Ritrovamento

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NEWS | Sicilia, un’altra sorpresa archeologica che riemerge dal mare

Grazie alla fine tecnologia di un sottomarino a comando remoto (ROVRemotely Operated Vehicle), una nave romana di II secolo a.C., con un grande carico di anfore, è adesso sotto gli occhi vigili della Soprintendenza del Mare della Regione Siciliana. Giace a ben 92 metri di profondità nelle acque dell’Isola delle Femmine, parte del territorio palermitano.

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Le prime anfore del carico individuate dal ROV – foto: Alberto Samonà

L’assessore ai Beni Culturali e all’Identità Siciliana, Alberto Samonà, lo ha definito uno dei ritrovamenti più importanti degli ultimi mesi; ha posto l’accento anche sul grande spirito di collaborazione tra la Soprintendenza del Mare e l’Arpa Sicilia (Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente). Infatti, i due organismi regionali hanno individuato il relitto durante una campagna di ricognizione subacquea condotta in sinergia.

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Il ROV a lavoro a più di 80 metri di profondità
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L’assessore Alberto Samonà – foto: Gazzetta del Sud
La soprintendente Valeria Li Vigni e gli altri esperti a bordo dell’imbarcazione alla guida del ROV
Un carico straordinario

Il carico è in buono stato di conservazione: le anfore, secondo gli esperti, sono vinarie, della tipologia Dressel 1A. Dressel 1 è infatti la tipologia di anfore più esportata nel Mediterraneo dal II-I secolo a.C.; le anfore Dressel 1A persistono infatti fino alla metà del I secolo a.C.

Le anfore del carico
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DANTEDÌ | Divina Commedia: scoperte alcune pergamene del Trecento

Alcune pergamene della Divina Commedia, databili intorno al 1350, sono state ritrovate nella biblioteca storica del Collegio Ghislieri a Pavia. Le pergamene hanno restituito il II, III, X e XI canto del Paradiso della Commedia. Inoltre, gli straordinari frammenti sono tra i più antichi ritrovati.

Spiega Alessandro Maranesi, responsabile della biblioteca del Ghislieri e rettore vicario:

«Dalla ricostruzione che abbiamo potuto fare, questo documento era stato scoperto nel 1889 proprio al Collegio. Nonostante sia così prezioso, di lui non si seppe più nulla. Abbiamo contattato la Società Dantesca Italianavogliamo chiamare a raccolta i massimi studiosi per analizzarlo».

Divina Commedia
Le pergamene dantesche di Pavia
La storia delle pergamene

Le pagine trecentesche furono ritrovate nel 1889, dal laureando Celso Marchini, mentre era intento a consultare un’edizione parigina del Timeo di Platone. Successivamente, le pergamene vennero restaurate, ma furono presto dimenticate. Il testo è stato oggi riscoperto e attentamente analizzato dal professor Maranesi che ha iniziato a studiare le preziose carte. Alcuni elementi, le forme arcaizzanti e il tipo di scrittura, fanno datare le pergamene non oltre la metà del Trecento.

«Si tratta di uno dei frammenti più antichi della Divina Commedia mai rinvenuti. Certi dettagli, come il tipo stesso di pergamena e le lettere miniate in rosso, ci dicono che questi frammenti erano appartenuti a un Codice molto prezioso, che per il suo valore poteva trovare posto solo in case principesche, corporazioni religiose o famiglie potenti». Afferma il Professor Alessandro Maranesi.

Come siano arrivate le pergamene di Dante a Pavia, resta un mistero, ma è suggestiva l’ipotesi di un vero e proprio viaggio. Sarebbero appartenute ad un antico codice della ricchissima biblioteca visconteo–sforzesca che aveva sede nel castello Visconteo di Pavia, poi dispersa per mano dei francesi di Luigi XII nel 1499. 

divina commedia
Una delle pergamene trecentesche di Pavia
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NEWS | Lunigiana, ritrovata la testa di una statua stele di 5000 anni fa

In Lunigiana, a Nord della Toscana, più precisamente nei pressi di Pontremoli (MS), è stata ritrovata la testa di un’eccezionale statua stele risalente a 5000 anni fa. Il ritrovamento è stato casuale: durante una passeggiata, il sig. Paolo Pigorini ha trovato una pietra di forma anomala. Dopo averla trasportata presso la propria abitazione, Pigorini ha riconosciuto la statua e l’ha consegnata al Direttore del Museo delle Statue Stele di Pontremoli (MS), Angelo Ghiretti, che ha segnalato il ritrovamento alla funzionaria della Soprintendenza, Marta Colombo e al sindaco di Pontremoli, Lucia Baracchini. Ghiretti ha confermato l’autenticità del manufatto: si tratta probabilmente di una testa raffigurante un volto femminile, come si nota dagli orecchini stilizzati scolpiti, è in buono stato di conservazione e risale a circa 5000 anni fa (Età del Rame)

Lunigiana
Paolo Pigorini insieme al direttore del Museo, Angelo Ghiretti, e alla Dottoressa Marta Colombo – ©Museo delle Statue Stele Lunigianesi

 

Le misteriose statue stele della Lunigiana

Le statue stele sono manufatti preistorici e protostorici, tipici della Lunigiana, realizzati dalla popolazione dei Liguri Apuani. Raffigurano personaggi maschili o femminili stilizzati e connotati nel genere dagli oggetti che portano (armi o monili). Le statue risalgono a un periodo compreso tra il III millennio a.C. e il VI secolo a.C. Se ne conoscono in tutto 80 esemplari, classificabili in tre gruppi (A, B e C a seconda della loro forma).

Il manufatto rinvenuto si può classificare nel gruppo “B”: presenta la testa con la tipica forma della mezza luna. Il reperto è stato inserito nel catalogo delle statue stele con il numero 85. Secondo il Direttore del Museo di Pontremoli (MS) non si tratta di un ritrovamento insolito poiché avvenuto in un luogo già molto perlustrato dagli studiosi. Proprio sulla sella di Monte Galletto probabilmente esisteva un allineamento di statue stele, quasi come un santuario. Un ritrovamento dunque casuale che permette di fare ulteriormente luce su questi affascinanti e misteriosi reperti.

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NEWS | Milano, in via Zecca Vecchia riemerge una zona archeologica di 3800mq

A due passi dalla Biblioteca Ambrosiana di Milano è venuta alla luce una grande area di interesse archeologico. Si trova in via Zecca Vecchia, una zona circondata da palazzine in cui erano stati avviati dei lavori di edificazione di un albergo. In questo spazio, infatti, sede dell’ex garage/rimessa Sanremo e da poco demolito, la ditta ha interrotto le attività per indagare meglio il sito rinvenuto.

Quest’area è molto vicina alla zona di piazza San Sepolcro, dove si trovava il Foro romano di Mediolanum. Alla luce di ciò, gli archeologi prevedono uno scavo difficile e importante al medesimo tempo, atto a comprendere qualcosa in più riguardo la stratigrafia dell’area e ad identificare, quindi, le fasi di transizione. La Soprintendenza di Milano è già sul campo per coordinare le operazioni: Annamaria Fedeli ha ottenuto la direzione scientifica dello scavo; l’obiettivo è indagare non solo le preesistenze romane, ma anche le probabili tracce del periodo precedente. Purtroppo, le operazioni richiederanno tempo e l’impresa sarà abbastanza delicata: questa parte del centro milanese, soprattutto nel periodo fascista, ha subito opere di abbattimento e riedificazione.

via Zecca Vecchia
Via Zecca Vecchia (MI) vista dall’alto

(Immagine di copertina dal Corriere della Sera)

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NEWS | Trova reperti e li consegna alle autorità: premiato bimbo di 9 anni

Durante una gita al mare con la famiglia, un bimbo di 9 anni, il piccolo Alberto, ha rinvenuto sulla spiaggia reperti ceramici incisi. Aveva da poco visitato il Museo del Mare Antico di Nardò (LE), restandone colpito al punto da riuscire a capire l’importanza dei reperti che aveva tra le mani. Per questo motivo, il bimbo ha deciso, con il supporto dei genitori, di consegnare quei reperti alle autorità, in modo da consentire agli esperti di esaminarli.

Il comandante della stazione di Nardò Vito De Giorgi, apprezzando l’alto senso civico del bambino, ha voluto premiarlo regalandogli un calendario dei carabinieri (fonte).

reperti bimbo
Il piccolo Alberto mentre consegna i reperti al Comandante dei Carabinieri di Nardò
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NEWS | Scoperta una necropoli con camere inviolate a Marsala (TP)

Gli scavi archeologici preventivi per il rifacimento della rete fognaria di Marsala (TP) hanno portato in luce i resti di due camere ipogee inviolate; all’interno anche il corredo funerario e resti di corpi inumati. A questi eccezionali ritrovamenti si aggiungono circa 50 tombe, collocate ad una minore profondità, riferibili con molta probabilità a una necropoli punica.

Il primo ipogeo, databile intorno alla metà del IV secolo a.C., presenta due camere funerarie di forma quadrangolare; all’interno sono cinque i resti di corpi inumati, tre adulti e due bambini, con il corredo funerario: alcuni vasi e piccoli oggetti in metallo

Il secondo ipogeo si presenta come una struttura articolata su più livelli in cui si possono riconoscere diverse fasi architettoniche e di utilizzo che sembrano coprire almeno sette secoli. Un primo grande ambiente sembra essere il risultato dell’ampliamento e dell’unione di preesistenti sepolture puniche del IV-III secolo a.C. Questo secondo ipogeo presenta una serie di sepolture ricavate lungo le pareti: in particolare sei tombe a cassettone, otto loculi e otto nicchie. Due delle tombe a cassettone hanno conservato resti di inumati, mentre le tombe a fossa sono state scavate direttamente sul pavimento della camera funeraria. Il rinvenimento di materiale ceramico e di lucerne figurate e con bolli lascia pensare ad un utilizzo dal II al IV/V secolo d.C. con una prima fase di culto giudaico e una seconda cristiana.

I lavori, in ottemperanza alle prescrizioni dettate dalla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Trapani, si svolgono sotto la direzione dell’archeologa Giuseppina Mammina e sono condotti sul campo da Sharon Sabatini (SAMA Scavi Archeologici) e da Sebastiano Muratore, archeologo della ditta esecutrice. Al lavoro di scavo preventivo hanno contribuito anche gli operai Joan Sararu, Giuseppe Amodeo, Mirko Genna e Riccardo Ingarra.

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NEWS | Colosseo, ritrovati resti di cavalli sul Palatino

Nel Parco Archeologico del Colosseo sono stati ritrovati alcuni resti di cavalli. La Direttrice Alfonsina Russo lo annuncia, tramite un post su Instagram:

“Gli scavi effettuati presso l’avancorpo adrianeo della Domus Tiberiana sul Palatino hanno portato in luce, tra i diversi rinvenimenti, i resti di alcuni cavalli, attualmente in corso di studio, verosimilmente oggetto di macellazione.Nei prossimi mesi vi annunceremo l’apertura della Domus in un percorso di visita inedito in cui vi saranno mostrati i restauri effettuati e le novità frutto delle recentissime attività di ricerca svolte in quello che fu il grande palazzo imperiale eretto dalla dinastia giulio-claudia sulle pendici occidentali del colle”.

La Direttrice aggiunge che sarà a breve annunciata la riapertura della Domus Tiberina. Un percorso inedito in cui saranno mostrati i restauri effettuati e le novità frutto delle recenti attività di ricerca.  In un nuovo percorso di sei sale che racconteranno la storia della dimora imperiale.

I resti dei cavalli non sono l’unica sorpresa che hanno riservato gli scavi. I lavori hanno portato alla luce anche una fosse comune, un contenitore in ceramica contenente monete e una lucerna con tracce di fuoco.

resti di cavalli
Immagine del ritrovamento
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NEWS | Khaled al-Asaad, il “guardiano” di Palmira può ora riposare in pace

Si attendono ancora i risultati del test del Dna, ma con ogni probabilità le spoglie rinvenute nella località di Kahlul, a est di Palmira, potrebbero appartenere a Khaled al-Asaad, archeologo siriano torturato e ucciso da un gruppo jihadista nel 2015. Assieme al suo, anche i resti di altri due corpi, l’annuncio dell’agenzia governativa siriana Sana.


La “sua” Palmira

Khaled al-Asaad si occupava della sposa del deserto a nord-est di Damasco sin dagli anni Sessanta del Novecento. Ed era a Palmira che aveva dedicato gli studi, la passione e, infine, la vita.

Si era occupato degli scavi archeologici e del museo dal 1963 al 2005, prima di diventare consigliere per gli affari culturali a Damasco. Numerosi i consulti da parte dell’Unesco e numerose le collaborazioni con gli archeologi italiani.
Ad ottobre del 2015 il presidente Mattarella lo aveva onorato con la dedica dell’area degli Arsenali della Repubblica di Pisa, allora appena restaurati. E n
ello stesso periodo l’Associazione Gariwo lo aveva dichiarato «giusto delle nazioni» al Giardino dei Giusti di Milano.

Il 18 Agosto del 2015

Nel pieno delle guerra civile siriana, lo stato Islamico avanzava e si abbatteva anche sui siti archeologici, seminando distruzione e la morte della memoria. Il 21 maggio 2015 l’ISIS (l’auto-proclamato Stato Islamico) dichiara la cattura di Palmira e del suo sito archeologico.

Tuttavia, prima dell’arrivo dei miliziani dello Stato islamico, al-Asaad aveva nascosto diversi reperti, i tesori romani di Palmira, per sottrarli alla barbarie jihadista. Ma come un guardiano, Khaled sceglieva di rimanere a presidiare la sua Palmira. Ad 82 anni è stato catturato e torturato per quattro settimane di fila, con lo scopo di ottenere informazioni sul nascondiglio dei reperti. Maamoun Abdulkarim, attuale direttore del Dipartimento delle Antichità e dei Musei della Siria, aveva dichiarato alla stampa che al-Asaad sarebbe stato ucciso per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero stati nascosti i tesori di Palmira.

Khaled, a più di ottant’anni, ha retto e sopportato le torture, non cedendo neppure un istante. Gli jihadisti, come estremo sfregio finale, lo uccisero proprio in uno dei luoghi più significativi per lui, l’anfiteatro romano di Palmira, di cui Khaled era stato direttore per tanti anni.

Ma la sua morte diventò ancora di più teatro dell’orrore perché venne decapitato in pubblica piazza. Il suo corpo fu appeso ad una colonna ed esposto come monito. Era il 18 agosto 2015 e pochi giorni dopo lo Stato Islamico avrebbe distrutto il tempio di Baal Shamin.

L’esplosione del tempio a Palmira (© SANA via Il Messaggero)
 
Il ritrovamento nel deserto

Da Damasco giunge la notizia che potrebbe essere suo il corpo rinvenuto, dopo quasi sei anni. Qualcuno lo aveva lo aveva trascinato in mezzo al deserto dopo l’esecuzione.

Si attendono dunque i risultati del Dna, per poter dare almeno una degna sepoltura ad un uomo il cui onore e il cui amore verso il passato culturale, verso la memoria della civiltà umana significavano più della vita stessa.

Conoscere il passato ci aiuta a crescere. Ignorarlo ci fa restare per sempre bambini – era solito ripetere Khaled al-Asaad

 

Pur avendo sempre fatto parte della classe dirigente siriana per il ruolo e la posizione ricoperte, il suo brutale assassinio aveva suscitato il dispiacere e la condanna di ogni componente della società, sia dei lealisti pro-regime, sia degli oppositori.

Pietra commemorativa al Giardino dei Giusti di Milano (© Associazione Gariwo)
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NEWS | Gela (CL), il mare restituisce altri tesori

Sulla spiaggia di Bulala di Gela (CL) riemergono dei reperti di VI secolo a.C., tra questi una kotyle (dal greco κοτύλη) e uno skyphos (dal greco σκύφος), due coppe di uso potorio. Se ne sono subito occupati gli operatori della Soprintendenza del Mare della Regione Sicilia, diretta da Valeria Li Vigni, che ormai sono di casa nella zona.

“Ancora una volta Gela si conferma come uno scrigno che racconta una parte importante della nostra storia antica. Il ritrovamento, da parte della Soprintendenza del Mare, dimostra l’impegno costante portato avanti dalla Regione Siciliana” – commenta il governatore Nello Musumeci.

I fortunati fondali di Gela (CL)

Stefano Vinciguerra, responsabile del gruppo subacqueo della Soprintendenza del Mare, ha diretto la missione di ricerca. Nei giorni scorsi, date le buone condizioni di visibilità del mare, il Gruppo si era recato nell’area della Bulala di Gela (CL) per la documentazione fotografica e il rilievo tridimensionale di un carro armato sommerso; ma il relitto era ricoperto da un banco di sabbia e ciò ha vanificato l’impresa.

Questo inconveniente ha spostato la ricerca su un’area vicina dove è stata individuata un’ancora in ferro, infissa per metà nel fondale sabbioso. Nei pressi dell’ancora, sono stati rinvenuti la kotyle, integra e con vasca profonda, e lo skyphos, dotato di una vasca bassa: le due coppe sono entrambe acrome, non colorate. È riemersa anche una base quadrata su cui si imposta una piccola colonna a base circolare; lo stato di conservazione al momento non consente di dire altro, tranne che le piccole dimensioni potrebbero riferirsi a una statuetta di bordo, proprietà personale di un membro dell’equipaggio.

“Malgrado le difficoltà oggettive dovute alla scarsa visibilità del mare di Gela, ogni intervento dei subacquei della Soprintendenza del Mare riesce a regalarci emozioni sempre nuove. Grazie alla segnalazione del nostro referente, il sub gelese Franco Cassarino, siamo pervenuti in questi giorni al ritrovamento di interessanti reperti che erano nascosti nei fondali. Questo mentre continua il lavoro di ricerca relativamente al relitto Gela 2 con uno scavo sistematico”- ha affermato la Soprintendente del Mare Valeria Li Vigni.

Hanno contribuito al successo l’equipaggio della motovedetta V.805 della Guardia di Finanza di Licata su comando del R.O.A.N. di Palermo e quello della motovedetta della Guardia Costiera di Gela. Prezioso è il ruolo svolto da Gaetano Lino, Salvatore Ferrara e Alessandro Urbano del Gruppo sub Bc Sicilia.

 

 

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NEWS | Scoperto relitto carico di anfore nel mare di Ustica

Nelle acque antistanti l’isola di Ustica (PA) è stato scoperto un relitto a una profondità di circa 70 metri, il cui carico è composto da anfore databili tra il II e il I sec. a.C.  Il ritrovamento è stato effettuato dalla Sovrintendenza del Mare durante un’operazione di monitoraggio e rimessa in ordine dell’itinerario subacqueo. Le indagini preliminari sono state condotte con il supporto tecnico-logistico della Guardia di Finanza.

“Abbiamo ripreso le attività di ricerca e di manutenzione degli itinerari sommersi – dice la Soprintendente del Mare, Valeria Li Vigni – grazie all’Assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana Alberto Samonà, che ha manifestato la volontà di rimettere al centro dell’attenzione la Sopmare, che rappresenta tutt’oggi un organo di ricerca, tutela e valorizzazione unico in Europa e che prosegue la propria attività in tutti i mari di Sicilia”.

Le immersioni sono state effettuate dal segnalatore e altofondalista Riccardo Cingillo. Durante le tre giornate di lavoro sono state portate a termine ricerche strumentali tramite ecoscandaglio, ROV e Rebreather. Le ricerche poi proseguiranno con saggi, rilievi video-fotografici, e analisi diagnostiche sui reperti recuperati.

“Proseguire e potenziare le ricerche in mare ispirate dall’entusiasmo ancora vivido di Sebastiano Tusa – sottolinea l’assessore, Alberto Samonà – non è solo un atto di rispettosa memoria verso un uomo che ha investito gran parte della propria vita a valorizzare la Sicilia e il mondo sommerso, ma è soprattutto un investimento in termini di capacità di generare valore, attraverso il potenziamento di un segmento dell’offerta culturale connessa al patrimonio storico-archeologico sottomarino, in linea con i principi dettati dalla Convenzione UNESCO sulla fruizione del patrimonio culturale. Ho dato un preciso imput alla Soprintendenza del Mare – prosegue l’assessore Samonà – perché prosegua nella ricerca sottomarina e possano ampliarsi le occasioni di conoscenza e divulgazione del patrimonio storico e archeologico custodito dal mare. Un ringraziamento doveroso alla Guardia di Finanza che ci ha accompagnato anche in quest’ultima scoperta”.

Fonte: sito web blogsicilia.it