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NEWS | Dottorato e post-Dottorato al Museo Egizio, “VIE. Vite da re-Intrecciare”

Il progetto di ricerca di Dottorato e post-Dottorato, “VIE. Vite da re-Intrecciare: gli oggetti predinastici dell’antico Egitto dallo scavo di Eliopoli al museo” (Dipartimento di Civiltà e Forme del Sapere dell’Università degli Studi di Pisa) è condotto all’interno del Museo Egizio di Torino. 

Tale progetto ha l’obiettivo di realizzare un inventario. Catalogare e analizzare il materiale proveniente dagli scavi di Ernesto Schiaparelli sul sito di Eliopoli (Matariya, Cairo), conservato presso il Museo Egizio di Torino.

La ricerca è articolata in due fasi principali. La prima consiste nell’analisi della documentazione e nella ricostruzione delle campagne di scavo e della topografia archeologica del sito; conseguentemente a ciò, la contestualizzazione del materiale rinvenuto. La seconda fase si concentra sullo studio del materiale archeologico datato alle fasi di occupazione più antiche del sito (IV millennio a.C.).

Il progetto di ricerca è condotto da Federica Ugliano. La studiosa ha conseguito un Dottorato di Ricerca in Studi Umanistici presso l’Università degli Studi di Trento, con tesi dedicata allo studio della collezione predinastica del Museo Egizio di Torino. Ha collaborato anche al riallestimento della collezione torinese, di cui ha curato la sezione predinastica. 

dottorato e post-dottorato
Operazioni di studio e catalogazione
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NEWS | Un webinar sulla conservazione dei monasteri post-bizantini in Albania meridionale

Lunedì 14 l’ISPC presenta online i risultati del BHiLAB
Continua il ciclo di webinars online “Le ricerche archeologiche Italo-Albanesi: Ricerca, Conservazione e Sviluppo Sostenibile”. Gli eventi vertono tutti sulle metodologie, sulla conservazione del patrimonio archeologico e sulla sua integrazione nelle politiche di gestione dei parchi archeologici.
Il prossimo webinar online è fissato per lunedì 14, dalle 11.00 alle 13.00, e vede protagonista l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale. L’istituto è infatti impegnato dal 2019 nelle missioni in Albania e, con i suoi laboratori, interviene per dare il suo contributo in tema di conservazione del patrimonio archeologico e architettonico. Il webinar si intitola Tecnologie multidisciplinari per lo studio e la conservazione dei monasteri post-bizantini in Albania meridionale. In questa occasione verrà presentato il lavoro svolto dal BHiLAB (Built Heritage Innovation Lab), laboratorio dell’ISPC.
All’evento ci saranno E. Gigliarelli,  G. Cangi, dell’ISPC – CNR, e J. Mitrojorgji, dell’Istituto dei Monumenti Culturali di Tirana.
Il BHiLAB  conduce ricerca sulla documentazione, valutazione e valorizzazione del patrimonio archeologico e architettonico, nonché sulla promozione e comunicazione tramite tecnologie multimediali innovative. 
 
Da gennaio ci sarà un secondo ciclo di seminari
Il ciclo di seminari, promosso dall’Ambasciata Italiana a Tirana, ha visto la collaborazione non solo della suddetta Ambasciata, ma anche di altre realtà prestigiose: il Ministero della Cultura albanese, Assorestauro, l’Istituto Archeologico di Tirana, l’Università di Bologna, l’Università di Chieti – Pescara, l’Università di Macerata, e il CNR – Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale. 
Numerosi sono i seminari virtuali già svolti, dato che il webinar ha avuto inizio il 16 novembre. L’ultimo evento della prima parte è programmato per il 21 dicembre. Da gennaio 2021 partirà il secondo ciclo di incontri online, sempre curato dai direttori delle Missioni, che avrà un approccio più professionalizzante e vedrà interventi di esperti italiani e albanesi.
 
 
 
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NEWS | Nuove scoperte dal restauro del Torrione dell’Aquila

Il restauro del Torrione, danneggiato dal terremoto nel 2009, restituisce le prime interessanti scoperte archeologiche.

Dal restauro del Torrione emergono interessanti scoperte archeologiche. L’operazione, che sarebbe dovuta partire a inizio 2020, ha subito molti ritardi ed è finanziata da Fondazione Carispaq e Ance. L’indagine archeologica, iniziata tre settimane fa, contribuisce ad arricchire il dibattito sulla funzione e datazione del manufatto e sta dando risultati interessanti. Gli interventi al Torrione sono molto importanti, non solo perché approfondiscono la storia della città e rafforzano il carattere identitario. Questi infatti si inseriscono in un più ampio progetto urbanistico. Lo scopo finale è anche quello di offrire ai cittadini un’area piena di storia per la socialità, adeguandola con la giusta illuminazione e con panchine.

Una difficile interpretazione del monumento

Il Professore Fabio Redi, direttore scientifico dello scavo, coordina gli archeologi sul cantiere. Gli esperti hanno rinvenuto a circa 1,70 m dal piano stradale lo spiccato del monumento, vale a dire la superficie da cui si eleva la costruzione. Questo spiccato presenta una pianta regolare di forma ellittica, costruita in grossi conci di calcare massiccio. Il rinvenimento, che contribuisce ad arricchire la storia passata della città, subirà un restauro e sarà lasciato a vista fin dalla base interrata. Così sarà visibile ai cittadini il manufatto, rendendo possibile una migliore fruizione e una migliore vista del bene culturale. L’estensione e il materiale delle fondazioni dà modo agli archeologi di escludere che il manufatto avesse una funzione funeraria. Tuttavia, gli archeologi non possono ancora affermare con certezza la cronologia del manufatto. 

 

La storia del torrione

Non è dunque sicuro che la struttura appartenga all’acquedotto trecentesco di Santanza, piuttosto che a un’opera idraulica di epoca successiva. Sono quindi necessarie ulteriori indagini archeologiche, perciò sarà indispensabile estendere l’area di ricerca per abbassare ulteriormente il piano di calpestio e osservare bene lo spiccato originale del monumento. È interessante, però, la lettura proposta da Maurizio Leopardi, professore di Costruzioni idrauliche e idrologia all’Università dell’Aquila. Come riportato nella Cronaca Aquilana di Buccio di Ranallo (1294-1363), la costruzione dell’acquedotto di Santanza consentì la distribuzione di acqua a ogni castello. Il Torrione poteva essere dunque una “Macchina idraulica”, alimentata esclusivamente dalla spinta del carico idraulico.

 

BIBLIOGRAFIA

LEOPARDI M., L’approvvigionamento idrico della città dell’Aquila in otto secoli di storia, One Group.

 

 

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NEWS | Il CNR lancia un webinar per raccontare Cerveteri

Il CNR organizza un webinar per comunicare le ultime ricerche e scoperte nell’area archeologica di ​Cerveteri. Le iscrizioni sono aperte.

Il CNR, Centro Nazionale Ricerche, in collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, ​organizza un evento per presentare i risultati delle indagini condotte sul sito archeologico di Cerveteri dal 2007 a oggi. L’evento è online e consiste nel webinar “Cerveteri: nuovi scavi e ricerche nel santuario del Manganello” e inizierà il ​24 novembre dalle ore 9.00. L’iniziativa è di Vincenzo Bellelli, responsabile scientifico del progetto di ricerca del CNR sull’area urbana di Cerveteri. A moderare sarà Alfonsina Pagano. La direttrice dell’ISPC, Costanza Miliani, aprirà l’evento con i saluti istituzionali; saranno presenti anche il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, e i rappresentanti delle istituzioni partner nelle attività di scavo, tra cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale e la Fondazione Luigi Rovati .

Gli argomenti del Webinar

La prima parte del webinar verterà sulle prospezioni geofisiche in modalità integrate, fatte impiegando il metodo Georadar ad alta risoluzione. I risultati, in particolare le prospezioni dell’area esterna al santuario del Manganello e le ultime indagini archeologiche all’interno del recinto sacro (temenos), saranno oggetto di discussione. Una grande parte del webinar sarà dedicata alla spiegazione dei risultati dello scavo del 2019 presso il santuario, coordinato da Bellelli. Durante le indagini è emerso un palinsesto archeologico ricchissimo, con strutture e strati in buono stato di conservazione. Ben due interventi verteranno poi su un rinvenimento molto interessante, quello di un ​pozzo sacro. Trovato presso l’angolo sud del tempio, il pozzo ha restituito dati rilevanti. A parlare del pozzo ci saranno Mario Mozzoli, Lorenzo Antonio Chiricò e Federica Galetta. Le operazioni di ricerca nel pozzo sono state eseguite dalla A.S.S.O. (Archeologia Subacquea, Speleologia e Organizzazione).

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NEWS | Lunga vita alla conservazione dei beni culturali

Un particolare composto sembra rallentare l’erosione dei beni culturali, garantendo una migliore conservazione

Un gruppo di ricerca, composto dall’Instituto Universitario de Investigación en Química Fina y Nanoquímica dell’Università di Cordoba e dall’Instituto de Recursos Naturales y Agrobiología de Sevilla, ha da poco pubblicato uno studio sulla rivista Science Direct, in merito alla conservazione dei beni culturali.

Le malte per il restauro

La pubblicazione, in lingua inglese, potrebbe davvero cambiare le sorti di molte opere d’arte. I ricercatori, tra cui Adrián Pastor, Beatriz Gámiz e Manuel Cruz-Yusta, hanno lavorato per cercare di migliorare la conservazione dei beni culturali. I microrganismi sono, infatti, responsabili del deterioramento del nostro patrimonio artistico e i restauratori devono applicare delle malte per proteggere antichi rivestimenti. Solitamente si utilizzano malte di calce mista a calcare o marmo, che meglio si raccordano al rivestimento originario.  

Una possibile soluzione

Spesso l’utilizzo delle malte non è garanzia di lunga conservazione. Questi composti perdono spesso efficacia a causa di radiazioni e agenti atmosferici. Lo scopo dello studio è quello di ottimizzare la preparazione di un particolare additivo biocida per creare delle malte ancora più efficaci. I ricercatori hanno dimostrato che il composto di argilla e carbendazima (CBZ), se aggiunto nella malta idraulica, ha un’elevata attività antimicrobica. Il composto potrebbe essere applicato nelle malte da restauro e garantire una più lunga conservazione del nostro patrimonio culturale. Dopo numerosi test, i ricercatori hanno notato come il lento e graduale rilascio della sostanza nella malta offra un risultato migliore rispetto a un rilascio veloce.

Verso nuovi orizzonti di studio

Va ricordato che questo è uno studio preliminare: ciò significa che dovranno essere fatte ulteriori ricerche prima di applicare il composto alle malte in commercio. E’ necessario, quindi, uno studio su scala più ampia, che indaghi sulle proprietà fisiche del materiale e che ne verifichi la conformità alle normative, per poi rendere il prodotto completamente affidabile.

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NEWS | Due milioni di euro per la ricerca e la valorizzazione della Sardegna

La regione assegna due milioni di euro per opere di restauro, ricerca e scavo archeologico

La Giunta regionale, su indicazione dell’Assessore ai Beni Culturali Andrea Biancareddu, ha deciso di mettere a disposizione due milioni di euro per la ricerca e la progettazione culturale della Regione Sardegna. L’obiettivo principale è quello di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale sardo, così come migliorare e sviluppare la fruizione dei beni materiali e immateriali dell’isola. Questi fondi saranno essenziali per promuovere e coordinare interventi di restauro, nuovi scavi e la messa in sicurezza dei siti archeologici. C’è già un’intesa con gli organi statali competenti, con le università e gli istituti di ricerca archeologica e paleontologica nel territorio della Sardegna. 

Sardegna, un “museo a cielo aperto”

La Sardegna è una delle regioni italiane più ricche e suggestive sotto il profilo archeologico. Le sue caratteristiche geografiche e territoriali ne hanno favorito uno sviluppo culturale peculiare, con insediamenti sin dal Paleolitico Inferiore. Dal Neolitico l’isola è popolata in forma stabile, per poi vedere il fiorire della civiltà nuragica. Ma i beni da tutelare non sono soltanto quelli relativi al patrimonio archeologico, ma anche a quello paesaggistico. Edifici e manufatti si snodano in maniera diffusa su tutto il territorio regionale; ciò consente di affermare che la Sardegna possa ritenersi un museo a cielo aperto, dove la storia si racconta nei simboli e nei luoghi dell’antichità, e si svela al passaggio dei visitatori.

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NEWS | Nuove ipotesi per la lettura del complesso di Iulia Felix a Pompei

Risale al periodo ellenistico (III-II sec. a.C.) l’urbanizzazione nell’enigmatica area dei Praedia di Iulia Felix
I praedia di Iulia Felix

I Praedia di Iulia Felix sono un complesso situato nella Regio II a Pompei, da alcuni anni oggetto di ricerche archeologiche dell’Università di Pisa e della Scuola IMT Alti Studi di Lucca. I Praedia sono composti da un’abitazione privata (domus), un giardino con fontane, terme e un vasto parco. Il sito è molto importante: infatti, è collocato in un settore delimitato da una porta urbica, dalla necropoli di Porta Nocera, dall’Anfiteatro e dall’arteria stradale più importante della città, via dell’Abbondanza.

Le ultime scoperte

Durante la terza campagna di scavo, che si è conclusa pochi giorni fa, gli archeologi hanno fatto più chiarezza sul sito. Se gli scavi precedenti avevano portato alla luce la fase di prima età imperiale, quest’ultimo scavo ha aperto diversi orizzonti di indagine. Nella zona settentrionale del parco si è rinvenuta traccia di una più antica lottizzazione dell’area, certamente databile al periodo ellenistico. Questo dà la conferma che, prima dei praedia, ci fosse un più articolato assetto urbano. Il recupero di materiali votivi di età arcaica e classica impone anche una riflessione relativa ai luoghi di culto nelle fasi più antiche di Pompei.

Ulteriori informazioni sono disponibili sul sito del progetto, la pagina Instagram e Twitter.

PraediaProject: un prezioso contributo all’edilizia domestica di Pompei

Dal 2016 l’Università di Pisa ha avviato lo scavo dell’area dei Praedia di Giulia Felice. Il progetto Praedia, acronimo di Pompeian Residential Architecture Enviromental, Digital and Interdisciplinary Archive, si è svolto in collaborazione con il Parco Archeologico di Pompei, il Laboratorio Smart della Scuola Normale Superiore di Pisa (Sns) e l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (Ingv). Lo scopo è quello di indagare il settore dell’edilizia domestica di Pompei con un approccio multidisciplinare. Coordinatori del progetto sono Riccardo Olivito, ricercatore presso gli Alti Studi di Lucca, e Anna Anguissola, professoressa presso l’Università di Pisa e collaboratrice col laboratorio LARTTE nell’ambito del progetto “Solone”.

BIBLIOGRAFIA

Paesaggi domestici. L’esperienza della natura nelle case e nelle ville romane Pompei, Ercolano e l’area vesuviana, a cura di A. Anguissola, M. Iadanza, R. Olivito, Roma, L’Erma di Bretschneider 2020, Studi e Ricerche del Parco Archeologico di Pompei, 42

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NEWS | Scoperto un complesso insediamento preistorico a Montecilfone (CB)

Dallo scavo l’insediamento risulta abitato in modo continuo dall’età preistorica a quella medievale.

Dal sito archeologico nel Comune di Montecilfone, tuttora in fase di scavo, stanno emergendo interessanti scoperte. Come riportano il Sindaco Giorgio Manes e la Soprintendenza archeologica del Molise, gli archeologi hanno già identificato l’esistenza di un insediamento antico, con una stratificazione complessa. Il luogo è rimasto attivo e abitato per un periodo molto esteso, che va dalla preistoria all’età medievale.

Lo scavo archeologico è preventivo: gli archeologi hanno iniziato le indagini in occasione dei lavori per la realizzazione del metanodotto Larino-Chieti. La Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio del Molise, la cui Direttrice è la Dottoressa Dora Catalano, ha la direzione scientifica dello scavo.

I risultati dello scavo

Lo scavo, ancora da completare, ha già dato molti frutti. Tra i rinvenimenti di particolare interesse vi sono un tracciato viario, i resti di un tempio di età romana e due fornaci a pianta rettangolare. In particolare, le fornaci si sovrappongono a un abitato databile all’età preistorica, epoca risalente all’8.000 a.C. Durante lo scavo gli archeologi hanno anche trovato la sepoltura di un infante di età neolitica: insieme allo scheletro sono stati rinvenuti un corredo vascolare e i resti di due ovini.

La scoperta è di grande spessore storico e culturale, perché testimonia l’antica origine della popolazione del territorio. Per questo il Comune di Montecilfone ha avviato già alcuni progetti in vista della creazione di un complesso museale: il fine è quello di valorizzare e tutelare il sito, nonché di conservare i reperti, sia quelli già scoperti, sia quelli futuri.     

 

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NEWS | Nuovi progetti per la scoperta della città etrusca di Spina (FE)

Presentati a Comacchio i risultati delle indagini ricognitive e i nuovi progetti per la scoperta di Spina

Venerdì 23 Ottobre ha avuto luogo in streaming l’evento “Conversazione sull’archeologia”, con molti interventi e argomenti interessanti. In particolare, è stato presentato all’evento il progetto europeo Value dell’Alma Mater Studiorum. Il programma di cooperazione transfrontaliera Italia-Croazia, con la partecipazione del Comune di Comacchio e delle Università di Ferrara e ‘Ca’ Foscari’ di Venezia, ha finanziato il progetto.

Con l’intervento “L’università di Bologna a Spina – Progetto Value. Prima campagna di indagini” non solo sono state presentate le ricerche nella vasta necropoli di Valle Trebbia, ma anche i primissimi risultati della prima campagna di scavo nell’antica città etrusca di Spina. L’intervento si è concluso facendo un bilancio preliminare e programmando progetti futuri da svolgere nel sito di Spina.

La locandina dell’evento “Conversazione sull’archeologia”
Spina, città etrusca

Spina è una colonia etrusca fondata nel terzo quarto del VI sec. a.C. Sorta nei pressi di Comacchio, a pochi chilometri dalla foce di un antico ramo del Po, è stata una città portuale cosmopolita, un punto d’incontro di uomini e merci orientali, soprattutto greci.

Gli archeologi hanno scoperto Spina nel Novecento: l’antico centro etrusco, che è rimasto sommerso per secoli nella laguna, è riemerso fra gli anni Venti e Sessanta del secolo scorso. Dagli scavi gli archeologi hanno riportato alla luce ricche necropoli e insediamenti abitativi.

Il progetto Eos

Le ricerche a Spina continuano ora col progetto EOS (Etruscans on the Sea) dell’Alma Mater Studiorum, Università di Bologna. La prima parte del progetto consiste in una indagine archeologica di tre settimane nelle valli attorno a Spina, per riscoprire il tessuto urbano dell’antica città etrusca. L’obiettivo della missione archeologica è ottenere una maggiore comprensione dell’urbanistica della città, di cui sono stati localizzati soltanto il porto e gli edifici sacri. Con i dati ottenuti dalla prima indagine sarà fatto un secondo intervento il prossimo inverno.

La prima fase delle indagini di Spina

Nelle scorse settimane è stata ultimata la prima fase di indagine di Spina, coordinata dal professor Andrea Gaucci. La missione ha avuto come obiettivo quello di fare indagini preliminari e propedeutiche allo scavo vero e proprio. Le indagini svolte non sono state invasive. Si è trattato di ricognizioni sul campo, analisi geofisiche e rilievi, fatti con l’acquisizione di fotografie multispettrali per mezzo di droni. Finite le ricerche preliminari, gli archeologi avranno indagato in totale un’area ampia circa 28 chilometri quadrati. Le operazioni sono state realizzate in collaborazione con il Consorzio di Bonifica Pianura di Ferrara e con l’Università di Ferrara.