In occasione della Design Week, dal 6 al 10 settembre 2021, la Soprintendenza di Milano aprirà al pubblico uno dei cantieri archeologici più estesi e ricchi di rinvenimenti degli ultimi anni: l’area dell’Anfiteatro romano. È lì in corso la realizzazione di PAN – Parco Amphitheatrum naturae, il più vasto parco archeologico di Milano, situato nel cuore della città.
I lavori, promossi e diretti dalla Soprintendente Antonella Ranaldi in accordo con il Comune di Milano, sono realizzati con finanziamenti del MiC e grazie ai contributi di sponsorizzazioni private: TMC pubblicità, Prelios SGR e, per gli scavi archeologici, Italia Nostra.
Per partecipare all’evento è obbligatoria la prenotazione tramite mail a sabap-mi.eventi@beniculturali.it e per l’accesso è necessario esibire la certificazione verde Covid19 (esclusi bambini fino a 12 anni e soggetti esenti con certificazione medica).
In copertina: i resti dell’anfiteatro romano di Milano (foto: Milanoevents.it).
L’arena del Colosseo tornerà a essere percorribile in tutta la sua ampiezza dal 2023 grazie al progetto di valorizzazione che punta a ricostruire la piattaforma.
Il Colosseo nell’antica Roma
Il Colosseo, originariamente chiamato Anfiteatro Flavio, venne costruito in dieci anni: i lavori furono iniziati dall’imperatore Vespasiano nel 70 d. C., ma venne inaugurato da suo figlio Tito nell’80 d. C. Si tratta tutt’oggi del più grande anfiteatro del mondo.
La struttura venne inserita, insieme a tutto il centro storico di Roma, nella lista dei Patrimoni dell’Umanità dall’UNESCO nel 1980. Nel 2007 venne inserito anche fra le “sette meraviglie del mondo moderno”.
Bando per una nuova piattaforma
Già nel 2012 sopralluoghi e studi mirati mostrarono criticità sulla integrità della struttura, facendo iniziare una serie di restauri atti al consolidamento dell’Anfiteatro.
In un processo di valorizzazione del sito archeologico, Invitalia pubblicò un bando nel 2015 per la realizzazione di una struttura pedonale per l’arena del Colosseo. Ad aggiudicarsi i lavori è stata una società veneziana, Milan Ingegneria, grazie al suo progetto che unisce green high-tech, valorizzazione e conservazione delle strutture sottostanti (sotterranei).
Il progetto vincitore
La struttura sarà formata da pannelli in carbonio e rivestiti in legno e posta all’altezza del piano di calpestio originale ai tempi dei Flavi, come spiega l’architetto Fumagalli (uno degli ideatori del progetto). L’architetto conferma anche che i pannelli saranno appoggiati direttamente strutture murarie senza ancoraggi meccanici.
La nuova struttura “lignea” sarà completata da un sofisticato meccanismo di “rotazione e traslazione” delle assi che permetterà non solo di camminare sull’arena, ma anche di aprire il pavimento per permettere l’areazione e la visione dei sotterranei; quando la piattaforma sarà chiusa, il controllo dell’umidità e dell’areazione delle strutture ipogee verrà affidata a ventiquattro unità di ventilazione meccanica.
Un importante progetto di Fundraising e Corporate Membershipnasce per potenziare una delle istituzioni cardine dell’economia e della cultura della città di Verona e del suo territorio.
È ormai evidente a tutti che la pandemia da Covid-19 nell’ultimo anno ha inciso profondamente sull’economia, sul clima psicologico e sulle aspettative verso il futuro delle attività artistiche. In tal senso, Fondazione Arena di Verona ha lavorato con determinazione per confermare il suo ruolo di faro della Città e luce di speranza per i suoi concittadini. Nonostante la situazione attuale che coinvolge l’Europa tutta, Fondazione Arena non ha rinunciato alla sua stagione lirica estiva 2021, confermandone per intero le sue date, i suoi titoli e i suoi straordinari cast, seppur presentando diversi ma più tecnologici allestimenti scenografici e disegnando per il Teatro Filarmonico una stagione artistica basata anche su titoli rari, di grande spessore artistico-musicale ed affidati a cast di alto profilo. La Stagione Artistica 2021 è stata seguita in streaming in tutto il mondo con oltre 184.000 views su YouTube (per un totale di quasi 12.000 ore) e quasi 6.000 spettatori collegato sulla nuova webTV inaugurata lo scorso autunno.
#iosonolarena, il motto del fundraising
Nell’ambito della grande campagna di Art Bonus#iosonolarena, ecco dunque l’iniziativa “67 Colonne per l’Arena di Verona“, creata appositamente per rafforzare il rapporto economico tra Fondazione Arena con Verona e il suo territorio, in un appello che si rivolge a privati e aziende, uniti dall’obiettivo comune di sostenere Fondazione Arena in virtù del suo ruolo centrale nella storia, nella cultura e nell’economia del territorio. L’Art Bonus, attraverso la tutela e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale e artistico, costituisce una fondamentale chiave di rilancio economico per il territorio veronese; l’obiettivo è incrementare il dato del 2020, pari a € 1.960.700, con un contributo di minimo un milione, per dare quel segnale di ripartenza così fortemente atteso.
“L’Arena è il gioiello della nostra città, il tempio della musica a livello internazionale, il biglietto da visita di Verona nel mondo, e questo è il momento storico per scendere tutti in campo al suo fianco – afferma il Sindaco di Verona Federico Sboarina, Presidente di Fondazione Arena -. Oggi, per la chiamata alle armi di ogni singolo cittadino, ricordo il terremoto del 1117, che ha distrutto l’anello esterno lasciando in piedi solo l’ala che ci caratterizza. Un analogo scossone lo stiamo vivendo adesso, siamo nella fase della ripartenza dalla crisi economica e la nostra Arena deve esserne il simbolo mondiale. Serve un’accelerazione che diamo con il progetto 67 colonne, proprio quelle distrutte dal sisma. Prima ancora che del mondo intero, l’Arena è il patrimonio che ogni veronese orgogliosamente sente suo, perciò abbiamo ideato questa occasione di fundraising aperta a tutti. Grazie a questo meccanismo e all’Art Bonus, tutte le categorie economiche potranno abbracciare e sostenere la più importante realtà culturale scaligera. Senza contare che da qui parte un segnale nazionale e internazionale di ripartenza della cultura e degli spettacoli. È proprio nei grandi momenti di difficoltà che emerge la nostra capacità di fare squadra e di unirci attorno ad un unico grande obiettivo. Serve il contributo, grande o piccolo, di tutti. Insieme possiamo ricostruire virtualmente le 67 colonne esterne dell’Arena, un’operazione che avrà una ricaduta importante per tutto il territorio e per la nostra economia che è pronta per essere rimessa in moto velocemente”.
A Triste arriva “Big John”, uno scheletro di triceratopo proveniente da un giacimento fossilifero degli Stati Uniti. Il dinosauro viene a far visita al Bel Paese, ancora custodito negli speciali imballaggi di bende gessate, accolto dalle sapienti mani dei paleontologi triestini della Zoic. La ditta triestina costituisce un’eccellenza mondiale nell’ambito della paleontologia, specializzata nell’estrazione e lavorazione dei resti fossili, anche di notevoli proporzioni.
Chi non conosce il triceratopo, con le caratteristiche corna sul muso e la testa corazzata? Sicuramente il più famoso tra i “dinosauri cornuti”, è una specie tipica dell’attuale Nord America, risalente al Cretaceo superiore (tra i 68 e i 95 milioni di anni fa).
Il nome, attribuito all’esemplare in questione, nasce dalle sue dimensioni, impressionanti per la specie: il cranio misura oltre due metri e mezzo di lunghezza per quasi due metri di larghezza.
Una “rinascita” visibile online
L’estrazione e la preparazione del “bestione” doveva essere la novità natalizia per tutti gli amanti di questi antichi fossili. In un entusiasmante work in progess, allestito nel nuovo showroom acquisito dalla Zoic in via Flavia a Triste, il pubblico avrebbe dovuto assistere alla sua “rinascita”. Nonostante le restrizioni alle attività dal vivo, sarà comunque possibile seguire online le varie fasi del processo. Da oggi sarà messa in linea una serie di video sui canali social della ditta (Youtube, Facebook e Instagram); qui, passo dopo passo, si documenterà l’apertura delle protezioni, lo scavo, la pulizia delle ossa ed il restauro delle parti mancanti. Lo scopo è di far conoscere le tecniche di estrazione di fossili complessi, del come vengono scavati e, quindi, lavorati, prima di prendere nuovamente forma con il montaggio finale. In questo caso, si vedrà ricomparire uno dei dinosauri più iconici che abbiano mai popolato il nostro pianeta.
Una spettacolare anticipazione della sede espositiva
L’auspicio del team triestino della Zoic è accompagnare il pubblico, con aggiornamenti periodici, attraverso questo eccezionale viaggio di riscoperta, scandendo le fasi più delicate e spettacolari della lavorazione e del montaggio dell’enorme reperto, fino ad arrivare in primavera alla possibilità di aprire le porte della nuova sede espositiva per far godere da vicino dell’enorme triceratopo. Il grande dinosauro, una volta restaurato, farà tappa al sito paleontologico Villaggio del Pescatore di Duino Aurisina (TS), dove sarà visibile per un certo periodo.
Vogliamo offrire a Trieste un altro spettacolo indimenticabile – spiega il titolare della Zoic Flavio Bacchia – da sempre siamo impegnati a condividere con gli appassionati, o i semplici curiosi, la nostra peculiare attività e speriamo che anche questa volta ci sarà modo di mostrare il lavoro finito prima che “Big John” s’incammini per la sua destinazione finale, che con ogni probabilità sarà qualche famoso museo internazionale.
La Zoic, unica realtà italiana di eccellenza mondiale in ambito paleontologico
Al gruppo di paleontologi della Zoic, unica realtà italiana che vanta un’esperienza ormai riconosciuta a livello internazionale – dal Canada all’Australia, fino alla Russia, il Giappone e, naturalmente, l’Europa – si deve il restauro di molti degli esemplari custoditi in diverse collezioni, sia pubbliche che private, di tutto il mondo. Della Zoic Srl c’è “Bruno“, il più completo dinosauro mai rinvenuto in Italia, orgoglio del Villaggio del Pescatore. Poi quest’autunno la Zoic ha restaurato “Big Sara“, allosauro di 10 metri di lunghezza. Adesso, è toccato al triceratopo “Big John” rinascere dal tempo profondo.
Il 7 novembre del 2016 veniva aperto il cantiere per la ricostruzione della sede storica del comune aquilano: il meraviglioso palazzo Margherita.
Il Palazzo Margherita
L’edificio risale al XIII secolo, ma fu restaurato quando Margherita d’Austria entrò in città da governatrice. La figura di questa donna, figlia di Carlo V e duchessa di Parma e Piacenza, è strettamente legata al monumento e alla fioritura culturale della città dell’Aquila, dopo la spietata dominazione spagnola del ‘500.
Nel corso della sua storia il palazzo ha registrato diversi rifacimenti. Negli anni tra il 1838 e il 1846 i lavori furono necessari per i danneggiamenti collegati al sisma del 1703: il più forte terremoto registrato nelle fonti storiche che ha interessato il settore aquilano dell’Appennino centrale.
In seguito alla violenta scossa del 6 aprile 2009 il palazzo è rimasto gravemente danneggiato insieme alla trecentesca Torre Civica.
I lavori di restauro sono iniziati dunque dopo quasi otto anni dal sisma, registrando evidenti ritardi. Anche le nuove scosse del Centro Italia del 2016 aggravarono ulteriormente la situazione della struttura.
Nella prima settimana di settembre 2020 il responsabile del procedimento Mario di Gregorio aveva dichiarato conclusi i lavori relativi al consolidamento e al rifacimento strutturale; rimaneva un problema connesso agli impianti di riscaldamento. Alla base del palazzo si trovano, infatti, numerosi resti archeologici e questo impediva l’istallazione di sonde geotermiche nei pali di fondazione, che avrebbero dovuto alimentare una pompa di calore centralizzata. In seguito, per ovviare a questo problema, si è optato per un metodo di riscaldamento tradizionale.
Noi aquilani, dopo il 6 aprile 2009, siamo stati per troppo tempo senza la nostra città, dispersi e impauriti, e per tanto tempo abbiamo cercato la sua anima in ogni gesto, in ogni segno, in ogni odore, in ogni angolo, in ogni pietra, in ogni pezzo di muro, in ogni crepa. […] Ma “la cultura lascia il segno”, come dice il nostro claim di candidatura: per salvare l’anima dell’Aquila e del suo territorio, per ricostruire la comunità dispersa, la cultura ha rappresentato la chiave di volta di un percorso motivazionale e di rinascita che ha vivificato il tessuto urbano e riconsegnato ai cittadini la fruizione della bellezza nelle sue varie forme artistiche. La forza della cultura ci racconta la nostra storia, e la sua potenza emotiva ed etica per noi è un tutt’uno con la città dell’Aquila: per questo siamo candidati con il nostro territorio; per questo ci crediamo.”
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