Tra la tigre, la zebra e il leone spicca proprio lui: l’Elefante africano. E non poteva essere altrimenti. È il simbolo di una città, “u Liotru” è per i catanesi un “marchio” a cui hanno affidato la protezione contro le eruzioni dell’Etna. E, ovviamente, da protagonista indiscusso, non può che fare bella mostra di sé al centro del salone grande del rinnovato Museo di Zoologia e Casa delle Farfalle dell’Università di Catania che ha riaperto i battenti.
Ad accogliere i visitatori al Museo è, ovviamente, il padrone di casa, eletto “simbolo” di MuZoo: l’Elefante africano, arrivato nel giardino della villa Bellini a Catania nel lontano 1889, un “regalo” dell’imperatore d’Etiopia Menelik II al re d’Italia Umberto I a seguito della firma del trattato di Uccialli. Una volta imbalsamato è stato donato al Museo di Zoologia e, nel corso della cerimonia di riapertura, ha affascinato i primi visitatori.
Orgogliosi i responsabili del Museo
«Un progetto che parte da lontano con il pieno contributo dell’Ateneo per offrire alla società civile un’altra struttura museale di prestigio e con una concezione moderna», ha spiegato il rettore Francesco Priolo. «Ancora una volta ci apriamo ai cittadini con una proiezione sul futuro di questo territorio».
«Oggi abbiamo restituito a tutti un museo open, grazie anche al prezioso contributo di studenti e dottorandi. In tempi brevi sarà ulteriormente implementato con una sezione dedicata alle specie aliene». Così ha spiegato il responsabile scientifico della struttura, Giorgio Sabella, alla presenza del responsabile delle attività didattiche e divulgative della struttura museale, Fabio Viglianisi.
Cominciano a riprendere vita i musei dell’Università di Catania. Dopo le riaperture del Museo dei Saperi e delle Mirabilia Siciliane al Palazzo centrale, con un nuovo allestimento e insieme con la mostra “Etna 1669. Storie di lava”, e dell’Orto Botanico, il 7 luglio 2021 altre due strutture del Sistema museale dell’Ateneo riapriranno le porte ai visitatori presentando nuovi allestimenti.
Il “nuovo” Museo di Mineralogia, Petrografia e Vulcanologia
Alle 12.30, al Palazzo Ingrassia del Dipartimento di Scienze Umanistiche, sarà inaugurato, con la cerimonia “Alla scoperta di Catania antica”, il nuovo allestimento del Museo di Archeologia in cui sono riposti i reperti archeologici della provincia etnea della collezione Guido Libertini. Sarà, inoltre, presentato il Progetto Archeologico Montevergine che prevede lo scavo nei giardini di Palazzo Ingrassia, diretto da Simona Todaro in collaborazione con la Soprintendenza di Catania, il Parco Archeologico di Catania, e con il supporto logistico del Comune di Catania, e la valorizzazione dell’area, anche attraverso specifiche azioni di archeologia partecipata dirette agli abitanti del quartiere e ai visitatori della città di Catania.
In copertina: vetrina del Museo Archeologico dell’Università di Catania – foto: MAUC.
L’anfiteatro di Luni (SP) torna a ricevere ospiti: la stagione estiva conoscerà diverse manifestazioni culturali.
La struttura
L’anfiteatro, situato nell’area del Museo Archeologico Nazionale di Luni, fu costruito nel II secolo d.C. nel quartiere orientale della colonia romana, lungo il tracciato della Via Aurelia. L’intera costruzione fu realizzata in conglomerato cementizio con alcuni inserti in pietra, come sulle volte delle scale o sugli ingressi. Dell’edificio si conservano soltanto le sostruzioni delle gradinate.
Cosa è stato fatto
Le visite potranno ricominciare, dopo lo stop legato al Covid, grazie all’accordo tra la Direzione generale Musei Liguria e la città di Luni (SP).
La riapertura è affidata al Comune, infatti il primo luglio è avvenuta la consegna simbolica delle chiavi dalla direttrice della Direzione regionale dei Musei, Alessandra Guerrini, al sindaco di Luni, Alessandro Silvestri. A quest’accordo parteciperà anche il Consorzio Canale Lunense, a cui sarà affidata la manutenzione e il miglioramento della rete drenante.
Il programma estivo
Il costo simbolico della visita è di un euro e si potrà accedere dal mercoledì alla domenica, dalle 10.00 alle 17.00. La stagione estiva all’interno dell’anfiteatro vedrà diversi spettacoli:
16 luglio: Per l’alto mare aperto con David Riondino e Maurizio Fiorilla;
20 luglio: Intelletto d’amore – Dante e le donne scritto da Gabriele Vacis con Lella Costa;
25 luglio: Ulisse Achab Noè con Moni Ovadia;
4 agosto: Ogni luogo è un dove con Marco Aime, Massimo Germini e Eleni Molos.
Prima degli spettacoli sarà possibile anche partecipare a una visita guidata.
In copertina: foto da Museo Archeologico Nazionale di Luni (SP).
Da domenica 6 giugno 2021 ha riaperto i battenti l’area archeologica di Santa Croce in Gerusalemme. La soprintendente speciale di Roma Daniela Porro annuncia che la prima e la quarta domenica del mese sono previste anche visite guidate.
Quest’area archeologica è di estrema importanza per la presenza di domus (immagine di copertina), di un acquedotto, di un circo, di una basilica civile e di un anfiteatro. L’area, giacente sul colle Celio, ebbe sin dal IX secolo a.C. destinazione funeraria. Dal V a.C. divenne centro di comunicazione viaria, essendo attraversata dalla Labicana, dalla Prenestina e dalla Celimontana. Inoltre, trovandosi in un punto molto alto, vi confluiscono ben otto acquedotti romani. Dall’età augustea fu una zona di grande suggestione, interessata da un quartiere con grandi dimore private. Inoltre, nel III sec. d.C., gli imperatori della dinastia dei Severi scelsero questo luogo per l’edificazione di una sontuosa residenza con vari nuclei monumentali. La sua unità venne spezzata quando, tra il 270 e il 275 d.C., vennero costruite le mura Aureliane che ne inglobarono alcune parti. Ma, nel IV d.C., sotto Costantino, il complesso modificato continuò a funzionare con il nome di Palazzo Sessoriano, ovvero residenza che l’imperatore lasciò in dono alla madre Elena.
Le parole della direttrice dell’area Anna De Santis
«Questa riapertura è per noi un segno di ripresa. In questi mesi abbiamo continuato a fare ricerca e a lavorare per rendere la visita più interessante, a esempio con il restauro della parte di Acquedotto Claudio che costeggia il sito. Presto riprenderemo gli scavi per ampliare il percorso per il pubblico».
Immagine di copertina: complesso archeologico di Santa Croce in Gerusalemme (RM), resti di domus – foto: Scoprendo Roma.
Dal primo giorno di zona gialla, in Sicilia ha riaperto a tutti gli effetti laGalleria d’Arte Moderna e Contemporanea “Lucio Barbera”, situata in via XXIV Maggio a Messina. È possibile visitare la Galleria dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13. Il costo dell’entrata è di tre euro, un euro per gli studenti e gratuito per gli invalidi e i loro accompagnatori.
Dedicata al critico d’arte messinese, la Galleria è stata inaugurata nel 1998. All’interno è possibile ammirare opere di diverse correnti artistiche: l’Arte Povera, la Pop Art, i “Concetti Spaziali” di Fontana, l’Astrattismo. Oltre a tanti altri quadri appartenenti a grandi nomi del Novecento: tra gli italiani Boetti, Bonalumi e Casorati; tra gli artisti internazionali vi sono quadri e sculture di Liberman e Hodgkin.
Un’intera sezione della galleria è dedicata agli artisti contemporanei messinesi che hanno fatto conoscere l’arte sicula a livello nazionale e internazionale, come Mazzullo, Migneco, Freiles e Samperi.
Oggi, 13 maggio 2021, l’archeologia riparte a Chiavari (GE). Dopo un lungo restauro durato 14 mesi, riapre quindi il Museo Archeologico di Chiavari.
La città
Chiavari è un comune della riviera ligure, parte della provincia di Genova. Si pensa sia stata fondata tra l’VIII e il VII secolo a.C.: ipotesi avvalorata dal ritrovamento di resti di una necropoli datata in quel periodo. La città ebbe un ruolo fondamentale per il territorio del Tigullio dai tempi della Repubblica di Roma fino ai giorni nostri; la grande espansione urbanistica avvenne quindi tra il XII e il XIII secolo sotto il controllo della Repubblica di Genova.
Il Museo e i reperti esposti
Il Museo venne inaugurato nel 1985, ospitato nei locali di Palazzo Rocca (XVII secolo), un tempo adibiti a scuderie. L’allestimento espone i reperti ritrovati nelle indagini del 1959 effettuate in Corso Millo.
Il sepolcreto ritrovato si articola in tre settori, nei quali si trovano dei recinti circolari o rettangolari con 126tombe “a cassette”. All’interno delle sepolture vi sono corredi alquanto numerosi con reperti da ornamento o armi in bronzo, oro e argento. Numerosi erano anche i reperti ceramici di vario genere, forme vascolari da libagione usate durante i riti funebri.
Al di sotto della necropoli sono stati trovati resti di grandi contenitori ceramici, databili tra il XIII e il X secolo a.C.: il sito era quindi un approdo nautico, conosciuto anche prima della creazione del borgo.
La mostra è completata dalla biblioteca specialistica di argomento archeologico che offre supporto a ricercatori e studenti con oltre 3000 volumi.
Riapertura
Oggi, 13 maggio 2021, il Museo riapre al pubblico dopo un restauro durato 14 mesi, grazie al quale sono state create due sale in più. Questo è stato reso possibile grazie al lavoro del personale del Ministero della Cultura – Direzione Regionale Musei della Liguria e della Facoltà di Architettura dell’Università di Genova. Con questo ampliamento è stato dunque messo in mostra molto materiale che, per il poco spazio a disposizione, era rimasto chiuso nei magazzini.
Il Museo sarà visitabile dal martedì al sabato, dalle ore 9:00 alle 14:00, e la prima domenica del mese sempre dalle 9:00 alle 14:00. La prenotazione è consigliabile durante gli infrasettimanali, mentre è obbligatoria nel fine settimana; è possibile prenotare tramite il sito o telefonando a questo numero.
Si ritorna a parlare del teatro antico di Agrigento, edificio ellenistico-romano scoperto nel 2016. È stato uno dei grandi enigmi dell’archeologia: negli anni sono state avviate numerose campagne di scavo per individuare il luogo dove già il monaco domenicano Tommaso Fazello, a metà Cinquecento, asseriva di aver visto i resti appena riconoscibili delle fondazioni di un imponente edificio teatrale, non lontano dalla chiesa di San Nicola.
Una prima parte di progetto da 200 mila euro sarà finanziato dal Parco archeologico di Agrigento e durerà sei mesi. Si vuol portare alla luce l’edificio monumentale che costituiva l’ingresso scenografico all’area pubblica della città. Si tratterà di un “cantiere aperto” con la possibilità di seguire gli scavi in un’area che è rimasta finora interdetta al pubblico.
«Sono molto felice di testimoniare la ripresa della campagna di scavi che consentirà di riportare in luce l’antico teatro ellenistico della città di Akragas. Si tratta di una scoperta archeologica tra le più significative degli ultimi anni e che aggiungerà un altro importante tassello nella ricostruzione dell’antica città di Agrigento, definendo ancora meglio la struttura e il contesto delle grandi città siciliane dell’antichità. Il Governo regionale sta cercando di puntare molto sulla ripresa degli scavi archeologici nella consapevolezza che l’unicità della Sicilia è nella forza della sua storia, nella grandezza dei suoi monumenti e nella bellezza della natura che rende ogni esperienza unica e irripetibile».
È quanto ha dichiarato lo scorso 30 aprile ad Agrigento, l’assessore dei Beni Culturali e dell’Identità Siciliana, Alberto Samonà, insieme al direttore del Parco della Valle dei TempliRoberto Sciarratta, che ha firmato l’avvio del cantiere. Erano presenti anche il sindaco di Agrigento Franco Miccichè, le archeologhe del Parco, Valentina Caminneci, Maria Concetta Parello e Maria Serena Rizzo.
Lo scavo vedrà anche la partecipazione del professore e archeologo Luigi Caliò, dell’Università di Catania, grazie alla convenzione scientifica stipulata con il Parco della Valle dei Templi. Gli studenti dell’ateneo catanese potranno dunque partecipare a tirocini durante la campagna di scavo. Le archeologhe del parco daranno altresì la possibilità di approfondire il cantiere di scavo.
Da martedì 4 maggio il Museo Galileo di Firenze torna ad accogliere il pubblico con visite guidate gratuite per gruppi di 10 persone. Dal martedì 4, per tutto il mese di maggio, sarà possibile partecipare alle visite guidate scegliendo fra diversi orari: dal martedì al venerdì alle ore 11.00, 15.00 e 16.30, e il sabato alle ore 10.00 e 11.30. È inoltre richiesta la prenotazione telefonica allo 055 265311 nei seguenti orari: lunedì-venerdì 9.00-17.00 e sabato 9.00-13.00.
In attesa della regolare riapertura, il Museo offre speciali percorsi alla scoperta delle straordinarie raccolte medicee e lorenesi: un viaggio nella storia della scienza con esperimenti pratici sul vuoto e dimostrazioni di elettrostatica e fisica effettuati con repliche degli strumenti scientifici originali.
In copertina: i preparativi in corso per la riapertura del Museo – foto: Museo Galileo.
Il Parco archeologico di Pompei ha riaperto il 27 aprile 2021 nelle modalità già attuate precedentemente. Accesso consentito dal martedì alla domenica tra le 9.00 e le 19.00 (ultimo ingresso alle 17.30) e con unico giorno di chiusura il lunedì, fino al 7 giugno 2021. Sabato e domenica l’ingresso avviene solo con prenotazione online tramite il sito di TicketOne. L‘app MyPompeii ha il compito di facilitare la visita che, dal varco di Piazza Anfiteatro, prosegue fino a Piazza Esedra.
A Pompei è possibile visitare tutti i siti: la Palestra grande, l’Anfiteatro, i Praedia di Giulia Felici, le domus di via dell’Abbondanza. Inoltre, si può accedere anche alla necropoli di Porta Nocera, all’Orto dei Fuggiaschi, al Foro Triangolare e all’area dei teatri; nonché al foro con gli edifici pubblici e religiosi, allo spazio esterno delle Terme Stabiane e infine alla Casa di Leda e il Cigno. Si può visitare anche la mostra Venustas. Grazie e Bellezza a Pompei. Si consiglia anche una visita all’Antiquarium di Pompei con il nuovo allestimento, da poco inaugurato.
Il “Laboratorio per il paesaggio vesuviano”
Partirà a breve il “Laboratorio per il paesaggiovesuviano“. Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra i Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, l’Area archeologica di Torre Annunziata e l’”Unità Grande Pompei“ e gli istituti scolastici dell’area vesuviana. L’obiettivo è quello di avvicinare i giovani al patrimonio culturale, cercando di sviluppare e accrescere in loro il senso di appartenenza e di identità al territorio. Il tutto è svolto nel solco della Convenzione di Faro, che promuove la cultura come strumento di coinvolgimento e sviluppo locale, nell’idea di quella che dovrebbe essere una heritage community.
Si avvieranno quindi iniziative culturali e progetti didattici da svolgere con gli studenti delle scuole nel corso dell’anno scolastico. Gli eventi termineranno con un festival finale in cui saranno previsti anche spettacoli, concerti, mostre archeologiche e artistiche da svolgere tra Pompei, Ercolano e gli altri siti archeologici dell’area vesuviana. In questo modo i ragazzi potranno capire quali sono le varie professionalità che agiscono nel settore culturale e artistico. Il tutto sarà fruibile ai visitatori.
Le parole delle figure coinvolte
«Il messaggio che vogliamo trasmettere a bambini e ragazzi della Buffer Zone è che vivono in un territorio eccezionale grazie al suo patrimonio e alla sua storia e che la cultura, per avere un futuro, ha bisogno di loro». Così ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei (clicca qui per leggere l’intervista al direttore Zuchtriegel). «Vogliamo offrire ai bambini e ai ragazzi della Buffer Zone un’opportunità di essere protagonisti in progetti culturali che a tutti gli effetti rientreranno nella programmazione culturale del Parco, per farli sentire parte di un comprensorio unico al mondo quale quello del paesaggio vesuviano intorno ai siti sepolti dall’eruzione del 79 d.C. e dal 1997 iscritti alla lista del patrimonio UNESCO».
Anche Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano, ha espresso la sua partecipazione: «Crediamo fortemente nella rete con le scuole, i giovani rappresentano il nostro futuro e va coltivato in loro l’amore per il proprio territorio che deve esprimersi nei modi più liberi e innovativi possibili».
«Esprimo grande soddisfazione per la firma di questo protocollo di intesa. Ci accingiamo a mettere in campo trasversalità significative per valorizzare territori ricchi di storia e di cultura e competenze formative». Ha dichiarato così Luisa Franzese, direttore generale dell’USR per la Campania, e continua: «L’orizzonte ampio di questa iniziativa è l’educazione alla bellezza e alla sensibilità. Vogliamo creare un ponte tra il territorio in cui vivono e le famiglie e i ragazzi delle nostre scuole, partendo dalla consapevolezza che i parchi archeologici non sono dei musei a cielo aperto, siti di una cultura senza più vita, ma luoghi di umanità».
Un neon fulminato: il rumore della luce intermittente che al contempo tedia orecchie, occhi e psiche profondendo un penetrante senso di inquietudine e incertezza. Ecco, dovendo pensare a un’immagine che al meglio possa esprimere la condizione della cultura italiana e della vita degli italiani dell’ultimo anno, non può che essere questa.Dal 26 aprile 2021, l’Italia, quasi interamente gialla, prova a ripartire ancora una volta.
Si legge tanta stanchezza sulle pagine dei quotidiani, sui social media, sui volti delle persone; alla sfiducia di carattere prettamente politico degli ultimi mesi, segue quella morale di chi ha creduto e crede ancora, forse vuole credere ancora, se non nella rinascita almeno nell’adattamento. Si formano, cadono e si riformano governi, ma tutto sembra sempre uguale, immutato, proprio come quella che ormai è divenuta la nostra quotidianità; non riusciamo neppure a distinguere il giorno dalla notte o, forse, inariditi nell’animo, esausti, semplicemente non ci facciamo più caso. Sembra ieri che imparavamo a fare la pizza in casa perché, effettivamente, era ieri! Il tempo, in qualità oltre che in quantità, in apparenza si è appiattito sebbene continuiamo a invecchiare e a perdere occasioni, meccanizzati ormai in un circuito. L’essere umano però, per quanto misero nella sua condizione, ha sempre avuto la meglio adattandosi per natura e reagendo per volontà; ebbene, non v’è forse più l’istinto di adattarsi, men che meno di reagire, e questo è il risultato? E se invece l’adattamento e la reazione stessa risiedessero proprio nel non aspettarsi niente, se la calma apparente nonostante la pressione fosse il frutto di un’ormai consolidata consapevolezza, potrebbe mai esistere davvero una rinascita o sarebbe una mera utopia che continuano a propinarci?
In questo momento di comprensibile caos interiore, oltre che confusamente e diffusamente sparso, un valido appiglio è senz’altro la cultura, da sempre bistrattata in clima pandemico sebbene unica arma contro il male di vivere che sta affliggendo tutti e unico mezzo di libera evasione in un mondo che l’emergenza sanitaria ha così minuziosamente circoscritto. Nessuno ha pensato a salvaguardare le menti: in quello che ha tutta l’aria di essere un contesto catastrofico, le priorità risiedevano altrove, come se potessimo davvero fare affidamento su altro, prescindendo dall’intelletto e la cura di noi stessi. In passato si è sopravvissuti senza molti degli specchi per le allodole di questa nostra modernità, ma cosa saremmo stati invece senza cultura, senza poesia, arte, filosofia?
Abbiamo dovuto attendere la zona gialla per avere le porte di quelle strutture che ci rimandano agli antiqui mores nuovamente aperte, pronte a ricordarci cosa significhi in senso stretto essere umani e godere delle cose umane, perderci per poi amorevolmente ritrovarci nella grandezza dei nostri simili senza tempo, e se ora fosse già troppo tardi?La cultura e la regolare accessibilità ad essa costituisce un’esigenza inderogabile per la società alla stregua, se non addirittura maggiormente, di altre attività per le quali chi di dovere si è speso ben di più al fine di renderle fruibili in sicurezza nonostante le sfumature di colore. La vittima sacrificale poiché ritenuta sacrificabile in un sistema societario che, evidentemente, considera non prioritario l’accrescimento del sapere e non in stretta correlazione il benessere e la conoscenza. Oggi dovremmo essere felici pensando di poterci aggirare nuovamente per quei luoghi di ristoro della nostra anima antica, eppure è così difficile non riflettere con amarezza su quanto sia stata insensata la decisione di tenerli chiusi tutto questo tempo senza contemplare un piano di inclusione e adattamento in sicurezza per gli stessi.
Dal 26 aprile 2021 in zona gialla riaprono i musei, altrove arrangiatevi.
Di Irene Calicchio
In copertina: il Museo Nazionale Etrusco di Villa Giulia (RM) riaperto il 26 aprile 2021, in piena primavera!
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