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SPECIALE LEOPARDI | Recanati (MC) omaggia il poeta nell’anniversario della sua nascita

Come ogni anno, il 29 giugno, la città di Recanati (MC) ricorda il celebre poeta marchigiano in occasione del 223° anniversario della sua nascita. E lo fa con alcuni importanti eventi che mirano a tenere vivo il ricordo leopardiano proprio nei luoghi in cui ha vissuto. Recanati, suo paese natio, al contempo gioia e dolore di Leopardi, che ha contribuito a rendere immortale la sua immensa eredità letteraria.

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Parte della biblioteca di casa Leopardi (immagine via Touring Club)

«Le Celebrazioni Leopardiane sono da sempre l’appuntamento più atteso della nostra città», ha dichiarato il sindaco di Recanati Antonio Bravi, «anche quest’anno per festeggiare l’Anniversario della nascita di Giacomo Leopardi abbiamo preparato un importante programma di eventi».

Già nella giornata del 28 giugno 2021 si è tenuto l’incontro che ha dato il via alle celebrazioni. Nella sala Foschi del Centro Studi Leopardiani (Recanati, MC), la prof. Laura Melosi ha presentato il suo ultimo libro La dolcezza ed eccellenza degli stili. Sulle operette morali di Leopardi. Il tutto alla presenza del magnifico rettore dell’Università di Macerata Francesco Adornato, del dott. Fabio Corvatta, presidente del Centro Nazionale di Studi Leopardiani e della prof. Rita Soccio, assessore alla Cultura del Comune di Recanati (MC).

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29 giugno 1798 – 29 giugno 2021

Martedì 29 giugno 2021, invece, il Comune di Recanati (MC) prevede diverse iniziative. Alle ore 18, nell’Aula Magna del Comune, le massime autorità e il Lions Club di Recanati e Loreto omaggeranno la figura del conte Vanni Leopardi, discendente del Poeta, scomparso nel 2019, consegnando alla figlia Olimpia Leopardi l’alta onorificenza lionistica “Melvin Jones”. L’On. Ilaria Borletti Buitoni terrà la tradizionale lezione sul tema L’Orto sul Colle, accesso al paesaggio interiore de l’Infinito leopardiano. All’On. Borletti Buitoni, inoltre, verrà consegnato il prestigioso “Premio Leopardi”.

Gli eventi nel Palazzo comunale si concluderanno con la premiazione dei vincitori del Premio Nazionale “Giacomo Leopardi” dedicato agli studenti delle scuole italiane secondarie di secondo grado.

L’Orto del Colle dell’Infinito, Recanati – foto: FAI

In serata, invece, sull’Orto del Colle dell’infinito, in collaborazione con il FAI, si terrà il recital di Paolo Calabresi: Paolo Calabresi legge Leopardi. Lo spettacolo, firmato da Strehler, vuole essere anche un omaggio ai 100 anni del grande regista, che lo dedicò nel 1982 a Leopardi del quale era un grande appassionato ed estimatore. Il recital di Paolo Calabresi sarà accompagnato dal trio di musicisti Dimitrij.

Per prendere parte allo spettacolo, ad accesso libero fino ad esaurimento posti, è necessaria la prenotazione al numero 071/7570604 (in orario 10.00 – 13.00) oppure al 333/3710886.

In copertina: Palazzo Leopardi, Recanati (immagine via Touring Club).

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SPECIALE LEOPARDI | La nascita del poeta recanatese

Il 29 giugno ricorre l’anniversario della nascita del poeta recanatese, Giacomo Leopardi. Per questa occasione, la redazione ArcheoMe ha realizzato lo speciale dedicato all’autore. La giornata di oggi verrà scandita da interessanti contributi incentrati sulla sua poetica e visione della vita, non facendo mancare alcuni originali parallelismi. Seguiteci in questo viaggio!

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A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, 1820 ca.
La vita
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Casa Leopardi, luogo di nascita del poeta

Giacomo Leopardi nacque il 29 giugno del 1798 a Recanati (in provincia di Macerata, nelle Marche). La sua formazione infantile, tra il 1808 e il 1812, come da tradizione familiare, avvenne con metodi improntati alla scuola gesuita, tramite precettori ecclesiastici; ciò non impedì al giovane di intraprendere studi personali tramite la biblioteca paterna e le altre presenti sul territorio di Recanati.

Tra il 1815 e il 1816 Leopardi decise, a causa di una crisi spirituale, di dedicarsi alla poesia e coltivare una maggiore sensibilità per i valori artistici e filosofici.

La biblioteca di Casa Leopardi

Dal 1822, anche a causa di tensioni con i genitori, diventò un’anima in fuga e si allontanò dalla patria. Raggiunse diverse città: Roma, Milano, Bologna, Firenze e Pisa. La depressione fu un’ombra sempre presente nella vita del poeta; solo la città pisana, nel 1828, riuscì a far ritrovare al poeta l’ispirazione; infatti fu lì che scrisse una delle sue opere più famose: A Silvia.

Nel 1833 si trasferì a Napoli, dove affrontò anche l’epidemia di colera tra il 1836 e il 1837. Lì si spense il 14 giugno 1837.

La tomba di Leopardi
La malattia

Già in età giovanile Leopardi fu costretto ad affrontare problemi fisici e piscologici, i quali lo accompagnarono fino alla sua morte. La malattia esordì a livello polmonare per arrivare a una deviazione della spina dorsale, con conseguenti dolori, problemi respiratori e circolatori; problemi che furono la causa dell’isolamento del poeta. L’ipotesi più plausibile, per gli studiosi di oggi, è che Leopardi soffrisse della malattia di Pott, cioè tubercolosi ossea o spondilite tubercolare, in contrasto con le ipotesi dell’epoca legate a una semplice scoliosi.

Leopardi sul letto di morte, 1837, ritratto a matita di Tito Angelini, simile alla maschera mortuaria
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SPECIALE LEOPARDI | “La ginestra” nell’era del Covid-19

Πάντα ῥεῖ in greco antico significa “tutto scorre”, tutto si muove e nulla resta fermo. Parliamo di un concetto che ha le radici nel pensiero del filosofo greco Eraclito, ma è sempre attuale. Mai ferma nella sua epoca e più attuale che mai è la lirica di Giacomo Leopardi La ginestra.

Vai sognando la libertà, e allo stesso tempo vuoi rendere di nuovo schiavo il pensiero, grazie al quale soltanto noi uomini ci risollevammo in parte dalla barbarie medievale e progrediamo nella civiltà, che è l’unica a guidare verso il miglioramento il destino dei popoli. Perciò ti fu sgradita la verità del crudele destino e dell’infima posizione che la natura ci ha assegnato (vv. 72-80).

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Manoscritto de La ginestra 
Contrastare la natura “matrigna”

Giugno 2021. Il mondo intero è piegato in due a causa di una pandemia. Si inizia a vedere la luce in fondo al tunnel, ma la gente è al limite delle sue forze e ancora tremante verso un futuro incerto. Ci si continua a porre domande a cui è difficile dar una risposta certa, tutto si specchia nell’instabilità. Ci si chiede quale sia l’origine del virus che continua a mietere numerose vittime; non si comprende se di origine naturale o se frutto di un esperimento in laboratorio o di un complotto. C’è chi si chiede se si arriverà mai realmente a una fine, se ci sarà mai un ritorno alla “normalità”. Con gli occhi di chi ha visto andar via vite legate alla propria, si pretendono risposte.

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Il bacio tra due infermieri in un reparto Covid e il messaggio di speranza: «L’importante è che restiamo uniti» (Fonte: Il Mattino.it)

Io certo non ritengo un essere nobile colui che, nato per morire, cresciuto in mezzo al dolore, afferma: «io sono stato creato per essere felice», e riempie i suoi scritti di orgoglio rivoltante, promettendo su questa Terra destini sublimi e forme ignote di felicità, che l’universo intero ignora, non solo questo globo a popoli che un maremoto, un soffio d’aria corrotta (portatrice di epidemie) o un crollo nel sottosuolo (causa di terremoto) distrugge al punto che appena appena resta il loro ricordo (vv. 98-110).

La ginestra è una lirica scritta nel 1836 a Torre del Greco, dove  Giacomo Leopardi si era rifugiato per sfuggire all’epidemia di colera che imperversava a Napoli. Lo spunto iniziale della poesia è dato dalla viva impressione suscitata in Leopardi dalla fioritura della ginestra sulle pendici del Vesuvio, fiore che nasce in luoghi impervi e che, tuttavia, è bello e profumato.

Il ginestreto del Vesuvio – foto: Parco Nazionale del Vesuvio

Questo splendido fiore rappresenta per Leopardi la fatica dell’uomo nel superare le sofferenze, ma, nonostante ciò, vede speranza. Gli uomini per contrastare la natura “matrigna” devono unirsi e accettare il corso degli eventi, prendendo coscienza della propria fragilità; nonché realizzare l’infima consistenza di quel granel di sabbia che è la terra in confronto all’immensità dell’universo. La lirica di Leopardi è un richiamo allo sguardo lucido sulla realtà, a un atteggiamento che pone nella coscienza razionale la vera grandezza e dignità dell’uomo.

La ginestra ha significati simbolici: la pietà, la speranza e la solidarietà tra gli uomini, che rappresentano anche la nostra era Covid-19. Noi tutti ci troviamo di fronte allo stesso male, a prescindere dall’origine di questo. Le parole di Leopardi dovrebbero fungere da base morale alla nostra vita di questi ultimi due anni. Dovremmo unire ancora le nostre forze, avere speranza e fiducia per abbattere definitivamente questa natura con sentimenti da matrigna.


Un animo nobile è quello che, nella sofferenza, si mostra grande e forte e che non aggiunge ai suoi mali l’odio e la rabbia tra fratelli, ancora più dolorosi di ogni altro male, accusando gli altri uomini delle sue sofferenze, ma dà la colpa a colei che è davvero colpevole (la natura), che è madre naturale degli uomini, ma, per i suoi sentimenti, matrigna (vv. 118-125).

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SPECIALE LEOPARDI | Un tuffo nell'”infinito”

Sempre caro mi fu quest’ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell’ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l’eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s’annega il pensier mio:
e il naufragar m’è dolce in questo mare.

Giacomo Leopardi

(In foto) Caspar David Friedrich, Viandante sul mare di nebbia, olio su tela, 1818.

 

Chi ha dovuto imparare a memoria questo componimento? Tutti, chi dice di no mente!

Giacomo Leopardi (1798-1837) ha composto la poesia a Recanati (MC) nel 1819. I primi versi lasciano pensare che il tema del componimento sia quello del piacere e dello star soli in luoghi nascosti. L’incipit stesso sembra essere narrativo perché il «Sempre caro mi fu» (v. 1) dà l’idea di un legame che rimanda in qualche modo al passato; di seguito, però, è il presente che domina.

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A. Ferrazzi, Ritratto di Giacomo Leopardi, olio su tela, 1820 ca.

Dopo «Ma» (v. 4) il testo parla di un’esperienza vissuta nel momento stesso in cui viene raccontata. E pensare che sia una siepe che suscita l’immaginare spazi infiniti è sorprendente, a farlo dovrebbero essere, piuttosto, spazi aperti. L’Infinito parla di come, in modo graduale, cominciando da esperienze sensoriali concrete, il lettore immagini qualcosa che non ha limiti né di spazio né di tempo.

Il racconto va avanti grazie alla percezione di diversi stimoli sensoriali che colpiscono in modo del tutto casuale il lettore; la siepe, oggetto immobile che chiude, fa pensare in modo contrario all’infinito.

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Colle dell’Infinito, Recanati (MC) – foto: FAI

Nella prima parte del componimento, l’idea del silenzio è una parte dell’infinito spaziale. Ma il rumore del vento lascia intuire un infinto diverso: quello temporale. Quest’ultimo è anche il rumore della vita, legato indissolubilmente al presente, ma che, nello stesso momento, ci obbliga a un confronto tra l’evento del momento presente e il passato, arrivando a confondersi con l’eternità.

Il lettore perde così la sua identità e ciò consiste nel perdere le coordinate dello spazio e del tempo: naufraga nell’immensità. Ma non ha paura e si abbandona alla sensazione.

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Secondo manoscritto autografo de L’infinito dall’archivio comunale di Visso (MC)

Come già detto, la poesia si concentra sull’immersione dell’io nell’infinito, generata dal rapporto con un luogo reale (il colle di Recanati) e l’immaginazione dell’indefinito. Essa avviene attraverso la vista (la siepe che porta a immaginare infiniti spazi) e l’udito (il rumore del vento tra le foglie che porta il lettore a pensare a tempi senza fine).

La natura, in questo momento della formazione di Leopardi, è ancora locus amenus, idealizzata e piacevole, ben lontana dalla natura matrigna delle opere della maturità. L’autore vuole far conoscere al lettore l’esperienza del sublime, che, per i romantici, non è altro che il senso di impotenza dell’uomo davanti alla natura.

Il panorama dal Colle dell’Infinito (MC) – foto: FAI – Dario Fusaro

Leopardi spiega, attraverso L’infinito, che il sublime è un’esperienza e che, per poterla vivere, non serve trovarsi in un luogo determinato, ma la propria immaginazione può essere più che sufficiente.

In copertina: luogo commemorativo sul Colle dell’Infinito (MC).