preistoria

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MASPAG, la Sapienza in Oman

La Missione Archeologica della Sapienza nella Penisola Arabica e nel Golfo (MASPAG) riprende le attività in Oman. L’area indagata si divide tra il complesso funerario di Daba Al-Bayah e l’oasi di Wadi Al-Ma’awil; quest’ultima indagata per la prima volta. In quest’occasione anche ArcheoMe sarà presente sul campo con il proposito di documentare e condividere l’avanzamento dei lavori.

L’Italia al di là dell’Italia

Non si parla spesso delle missioni archeologiche italiane all’estero, a meno che un importante ritrovamento non riesca a imporsi agli occhi dei media. Si verifica un improvviso picco d’interesse nell’opinione pubblica; poi, tutto tace e la ricerca italiana all’estero torna nell’ombra. Tuttavia, l’archeologia non è sinonimo di scoperte sensazionali, non è avvenirismo, ma lavoro costante, dedizione, e spesso ostacoli difficili da immaginare. ArcheoMe e MASPAG (social: FB- maspag; IG- maspag_archaeo) credono nell’importanza di raccontare la zona d’ombra dietro le grandi scoperte, con l’obiettivo di far comprendere come si arrivi a “riscrivere la storia”, frase spesso usata senza cognizione di causa che non rende giustizia ad una realtà molto più frequente di quanto si possa pensare. Questo viaggio dietro le quinte sarà raccontato da Edoardo Zanetti, dottore in filologia e storia del mondo antico, che avrà cura di documentare una storia diversa, quella degli archeologi italiani oltre i patrii confini.

L’attività di ricerca italiana in Oman

L’Oman è un luogo per certi versi magico: sospeso tra l’oceano e le alte montagne che lo separano dall’aridità del deserto. Questo è almeno il panorama che si può osservare dalla città di Muscat, base logistica per la missione italiana che indaga il contesto archeologico presso Wadi Al-Ma’awil. Sono state, infatti, individuate tracce di un insediamento connesso ad un’ampia necropoli. L’obiettivo del team italiano sarà quella di comprendere il rapporto tra uomo e ambiente agli albori della storia. «Più di quarant’anni di ricerca archeologica in Oman ci forniscono un quadro ampio e complesso dell’origine della società araba, ma c’è ancora tanto da fare» sono le parole del Professor Genchi. Il professor Ramazzotti aggiunge che «le ricerche archeologiche in Oman centro-settentrionale sono un Grande Scavo di Sapienza dal 2019, un’altra gemma dell’archeologia orientale nel mondo». Sarà svolta, pertanto, un’intensa indagine sul territorio con interessanti aggiornamenti che ArcheoMe non mancherà di documentare nei giorni a venire.

Il team Maspag in visita presso Wadi Al-Shab
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NEWS | Centuripe (En), nell’area di Carcaci torna alla luce una necropoli preistorica

Durante un sopralluogo del sindaco di Centuripe (En), Salvatore La Spina, e di alcuni volontari di associazioni del paese, per la realizzazione di una discarica pubblica, è stato rinvenuto un insediamento preistorico.

Insediamento preistorico, tombe a camera
Carcaci preistorica 

Carcaci, piccola frazione del Comune di Centuripe, ci regala una perla della Sicilia preistorica. In un’area collinare di proprietà privata, nei pressi della quale la Srr Catania realizzerà una discarica pubblica di alto valore ecologico, è emerso un complesso cimiteriale composto da un sistema di nove tombe a camera, scavate nella roccia. La scoperta, avvenuta casualmente per mano del Sindaco del Comune di Centuripe, lascia presupporre la presenza di un vero e proprio villaggio ancora da scavare.

L’area si trova adiacente ad un territorio appartenente al comune di Randazzo ma territorialmente di competenza del comune di Centuripe. Per il sindaco La Spina l’eccezionale scoperta aggiunge valore al ricco patrimonio archeologico già presente nel nostro territorio. Afferma La Spina: “Trovo assurdo che si possa concepire e pianificare una struttura del genere, senza aver prima controllato il territorio, già importante, non solo dal punto di vista ecologico ma soprattutto agricolo e zootecnico. Oltre 500 persone vivono intorno all’area designata per la realizzazione della discarica e migliaia di capi, tra ovini e bovini, pascolano su quei terreni. Un danno incalcolabile per l’economia e per l’agricoltura del territorio. Che ancora nel 2022 si pensi delle discariche in luoghi densamente agricoli, non ha alcun senso. Pronti, quindi, insieme ai comuni limitrofi, agli allevatori ed agli agricoltori della zona, a lottare contro questo sfregio all’ambiente”.

Sito preistorico di Caraci, interno di una tomba
Il complesso funerario 

I primi scavi di Carcaci hanno riportato in luce un complesso cimiteriale. Sono state trovate nove tombe a camera scavate nella roccia, un sistema cultuale funerario molto usato in tutto il bacino mediterraneo. Tra le sepolture distinguiamo camere a forma rettangolare e circolare. Le tombe di forma rettangolare, ad un prima analisi, dovrebbero risalire all’Età del ferro, mentre quelle circolari all’Età del bronzo. Sono presenti anche altre tombe e si ipotizza siano ancora più antiche. 

Le necropoli di questo genere sono spesso indicatori della presenza di un insediamento Castellucciano. Lo schema planimetrico è standardizzato, ma può presentare delle piccole variazioni. Tra queste ricordiamo che l’ingresso può presentarsi rettangolare o quadrato, può essere presente un’antecella che introduce alla cella funeraria propriamente detta, e il letto funebre può essere rialzato o a nicchia.

Il sito è stato segnalato alla Soprintendenza per i Beni Culturali e Ambientali di Enna. Al momento si aspettano i permessi dalla Soprintendenza per iniziare le attività di studio e scavo.

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NEWS | Neve, la neonata preistorica di Arma Veirana

Il 14 dicembre è stata presentata una scoperta eccezionale: il ritrovamento la sepoltura di “Neve”, una neonata di 10000 anni fa, nel sito di Arma Veirana, nell’entroterra di Albenga (SV).

Il sito

Arma Veirana è una cavità, lunga una quarantina di metri e dalla forma a capanna, nota da tempo agli abitanti della val Neva, ma, nello scorso secolo era stata oggetto solo di scavi clandestini. Una ricerca ufficiale iniziava solo nel 2006 sotto la direzione di Giuseppe Vicino, ex-conservatore del Museo Archeologico del Finale, grazie al quale furono recuperati diversi reperti litici successivamente consegnati alla soprintendenza.

I ricercatori durante gli scavi all’interno della grotta

Nel 2017, ampliando le attività di scavo verso la parte più interna della cavità, apparvero alcune conchiglie forate; si iniziò quindi a sospettare la presenza di una possibile sepoltura. Ipotesi, questa, confermata grazie al ritrovamento di ciò che restava di una calotta cranica e i primi elementi di corredo. La località archeologica è provvista di un sito internet ed è stato ricreato online in un modello interattivo in 3D.

La scoperta e le analisi

La sepoltura, considerata la più antica mai documentata in Europa relativa a una neonata mesolitica, ha restituito oltre ai resti del piccolo corpo: un corredo formato da oltre 60 perline in conchiglie forate, quattro ciondoli, sempre forati, ricavati da frammenti di bivalvi e un artiglio di gufo reale.

La sepoltura e la sua ricostruzione (foto: Scientific Reports)

In seguito alla estrazione i reperti sono stati oggetti di analisi scientifiche che hanno permesso di ottenere preziose informazioni sulla sepoltura e sulla sua cronologia.

È stata infatti l’analisi dell’amelogenina, una proteina presente nelle gemme dentarie, e del genoma a rilevare che il neonato era femmina. La datazione al radiocarbonio ha inoltre permesso di stabilire che la neonata, che il team ha quindi soprannominato “Neve”, era vissuta 10.000 anni fa circa. Inoltre l’istologia virtuale delle gemme dentarie della neonata ha stabilito la sua età di morte, avvenuta 40-50 giorni dopo la nascita.

Omero con decorazione a perline (foto: Università di Genova)
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NEWS | A Grotta Guattari (San Felice Circeo, LT) scoperti i resti di nove uomini di Neanderthal

Un’eccezionale scoperta proviene da Grotta Guattari (LT), ad ottanta anni dalla sua fortuita scoperta, confermando il promontorio del Circeo quale luogo nevralgico per gli studi preistorici italiani e internazionali.

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All’interno di Grotta Guattari – San Felice Circeo (LT) – fonte: Ministero della Cultura

L’Associazione Nazionale Archeologi si congratula per la scoperta e lo studio dei resti di 9 altri individui attribuibili ad Homo Neanderthalensis, a seguito di scavi condotti dal prof. Mario Rolfo, docente di Archeologia Preistorica dell’Università di Tor Vergata, dal direttore dei lavori di scavo, funzionario archeologo dott. Francesco Di Mario, e con il direttore del servizio di antropologia della SABAP Lazio dott. Mauro Rubini. 

Il ritrovamento
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L’inizio degli scavi a Grotta Guattari – San Felice Circeo (LT) – fonte: Ministero della Cultura

Durante i lavori per la messa in sicurezza della grotta medesima, iniziati nel 2020, sono avvenuti gli eccezionali ritrovamenti dei nove individui che gettano nuova luce sulla presenza umana in età preistorica e specificamente sull’occupazione neanderthaliana della grotta.

Alcuni resti all’interno della Grotta – fonte: Ministero della Cultura

«Una scoperta incredibile che segna una nuova importante tappa negli studi di archeologia preistorica», dichiara Alessandro Garrisi, presidente nazionale dell’ANA, che prosegue: «Questo ritrovamento sarà importante per ampliare ulteriormente le nostre conoscenze tanto del contesto specifico di ritrovamento, il sistema di cavità noto come Grotta Guattari, quanto degli usi e abitudini dell’uomo di Neanderthal. Il paleontologo Alberto Carlo Blanc era stato il fortunato scopritore di questo sito nel 1939 e già allora il ritrovamento suscitò grande ammirazione nella comunità scientifica. Anche oggi questa importante scoperta desterà interesse nella comunità scientifica internazionale e sarà opportunità per capire ancora meglio questa specie umana che per migliaia di anni ha convissuto con l’Homo Sapiens: una convivenza che, come gli studi più recenti suggeriscono, sfociò spesso in condivisione dei territori e, probabilmente, anche in forme di integrazione sociale. Una scoperta che offre quindi una dimostrazione dell’incredibile ricchezza del nostro patrimonio archeologico e dell’elevata qualità dell’archeologia italiana tutta. Ritrovamenti come questi devono essere accompagnati da un’adeguata comunicazione rivolta tanto agli addetti ai lavori, quanto al pubblico più ampio: è questo l’unico modo di realizzare un percorso virtuoso che veda le comunità territoriali sempre più coinvolte nella difesa della memoria e del patrimonio culturale del paese».

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NEWS | Lunigiana, ritrovata la testa di una statua stele di 5000 anni fa

In Lunigiana, a Nord della Toscana, più precisamente nei pressi di Pontremoli (MS), è stata ritrovata la testa di un’eccezionale statua stele risalente a 5000 anni fa. Il ritrovamento è stato casuale: durante una passeggiata, il sig. Paolo Pigorini ha trovato una pietra di forma anomala. Dopo averla trasportata presso la propria abitazione, Pigorini ha riconosciuto la statua e l’ha consegnata al Direttore del Museo delle Statue Stele di Pontremoli (MS), Angelo Ghiretti, che ha segnalato il ritrovamento alla funzionaria della Soprintendenza, Marta Colombo e al sindaco di Pontremoli, Lucia Baracchini. Ghiretti ha confermato l’autenticità del manufatto: si tratta probabilmente di una testa raffigurante un volto femminile, come si nota dagli orecchini stilizzati scolpiti, è in buono stato di conservazione e risale a circa 5000 anni fa (Età del Rame)

Lunigiana
Paolo Pigorini insieme al direttore del Museo, Angelo Ghiretti, e alla Dottoressa Marta Colombo – ©Museo delle Statue Stele Lunigianesi

 

Le misteriose statue stele della Lunigiana

Le statue stele sono manufatti preistorici e protostorici, tipici della Lunigiana, realizzati dalla popolazione dei Liguri Apuani. Raffigurano personaggi maschili o femminili stilizzati e connotati nel genere dagli oggetti che portano (armi o monili). Le statue risalgono a un periodo compreso tra il III millennio a.C. e il VI secolo a.C. Se ne conoscono in tutto 80 esemplari, classificabili in tre gruppi (A, B e C a seconda della loro forma).

Il manufatto rinvenuto si può classificare nel gruppo “B”: presenta la testa con la tipica forma della mezza luna. Il reperto è stato inserito nel catalogo delle statue stele con il numero 85. Secondo il Direttore del Museo di Pontremoli (MS) non si tratta di un ritrovamento insolito poiché avvenuto in un luogo già molto perlustrato dagli studiosi. Proprio sulla sella di Monte Galletto probabilmente esisteva un allineamento di statue stele, quasi come un santuario. Un ritrovamento dunque casuale che permette di fare ulteriormente luce su questi affascinanti e misteriosi reperti.

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NEWS | Tracce di un villaggio dell’età del rame alle porte di Bari

Ancora una volta l’archeologia preventiva gioca un ruolo fondamentale nello scrivere la storia di un territorio! A Capurso (BA), durante i lavori per l’interramento dei binari delle Ferrovie del Sud Est, sono stati riportati alla luce i resti di un villaggio preistorico, risalente all’età del rame, e un manufatto più antico, del tardo Paleolitico superiore (con una datazione intorno ai 15000-10000 anni fa).

Una scoperta inaspettata

“Questa scoperta l’ho intitolata L’archeologia che non ti aspetti “, dice Anna Maria Tunzi, che ha diretto gli scavi alle porte di Capurso, in località San Pietro.

Sembrava che Capurso non avesse niente da dire dal punto di vista archeologico – continua Anna Maria Tunzi, anche direttrice di palazzo Simi a Bari è sempre rimasto silente rispetto ad altri comuni. Abbiamo individuato quello che non ci saremmo mai aspettati: in particolare, la zona “artigianale” di un villaggio preistorico risalente agli inizi dell’età del rame.

Nella zona sono presenti fornaci e fosse di combustione. Le fornaci erano forni scavati nella terra, di forma circolare o ovale, con una copertura di argilla o frasche. Accanto si trova una fossa di scarico dei residui delle cotture (ad esempio carboni, cenere, pezzi di argilla, frammenti di vasi e resti di animali). I forni, infatti, non erano destinati solamente alla cottura dei cibi: servivano per la cottura dell’argilla, soprattutto dei vasi, da quelli più grandi, nei quali venivano conservate le scorte alimentari, a quelli più piccoli, da mensa e cucina, impiegati per cuocere e mangiare il cibo.

Archeologi al lavoro nell’area (© La Repubblica)
Il villaggio

Nei paraggi di quest’area c’è il vero e proprio villaggio, speriamo nei terreni accanto, dove non è stato possibile indagare, dice la direttrice dello scavo. A luglio, infatti, sono venute meno le risorse finanziarie degli scavi, promossi dalle stesse ferrovie e diretti dalla Soprintendenza archeologia, belle arti e paesaggio per la Città metropolitana di Bari. Questo ritrovamento è importante – continua Anna Maria Tunzi  – perché, in tutta Italia, di quel periodo, sono note soprattutto le tombe, mentre ci sono pochi abitati.

Una datazione più antica?

Nello stesso sito, inoltre, c’è stata un’altra scoperta sorprendente: un manufatto risalente al Paleolitico superiore. È una pietra che presenta incisioni e graffiti. Viene chiamata arte mobiliare: gli uomini paleolitici avevano l’abitudine di disegnare profili di animali e segni astratti su ossa e piccole pietre. Non è comune trovare qui cose del genere, denota una frequentazione più antica dell’area. – Spiega la direttrice.

Ora, la speranza è che gli scavi possano proseguire, magari per riportare alla luce la restante parte del villaggio preistorico.

L’archeologo spera sempre che gli scavi possano continuare, non è solo un patrimonio di archeologi e appassionati, ma conoscere chi siamo stati è un diritto di tutti –  dice Anna Maria Tunzi.

Il sindaco di Capurso, Michele Laricchia, ha annunciato il proprio sostegno a garantire il prosieguo delle attività di indagine archeologica nell’area, poiché, dice, il futuro della comunità parte dalle sue radici storiche.

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NEWS | Lady Bietikow, la mummia di 5.000 anni contemporanea di Otzi

Aveva quarant’anni la signora di Bietikow, che prende il nome dal luogo del suo rinvenimento.
Ritrovamento fortuito, avvenuto durante i lavori per la costruzione di turbine eoliche, nella regione di Brandeburgo, in Germania.

L’analisi dei resti

Le ossa di Lady Bietikow raccontano molto agli archeologi: i suoi resti sono stati trovati in posizione fetale, una delle più antiche forme di sepoltura dei morti. Oltre alle ossa, si sono conservati anche gli indumenti, che permettono di ricostruire il modo di vestire di uomini e donne nel Neolitico. La datazione delle ossa fa risalire la mummia a 5.000 anni fa (3.400-3.300 a.C.). Le analisi sui denti, invece, permettono di ricostruirne la dieta, ricca di cereali e fibre.

“Normalmente c’è dello smalto sulla superficie dei denti – aggiunge l’archeologa Bettina Jungklaus, descrivendo in dettaglio la mascella dello scheletro. Qui, però, è completamente assente e questo ci permette di trarre conclusioni sull’alimentazione: il cibo che consumava abitualmente era indubbiamente molto ricco di fibre, molto duro”.

I cereali, infatti, potevano essere conservati molto meglio della carne animale e utilizzati più facilmente come mezzo di pagamento.
 

Il confronto con Ötzi

Gli studiosi hanno voluto comparare i due soggetti, per via del loro ritrovamento in un’area geografica abbastanza vicina e per il fatto che vissero nella stessa epoca preistorica.

«E’ possibile confrontare Ötzi e la signora di Bietikow in termini di età. Ma la scoperta dell’uomo di Tisenjoch, cioè Ötzi, è stata molto più spettacolare in termini di stato di conservazione», spiega l’archeologo Philipp Roskoschinsky, che si occupa della mummia di Bietikow.


La mummia di Ötzi, ritrovata nel 1991 su un ghiacciaio alpino, al confine tra Italia ed Austria, è una vera rock star del museo di Bolzano, costruito appositamente per ospitarlo: in quasi trent’anni ha visto più di cinque milioni di visitatori, arrivati da tutto il mondo per conoscere da vicino l’uomo tatuato vissuto 5.000 anni fa.

Ma se la morte di Ötzi resta un cold case ed è avvenuta in circostanze violente, quella di Lady Bietikow ci racconta una storia ricca di tenerezza e cura dei defunti, che meglio ci aiuta a comprendere l’evoluzione del rapporto che l’uomo ha da sempre con la morte stessa.

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NEWS | Campo Pianelli (RE) torna all’Età del Bronzo, nasce il parco archeologico

A Castelnovo ne’ Monti (RE), nell’Appennino Reggiano, nascerà un nuovo parco archeologico sull’Età del Bronzo, che interesserà il territorio di Campo Pianelli, sito che ha restituito importantissimi tesori.

Campo Pianelli tra i secoli

La primissima fase di vita di Campo Pianelli (RE) fu effimera e nella tarda età del Rame. Dopo secoli, per tutta l’età del Bronzo, spopolarono le terramare, gruppi di abitazioni su palafitte che le evidenze archeologiche hanno ben mostrato.

I primi ritrovamenti a Campo Pianelli risalgono alla metà del 1800 ad opera dei proprietari terrieri di allora; solo nel 1865 don Gaetano Chierici si recò personalmente sul luogo e, grazie ad un piccolo saggio, rinvenne due tombe. Dopo altri ritrovamenti fortuiti, gli scavi stratigrafici iniziarono negli anni ’70 del ‘900 e proseguirono fino al 2012, portando alla luce quasi 50 tombe ad incinerazione in ossuario interrato e circondato da schegge di pietre. Pavimenti in terra battuta, cotta dal calore del focolare, e lastre di arenaria, forse parte di ingressi, sono solo alcuni dei resti di abitazione rinvenuti.

Il progetto del Parco: Archeologia sperimentale al lavoro!

Il progetto prevede la ricostruzione di alcune tombe appositamente realizzate con gli strumenti disponibili a quel tempo. Sarà, quindi, un lavoro impegnativo per l’Archeologia sperimentale, in collaborazione con artisti e artigiani dell’Appennino, che replicheranno gli oggetti del corredo in osso, ambra e bronzo.

“L’obiettivo è dare valore a un luogo che è un unicum sull’Appennino e uno dei più importanti su tutto il territorio emiliano. Vorremmo emergesse in modo chiaro la storia della sua frequentazione umana, che rappresenta la nostra identità. Crediamo che questo parco potrà avere un richiamo forte anche oltre i confini provinciali” – commenta Chiara Borghi, Assessore al Turismo di Castelnovo ne’ Monti (RE).

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NEWS | Scoperto un complesso insediamento preistorico a Montecilfone (CB)

Dallo scavo l’insediamento risulta abitato in modo continuo dall’età preistorica a quella medievale.

Dal sito archeologico nel Comune di Montecilfone, tuttora in fase di scavo, stanno emergendo interessanti scoperte. Come riportano il Sindaco Giorgio Manes e la Soprintendenza archeologica del Molise, gli archeologi hanno già identificato l’esistenza di un insediamento antico, con una stratificazione complessa. Il luogo è rimasto attivo e abitato per un periodo molto esteso, che va dalla preistoria all’età medievale.

Lo scavo archeologico è preventivo: gli archeologi hanno iniziato le indagini in occasione dei lavori per la realizzazione del metanodotto Larino-Chieti. La Soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio del Molise, la cui Direttrice è la Dottoressa Dora Catalano, ha la direzione scientifica dello scavo.

I risultati dello scavo

Lo scavo, ancora da completare, ha già dato molti frutti. Tra i rinvenimenti di particolare interesse vi sono un tracciato viario, i resti di un tempio di età romana e due fornaci a pianta rettangolare. In particolare, le fornaci si sovrappongono a un abitato databile all’età preistorica, epoca risalente all’8.000 a.C. Durante lo scavo gli archeologi hanno anche trovato la sepoltura di un infante di età neolitica: insieme allo scheletro sono stati rinvenuti un corredo vascolare e i resti di due ovini.

La scoperta è di grande spessore storico e culturale, perché testimonia l’antica origine della popolazione del territorio. Per questo il Comune di Montecilfone ha avviato già alcuni progetti in vista della creazione di un complesso museale: il fine è quello di valorizzare e tutelare il sito, nonché di conservare i reperti, sia quelli già scoperti, sia quelli futuri.     

 

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NEWS | I nuraghi si candidano a diventare patrimonio Unesco

L’associazione “La Sardegna verso l’Unesco” ha recentemente sottoposto un’istanza per candidare i monumenti della civiltà nuragica come patrimonio Unesco. Ieri c’è stata la conferenza stampa di presentazione del protocollo d’intesa tra il Centro di ricerca regionale e l’associazione La Sardegna verso l’Unesco.  Il 31 marzo 2021 si conoscerà l’esito dell’istanza. Per incentivarne l’esito positivo, è stata attivata l’operazione di mappatura e digitalizzazione di tutto il patrimonio archeologico e culturale della Sardegna. Infatti, attualmente l’unico monumento sardo incluso nella lista del Patrimonio Unesco è il complesso archeologico di Su Nuraxi a Barumini.

Un territorio ricco di storia
nuraghi patrimonio unesco
Il sito archeologico Su Nuraxi di Barumini (Fonte: Wikipedia).

Il nuraghe di Barumini domina la pianura della Sardegna centrale e rappresenta un importantissimo esempio di complessi difensivi dell’Età del Bronzo, i cosiddetti nuraghi. Costruito nel secondo millennio a.C. e occupato fino al terzo secolo d.C., il nuraghe di Barumini è composto di una torre centrale a tronco di cono, originariamente alta più di 18 metri, fatta di pietre disposte a secco in cerchi concentrici sovrapposti che si stringono verso la sommità.

Tuttavia, la Sardegna è molto più di questo: l’isola vanta più di 6000 siti archeologici. Tutta l’isola è costellata da questi edifici dell’età del Bronzo, i nuraghi. Ecco che il progetto vuole far riconoscere come patrimonio dell’umanità tutti, nessuno escluso, i monumenti nuragici. La Sardegna, quindi, non solo merita l’istanza per l’inserimento alla nomina quale Patrimonio Unesco, ma ha buone probabilità di ottenere questo riconoscimento.

nuraghi patrimonio unesco
La mappatura dei siti archeologici dal geoportale Nurnet

Questi siti archeologici e tutti i nuraghi sono stati già mappati nel geoportale Nurnet, realizzato nel 2013. Attraverso il portale è possibile visualizzare la lista degli elementi presenti nella mappa, consultare le informazioni relative agli elementi selezionati, modificare le informazioni presenti (per utenti accreditati) e inserire nuovi elementi (nuraghi, menhir, etc.).

Questo riconoscimento permetterebbe alla Sardegna di fare un salto di qualità, di spiccare per la sua preziosità a livello archeologico. Inoltre, il successo darebbe sicuramente incentivi a livello economico e turistico.