E’ stata da poco rinvenuta, nell’affascinante Pompei, una magnifica tartaruga di terra. Questa testuggine teneva con sé anche un uovo nel carapace. Il ritrovamento è avvenuto durante un’altra missione di ricerca, ovvero quella delle terme Stabiane.
L’evento
Da anni non venivano trovati resti di un animale. L’animale è stato trovato quasi intatto, eccezion fatta per il guscio. Secondo gli archeologi risale a 2 mila anni fa. La piccola tartaruga di terra, come già anticipato, conservava un unico uovo oramai distrutto. E’ l’ultima grande scoperta di Pompei, come dice il capo del Parco Archeologico Gabriel Zuchtriegel, che aprirà una nuova porta sulla storica città. Gli archeologi hanno trovato la testuggine a mezzo metro di profondità, sotto la terra battuta di una bottega situata in via dell’Abbondanza. Quest’ultima era una dimora di ricco pregio, e probabilmente la tartaruga fu posta lì dal proprietario per poter covare il suo uovo.
Le ricerche continuano
L’animale è stato datato dagli archeologi come vivente fino al terremoto del 62 d.C. Secondo gli studiosi, la tartaruga dunque non ha mai visto l’eruzione del 79 d.C.
La campagna di scavo è stata avviata a seguito del ritrovamento delle terme Stabiane: lo scopo della missione è quello di indagare sullo sviluppo urbano dell’area prima che queste ultime venissero impiantate. Non si conosce ancora il proprietario della ricca bottega, dove sono stati trovati altri curiosi resti, ma doveva trattarsi di un facoltoso personaggio della città.
In rassegna, fino al prossimo 15 gennaio, settanta oggetti, tra sculture e affreschi, tutti provenienti dai depositi del Parco Archeologico, tra cui inediti frutto di recenti scoperte. Tra questi due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana. Il percorso della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei” si completa col supporto di una app specifica, mentre una guida per bambini aiuterà i più piccoli a visitare e comprendere la mostra.
Arte e sensualità
A introdurre l’evento è stato il direttore del Parco archeologico, Gabriel Zuchtriegel, curatore insieme all’archeologa Maria Luisa Catoni, professoressa all’IMT Alti Studi Lucca, della mostra “Arte e sensualità nelle case di Pompei“. Stupore, curiosità e imbarazzo sono solo alcune tra le emozioni che sia archeologi che visitatori hanno provato posti dinnanzi alle pitture e alle sculture vesuviane. Con l’avanzare degli scavi diventa sempre più evidente che le immagini dal contenuto sensuale ed erotico, spesso distanti dell’immaginario classicista del mondo antico, caratterizzavano gran parte degli spazi della città, dalle case private agli spazi pubblici della collettività.
Negli ultimi mesi, complice un pubblico molto eterogeneo, si è tornati a porsi la fatidica domanda: “come spiegare l’onnipresenza della sensualità nel quotidiano pompeiano?”. Da questa esigenza didattica prende spunto la nuova mostra organizzata dal Parco Archeologico di Pompei, inaugurata il 21 aprile scorso alla Palestra grande degli scavi. La mostra propone una chiave di lettura, un ausilio, per comprendere meglio ciò che il pubblico può ammirare in situ.
Oltre il cubiculum
Il progetto della mostra prevede un itinerario alla scoperta di vari edifici dell’antica Pompeii, caratterizzati da affreschi e riferimenti al tema, raggiungibili con il supporto dell’App My Pompeii. All’ingresso, apre il percorso una statua in marmo bianco di Priapo, simbolo per i romani di prosperità e fertilità. Tra le 70 opere in mostra, tutte provenienti dai depositi del Parco Archeologico, figurano inediti i due medaglioni in bronzo con scene erotiche del carro cerimoniale da Civita Giuliana, il raffinato soffitto del cubiculum, ossia la stanza da letto, della Casa di Leda ed il Cigno, rinvenuto in crollo sul pavimento, ricomposto e restaurato, e le tre pareti del cubiculum della Villa di Gragnano (Napoli), ricostruito dopo il recente restauro.
La mostra punta a valorizzare anche le recenti scoperte nell’ambito del Grande Progetto Pompeie delle nuove indagini condotte sotto la direzione di Massimo Osanna e Luana Toniolo, autori del saggio “Il mondo nascosto di Pompei. Il carro della sposa, la stanza degli schiavi e le ultime scoperte” edito da Rizzoli, dove si racconta l’avventura degli scavi di Civita Giuliana frutto di un progetto condiviso con la Procura di Torre Annunziata, avviato nel 2017 proprio per fermare lo scempio dei tombaroli.
Alla ricerca del contesto
Il nucleo centrale della mostra ospita opere da Oplontis, come Ermafrodito e Satiro e le statue di due coppie di Centauri, in un allestimento che cerca di ricostruire la dimensione esperienziale che, in maniera quasi cinematografica, evoca il contesto e l’immaginario antico. Le statue, gli oggetti di uso quotidiano e le raffigurazioni in mostra avranno lo scopo di puntatori che trasformeranno i visitatori in segugi alla ricerca delle immagini nei loro ambienti originari, rimandando alla visita dell’intero sito con una nuova consapevolezza.
Inoltre, per spiegare il tema ai bambini, è presente una guida a firma del direttore, I Centauri di Pompei. La guida è impreziosita dai disegni di Daniela Pergreffi: seguendo le tracce del centauro Mares, i più piccini si muoveranno alla ricerca di una centauressa. Oltre a godersi il percorso di mostra, lungo il racconto, piccoli e grandi lettori incontreranno una serie di figure centrali del mito antico, da Narciso a Dioniso e Arianna.
Ormai da tempo, l’archeologia ha fatto numerosi passi avanti nel mondo “moderno”, avvalendosi sempre di più di strumenti e metodi che rendono indispensabile l’uso della tecnologia.
L’ultimo esempio è il progetto RePAIR, acronimo di Reconstruction the past: Artificial Intelligence and Robotics meet Cultural Heritage. Partito il primo settembre 2021, RePAIR è il connubio tra robotica e archeologia, tramite l’utilizzo di una tecnologia avanzata per la ricostruzione fisica di manufatti archeologici, in gran parte frammentati e di difficile ricomposizione.
Come funziona RePAIR
Si tratta di una struttura robotica dotata di braccia meccaniche, capace di scansionare migliaia di frammenti e riconferire loro la giusta collocazione, come un puzzle da ricomporre. Il riconoscimento dei frammenti è reso possibile grazie ad un sistema di digitalizzazione 3D, una banca dati dalla quale attingere per riconoscere i frammenti da utilizzare.
Pompei sarà il banco di prova di RePAIR
RePAIR sarà testato a Pompei, dove verrà utilizzato per ricomporre gli affreschi del soffitto della Casa dei Pittori, nell’insula dei Casti Amanti, danneggiati dall’eruzione del 79 d.C. prima, e dai bombardamenti della seconda guerra mondiale poi. Già dal 2018 una equipe svizzera lavora al restauro di questi affreschi. RePAIR, quindi, lavorerà in parallelo all’azione manuale degli esperti di pitture murali dell’Università di Losanna, fornendo in questo modo la possibilità di confrontare le diverse metodologie di lavoro e i rispettivi risultati.
Un problema atavico risolto da RePAIR
«Le anfore, gli affreschi, i mosaici, vengono spesso portati alla luce frammentati, parzialmente integri o con molte parti mancanti» – dichiara il direttore del Parco archeologico di Pompei,Gabriel Zuchtriegel – «Quando il numero dei frammenti è molto ampio, con migliaia di pezzi, la ricostruzione manuale e il riconoscimento delle connessioni tra i frammenti è quasi sempre impossibile o comunque molto laborioso e lento. Questo fa sì che diversi reperti giacciano per lungo tempo nei depositi archeologici, senza poter essere ricostruiti e restaurati, e tantomeno restituiti all’attenzione del pubblico. Il progetto RePAIR, frutto di ricerca e competenza tecnologica, grazie all’ausilio della robotica, della digitalizzazione e dell’intelligenza artificiale, si pone l’obiettivo di risolvere un problema atavico».
In copertina: affresco dall’insula dei Casti Amanti – foto: Parco archeologico di Pompei.
Durante dei controlli straordinari ai siti archeologici sommersi, sono avvenuti dei grandi ritrovamenti: due anfore in terracotta del I secolo d.C. di fabbricazione pompeiana, proprio nelle acque antistanti l’area archeologica di Nora (CA); ma anche un cannone-mitraglierautilizzato durante la seconda guerra mondiale sia come arma contraerea che come controcarro davanti al golfo di Cagliari. L’arma sembrerebbe essere l’armamento del mercantile armato “Romagna”, nave cisterna adibita al trasporto di carburanti e affondata da una mina il 2 agosto del 1943.
Insomma, il mondo archeologico sommerso non smette mai di stupirci!
Il Parco archeologico di Pompei ha riaperto il 27 aprile 2021 nelle modalità già attuate precedentemente. Accesso consentito dal martedì alla domenica tra le 9.00 e le 19.00 (ultimo ingresso alle 17.30) e con unico giorno di chiusura il lunedì, fino al 7 giugno 2021. Sabato e domenica l’ingresso avviene solo con prenotazione online tramite il sito di TicketOne. L‘app MyPompeii ha il compito di facilitare la visita che, dal varco di Piazza Anfiteatro, prosegue fino a Piazza Esedra.
A Pompei è possibile visitare tutti i siti: la Palestra grande, l’Anfiteatro, i Praedia di Giulia Felici, le domus di via dell’Abbondanza. Inoltre, si può accedere anche alla necropoli di Porta Nocera, all’Orto dei Fuggiaschi, al Foro Triangolare e all’area dei teatri; nonché al foro con gli edifici pubblici e religiosi, allo spazio esterno delle Terme Stabiane e infine alla Casa di Leda e il Cigno. Si può visitare anche la mostra Venustas. Grazie e Bellezza a Pompei. Si consiglia anche una visita all’Antiquarium di Pompei con il nuovo allestimento, da poco inaugurato.
Il “Laboratorio per il paesaggio vesuviano”
Partirà a breve il “Laboratorio per il paesaggiovesuviano“. Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra i Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, l’Area archeologica di Torre Annunziata e l’”Unità Grande Pompei“ e gli istituti scolastici dell’area vesuviana. L’obiettivo è quello di avvicinare i giovani al patrimonio culturale, cercando di sviluppare e accrescere in loro il senso di appartenenza e di identità al territorio. Il tutto è svolto nel solco della Convenzione di Faro, che promuove la cultura come strumento di coinvolgimento e sviluppo locale, nell’idea di quella che dovrebbe essere una heritage community.
Si avvieranno quindi iniziative culturali e progetti didattici da svolgere con gli studenti delle scuole nel corso dell’anno scolastico. Gli eventi termineranno con un festival finale in cui saranno previsti anche spettacoli, concerti, mostre archeologiche e artistiche da svolgere tra Pompei, Ercolano e gli altri siti archeologici dell’area vesuviana. In questo modo i ragazzi potranno capire quali sono le varie professionalità che agiscono nel settore culturale e artistico. Il tutto sarà fruibile ai visitatori.
Le parole delle figure coinvolte
«Il messaggio che vogliamo trasmettere a bambini e ragazzi della Buffer Zone è che vivono in un territorio eccezionale grazie al suo patrimonio e alla sua storia e che la cultura, per avere un futuro, ha bisogno di loro». Così ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei (clicca qui per leggere l’intervista al direttore Zuchtriegel). «Vogliamo offrire ai bambini e ai ragazzi della Buffer Zone un’opportunità di essere protagonisti in progetti culturali che a tutti gli effetti rientreranno nella programmazione culturale del Parco, per farli sentire parte di un comprensorio unico al mondo quale quello del paesaggio vesuviano intorno ai siti sepolti dall’eruzione del 79 d.C. e dal 1997 iscritti alla lista del patrimonio UNESCO».
Anche Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano, ha espresso la sua partecipazione: «Crediamo fortemente nella rete con le scuole, i giovani rappresentano il nostro futuro e va coltivato in loro l’amore per il proprio territorio che deve esprimersi nei modi più liberi e innovativi possibili».
«Esprimo grande soddisfazione per la firma di questo protocollo di intesa. Ci accingiamo a mettere in campo trasversalità significative per valorizzare territori ricchi di storia e di cultura e competenze formative». Ha dichiarato così Luisa Franzese, direttore generale dell’USR per la Campania, e continua: «L’orizzonte ampio di questa iniziativa è l’educazione alla bellezza e alla sensibilità. Vogliamo creare un ponte tra il territorio in cui vivono e le famiglie e i ragazzi delle nostre scuole, partendo dalla consapevolezza che i parchi archeologici non sono dei musei a cielo aperto, siti di una cultura senza più vita, ma luoghi di umanità».
Una scoperta eccezionale per Osanna, che annuncia questo ritrovamento unico. Anche il ministro Franceschini, sottolinea come questo rappresenti un importante avanzamento scientifico nelle ricerche archeologiche.
L’eccezionalità dei dettagli
L’eccezionalità del reperto deriva anche dalla sua straordinaria bellezza. Il carro a quattro ruote, mostra infatti tracce di dipinto rosso ed è rivestito da decorazioni a tema erotico. Gli archeologi pensano che questo possa essere ricondotto al culto di Cerere e Venere o, più probabilmente, potrebbe trattarsi di una scena di nozze. Presenta inoltre dei decori in stagno e bronzo, incredibili nella loro completezza: tracce degli antichi cuscini e anche delle funi per reggere le corone di fiori. Sono visibili anche le impronte di elementivegetali, due spighe di grano che sono rimaste impresse su uno dei sedili. Sono emerse anche tracce dei resti lignei mineralizzati.
Grazie alle fonti storiche, come Claudiano e altri – Osanna conferma – sappiamo che questi carri potevano spesso essere dipinti in azzurro o in rosso. Venivano infatti utilizzati per cerimoniali religiosi o come veicoli di rappresentanza delle classi sociali emergenti.
Il progetto di scavo avviato in questa zona ha la funzione di cooperare nelle indagini con la Procura di Torre Annunziata, per arrestare il depredamento clandestino nella zona, dove erano stati praticati cunicoli per intercettare tesori archeologici. Obiettivo quindi, quello di salvare dall’azione di saccheggio, una delle ville più significative del territorio vesuviano.
Per un approfondimento delle strategie di scavo complete visita il questo sito.
A Pompei torna a splendere il grande affresco del giardino della Casa dei Ceiidopo i restauri effettuati sulle pitture ornamentali. L’affresco decora la parete di fondo del giardino della casa. La pittura si compone di scene di caccia con animali selvatici, ma anche di paesaggi egittizzanti con raffigurazioni di Pigmei e animali tipici del Delta del Nilo.
Si tratta di soggetti usuali per la decorazione dei muri perimetrali dei giardini pompeiani. Questi contribuivano ad ampliare le dimensioni degli spazi e creavano un’atmosfera idilliaca e suggestiva. La Domus apparteneva al magistrato Lucius Ceius Secundus, intestazione presente nell’iscrizione elettorale dipinta sulla facciata. Scavata tra il 1913 e 1914, la Casa dei Ceii è uno dei rari esempi di dimora antica di età tardo-sannitica (II sec. a.C.).
Nel corso degli anni, a causa di una manutenzione scarsa e di pratiche di conservazione inadeguate, le pitture hanno subito notevoli danni. Un complesso restauro ha consentito la ripulitura della pellicola pittorica. L’utilizzo del laser ha portato a nuovo splendore ampie zone dell’affresco.
Le parti non visibili del dipinto sono state recuperate attraverso un ritocco pittorico puntuale. A tal proposito, tutto l’ambiente è stato chiuso per evitare infiltrazioni di acqua piovana e preservarne l’area. L’intervento è stato realizzato con fondi ordinari del Parco Archeologico di Pompei.
A pochi giorni dalla nomina del trentanovenne Gabriel Zuchtriegel, come successore di Massimo Osanna alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, scoppia la polemica. Infatti, due dei quattro membri del comitato scientifico rassegnano le dimissioni, affermando la mancanza delle credenziali adeguate alla carica del nuovo direttore.
Chi sono i due contro la nomina di Zuchtriegel
Si tratta di Irene Brigantini, archeologa, ex-MiBACT dal 1981 e Professoressa all’Università L’Orientale di Napoli, e Stefano De Caro, ex direttore dell’Ufficio Scavi di Pompei ed ex Direttore generale dei Beni archeologici. All’interno dalla lettera di dimissioni al Direttore Generale dei Musei del MiBACT Massimo Osanna, riportata dall’ANSA, dichiarano:
“Con decisione irrevocabile ed effetto immediato abbiamo deciso di dare le dimissioni. Con vivo disappunto, riteniamo non sussistano le condizioni minime per collaborare con il suo successore“.
Il nuovo Direttore Zuchtriegel, ex direttore del Parco Archeologico di Paestum, vanta un curriculum di tutto rispetto, che ha condotto il Ministro Franceschini alla sua nomina tra i tre candidati presentatigli.
Difatti, rapidamente è giunta la risposta del Dir. Osanna:
“Francamente non capisco la polemica. Zuchtriegel ha un curriculum scientifico eccellente, a Paestum ha fatto benissimo e a Pompei assicurerà una gestione del sito in piena continuità con quanto fatto da me in questi ultimi anni per il grande Progetto Pompei. Il fatto che Zuchtriegel abbia appena quarant’anni non penso possa essere motivo per non ritenerlo all’altezza. Anzi, credo che sia un valore ed un grande segnale di apertura verso le nuove generazioni“.
Anche il Ministro Franceschini dichiara di aspettarsi grandi risultati dal nuovo incaricato, sostenendo la sua scelta e ricordando il magnifico lavoro svolto a Paestum. Gabriel Zuchtriegel non è di certo il primo ad assumere il compito di direttore nel settore archeologico a meno di quarant’anni. Infatti, il Direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, fu incaricato alla medesima età e ha svolto un lavoro eccellente.
Dopo ben sette anni MassimoOsanna, ormai ex direttore del Parco Archeologico di Pompei ed allo stato attuale direttore generale dei Musei Italiani, ha finalmente un successore. E’ l’archeologo tedesco Gabriel Zuchtriegel. Classe 1981 e già direttore dal 2015 del Parco Archeologico di Paestum, sarà la nuova mente alla direzione di Pompei per i prossimi quattro anni; tutto ciò è stato annunciato da poco dal Ministro della Cultura Dario Franceschini al Colosseo dove è stata inaugurata da qualche giorno la mostra “Pompei e Roma”.
Chi è il nuovo direttore
Zuchtriegel è laureato e dottorato con lode in Archeologia Classica, con una brillante carriera alle spalle nonostante la giovane età; dal 2019 è membro del Collegio dei docenti della Scuola Superiore Meridionale “Archeologia e Culture del Mediterraneo antico“ dell’Università di Napoli Federico II. Si è distinto nella direzione di Paestum per le campagne di scavo che hanno riportato alla luce un edificio di epoca dorica; secondo i primi studi si tratterebbe di un tempio eretto da artigiani vasai. Come ogni vita sotto i riflettori, però, non è mancato lo scandalo, fece molto discutere, infatti, nel 2016 la sua scelta di aprire il sito, con tanto di regolamento e tariffario, a riti civili e servizi fotografici. Una strategia inusuale dalle nostre parti per avere introiti da destinare alla manutenzione ed alla ricerca, ma non poi così poco diffusa in Europa.
Certo è che rimarranno indimenticabili, invece, le aperture notturne del Parco Archeologico di Paestum allietate da musica, letture, romantiche osservazioni dal telescopio e funamboli in bilico tra i templi al chiaro di luna. Il nuovo direttore, dunque, investe questo incarico facendo una promessa: “Racconterò la bellezza del Paese”. Lo speriamo vivamente perché, come ci tramanda Aristotele, “La bellezza è la miglior lettera di raccomandazione“.
Riparte il Museo dell’Accademia Etrusca e della Città di Cortona, il Maec, che ospiterà dal 23 aprile al 12 dicembre la mostra “Luci dalle tenebre, dai lumi degli Etruschi ai bagliori di Pompei”. Un tema innovativo. Difatti, l’esposizione sarà dedicata ai sistemi di illuminazione e ai rituali connessi all’epoca etrusca.
L’idea di tale tematica nasce da uno dei reperti del Maec più interessante e unico, il Lampadario Etrusco. Con questo spirito, la mostra diviene simbolo della riaccensione della cultura:
“Il passaggio da una stagione fredda e buia a un’altra radiosa era salutato già nell’antichità con le suggestive celebrazioni della fiamma, auspichiamo che questo passaggio possa avvenire al più presto possibile, rispetto al difficile momento che stiamo vivendo”. Questa la dichiarazione del presidente del Comitato tecnico del Maec, Nicola Caldarone.
Al Maec una mostra che rinasce dal buio
L’esposizione sarebbe dovuta partire l’anno passato, ma dal buio della chiusura il Maec ha tratto la luce. Infatti, il Museo durante il fermo ha stretto accordi con i musei che conservano i più notevoli reperti etruschi, arricchendo la futura mostra. Saranno esposti i reperti provenienti dal Museo Archeologico di Firenze, dal Museo Archeologico nazionale di Tarquinia e da Villa Giulia di Roma. Il prestito più interessante arriva dal Museo Archeologico Nazionale di Napoli che, oltre a numerose lucerne, ha concesso al Maec un Efebo con candelabro ritrovato a Pompei. La statua bronzea, di circa un metro e mezzo, sarà il fulcro dell’allestimento della sala dei Mappamondi, ricalcando il suo antico ruolo del ricevere gli ospiti.
La comunicazione instaurata tra Maec e MANN vuole anche sottolineare il forte legame tra gli Etruschi e Pompei, come affermato dall’assessore alla Cultura Francesco Attesti.
Come numerosi musei italiani anche il Maec si servirà delle nuove tecnologie, per una didattica 2.0. Sarà allestita una “sala Immersiva” con modelli tridimensionali e una copia interattiva del Lampadario Etrusco.
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