più recente nota autobiografica che l’autore fa’ è la menzione della vendetta operata da Ottaviano contro la città di Tauromenion, Taormina: la città sicula avrebbe negato a Ottaviano l’aiuto militare durante la battaglia navale del 38 a.C. contro Sesto Pompeo, causandogli una sonora sconfitta. Poiché Diodoro non menziona l’annessione dell’Egitto all’Impero romano, avvenuta nel 30 a.C., è presumibile che egli abbia scritto la sua opera prima di quella data. Infine, da alcuni cenni su Augusto si deduce che Diodoro morì intorno al 20 a.C.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
•http://www.treccani.it/enciclopedia/diodoro-siculo/