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NEWS | Ritrovato in Antartide il relitto dell’Endurance, la nave dei sogni

È stato ritrovato il relitto dell’Endurance, la nave che alimentò il sogno dell’esploratore antartico britannico, Ernest Shackleton, di attraversare il continente dell’Antartide via mare, nel 1914.

Intrappolata dal pack (ghiaccio marino), tipico del continente antartico, la nave è affondata poco tempo dopo l’inizio del suo viaggio, ma tutti gli uomini dell’equipaggio sono riusciti a salvarsi.

Il ritrovamento ha suscitato grande gioia ed emozione, anche in virtù del perfetto stato di conservazione del relitto.

relitto endurance
L’esploratore britannico Ernest Shackleton
Ritrovamento

Il 9 marzo 2022 è stato ritrovato il relitto dell’Endurance, a una profondità di oltre 3.000 metri, nel Mare di Weddel.

Lo scorso febbraio, l’associazione britannica Falklands Maritime Heritage Trust (FMHT) ha avviato una spedizione, battezzata Endurance22, per ritrovare i resti della nave.

I ricercatori  sono stati aiutati da una rompighiaccio sudafricana (Agulhas II) e da due sommergibili ibridi. I due sommergibili hanno scandagliato il fondale del Mare di Weddell per circa 12 ore al giorno dall’inizio di febbraio, trovando infine Endurance. A quel punto l’equipaggiamento dei sommergibili è stato sostituito con videocamere ad alta risoluzione e altri strumenti per filmare il relitto che ha alimentato i sogni di tanti esploratori, desiderosi di spingersi oltre le loro capacità.

L’operazione, costata 10 milioni di dollari, donati da un anonimo investitore, ha provocato grande gioia ed entusiasmo, anche in virtù del più che buono stato di conservazione dei resti: sulla chiglia è ancora perfettamente leggibile il nome Endurance.

Per visionare il video che testimonia il buono stato di conservazione della nave e per leggere le parole riportate dal canale storico History Hit, su twitter, si invita il lettore a cercare il seguente collegamento: pic.twitter.com/2fhJy2nXHd.

 

Resti dell’Endurance

 

Timone della nave

 

Nome della nave, ancora visibile sulla chiglia

 

La storia della nave

L’Endurance è una delle più celebri navi della storia delle esplorazioni ed è legata alla vicenda dell’esploratore britannico Ernest Shackleton.

 Fu varata in Norvegia il 17 dicembre 1912 dai cantieri navali Framnaes Schypard e il suo nome era quello di Polaris: si trattava di un veliero a 3 alberi, progettato espressamente per le esplorazioni artiche.

Il veliero doveva essere destinato a crociere nel Mar Glaciale Artico da avviare, già, a partire dal 1912. Tuttavia, a causa dell’elevato costo, ci furono dei rallentamenti e dei cambiamenti e, alla fine, la grande opera venne venduta a un esploratore britannico che decise di modificarne anche il nome, che passò da Polaris a Endurance.

L’Endurance, con la guida di Shackleton, avrebbe dovuto attraversare il mare di Weddell, nel 1914, puntando alla baia di Vahsel, da dove una squadra di sei uomini, guidati dallo stesso comandante, avrebbe iniziato la traversata del continente antartico.

Il progetto risultò troppo ambizioso e la spedizione fallì prima ancora di iniziare: i ghiacci del mare di Weddel intrappolarono, ben presto, la nave dando l’avvio a una lunga odissea che sarebbe giunta al termine solo il 21 novembre del 1915, quando la nave affondò, ormai completamente stritolata dal pack.

Nonostante il grande pericolo corso, tutti gli uomini dell’equipaggio riuscirono, fortunatamente, a mettersi in salvo, evitando il tragico destino che toccò alla nave.

L’Endurance in balia del ghiaccio marino

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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NEWS | Archeologia Pubblica al Teatro di Agrigento: cantiere in diretta Facebook

Sono ripartiti a fine maggio gli scavi del Teatro antico di Agrigento. Si tratta di un edificio ellenistico-romano scoperto nel 2016, non lontano dalla chiesa di San Nicola. Il cantiere, inserito nel Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi, è aperto al pubblico ed è visitabile il mercoledì e il venerdì. È necessaria la prenotazione all’indirizzo mail teatroakrags2021@gmail.com.

Il Parco Archeologico della Valle dei Templi di Agrigento

Lo scavo in corso vede la collaborazione del Parco Archeologico e Paesaggistico della Valle dei Templi e dell’Università di Catania, con la direzione del Professore Luigi Caliò.

L’avvio e il prosieguo della campagna

Ogni lunedì, per tutta la durata della campagna, il Parco ha avviato la pubblicazione di contenuti audiovisivi in diretta su Facebook per informare sul progresso delle ricerche. I vari saggi sono distribuiti sia nel centro che nella sommità della cavea e comprendono anche ambienti posti a sud-ovest della stessa. Da quest’area stanno infatti venendo alla luce strutture con varie fasi che vanno dal V secolo a.C. all’età romana.

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Il prof. Luigi Caliò in diretta dal cantiere di scavo alla Valle dei Templi di Agrigento

Non mancano, inoltre, i dati sullo stato di abbandono dell’edificio teatrale. Infatti, proprio nelle scorse settimane si è aperto un saggio di oltre 300 metri quadri in direzione est-ovest: sono stati scoperti numerosi sedili, in parte crollati, e altri blocchi architettonici, tra cui un capitello dorico. Al centro della zona scavata vi è una calcara (fornace) a fiamma bassa, sintomo di frequentazione fino in età tardoantica. Da qui proverrebbe un’epigrafe in marmo, destinata ad essere ridotta in calce.

Le nuove scoperte e la collaborazione con l’Università di Catania

Il professore Caliò si dice soddisfatto dall’avvio dei lavori, grazie alla grande partecipazione degli studenti alla campagna. Si tratta di circa 80 ragazzi, distribuiti in tre turni, che hanno subito colto l’occasione di rendersi protagonisti di uno scavo di una certa importanza,  dopo il lungo periodo di stallo della pandemia. Gli studenti stanno al momento scavando intorno alla cavea, cercando di portare alla luce le strutture dell’anello più ampio del teatro, quello di epoca più tarda; si spera anche in qualche ritrovamento appartenente alla scena del teatro. Nella summa cavea continuano ad venire alla luce nuove strutture, in particolare due absidi di un grande edificio ancora tutto da interpretare. 

L’ambiente sud-ovest della Valle dei Templi (AG)

Dagli ambienti a sud-ovest, informa il professore Caliò, stanno venendo in luce quelli che probabilmente erano gli accessi/parodoi della parte anteriore del teatro. I muri sono ben conservati con strutture di malta ancora ben visibili, che dovevano probabilmente tenere, tramite dei chiodi, delle lastre di marmo. L’angolo sud-occidentale ha restituito nei giorni scorsi un imponente edificio di probabile età tardoantica con un pavimento a lastroni calcarei. Il pavimento insisterebbe su strati di II secolo d.C., forse appartenenti a strutture dello stesso teatro, utilizzate proprio quando l’edificio andò in disuso.

Il pavimento tardoantico rinvenuto nella Valle dei Templi (AG) – foto: Le Vie dei Tesori

In copertina: foto aerea del settore in corso di scavo da Le Vie dei Tesori.

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NEWS | Archeologia Preventiva, a Palermo riemergono sorprese medievali

I lavori di ammodernamento dell’impianto fognario del Palazzo Reale a Palermo, che stanno comportando anche la risistemazione di piazza del Parlamento, hanno restituito interessanti testimonianze di età medievale. Durante il cantiere, avviato dall’Assemblea Regionale Siciliana, infatti, è stata effettuata un’esplorazione archeologica preventiva nella lunga trincea interessata dalla quale sono emerse importanti testimonianze storico-archeologiche. L’annuncio è stato dato direttamente da Alberto Samonà sul suo profilo Facebook.

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La trincea su piazza del Parlamento a Palermo – foto: Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo

Nel corso degli scavi – effettuati sotto la direzione tecnico-scientifica della Soprintendenza BB.CC.AA. di Palermo, sono emerse strutture murarie di età medievale, realizzate con varie tecniche di costruzione (blocchetti regolari in calcare biancastro disposti in filari alternati), pietrame grossolanamente sbozzato legato con malta di terra, strutture in mattoni crudi.

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Le strutture murarie di età medievale riemerse – foto: Alberto Samonà

Tra i reperti rinvenuti, numerose espressioni di ceramica islamica e normanna, quali catini carenati, coppe emisferiche a breve tesa, anfore con solcature sulla superficie e pennellate in bruno, ceramica a spirali. Rinvenuti anche manufatti di età sveva (ceramica solcata di importazione tirrenica e le produzioni nord-africane decorate con i colori cobalto e manganese).