Proviene dal Mare del Nord, al largo della Scozia, la sensazionale scoperta effettuata nei giorni scorsi da un subacqueo amatoriale. Il relitto della Wallachia, affondata nel 1895, una nave mercantile il cui carico era comporto da gin, whisky e migliaia di bottiglie di birra. Il subacqueo ha consegnato alcune delle bottiglie recuperate agli scienziati della Brewlab, una società di ricerca, che insieme ai colleghi dell’Università di Sunderland sono riusciti a estrarre il lievito attivo dal liquido. L’obbiettivo è quello di ricreare la birra originale, andata perduta nella collisione con un’altra imbarcazione che ha provocato il naufragio della Wallachia.
Il lievito vivo potrebbe migliorare la produzione della birra moderna. Si tratta di un ceppo insolito di lievito, andato perduto da tempo. Gli scienziati valuteranno se questo potrà essere impiegato nella lavorazione moderna e persino migliorare le birre di oggi. Steve Hickman, il subacqueo artefice della scoperta, ha anche ammesso di averne assaggiato il contenuto: «Aveva un odore atroce, salato e putrefatto. E non aveva un sapore migliore».
In copertina: buona parte del carico della Wallachia.
Il Convegno ha accolto studiosi da tutto il mondo con interventi su insediamenti, installazioni produttive e viabilità dall’età arcaica agli albori del medioevo. Il Convegno avrebbe dovuto svolgersi a Ramacca (CT) nel mese di marzo: l’annullamento causa Covid19 non ha, però, impedito di riscuotere un buon successo anche attraverso Microsoft Teams.
Cosa è stato detto
Il 14 novembre il Convegno ha accolto diversi studi nell’ambito di due ricche sessioni: insediamenti e viabilità di età romana e di età tardo antica e medievale in Sicilia. Durante il secondo intervento della mattinata (ore 9.20), la Dott.ssa Maria Teresa Magro, archeologa della Soprintendenza per i Beni Culturali di Catania, nonché Direttrice del Comitato Scientifico della nostra Redazione, il Dott. Rodolfo Brancato e i ricercatori Laura Manganelli e Vittorio Mirto si sono alternati ai microfoni.
Dentro la villa romana di Ramacca (CT)
L’intervento a quattro voci ha esposto i dati preliminari e le nuove ricerche sulla villa romana di contrada Castellito a Ramacca (CT). La villa era già stata individuata sulla parte più alta di un poggio e scavata negli anni ’70 e ’95-’96; i primi scavi hanno riportato in luce gli ambienti della pars rustica e, successivamente, è riemersa la pars dominicia, identificata dalla dott.ssa Maria Teresa Magro, funzionaria della Soprintendenza di Catania e Direttrice del nostro comitato scientifico (per i suoi contributi alla rivista ArcheoMe clicca qui). I restauri del 2019 sono stati necessari a causa di atti vandalici e sterri di ruspa: i rilievi 3D con droni e GPS differenziali hanno aiutato molto; protagonisti indiscussi dei rilievi sono stati i bellissimi mosaici, decorati da svastiche, losanghe e doppie trecce.
Mascalucia (CT), tra età romana e tardo antica
L’intervento introduttivo del pomeriggio su Mascalucia (CT) romana e tardo antica ha riguardato i fenomeni economici e sociali del medio versante dell’Etna. Le ricerche avvenute nel corso degli anni sono sono state esposte dalla Dott.ssa Magro, dal Dott. Antonino Mazzaglia e dal Dott. Alberto D’Agata, prezioso collaboratore della nostra Redazione (per i suoi contributi alla rivista clicca qui). I primi dati a riguardo provengono da fonti storiche, non a caso Strabone (VI, 2) considera benefiche le colate laviche:
“Si rivelano un beneficio per la campagna perché la rendono fertile e producono una vite eccellente, mentre il resto del territorio non produce vino di alta qualità. Dicono inoltre che le radici che fuoriescono dai campi coperti di cenere ingrassino a tal punto il bestiame da farlo soffocare”.
L’evidenza archeologica delle ricche produzioni proviene dalle zone risparmiate dalle colate. Viagrande e Trecastagni (CT) hanno restituito anfore da trasporto di produzione africana e frammenti di coppette in sigillata; le anfore sono di grandi dimensioni e dovevano contenere olio, vino o salsa di pesce. Ad Aci Catena (CT) si sentì la necessità di produrre contenitori per vino che passavano da Capo Mulini (CT): infatti, condutture per l’acqua sono state trovate riempite per oltre due metri da frammenti di anfore.
L’uomo, motore dell’economia
Il Convegno sulla Sicilia ha visto anche l’intervento del Dott. Mazzaglia, il quale si è concentrato sulla storia umana nel territorio di Mascalucia (CT); è evidente la presenza di strutture produttive fisse, da cui provengono tegole patinate da fornaci e frammenti di ceramica sigillata africana, campana… Era sì un territorio produttivo, ma anche ben servito: tutto giungeva tramite una fitta rete di collegamenti con Catania.
Per una carta geologica di Mascalucia (CT)
Il Dott. D’Agata ha parlato delle ricognizioni sul territorio di Mascalucia (CT) sulla base della carta geologica dell’Etna (Branca, 2011). Ha individuato tutte le colate antiche di età preistorica (41.28%), romana (8.47%) e tardo antica (0.003%) in un perimetro di circa 25 km. Il territorio confinante con la proprietà privata della famiglia Bonaiuto ha, inoltre, restituito tegole e mattoni di suspensurae, i sostegni del pavimento, frammenti di ceramica africana e focese.
Carta geologica di Mascalucia (CT) dallo studio delle colate antiche. In rosso le aree archeologiche in superficie, in blu quelle all’interno delle cave di ghiara.
Nelle giornate del 13 e del 14 novembre 2020, dalle ore 9:00, si svolgerà un Convegno online dal titolo “Paesaggi rurali nella Sicilia greca e romana”. Il webinar è organizzato dalla Soprintendenza per i Beni Culturali della Regione siciliana e curato dall’ Università di Catania.
Introduce Alberto Samonà, assessore per i Beni Culturali della Sicilia, e gli interventi verteranno su insediamenti, installazioni produttive e viabilità dall’età arcaica agli albori del medioevo. Il Convegno accoglierà anche studiosi stranieri e farà una panoramica delle ricerche in corso nel desiderio di produrre una prima carta archeologica della Sicilia antica.
Cosa ci aspetta
Dopo i saluti istituzionali il Convegno procederà in sezioni. La prima del 13 novembre sarà dedicata agli insediamenti preistorici e la seconda della giornata includerà anche quelli greci ed indigeni. Il 14 novembre si indagherà la vena romana dell’Isola entrando nelle ville rurali, tra agricoltura e commercio, percorrendo le antichissime vie dell’entroterra etneo. Nella seconda giornata interverrà più volte la dottoressa Maria Teresa Magro, archeologa della Soprintendenza per i Beni Culturali di Catania, nonché Direttrice del Comitato Scientifico della nostra Redazione.
Molti degli interventi, soprattutto nella giornata del 13, riguarderanno Ramacca, un comune del catanese ricco di storia che avrebbe dovuto ospitare il Convegno nel mese di marzo, poi rimandato causa Covid19. Ramacca fu trafficata nella preistoria dell’Isola ed è inserita nell’importantissimo il Parco Archeologico della Montagna, Torricella e S. Maria. Gli scavi hanno messo in luce fasi di vita e di distruzione, quindi strutture urbanistiche, aree sacre e necropoli; il Convegno darà voce ai nuovi traguardi nello studio di questi primissimi modelli di organizzazione sociale. Ai microfoni anche la storia degli scavi di Monte Iudica, un importante centro indigeno già esplorato da Paolo Orsi, e gli insediamenti nella piana tra Gela e Niscemi.
Sarà possibile partecipare dalla piattaforma Microsoft Teams inserendo il codice 7tru35e.
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