Madeleine Cavalier è l’archeologa francese che dal 1950 fino a pochi anni fa ha svolto la sua attività di ricerca e di studio soprattutto nell’arcipelago Eoliano, ma anche a Tindari, Milazzo e in altri siti siciliani. Lavorando quindi assieme a Luigi Bernabò Brea, ha contribuito in maniera determinante alla fondazione del Museo Archeologico di Lipari e allo sviluppo delle sue collezioni.
Non è possibile qui elencare gli innumerevoli e fondamentali scavi e gli studi da lei realizzati, molti dei quali assieme al grande archeologo Luigi Bernabò Brea. Possiamo ricordare, tuttavia, tra le molte onorificenze ricevute, la Medaglia di bronzo dal Ministero della Pubblica Istruzione per i benemeriti della Cultura e dell’Arte; nonché la nomina a Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana e a Chevalier de l’Ordre des Arts et des Lettres.
Durante le Giornate Europee dell’Archeologia, Madeleine Cavalier è a Lipari e domenica 20 luglio, assieme al direttore Rosario Vilardo ed all’archeologa Maria Clara Martinelli, incontrerà i cittadini dell’arcipelago Eoliano che tanto le debbono.
In copertina: Luigi Bernabò Brea con Madeleine Cavalier sugli scavi di Lipari.
Tra il mare e la palude: come i Sumeri gestivano l’acqua
Agli appuntamenti prenderanno parte esperti nazionali e internazionali, coinvolti nelle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nella Mesopotamia meridionale, e si confronteranno sul tema del rapporto dei Sumeri con l’acqua e il mare. In particolare, i nuovi dati, ottenuti tramite remote-sensing e indagini geo-archeologiche, permetteranno di discutere l’evoluzione dell’antica linea di costa, la cui progradazione nel corso dei secoli ha profondamente modificato il paesaggio e condizionato la vita degli insediamenti della Mesopotamia meridionale.
La presentazione delle recenti ricerche archeologiche e geo-archeologiche nel sud dell’Iraq, insieme alle coeve fonti cuneiformi, arricchirà le nostre prospettive storiche sul modo in cui i Sumeri si adattarono all’ambiente paludoso, utilizzando e gestendo l’acqua fuori e dentro le città. L’incontro sarà occasione per discutere delle diverse strategie e dei metodi di ricerca attualmente in uso, includendo anche aspetti pratici e problematiche condivise del lavoro geo-archeologico in Iraq. Clicca qui per leggere l’abstractdella conferenza.
La partecipazione al workshop è possibile il 2, il 3 o il 4 giugno nelle fasce orarie indicate: clicca qui per registrarti.
Avvolta dal profumo esotico dell’ambra e dell’oud, Shahr-i Sokhta (dall’arabo, “città bruciata”) può definirsi una vera e propria oasi archeologica nel deserto.
Proprio le sabbie del Lut, nell’attuale Iran orientale, infatti, hanno vegliato e sapientemente protetto quest’area di ben duecento ettari. Risalente all’Età del bronzo, per la posizione strategica tra le terre fluviali dell’Indo e dell’Oxus, doveva costituire un fiorente snodo commerciale e punto d’incontro tra varie popolazioni. Dai reperti rinvenuti finora emerge senz’altro il profilo di una civiltà complessa, portatrice di una cultura autonoma; particolarmente clamoroso il rinvenimento di proto-tavolette con annotazioni numeriche. Non si conoscono ancora con certezza le cause del suo declino e, come spesso accade in questi casi, si ipotizza una teoria catastrofista. Gli scheletri architettonici della città visibili ad oggi, appaiono un po’ come delle falesie: morbidamente piallate, addolcite dalle carezze delle onde. Un castello di sabbia di seimila anni che dalle sue stesse sabbie risorge.
Inebriati per ora da suggestioni orientali ed esotiche, aspettiamo di saperne di più su Shahr-i Sokhta!
Gli studenti del Dipartimento di Scienze dell’Antichità della Sapienza di Roma hanno progettato una mostra nel Museo dell’Arte classica dal titolo “Oltre le colonne di Media“. Pannelli espositivi raccontano le attività della Missione Archeologica Sapienza in Iran (SAMIra), per l’occasione è stato allestito uno spazio dedicato alla tecnologia applicata ai Beni Culturali.
Alla scoperta di Media
Mercoledì 16 dicembre, presso il Museo dell’Arte classica, si è svolta la presentazione dell’esposizione “Oltre le colonne di Media” alla presenza della Rettrice Antonella Polimeni, di sua Eccellenza Hamid Bayat, Ambasciatore della Repubblica Islamica d’Iran in Italia, del Preside della Facoltà di Lettere e filosofia Stefano Asperti, del Direttore del Dipartimento di Scienze dell’antichità Giorgio Piras e del Direttore del Polo Museale Sapienza Marcello Barbanera. I pannelli espositivi raccontano le attività della Missione Archeologica della Sapienza in Iran (SAMIra), ricostruendo mappe e presentando fotografie di monumenti, rilievi e ritrovamenti. Il tutto è frutto del laboratorio didattico dei docenti Carlo Giovanni Cereti e Gianfilippo Terribili.
La mostra conduce il visitatore nell’Iran occidentale, attraverso l’esplorazione di uno dei principali percorsi di quella estesa rete di comunicazione, nota col nome di “Via della seta”. L’attenzione si focalizza sul tratto che attraversava il cuore della regione storica della Media e che, nel corso dei secoli, si configurò come luogo di transizione fra la Piana Mesopotamica e l’Altopiano Iranico. È grazie alla conformazione fisica del territorio che l’area dell’odierna provincia delKermanshah è un privilegiato luogo di incontro fra civiltà diverse. Molte sono le evidenze archeologiche sul territorio che testimoniano tanto la persistenza nel tempo di tali interazioni culturali, quanto l’importanza strategica di tale percorso nella gestione di vasti imperi. Il percorso espositivo segue uno sviluppo diacronico, che parte dalle testimonianze dell’Età del Ferro per poi dar spazio alle grandi compagini di Achemenidi, Arsacidi e Sasanidi. Diversi personaggi hanno contribuito a scrivere la grande storia degli imperi.
Il miracolo della stampa 3D
Per l’occasione ha avuto spazio la tecnologia applicata ai Beni Culturali con riproduzioni in stampa 3D di monumenti iraniani e del Vicino Oriente, una strumentazione usata per la conservazione e la valorizzazione del patrimonio. Nella mostra, in particolare, viene proposta la realizzazione di modelli 3D attraverso l’uso di fotocamere reflex con obiettivo a lunghezza focale fissa. Questo procedimento viene utilizzato per digitalizzare l’oggetto in analisi, in questo modo viene riprodotta un’immagine sorella, Digital Twin. Attraverso il modello digitalizzato si possono fornire precisazioni riguardo il rilevamento. Tutto questo permette di creare una stampa tridimensionale dell’oggetto inizialmente fotografato.
L’esibizione, sostenuta dall’Ambasciata d’Italia a Teheran e dall’Ambasciatore Giuseppe Perrone, è il frutto della sinergia fra la Missione Archeologica della Sapienza in Iran, il Dipartimento di Scienze dell’Antichità e il Ministry of Cultural Heritage, Tourism and Handicrafts of the Islamic Republic of Iran. Tale collaborazione, nata nel 2019, ha reso possibile avviare un articolato progetto volto allo studio e valorizzazione del patrimonio archeologico della provincia del Kermanshah. Le attività sul campo (2019), condotte congiuntamente con la controparte iraniana, si sono incentrate sulla documentazione delle evidenze architettoniche del sito monumentale di Kangavar e hanno visto la partecipazione di un nutrito gruppo di studenti e dottorandi della Sapienza.
Il 17 dicembre 2020, alle ore 17, proseguirà il racconto degli scavi condotti dalla Soprintendenza alla ricerca della chiesa scomparsa di San Dionigi (MI) nella zona dei Giardini di Porta Venezia. La conferenza sarà curata da Tommaso Quirino e Luigi Pedrini, Soprintendente ABAP Milano.
La Soprintendenza ABAP della Città Metropolitana di Milano sta svolgendo, infatti. da alcuni anni un progetto di studio sulle Basiliche extra murarie fondate da Sant’Ambrogio. Le ricerche si sono concentrate sulla chiesa più misteriosa delle quattro: la basilica di San Dionigi, demolita nel 1783 per fare spazio alla realizzazione dei Giardini di Porta Venezia, a seguito delle soppressioni volute da Giuseppe II d’Asburgo.
Come partecipare
Data l’attuale situazione epidemiologica, gli incontri saranno tenuti via webinar. Si richiede la prenotazione.
Durante la compilazione del form ci si deve assicurare di aver inserito correttamente l’indirizzo email. Riceverete una email di conferma dell’avvenuta registrazione; in caso contrario scrivete a: sabap-mi.eventi@beniculturali.it.
Il link per partecipare sarà inviato poco prima dell’evento. Ecco il programma degli incontri precedenti.
I recenti scavi della Basilica di San Dionigi (MI)
Una ricerca degli Atenei di Firenze, Pisa e Roma – la Sapienza – approfondisce la conoscenza dello scheletro più completo di Neanderthal mai ritrovato: l’Uomo di Altamura. La difficile collocazione del reperto nella grotta di Lamalunga ha richiesto l’uso di sonde videoscopiche e di un apparecchio a raggi X portatile.
Chi è l’Uomo di Altamura
Rinvenuto nel 1993 in Puglia, nelle profondità della grotta carsica di Lamalunga in Alta Murgia, è tuttora imprigionato nella roccia a diversi metri di profondità, coperto di incrostazioni calcaree che ne rendono difficile l’osservazione. Si tratta di un uomo preistorico precipitato in un pozzo naturale dove morì di stenti, di fondamentale importanza per i ricercatori. È stato oggetto di un progetto di ricerca finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca (MIUR) e autorizzato dalla Soprintendenza Archeologica, che ha avviato indagini scientifiche negli ultimi anni (2017-2020).
La grotta carsica di Lamalunga che custodisce l’Uomo di Altamura
Il gruppo di ricerca ha condotto una serie di osservazioni e rilevamenti sul posto, calandosi all’interno della grotta.
“Grazie all’ausilio di sonde videoscopiche ad alta risoluzione – spiega Jacopo Moggi Cecchi – siamo riusciti a osservare le caratteristiche della dentatura e delle ossa mascellari, ottenendo nuove informazioni sull’età e lo stato di salute e confermando la presenza di caratteri tipici dei Neanderthal”.
“Abbiamo anche effettuato – spiega Damiano Marchi – una radiografia dei denti anteriori, utilizzando per la prima volta a questo scopo un apparecchio a raggi X portatile KaVo NOMAD Pro 2. In questo modo abbiamo così individuato una lesione nell’osso, alla base di un incisivo, che potrebbe essere dovuta a una forte stress non riconducibile all’alimentazione”.
L’Uomo di Altamura con particolare della dentatura
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