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UCRAINA | “La Russia non farà la fine dell’URSS!”: il discorso di Putin

“La Russia non farà la stessa fine dell’URSS”. Queste le parole recitate da Putin parlando ai giovani imprenditori, invogliando la Russia a difendersi come ai tempi dello Zar. Ma perché prendere in considerazione quel periodo?

Le parole di Putin e la commemorazione a Pietro Il Grande

Il discorso che Putin ha tenuto ai giovani imprenditori si è svolto giovedì 9 giugno, giorno del 350esimo anniversario della nascita di Pietro il Grande. Le prime parole del presidente russo sono state: “La Russia non farà la fine dell’Urss, la nostra economia resterà aperta”. Poi Putin ha dato giustizia alla sua attuale battaglia mettendola a confronto con altre che la Russia ha fatto in passato. “Abbiamo appena visitato la mostra dedicata al 350esimo anniversario: quasi niente è cambiato. Pietro il Grande ha combattuto la Guerra del Nord per 21 anni. Non è vero che voleva separare un territorio dalla Svezia, ma solo riprenderlo.” 

Pietro Il Grande
Pietro Il Grande, ultimo zar e primo imperatore della Russia nel 1721

 

L’importanza della sovranità

Putin, infine, ha parlato della sovranità e di quanto questa sia importante per la Russia. “Se lavoriamo partendo dal presupposto che la sovranità costituisce il fondamento della nostra esistenza, riusciremo senza dubbio a realizzare i compiti che abbiamo di fronte”, ha detto. Il presidente russo ha poi concluso  definendo i requisiti principali della sovranità di un Paese: “Per sovranità pubblica intendo la capacità della società di consolidarsi per raggiungere i compiti nazionali. E’ il rispetto della propria storia, della propria cultura, della propria lingua, dei popoli che vivono su un territorio. Questo consolidamento della società è una delle condizioni fondamentali per lo sviluppo. Se non c’è consolidamento, tutto crollerà”.

Vladimir Putin
Vladimir Putin durante il discorso ai giovani imprenditori
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UCRAINA | Putin allo scontro verbale con gli USA

“Putin ha fallito in tutti i suoi obiettivi strategici”. Così dichiara Antony Blinken, Segretario di stato statunitense, convinto ormai che la battaglia di Putin sia al capolinea. Il presidente russo, però, non ci sta, ribadendo che le sanzioni inflitte alla Russia produrranno solo l’effetto contrario. Voci di Putin che trovano conferme dal Viceministro ucraino Ganna Malyar, che ha parlato di una possibile esclation russa

Le dichiarazioni di Blinken

Antony Blinken ha dichiarato che gli obiettivi strategici della Russia sono falliti.

“Putin ha fallito nel centrare i suoi obiettivi strategici, non ne ha raggiunto neanche uno. Invece di cancellare l’indipendenza dell’Ucraina, l’ha rafforzata. Anziché dividere la NATO l’ha unita. Non ha affermato la forza della Russia, ma l’ha messa in pericolo. Invece di indebolire l’ordine internazionale, ha spinto i Paesi a unirsi per difenderlo”.

Queste le parole del Segretario di Stato degli USA, in un discorso tenuto alla George Washington University.

Tony Blinken
Antony Blinken, Segretario di Stato degli Stati Uniti

 

La risposta di Putin

Intervenendo a un forum economico dei Paesi dell’ex URSS, Vladimir Putin risponde alle voci occidentali che vogliono la Russia indebolita dalle sanzioni. 

“Nessun ‘poliziotto globale’ sarà in grado di fermare i Paesi che vogliono perseguire una politica indipendente. La Russia sta diventando un po’ più forte grazie alle sanzioni. Rubare i beni di qualcuno non ha mai portato a nulla di buono, soprattutto a chi lo fa”, ha detto il presidente russo.

Putin
Vladimir Putin, Presidente russo
 
La possibile escalation russa

A dimostrare che le dichiarazioni di Putin non sono eresia ci ha pensato Ganna Malyar, Viceministro della Difesa ucraino.

In una conferenza stampa, Malyar ha infatti dichiarato che ci sono i “segnali di un’escalation“. Il ministro, inoltre, ha avvertito che i combattimenti hanno raggiunto la massima intensità a est, e che ci aspetta un periodo “estremamente difficile” e “lungo”. Infine, conclude specificando che Mosca sta spostando i missili Iskander a Brest (Bielorussia), con la possibilità che questi vengano utilizzati per colpire l’ovest dell’Ucraina.

Ganna Malyar, viceministro della Difesa ucraina

 

 

 
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UCRAINA | Tutti contro Putin: Svezia e Finlandia vogliono la NATO

La Finlandia, assieme alla Svezia, ha chiesto ufficialmente l’adesione alla NATO. Una decisione vista con scetticismo da Putin e, in parte, dalla Turchia, che in un secondo momento ha chiarito che non si sarebbe opposta a determinate condizioni.

Sempre il paese delle mezze lune, inoltre, si è detta pronta di offrire navi per favorire l’evacuazione dei militari feriti ad Azovstal

Richiesta di adesione alla Nato della Finlandia

Il presidente della Finlandia, Sauli Niinistö, ha deciso di chiedere l’adesione alla Nato. “Questa è una giornata storica e l’inizio di una nuova era”, ha detto il presidente finlandese in conferenza stampa. 

A motivare la scelta presa, ci ha pensato la premier finlandese Sanna Marin: “Non avremmo preso questa decisione se non avessimo pensato che avrebbe rafforzato la nostra sicurezza nazionale. La minaccia nucleare è molto seria, e non può essere isolata in una specifica regione se parliamo di armi nucleari”. Poi ha aggiunto: “Siamo preparati e ci stiamo preparando a diversi tipi di reazioni russe. Quando guardiamo alla Russia, vediamo oggi un Paese molto diverso da quello che abbiamo visto appena qualche mese fa. Tutto è cambiato da quando la Russia ha attaccato l’Ucraina e penso personalmente che non possiamo più credere che ci sarà un futuro di pace accanto alla Russia restando da soli”. 

Le reazioni hanno visto da una parte Putin reputare “sbagliata” la scelta della Finlandia di abbandonare la politica della neutralità. Dall’altra, invece, ha visto il segretario generale della NATO, Jens Stoltenberg, definire l’adesione come un “momento storico” per l’organizzazione. 

Sanna Marin
Sanna Marin, Ministro capo della Finlandia
 
La posizione della Turchia e gli aiuti ad Azovstal

Stoltenberg ha inoltre chiarito che la Turchianon sta tentando di bloccare l’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato“. Infatti, anche Ibrahim Kalin, portavoce del presidente turco Erdogan, ha detto che “la Turchia non ha chiuso la porta all’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato”. Tuttavia, Kalin ha precisato di volere negoziati “con i Paesi nordici e un giro di vite su quelle che vede come attività terroristiche, ospitate soprattutto a Stoccolma“.

Infine, sempre il portavoce turco ha reso noto che la Turchia è pronta a inviare una nave a Mariupol per consentire l’evacuazione dei soldati ucraini feriti e altri civili che si trovano ad Azovstal. “Il nostro piano prevede che le persone evacuate dall’acciaieria siano portate via terra al porto di Berdyansk, che come Mariupol si trova sul Mar d’Azov, e che una nave turca li conduca a Istanbul”, ha detto il portavoce turco in un’intervista alla Reuters

Ibrahim Kalin, portavoce del presidente Erdogan

In copertina immagine via News Bulletin 247.

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UCRAINA | Sale il rischio di una guerra nucleare

Dopo che la Finlandia ha detto alla NATO, Mosca ha seriamente aperto lo scenario ad una possibile guerra nucleare. D’altra parte, però, Kiev non si lascia scoraggiare dalle minacce del Cremlino, con Zelensky che non intende porre fine alla guerra alle condizioni di Putin. 

Intanto, l’ONU ha aperto un’inchiesta sulle atrocità attribuite alle forze russe e, assieme all’Unicef, dato i numeri aggiornati della guerra.

Le accuse e minacce di Mosca

L’eventuale ingresso della Finlandia nella NATO potrebbe essere la goccia che fa traboccare il vaso. Lo fa sapere il vice presidente del consiglio di sicurezza russo, Dmitry Medvedev: “Riempire l’Ucraina di armi dei Paesi Nato, addestrare le sue truppe all’uso di equipaggiamenti occidentali, schierare mercenari e tenere esercitazioni ai confini aumenta la probabilità di un conflitto aperto e diretto tra Russia e Nato. Un simile conflitto ha sempre il rischio di trasformarsi in una guerra nucleare totale. Sarebbe uno scenario disastroso per tutti”.

Intanto, Vladimir Putin condanna le sanzioni alla Russia, ritenendole controproducenti persino per i paesi che le adottano. “Le sanzioni antirusse, conseguenza dalle ambizioni politiche miopi dei leader occidentali e dalla loro russofobia, danneggiano maggiormente proprio le economie dei Paesi che le adottano e il benessere dei loro cittadini, provocando una crisi globale“, ha detto il presidente russo citato dal Tass

Putin
Vladimir Putin, presidente della Russia

 

Le parole di Zelensky

Dall’altra parte della barricata, a Kiev, nessuno vuole cedere alle condizioni di Putin. Volodymyr Zelensky, infatti, nelle sue dichiarazioni a “Porta a Porta“, ha lasciato intendere che non riconoscerà l’indipendenza della Crimea: “Non ho mai parlato di riconoscere l’indipendenza della Crimea, non la riconosceremo mai come parte della Federazione russa”.

Il presidente ucraino ha poi aggiunto: “Anche prima della guerra la Crimea aveva autonomia, ma è sempre stato territorio ucraino. Noi abbiamo detto che siamo pronti a parlare con la Russia. Ora non possiamo deliberare una decisione sulla Crimea perché c’è la guerra, la lasciamo da parte se ostacola l’incontro e credo che questa proposta sia stata giusta”. 

Volodymyr Zelensky, leader ucraino

 

L’inchiesta dell’ONU e i numeri della guerra

L’Onu lancia un’inchiesta sulle atrocità che vengono attribuite alle forze russe in Ucraina. Il consiglio per i diritti umani dell’Onu ha infatti votato per la maggioranza a favore dell’apertura di un’inchiesta sulle gravi violazioni commesse dalle forze russe in Ucraina. In particolare, il consiglio ha approvato con 33 voti favorevoli (e due contrari) la bozza di risoluzione, presentata dall’Ucraina per avviare un’indagine su presunte violazioni nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Kharkiv e Sumy fra la fine di febbraio e marzo.

L’organizzazione, inoltre, ha portato i numeri aggiornati delle persone fuggite dall’Ucraina dall’inizio dell’invasione: 6.029.705. La maggior parte di queste persone si è rifugiata nell’Unione europea attraverso i confini di Polonia, Slovacchia, Ungheria e Romania. Altri otto milioni, invece, secondo i dati forniti dall’Organizzazione internazionale per le migrazioni, sono sfollati all’interno del Paese.

Infine, il vice direttore esecutivo dell’UNICEF, Omar Abdi, ha parlato delle vittime di tenera età: “Ogni giorno che passa, sempre più bambini ucraini sono esposti agli orrori di questa guerra. Solo nell’ultimo mese l’Onu ha verificato che quasi 100 bimbi sono stati uccisi, e riteniamo che le cifre effettive siano considerevolmente più alte”. 

Una sede dell’Onu a Vienna
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UCRAINA | Evacuati tutti i civili da Azovstal

Nell’ultimo weekend sono stati evacuati tutti i civili da Azovstal, con le truppe del reggimento Azov che invece sono ancora intrappolate nell’acciaieria. Intanto continuano le esplosioni nelle città, in particolar modo ad Odessa e Mikolaiv. Il G7 condanna il genocidio russo, mentre Scholz scongiura un ingresso in guerra della NATO.

Civili evacuati da Azovstal, ma restano ancora i militari

Nell’ultimo weekend, le autorità ucraine hanno affermato che tutti i civili sono stati evacuati dall’acciaieria Azovstal di Mariupol. 

In una comunicazione notturna, Volodymyr Zelensky ha specificato che “oltre 300 persone sono state salvate, tra donne, bambini e anziani”. Il presidente ucraino, poi, ha continuato esprimendo pubblicamente “gratitudine alle Nazioni Unite e alla Croce Rossa internazionale per aver portato a termine la prima fase della missione di evacuazione“.

La seconda fase, invece, consisterà nel evacuare dalla Azovstal i militari, i feriti e i medici. “Stiamo lavorando per evacuare i nostri militari. Tutti gli eroi a difesa di Mariupol”, ha detto Zelensky, riferendosi ai soldati ancora asserragliati nell’acciaieria Azovstal, che implorano di non lascarli morire. 

“Sembra come se mi fossi ritrovato in un reality show infernale, dove noi siamo i militari, combattiamo per le nostre vite, tentiamo ogni possibilità per salvarci, e il mondo intero sta solo a guardare una storia interessante. L’unica differenza è che questo non è un film e non siamo personaggi di fantasia” ha scritto in un post su Facebook il comandante della 36esima brigata dei marine dell’esercito ucraino, Serhiy Volyna, asserragliato con le truppe del reggimento Azov nell’acciaieria Azovstal. “Poteri superiori, stiamo aspettando il risultato delle vostre azioni il tempo stringe e il tempo è la nostra vita!”, ha aggiunto.

Volodymyr Zelensky, leader ucraino

 

Continuano gli attacchi

Il Kyiv Independent ha riportato che le sirene d’allarme antiaeree hanno risuonato in quasi tutte le regioni ucraine nel fine settimana. I corrispondenti di guerra dalle zone del fronte, inoltre, hanno riferito di numerose esplosioni nelle città, in particolare Odessa e Mikolaiv.

Ma ad essere ridotta in macerie da un raid russo è stata una scuola nel Lugansk. Il capo dell’amministrazione militare regionale, Sergii Gaidai, ha reso noto che l’attacco ha causato almeno 60 civili sotto le macerie, mentre i servizi di emergenza ucraini hanno certificato la morte di almeno due individui qualche ora più tardi.

Repubblica di Lugansk, segnata in rosso nella cartina
 
G7: “Putin non deve vincere”; Scholz: “No alla NATO in guerra”

Le azioni della Russia hanno creato indignazione nel G7, che dichiara: “Le azioni di Putin in Ucraina rappresentano un’onta per la Russia e per il suo popolo”.  Poi conclude: “Restiamo uniti nella nostra decisione che il presidente Putin non deve vincere questa guerra contro l’Ucraina. Lo dobbiamo alla memoria di quelli che hanno combattuto per la libertà nella Seconda guerra mondiale, continuare a combattere per essa oggi, per il popolo dell’Ucraina, dell’Europa e della comunità globale”. 

Infine, in un discorso alla nazione trasmesso in TV, il cancelliere tedesco Olaf Scholz ha dichiarato che “non prenderemo alcuna decisione che porti la Nato in guerra”. Poi ha continuato: “Putin non vincerà, l’Ucraina resisterà. Libertà e sicurezza vinceranno. Come libertà e sicurezza trionfarono 77 anni fa contro l’oppressione, la violenza e la dittatura”. 

Olaf Scholz, Cancelliere federale della Germania
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UCRAINA | Continua l’assedio di Mariupol

Nelle ultime settimane abbiamo raccontato l’assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol, con annessa tregua concessa dai russi per l’evacuazione. Tuttavia, questa tregua non è stata rispettata, e l’acciaieria è stata ancora una volta bombardata.

Intanto Mosca annuncia l’annullamento della parata per la Giornata della Libertà, in programma il 9 maggio nelle Repubbliche autoproclamate di Donetsk e Lugansk.

Arrivano infine le scuse di Putin in merito ad un’uscita di Lavrov, che ha messo in relazione Volodymyr Zelensky con Hitlerl’ebraismo

Nuovo attacco all’acciaieria Azovstal

Un consigliere del sindaco di Mariupol, Petro Andriushchenko,  ha annunciato una pioggia di bombe sull’acciaieria Azovstal nella notte tra il 4 e il 5 maggio: “Intensi attacchi sull’acciaieria non si sono fermati per tutta la notte e stanno continuando”. 

Citato dalla Cnn, poi, Andriushchenko ha continuato: “A partire da ora se c’è un inferno nel mondo è ad Azovstal. Gli ultimi 11 chilometri quadrati di libertà a Mariupol sono stati trasformati in un inferno”. 

Uno scenario che lascia facilmente intuire che la Russia non ha rispettato la tregua, cosa annunciata nelle ore successive dai militari ucraini. 

Acciaieria Azovstal vista in lontananza

 

L’annullamento della parata del 9 maggio a Donetsk e Lugansk

Nelle autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk, le autorità russe hanno annullato la parata e la marcia per la Giornata della Vittoria del 9 maggio. Lo ha affermato il primo vice capo dell’amministrazione presidenziale russa Sergei Kiriyenko, citato da Unian, nel corso di una manifestazione a Mariupol.

“La parata della vittoria e la marcia del reggimento immortale in questo giorno della vittoria a Donetsk e Lugansk è ancora impossibile da tenere. Ma quel tempo arriverà presto e le parate della vittoria passeranno per le strade del Donbass”, ha detto Kiriyenko.

Secondo Kiev, però, i russi avrebbero a mente un’altra parata da fare. La commissaria per i diritti umani del parlamento ucraino, Lyudmila Denisova, ha infatti scritto su Telegram che la Russia ha intenzione di far sfilare a Mariupol i cittadini ucraini come prigionieri, sempre in vista della parata del 9 maggio. Notizia che, ancora, non ha trovato conferme, ma neanche smentite. 

Lyudmila Denisova
 
Le scuse di Putin per le dichiarazioni recenti di Lavrov

Il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov, aveva detto in un’intervista a Rete 4 che Zelensky ha origini ebraiche “come Hitler”, scatenando l’ira di Israele. 

A tal proposito, Putin si è scusa in via telefonica con il primo ministro israeliano Naftali Bennett, che ha anche chiesto al presidente russo di “esaminare le opzioni umanitarie” per l’evacuazione dei civili da Mariupol.

“Il premier ha accettato le scuse del presidente Putin per i commenti di Lavrov e lo ha ringraziato per aver chiarito la sua posizione sul popolo ebraico e la memoria dell’Olocausto“, si legge nel comunicato dell’ufficio del ministro israeliano. 

Bennet e Putin
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UCRAINA | Si fa concreta l’ipotesi della guerra mondiale

Dagli incontri avvenuti in settimana risulta sempre più concreto lo scoppio di una guerra su scala mondiale.

il Segretario dell’ONU Antonio Guterres, infatti, si è confrontato con Putin, il quale non si è affatto distanziato dalle sue iniziali condizioni. Anche gli Stati Uniti avevano in agenda un vertice con i Paesi Alleati in Germania, voluto insistentemente dal segretario americano Lloyd J. Austin. Andiamo a vedere nel dettaglio i risvolti che si sono avuti. 

Incontro Guterres-Putin

L’incontro tra Guterres e Putin non sembra aver avuto risvolti positivi.

Nel summit, infatti, Putin ha paragonato i militari ucraini a quelli dell’ISIS: “Se ci sono civili nell’acciaieria Azovstal, gli ucraini devono rilasciarli o si comportano come terroristi. Sentiamo dalle autorità ucraine che lì ci sono civili. I militari dell’esercito ucraino sono obbligati a rilasciarli. Oppure agiscono come terroristi in molti paesi del mondo, come l’Isis in Siria, nascondendosi dietro i civili popolazione. La cosa più semplice da fare è far uscire queste persone”.

Poi ha parlato delle Repubbliche popolari di Donetsk e Lugansk, e di come la loro indipendenza non sia diversa da quella riconosciuta parzialmente al Kosovo: “Ho letto personalmente tutti gli atti della Corte internazionale di giustizia sulla situazione in Kosovo. Ricordo molto bene la decisione della corte internazionale, secondo la quale nell’esercizio del diritto all’autodeterminazione, questo o quel territorio di qualsiasi Stato è non obbligato a chiedere il permesso per dichiarare la propria sovranità alle autorità centrali del Paese. Questo è stato detto del Kosovo, e questa è la decisione della corte internazionale. E questa decisione è stata sostenuta da tutti”

Antonio Guterres, segretario generale dell’ONU

 

Vertine Stati Uniti-Alleati

Si è anche tenuta la riunione convocata dagli Stati Uniti a Ramstein (Germania). L’incontro era stato fissato dal segretario americano Lloyd J. Austin, che ha invitato i vertici militari dei Paesi alleati di tutto il mondo per discutere degli sviluppi della crisi in Ucraina. 

Lloyd Austin ha definito il vertice straordinario come “importante e molto costruttivo”, ed a parteciparvi ci sono stati i ministri della Difesa di oltre 40 Paesi. Il segretario ha poi ribadito massimo sostegno a Kiev: “Siamo qui riuniti per aiutare l’Ucraina a vincere la battaglia contro la Russia. È un conflitto voluto da Putin solo per soddisfare le sue ambizioni, lui lo ha iniziato e lui può decidere una de-escalation”. Si va quindi verso il sostegno del paese ucraino, nonostante questo non faccia parte dell’ONU. Sono già pronti l’invio di armi pesanti a Kiev, con Berlino che manderà 50 panzer Gepard per la difesa anti-aerea. 

Lo scenario di una terza guerra mondiale, quindi, diventa sempre più concreto. 

Lloyd J. Austin III Segretario della difesa americano

 

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UCRAINA | Il temuto KGB di Putin

Il Kgb (acronimo di Komitet Gosudarstvennoj Bezopasnosti tradotto in Comitato per la sicurezza dello stato) è stato il maggiore organo di sicurezza dell’URSS. Fu istituito nel 1954, quando il leader dell’Unione Sovietica, Nikita Khrushchev, mise mano alla riforma dell’Nkvd (il Commissariato del popolo per gli Affari interni), che aveva operato sotto Stalin, consentendogli di consolidare il potere e gestendo la politica delle purghe nell’Urss alla fine degli anni Trenta.

Nikita Khrushchev nel 1952, un anno prima della morte di Stalin


Nato per essere il supremo organo di sicurezza dell’URSS, il KGB divenne la “spada e lo scudo” del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Unione Sovietica (Pcus), la leadership politica de facto del Paese. Oltre a garantire la sicurezza delle repubbliche sovietiche, il KGB era anche un’agenzia di servizi segreti e polizia segreta. Tra i suoi compiti, il più importante era sicuramente il controspionaggio, sia nella politica interna che in quella esterna all’URSS.

 

Come era organizzato

Il Kgb era composto da vari direttorati (upravlenija) e dipartimenti:

  • Primo Direttorato Centrale – si occupava delle operazioni all’estero (spionaggio), dipendente dal Primo vicepresidente e diviso in 10 dipartimenti: (Stati Uniti-Canada; America latina; Regno Unito-Australia-Nuova Zelanda-Scandinavia; Germania-Austria; blocco europeo; Cina-Vietnam-Cambogia; Africa; Estremo Oriente; Giappone; Cina)
  • Secondo Direttorato Centrale – si dedicava al controspionaggio e alla sicurezza interna.
  • Terzo Direttorato – era competente riguardo alla fedeltà delle forze armate
  • Quarto Direttorato – provvedeva ai Trasporti
  • Quinto Direttorato – si occupava del contrasto al dissenso politico interno e gli “affari nazionalistici e religiosi”.
  • Sesto Direttorato – si interessava al controspionaggio economico e sicurezza industriale
  • Settimo Direttorato – era preposto alla sorveglianza elettronica.
  • Ottavo Direttorato Centrale – si interessava alle comunicazioni riservate e alla crittografia.
  • Nono Direttorato – si occupava di Protezione dei leader sovietici.
  • Quindicesimo Direttorato – era preposto alla Sicurezza delle Strutture governative.
  • Sedicesimo Direttorato – provvedeva all’ Intercettazione delle comunicazioni
  • Dipartimento logistica
  • Dipartimento comunicazioni
  • Dipartimento ricerche speciali
  • Dipartimento reparto tecnico
  • Guardie di frontiera (queste ultime con un organico di circa 250.000 effettivi e un proprio servizio navale ed aereo), riconoscibili dalle mostrine verdi sull’uniforme standard dell’Armata Rossa.

Un monumento a Dzerzhinskij davanti all’edificio del KGB a Mosca, URSS


Il Kgb era conosciuto per i metodi che usava per intercettare il personale dell’ambasciata degli Stati Uniti a Mosca. Una volta, gli agenti sovietici modificarono le macchine da scrivere utilizzate dal personale dell’ambasciata.

Per i diplomatici statunitensi, le macchine da scrivere modificate furono solo la punta dell’iceberg.

L’intero edificio infatti era pieno di dispositivi nascosti per le intercettazioni, perché quando i russi costruirono una nuova ambasciata degli Stati Uniti a Mosca alla fine degli anni Settanta, il Kgb la riempì di cimici nella fase di muratura.

 

Gli ultimi anni

Il primo direttore della Cia Allen Dulles una volta descrisse il Kgb come “uno strumento di sovversione, manipolazione e violenza, di intervento segreto negli affari di altri Paesi”.

In effetti, gli agenti del Kgb hanno influenzato il corso della Guerra Fredda in molti modi. Ad esempio l’agente del Kgb Bohdan Stashynsky (1931-) è conosciuto per aver ucciso nel 1959 due nazionalisti ucraini antisovietici, con un’elaborata pistola nebulizzatrice che non lasciava segni di morte violenta sulle vittime.

Al culmine della Guerra Fredda, il Kgb gestiva reti di spionaggio e reti di informatori in tutti gli angoli del mondo. L’agenzia operava attivamente sul suolo degli Stati Uniti, anche reclutando ufficiali militari e agenti di intelligence statunitensi per passare i segreti militari degli Stati Uniti all’Urss. Anche se non è possibile stabilire un numero esatto, alcuni ricercatori ritengono che il numero di informatori che hanno lavorato per il Kgb durante la Guerra Fredda sia stato nell’ordine di grandezza di milioni di persone.

Infine il Kgb terminò la sua attività nel 1991, anno nel quale l’agenzia venne sciolta lasciando il posto al Fbs (Servizio di sicurezza federale).

La statua del fondatore del KGB, Feliks Dzerzhinskij, smantellata a Mosca, in Russia, nell’agosto 1991

per le immagini si veda il sito: https://it.rbth.com/storia

 

Approfondimento

UCRAINA | Uomini soli al comando: Putin come Hitler?

La storia è piena di uomini soli al comando fin dai tempi della fondazione di Roma. Uomini soli che hanno perseguito un fine, alcuni giusto, altri sbagliato, e che hanno portato alla distruzione e al dolore. Oggi ci sono i social che ci raccontano la guerra, sviscerano motivi e posizioni, ma chi è per la pace non può parteggiare per nessuno degli attori in campo, chi è per la pace deve solo perseguire un fine, la conclusione delle ostilità senza condizioni, a prescindere che il tiranno della situazione si chiami Adolf Hitler o Vladimir Putin

 
Uomini a confronto

Proprio questi sono i personaggi del momento, paragonati a suon di immagini sui social, ma cosa hanno veramente in comune i due personaggi, quali sono le cose che li differenziano in maniera netta ed inequivocabile?

Di sicuro la carriera militare e la gavetta nel sottobosco politico e dei servizi segreti del giovane Adolf assomiglia (ma non troppo) a quella del giovane Putin , cosi come il carisma e la gestualità del corpo. Il fhurer, ovviamente, lo conosciamo durante i suoi discorsi con movimenti coinvolgenti che attiravano l’attenzione e rapivano le emozioni di chi lo ascoltava. Putin, invece, lo vediamo sempre alla scrivania in posizione rilassata, appoggiato alla spalliera come per dire: “sono a casa mia” , uno sguardo fulminante che intimorisce i funzionari e li porta a dire ciò che lui vuole che si dica.

uomini soli

 

Ma la domanda è: perché questi due uomini sono arrivati al potere in modo quasi indolore?

Perché da sempre l’uomo ha bisogno di essere governato e quando si trova in difficoltà strizza sempre l’occhio a chi promette di risolvere i suoi problemi. E se costui dimostra che quei problemi sono anche i suoi il primo passo verso il potere è fatto, ma il gioco si completa nel momento in cui la colpa di questi problemi viene data a un fattore esterno: per Hitler erano gli ebrei; per Putin il mondo occidentale.

Il 5 novembre del 1937 Adolf Hitler riunisce i suoi generali e dice loro che la Nazione ha bisogno di spazio vitale e la sua espansione può realizzarsi solo attraversando il cuore dell’Europa. Obiettivi: Austria e Cecoslovacchia. Solo alla loro conquista ci si potrà rivolgere alla Polonia e al granaio russo dell’Ucraina.

Una storia che ci ricorda qualcosa…

 

putin hitler
Hitler durante una spedizione

 

Una sicurezza di sè ai limiti della megalomania

Putin e Hitler sono stati in grado di distinguersi dalla massa, prendendo il potere con sicurezza e credendo in se stessi al limite della megalomania.

Hitler con frasi, concetti ed espressioni che oggi sembrano insensate ma che all’epoca erano di un effetto devastante, come per esempio: “cammino con la sicurezza di un sonnambulo verso il mio destino”. Putin invece è più diretto, ama il presenzialismo, la cultura del fisico perfetto. Sono sempre frequenti le cerimonie in cui rende onore ai caduti sotto la pioggia e il vento, senza riparo o, come spesso è accaduto, partecipa a gare di Judo di cui è cintura nera o va a cavallo a torso nudo.

Entrambi i nostri attori conoscono l’importanza dell’immagine e la potenza del simbolo, ma Hitler punta tutto sulla svastica, Putin sempre su sé stesso e sul proprio sguardo di ghiaccio.

putin hitler

Il nazionalismo di Hitler e quello di Putin

La supremazia Hitleriana nel campo propagandistico è netta e incontrovertibile, non fosse altro che per la presenza di un personaggio come Goebbels, un altro criminale da cui quasi tutto il mondo ha preso spunti per la propaganda.

Il nazionalismo di Hitler persegue un obiettivo ben preciso: la pace nazista, estesa a tutto il mondo con la supremazia della razza ariana. Pace che come abbiamo visto nel discorso ai suoi generali, servì da paravento a due questioni fondamentali: economica e sociale.

Putin ha una visione ben più ristretta, il suo nazionalismo punta si sull’orgoglio di un popolo, ma entro i confini della Russia zarista. Bisogna poi aggiungere una terza questione, oltre quella economica e sociale, deve cioè fare i conti con i dissensi e preservare gli interessi degli oligarchi ricchi e della mafia russa, con cui ha stretto accordi da giovane funzionario del kgb prima e da primo ministro dopo. Un nazionalismo che con Putin non sfocia nella supremazia di una razza e nel folle sterminio di massa.

Putin, per arrivare dove si trova adesso, ha certo beneficiato di una maggiore formazione politica di stampo sovietico, dove tutto è un accordo con tutti dove il preservare gli interessi di pochi e potenti oligarchi serve a mantenere il potere. Hitler non ha avuto una formazione politica derivante da una scuola, ma la politica e i suoi seguaci sono cresciuti con lui, la sua impostazione militare ha fatto si che si circondasse di gente come  GöringHessvon RibbentropKeitel,  DönitzRaederSchirachSauckel, tutti fortunatamente finiti a Norimberga, ma che hanno costituito le fondamenta che hanno permesso ad Hitler di fare ciò che ha fatto. Siamo sicuri che Putin sia circondato da gente affidabile e criminale come lo erano costoro? Criminale può darsi, ma sull’affidabilità il poeta ha più di un dubbio.
Ecco dove sta la differenza maggiore, quella più incontestabile

Hitler si considera un Dio in terra, lui è la legge. Ma, mette davanti a tutto un progetto più grande e come simbolo la svastica (simbolo di provenienza celtica e religiosa), e questo ha fatto sì che il nazismo si identificasse con la Germania nettamente più compatta della Federazione Russa di oggi.

Putin è un autocrate che sta giocando a Risiko, ha fatto del capitalismo economico di pochi oligarchi e della mafia russa un centro di potere nel quale pensa di sentirsi al sicuro, si nasconde dietro la maschera dell’orgoglio russo, uno a cui non è mai stato dato ascolto, a cui però senza giustificare le azioni attuali e quelle passate è stato messo un fucile in mano. Però se similitudini ci sono, sembra che Putin sia quasi più vicino a Benito Mussolini che ad Adolf Hitler.

putin hitler

Le similitudini lasciano pian piano molto più spazio alle differenze tra i due

Questa non è solo l’evidenza di certi fatti, ma soprattutto la speranza di una conclusione diversa rispetto a quella voluta da Adolf Hitler sia perché oggi il mondo ha una percezione diversa di ciò che successe durante la seconda guerra mondiale, ma soprattutto perché questo sarebbe l’ultimo atto della nostra permanenza su questa terra.

I due fortunatamente si assomigliano poco, ma siccome a noi piace porci degli interrogativi, nel buio della notte ci chiedeiamo, ma se Hitler avesse avuto a disposizione un armamento nucleare, vedendosi perso ed accerchiato avrebbe ceduto al classico muoia sansone con tutti i filistei? Un dubbio che fortunatamente non ci toglieremo mai.

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UCRAINA | Cina per la pace, continuano bombardamenti e negoziati

Ventiquattresimo giorno di conflitto. Mentre continuano i bombardamenti lungo tutto il territorio ucraino, la Cina fa sapere di voler mantenere la pace globale in stretta collaborazione con gli Stati Uniti. Tuttavia, Putin continua per la sua strada, deciso ad attuare tutti i piani della Russia

Continuano i bombardamenti

Non si placano i bombardamenti nel territorio ucraino. Nella mattinata di ieri, due persone sono rimaste uccise e sei ferite in un attacco aereo russo a Kramatorsk, nell’oblast di Donetsk. Lo riporta The Kyiv Independent. Secondo Pavlo Kyrylenko, capo dell’amministrazione militare regionale di Donetsk, l’attacco ha anche colpito un edificio residenziale e una struttura amministrativa.

Vitali Klitschko, sindaco di Kiev, fa invece sapere che ci sono stati nuovi bombardamenti che hanno colpito asili e scuole. Ha detto su Telegram: “Il nemico continua ad attaccare la capitale. Stamane la zona residenziale nel distretto di Podolsk è stata bombardata dagli orchi che hanno colpito sei case, asili nido e una scuola. Una persona è morta, 19 sono rimaste ferite, inclusi quattro bambini. Sul posto stanno operando i soccorritori e i medici”. 

Spostandoci più a ovest, zona Leopoli, si sono udite tre forti esplosioni nell’aeroporto civile della città. La notizia non è ancora confermata da fonti ufficiali, ma su Telegram e su Twitter circolano già i primi video dell’attacco. Le esplosioni sono state anticipate dalle sirene anti-aeree, scattate attorno alle 06:00 ora locale.

Infine, la BBC riferisce di un attacco russo a due caserme dell’esercito ucraino nella città meridionale di Mykolaiv, causando almeno 45 morti.

Leopoli, teatro di uno degli ultimi bombardamenti
 
Putin, “Attueremo tutti i nostri piani”

Evento dell’ultimo giorno è stato senz’altro il discorso tenuto da Putin allo Stadio Luzhniki di Mosca, in occasione di una manifestazione per celebrare l’ottavo anniversario dell’annessione della Crimea alla Russia. Proprio sulla Crimea si è concentrato parte del suo discorso, affermando: “Abbiamo risollevato la Crimea dal degrado, dall’abbandono in cui versava, specialmente la città di Sebastopoli, quando appartenevano a un altro Stato. E abbiamo fatto risorgere questi territori”. Poi continua parlando della sua “missione” in Ucraina: “Abbiamo iniziato la nostra missione in Ucraina per evitare il genocidio nel Donbass. Attueremo tutti i nostri piani.”

Putin allo Stadio Luzhniki
 
Colloqui telefonici tra Putin, Scholz e Macron

Putin ha anche avuto contatti telefonici dapprima con il cancelliere tedesco Olaf Scholz, poi con il presidente francese Emmanuel Macron

Dmitri Peskov, portavoce del Cremlino, ha fatto sapere che il colloquio tra Putin e Scholz è stato difficile. Ha detto: “Il colloquio telefonico di oggi tra il presidente russo Vladimir Putin e il cancelliere tedesco Olaf Scholz difficilmente si può definire amichevole. Tuttavia, c’è ancora bisogno di tali contatti, per lo scambio di informazioni e la discussione di argomenti delicati relativi all’operazione speciale in Ucraina”.

Nell’altra telefonata di giornata, invece, Macron esprima la sua estrema preoccupazione per i continui bombardamenti a Mariupol e non solo, frutto di una negoziazione tra Russia e Ucraina che non ha fatto passi avanti. Dal canto suo, Putin chiarisce a Macron che a commettere i crimini di guerra sono le truppe e i nazionalisti ucraini. Lo riferisce la Tass.

Putin che stringe la mano a Macron
 
Colloquio Biden-Xi, “Cina e Usa mantengano la pace globale”

Altro colloquio telefonico di rilievo è stato quello tra Joe Biden e il leader cinese Xi Jinping.  Secondo il media statunitense Bloomberg, lo scopo della telefonata è quello di chiedere a Xi di convincere Putin a porre fine a questa orribile guerra. Il Financial Times, inoltre, aggiunge che Biden è pronto a ritorsioni se Pechino sostiene Mosca

Durante la videochiamata, Xi ha sottolineato che “un conflitto non è nell’interesse di nessuno”,  aggiungendo che la Cina si adopererà con gli Stati Uniti per “mantenere la pace globale“. Infine, il leader cinese ha esortato tutte le parti coinvolte nella crisi ucraina a “sostenere congiuntamente il dialogo e il negoziato tra Mosca e Kiev e trattare i risultati e la pace”.

Joe Biden in videochiamata con Xi