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REDAZIONALE | Francesco Ferro, il “poeta nero” filantropo con medaglia d’oro al valore

La nostra redazione ha avuto la fortuna di incontrare Francesco Ferro, una promessa della poesia, ma anche un grande esempio di vita e dedizione al lavoro. Un episodio particolarmente intenso lo ha condotto sempre più vicino al mondo della letteratura, ma la sua scrittura è soprattutto al servizio del prossimo, così come lo è stata tutta la sua vita.

Dal sito quirinale.it

Il coraggio d’Oro

Ha ricevuto la Medaglia d’oro al valore per l’Arma dei Carabinieri a seguito di una rapina sventata in cui quattro rapinatori, che sparavano all’impazzata, lo hanno colpito al torace. Sebbene gravemente ferito, Ferro si lanciava all’inseguimento, bloccando, insieme ai colleghi, due dei quattro rapinatori. Gli altri due, invece, sono stati raggiunti dai colpi fatali di arma da fuoco dei Carabinieri, esplosi nel tentativo di proteggere l’incolumità dei passanti e di chi lavorava presso il negozio preso di mira.

A seguito di questo episodio, dopo un lungo periodo di riabilitazione fisica e psicologica – «perché se uccidi, anche se per salvarti la vita, ti resta comunque qualcosa di negativo dentro» – arrivò il premio direttamente dal Presidente della Repubblica.

 

Una nuova vita, con le passioni di sempre

Francesco Ferro è, però, costretto a lasciare le forze dell’ordine dopo sette anni dall’accaduto, dato il riacutizzarsi della ferita che gli ha impedito di svolgere il servizio. Ma, da quel momento, Ferro, dall’animo troppo focoso per poter vivere da pensionato, si dedica a una nuova vita. Decide dunque di approfittare di questo stop forzato per rispolverare penna e quaderni: ed ecco che arriva l’iscrizione all’università, corso di laurea in Lettere, riprendendo così il vecchio sogno nel cassetto di dedicarsi alla letteratura.

Ferro dopo aver ricevuto il premio a Como

Negli anni, infatti, Ferro aveva partecipato a diversi concorsi a premi per scrittori, con poesie e romanzi brevi che gli sono valsi diversi premi e tanta soddisfazione. Fino ad arrivare all’ultimo concorso, il Premio Internazionale poesia-narrativa “Rime sul Lago 2021”, arrivato alla terza edizione tenutasi a Como, che lo ha visto classificarsi addirittura tra i primi dieci concorrenti (ndr. ottavo). Da buon appassionato di Storia romana non poteva che raccontare Annibale e le guerre puniche con il suo apprezzatissimo Dialogo tra condottieri che gli è valso la menzione speciale della giuria. 

Ma Ferro non è nuovo a queste imprese: nel 2011, all’esordio da scrittore – o meglio “poeta nero”, come viene definito per via dell’emotività che contraddistingue i suoi lavori – si classificò primo durante il Premio internazionale “Poesia dell’anno 2011”, tenutosi a Quartu Sant’Elena (CA). Proprio in questa occasione nacque il suo soprannome: la poesia in questione, Giampilieri, fu scritta a seguito della sciagura del 2009, in cui scomparvero tante anime messinesi sotto la furia della forza distruttrice della natura.

Terzo posto al Premio letterario internazionale “San Valentino” di Quartu Sant’Elena (CA) e quarto posto al concorso “Opera prima” di Firenze, rispettivamente con le poesie Trinacria e Silenzi e tormenti, torna a rivendicare la prima posizione all’evento letterario “Scriviamo”, indetto dal Comune di Ortelle (LE).

Ferro riceve il premio con menzione speciale della giuria di Como

La letteratura solidale di Ferro

E ancora pubblicazioni, come Le poesie di Francesco e l’antologia Emozioni d’autore, ma anche racconti per bambini, come La casa delle fiabe… un coro di fiabe per bambini. Scritti da cui non ha bisogno di trarre guadagno, fa infatti molta beneficenza: il primo libro, Le poesie di Francesco, è stato affidato alla Onlus “Amici di Edy” di Messina; il secondo è stato invece tramite di beneficenza diretta nei confronti di una famiglia di Bergamo molto bisognosa, per cui Ferro ha comprato beni di prima necessità. Il “poeta nero” fa tutto questo perché ha avuto la fortuna di sopravvivere e, dopo un tale episodio, «quando vedi qualcuno che soffre te ne rendi conto e cerchi di aiutarlo anche a costo di toglierti il pane davanti».

Insomma, uno straordinario talento tutto messinese che non vede l’ora di pubblicare qualcosa di nuovo: non esiste notizia migliore di questa per i tanti appassionati e studiosi!

In bocca al lupo, Francesco Ferro.

Alla prossima “medaglia”!

Accadde oggi

ACCADDE OGGI | 101 anni da Bukowski e dal suo “esistenzialismo da taverna”

101 anni fa nasceva ad Andernach (Germania) Henry Charles “Hank” Bukowski Jr., conosciuto anche come Henry Chinaski, suo alter ego letterario. In occasione dell’anniversario è doveroso ricordare la sua controversa e amata figura.

Bukowski

Trasferitosi con la sua famiglia a Los Angeles nel 1930, fin da bambino soffrì di timidezza e solitudine, quest’ultima destinata a diventare una caratteristica della sua produzione. Scrisse sei romanzi, centinaia di racconti e migliaia di poesie. Fu abile nell’alternare prosa e poesia e spesso demonizzato per via del suo stile crudo e diretto, a tratti comico e tragico nello stesso tempo.

Il motivo della fama

La grandiosità di Bukowski e anche il motivo per il quale spopolò nell’America del XX secolo risiede sicuramente nella sua insofferenza disarmante: parla di temi delicati riuscendo a mantenere un distaccato cinismo. L’alcol, il sesso, il senso della vita e la scrittura come via di fuga saranno i temi che accompagneranno tutta la sua produzione fino alla morte.  

A partire dai 24 anni scrisse alcuni racconti che vennero pubblicati senza riscuotere successo, così abbandonò la scrittura e si dedicò al lavoro di postino per più di dieci anni. Nel 1965 fu scoperto dagli editori della rivista The Outsider, Jon e Louise Webb, che pubblicarono molte delle poesie di Buke, così chiamato informalmente da Jon.

Bukowski
Lo spazio in The Outsider dedicato a Bukowski nei primi anni ’60

Iniziò così il suo vagabondare da un’università all’altra per eventi di reading davanti agli studenti americani. I suoi veri introiti erano però rappresentati dalla vendita di racconti su sesso e donne, che riscossero un notevole successo al punto tale da innalzarlo come uno dei grandi scrittori del ventesimo secolo.  

Bukowski e il gentil sesso: un rapporto spesso frainteso

Il suo rapporto con il gentil sesso viene tutt’oggi frainteso per via delle sue tendenze apparentemente misogine. In realtà, alla domanda se Charles fosse veramente misogino, in un’intervista di Vice a Linda King, sua storica partner, la donna rispose con un «No» secco.

Bukowski
Charles Bukowski e Linda King

Lo stesso Buke nei racconti di Taccuino di un vecchio porco lascia correre l’inchiostro e scrive:

«Gli scrittori sono una brutta razza. Le signore sono state buone con noi. Lo dico quasi sempre, dietro a un grande scrittore c’è sempre una donna dannatamente brava. Se togli l’amore, la metà del lavoro di un artista fallisce».

Cosa aspettarsi dai suoi libri

Precisamente storie di sesso, vagabondaggio, violenza, sbronze colossali e un pizzico di depressione. Racconti tratti direttamente dal suo vissuto, scandito da una moltitudine di donne, abbastanza alcol da procurargli un’ulcera quasi fatale e una lucida malinconia. È tutto vero? Secondo lo stesso Bukowski, i suoi racconti sono veri al 95%.

Perché leggere Bukowski

Leggere Bukowski è uno step indispensabile per tutti gli amanti della letteratura perché rappresenta alla perfezione lo stereotipo del classico scrittore squattrinato, dannato e sopra le righe, impresso nell’ideale americano della Beat Generation (anche se rifiutò quest’etichetta). Il minimalismo e la superficialità che impregnano le sue opere lo classificano un esponente del “realismo sporco”, corrente letteraria sviluppatasi negli Stati Uniti tra gli anni ’70 e ’80.

Cos’è l'”esistenzialismo da taverna”?

“Esistenzialismo da taverna” è la definizione che più calza alla prosa bukowskiana: depressa, priva di eufemismi e tragicomicamente schietta. Definizione creata ad hoc per la prefazione di Pulp, libro del nostro scrittore, edito da Feltrinelli.

L’originalità della sua penna è ancora oggi qualcosa di unico e sui generis, lo si capisce bene da una sua autodescrizione professionale contenuta in Scrivo poesie solo per portarmi a letto le ragazze: «La maggior parte dei miei detrattori copia pressoché pedissequamente il mio stile o comunque ne è influenzata. Il mio contributo è stato sciogliere e semplificare la poesia, renderla più umana. L’ho resa più semplice per loro da seguire. Ho insegnato loro che si può scrivere una poesia nello stesso modo in cui si scrive una lettera, che una poesia può essere perfino divertente e che non ci deve essere necessariamente nulla di sacro in essa».

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TEATRO | Il Vittorio Emanuele di Messina cala il sipario sulla stagione 2020

Il sipario è calato prima del loro inizio su molti degli spettacoli di prosa e balletto in programma nella stagione artistica 2019/2020 del Vittorio Emanuele di Messina. Come tutti gli altri teatri nazionali, anche quello storico della città dello Stretto ha chiuso i battenti per la seconda volta in quest’anno, in ottemperanza al nuovo DPCM che stabilisce le restrizioni per contenere il contagio da Covid19. La stagione di prosa era partita alla grande nell’ottobre dello scorso anno con il “Dracula” di Bram Stoker, per la regia di Sergio Rubini e con Luigi Lo Cascio: pienone in sala e grande accoglienza di pubblico.

Prima della chiusura dei teatri dello scorso marzo, il brillante e spassoso “Massimo Lopez e Tullio Solenghi Show”, per due ore e senza sosta, ha divertito, intrattenuto e anche commosso gli affezionati dell’ex trio, ora duo, di comici italiani. Poi, di fatto, è calato il sipario ma non la voglia di tornare a sedere sulle poltrone rosse, gustare il buio in platea negli attimi prima dell’inizio di uno spettacolo, che sia prosa, balletto o lirica, per poi assistere alla magia che solo il palco di un teatro sa regalare agli appassionati del genere. Gli spettacoli, in programmazione per la stagione 2020/2021, sono per ora sospesi e rinviati a data da destinarsi. C’è da augurarsi che sia il prima possibile.

Cenni storici

Il Teatro Vittorio Emanuele di Messina venne commissionato da Ferdinando II di Borbone nel 1842 e vide la sua inaugurazione dieci anni dopo. A causa del devastante terremoto del 1908, venne seriamente compromesso e subì ingenti interventi di restauro, che lo ricostruirono quasi interamente e che terminarono solo nel 1980. Venne inaugurato nuovamente nel 1985 e la prima opera rappresentata fu l'”Aida”, che fu anche l’ultima ad essere rappresentata prima del terremoto.

La struttura del Vittorio Emanuele

L’ingresso del teatro è caratterizzato da un portico a tre arcate, sovrastato dal gruppo scultoreo in marmo “Il tempo che scopre la Verità e Messina”, realizzato dallo scultore messinese Saro Zagari.
Il soffitto interno è decorato da un’enorme opera di Renato Guttuso, raffigurante il mito di “Colapesce”, che si tuffa nelle acque dello Stretto, circondato da sirene. L’affresco sovrasta la platea e offre uno scorcio, con toni fiabeschi, sulle profondità del mare e sulla leggenda che vuole l’eroico nuotatore sorreggere ancora oggi la punta messinese dell’isola.