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ARCHEOLOGIA | La Gola dell’Infernaccio (FM), un nome oscuro per un luogo di fede

SANTUARIO DI S. LEONARDO (FM) – La Gola dell’Infernaccio (FM), sovrastante l’abitato di Montefortino, è uno dei canyon più suggestivi tra quelli che si susseguono lungo l’Appennino Marchigiano e soprattutto, tra quelli dei Monti Sibillini. Un luogo carico di storia che per secoli è stato un luogo di passaggio tra il litorale adriatico e la via per Roma, situato nella vicina Valnerina: un percorso storico che in un tratto toccava anche l’eremo di San Leonardo, santuario benedettino fondato nell’VIII secolo.

Questo bellissimo esempio di architettura sacra, che poi ha finito per influenzare anche la toponomastica dei luoghi vicini come il monte Priora, ha però conosciuto un progressivo abbandono a partire dalla fine del Medioevo, essendo un luogo troppo isolato e soggetto a frequenti saccheggi. Nel 1971 il padre francescano Armando Lavini (padre Pietro) gettò le basi per una ricostruzione dell’eremo. Il francescano, partendo dai resti della struttura, ricostruì in stile neogotico il complesso. Elementi neogotici sono visibili ad esempio nelle finestre ogivali, nell’ingresso laterale sotto un portico composto da tre archi a sesto acuto.

Purtroppo, il recente terremoto che ha sconvolto il centro Italia, ha arrecato diversi danni all’eremo, costringendolo a rimanere chiuso fino all’aprile del 2018. Visitate questi bellissimi luoghi per scoprirne la storia nascosta e per aiutare questi borghi colpiti dal terremoto a risorgere!

https://www.turismo.marche.it/Cosa-vedere/Attrazioni/Montefortino-Eremo-di-San-Leonardo/3416

ARCHAEOLOGY | The Gola dell’Infernaccio (FM), a dark name for a place of faith

SANCTUARY OF SAINT LEONARD (FM) – The Gola dell’Infernaccio (literally, ‘gorge of hell’), which overlooks the town of Montefortino, is one of the most suggestive gorges among those that stretch along the Apennines in the Marche region and, above all, among those in the Sibillini Mountains. A place full of history that has been for centuries the passage between the Adriatic coast and the road leading to Rome, located in the nearby Valnerina: a historical path that also led to the hermitage of Saint Leonard, a Benedictine sanctuary founded in the eight century AD.

However, this beautiful example of sacred architecture, which eventually ended up influencing the toponymy of nearby places such as Monte Priora, suffered progressive neglect starting from the end of the Middle Ages, being a place too isolated and subject to frequent looting. In 1971 the Franciscan friar Armando Lavini (father Pietro) laid the foundations for a reconstruction of the hermitage. He rebuilt the complex in neo-Gothic style starting with the remains of the structure. Neo-Gothic elements can be found, for example, in the ogival windows, and in the side entrance under a portico consisting of three pointed arches.

Unfortunately, the recent earthquake that hit central Italy caused various damage to the hermitage, forcing it to remain closed until April 2018. Visit these beautiful places to discover their hidden history and to help these earthquake-struck villages to get back on their feet!

Article translated by Cristina Carloni.

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ARCHEOLOGIA | La leggenda del lago di Pilato (AP), un tesoro nascosto nel Parco Naturale dei Monti Sibillini

All’interno del Parco Nazionale dei monti Sibillini, ad una quota di quasi 2000 metri, si trova il Lago di Pilato. Situato all’interno di un circolo glaciale, questo lago è da sempre considerato luogo di mistero e magia. Le sue placide acque hanno alimentato molte leggende e miti e, la più curiosa, è sicuramente quella da cui prende il nome. Secondo la leggenda, il fondo del lago conserva i resti di Ponzio Pilato, il celebre governatore romano della Giudea che si “lavò le mani” di fronte alla possibilità di salvare Gesù. Secondo la tradizione, come punizione per la sua ignavia, l’imperatore Tiberio lo condannò a morte. Pilato, di fronte alla certezza del suo destino, chiese all’imperatore un ultimo desiderio: una volta morto, il suo corpo sarebbe dovuto essere posto sopra un carro trainato da bufali, che poi sarebbero stati lasciati liberi di vagabondare a loro piacimento. L’imperatore, mosso dalla curiosità di una tale richiesta, acconsentì e mantenne la parola. Una volta giustiziato Pilato, ne pose le spoglie su di un carro e lo fece seguire. I bufali, una volta lasciati andare, si misero a correre all’impazzata, giungendo fino alle rive del lago, ove si gettarono con tutto il carro.

Oggi è possibile arrivare al lago da più sentieri.

Per approfondire: http://www.sibillini.net/

ARCHAEOLOGY | The legend of the Lake of Pilate (AP), a hidden treasure in the Monti Sibillini National Park

In the Monti Sibillini National Park, at an altitude of almost 2000 metres, you can find the Lake of Pilate. Located within a glacial valley, this lake has always been considered a place of mystery and magic. Its placid waters have fuelled many legends and myths, and the most curious is certainly the one after which the lake is named. According to the legend, the bottom of the lake preserves the remains of Pontius Pilate, the famous Roman governor of Judea who “washed his hands” at the possibility of saving Jesus. Tradition has it that Emperor Tiberius sentenced him to death as a punishment for his indolence. Faced with the inevitability of his fate, Pilate asked the Emperor one last wish: once he died, his body would have to be placed on a chariot pulled by buffaloes, which had to be later left to roam freely. The emperor agreed, intrigued by such a request, and kept his word. After Pilate’s execution, the Emperor had his remains put on a chariot and tracked it. Once the buffaloes were released, they began to run wildly to reach the shores of the lake, and throwed themselves onto it with the whole chariot.

Today it is possible to reach the lake by several paths.

For more info: http://www.sibillini.net/

Article translated by Cristina Carloni.

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ARCHITETTURA | La storia degli “Antichi portici” di Bologna

La costruzione dei portici nacque dall’esigenza dei cittadini bolognesi di ampliare lo spazio dell’abitazione non potendone modificare le caratteristiche strutturali. Si pensò, dunque, a un modo ingegnoso per “prolungare” verso la strada il solaio del primo piano della propria casa.

I portici: settecento anni di storia

Per realizzare queste prime strutture vennero utilizzate forme di sostegno con travi diagonali infisse al muro, supporti in muratura e, infine, tronchi di legno appoggiati a blocchi di selenite o di pietra. Il Comune approvò la costruzione dei portici ed emanò regole di realizzazione e manutenzione delle case con portico fino al 1250. La prima legislazione cercò di introdurre il concetto di “suolo pubblico”: anche se il portico veniva costruito da privati, doveva essere usato come spazio pubblico. Questa normativa, nonostante siano passati 700 anni è ancora in vigore. Nel XV secolo, per evitare gli incendi, venne emanato un decreto che imponeva la costruzione dei supporti per i portici in pietra e non più in legno. La legge non venne pienamente rispettata, infatti ancora oggi si possono osservare alcuni esemplari in legno, come Casa Isolani in Strada Maggiore. Il portico veniva utilizzato dagli artigiani come bottega, in questo modo si poteva sfruttare al meglio la luce naturale. I commercianti mostravano le merci protetti dalle intemperie e i mendicanti, o gli studenti, la usavano come dormitorio provvisorio. Complessivamente, oggi la lunghezza dei portici del centro e nella periferia è di 53 chilometri: la più lunga del mondo! Per la loro importanza artistico-culturale nel 2006 sono entrati nella Tentative List italiana dei siti candidati a diventare Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Casa Isolani, Strada Maggiore (BO), XIII sec. d.C., portico sostenuto da alte travi in quercia, esempio di portico medievale.

ARCHITECTURE | The history of the ancient porticos in Bologna 

The construction of the porticos was born from the need of the Bolognese citizens to expand the space of the house, not being able to change the structural characteristics. An ingenious way was therefore thought of to ‘extend’ the attic of the first floor of one’s home towards the street.

Porticos: seven hundred years of history

To create these first structures, forms of support were used with diagonal beams fixed to the wall, masonry supports and, finally, wooden logs resting on blocks of selenite or stone. The Municipality approved the construction of porticos and issued rules for the construction and maintenance of houses with porticos until 1250. The first legislation tried to introduce the concept of ‘public land’: even if the portico was built by private individuals, it had to be used as a public space. This legislation, despite having passed 700 years is still in force. In the fifteenth century, to avoid fires, a decree was issued that required the construction of supports for the porticos in stone and no longer in wood. The law was not fully respected, in fact, some wooden examples can still be seen today, such as Casa Isolani in Strada Maggiore. The portico was used by artisans as a workshop, in this way it was possible to make the most of natural light. Traders displayed the goods protected from the bad weather and beggars, or students, used it as a temporary dormitory. Overall, today the length of the porticos in the centre and in the suburbs is 53 kilometers: the longest in the world! Due to their artistic and cultural importance in 2006 they entered the Italian Tentative List of candidate sites to become a UNESCO World Heritage Site.

 

Casa Isolani, Strada Maggiore (BO) , 13th century.AD, portico supported by high oak beams, an example of a medieval portico.

Article translated and curated by Veronica Muscitto