NEWS | Il “Relitto delle Tegole”, un esempio di vigilanza dei beni sommersi
Negli ultimi giorni, grazie all’intervento della Guardia Costiera di Napoli, il “Relitto delle Tegole” ha visto finalmente nuova luce. Infatti, le operazioni si sono svolte nell’ambito della vigilanza dei beni archeologici sommersi e della pulizia dei fondali.
Il Relitto è denominato delle tegole per il suo carico difatti, trasportava coppi e tegole di terracotta conservatisi integri fino ad oggi. Probabilmente l’imbarcazione affondò a causa dei marosi delle acque antistanti il litorale di Terracina, dove si trova attualmente.
La nave è romana e si data al I secolo a.C., rappresentando la grande ricchezza del nostro patrimonio culturale anche nelle nostre acque.
Le prime segnalazione della presenza del Relitto risalgono ai subacquei degli anni novante e da allora è sotto la tutela della Soprintendenza Archeologica del Lazio e della Guardia Costiera. Infatti, sono stati proprio gli specialisti nell’archeologia subacquea della Guardia Costiera a ricognire ed operare sull’imbarcazione, con sofisticati sistemi di ricerca come il Remotely Operated Vehicle.
L’intera area circostante al relitto è stata ispezionata per la rimozione delle “reti fantasma”, abbandonate e disperse in mare. Queste sono una delle principali cause di inquinamento delle acque e compromissione della fauna marina. Difatti, trattengono al loro interno numerosi rifiuti, soprattutto plastiche che deteriorandosi diventano letali per i nostri mari.
Esiste per la tutela dell’ambiente marino un vero e proprio progetto “Reti Fantasma”, diretto dalla Capitaneria di Porto-Guardia Costiera e dalle numerose associazioni ambientaliste.
Inoltre, durante l’attuazione dei lavori per il Relitto delle Tegole, è stato possibile ispezionare il fondo marino dell’area di Terracina per pianificare successive operazioni di ripulitura.