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NEWS | Nuove scoperte nell’ipogeo del Duomo di Ascoli Piceno

La storia di Ascoli Piceno si fa sempre più ricca, merito degli scavi eseguiti sotto la Cattedrale di Sant’Emidio. Le operazioni, condotte da Paola Mazzieri, hanno portato alla luce stratigrafie del tutto nuove, di epoche diverse che si son sovrapposte fra di loro. Alcuni reperti riemersi sono riconducibili all’età romana e picena. Altri oggetti, rinvenuti durante i lavori di sistemazione del cimitero rinascimentale, sono prettamente votivi: medagliette, crocifissi in bronzo, grani di rosario e addirittura ossa umane e materiale lapideo. Sono stati rivenuti, tra l’altro, resti di precedenti strutture tra cui basamenti di colonne, cornici modanate, pilastri scanalati e frammenti di pavimentazioni musive.

Ascoli Piceno
Frammento di decorazione architettonica rinvenuto sotto il Duomo di Ascoli Piceno (fonte: Soprintendenza delle Marche)

La conferma delle scoperte è data dalla Soprintendenza Archeologica Belle Arti e Paesaggio delle Marche. Gli scavi rinascimentali distrussero due domus di epoca romana repubblicana, di cui tuttavia sono sopravvissute le fondazioni e pavimentazioni musive. All’interno del canale che separa le due domus è stato individuato del materiale antico che va dal V-VI secolo d. C. sino a frammenti di ceramica e vetro di età altomedievale. Invece, immediatamente sotto la facciata della cattedrale, sono riemerse due grandi fosse di forma circolare contenenti materiale ceramico di epoca picena.

Piazza Arringo con il suo Duomo ci dimostrano così di avere ancora una lunga storia da raccontarci.

Ascoli Piceno
Piazza Arringo (AP)
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NEWS | Scoperta sepoltura gentilizia a Sirolo (AN), la tomba del Guerriero piceno

Il ritrovamento è avvenuto durante gli scavi di archeologia preventiva, guidati dalla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Marche in accordo con l’Amministrazione comunale di Sirolo (AN). 

Le indagini, dirette dall’archeologo Stefano Finocchi e condotte dalla cooperativa ArcheoLab, sono state effettuate in un terreno di proprietà comunale. In vista di un cambiamento di destinazione d’uso del terreno, i lavori di archeologia preventiva erano finalizzati alla verifica di eventuali interferenze di origine archeologica. La necessità di queste indagini era data dalla vicinanza di quest’area con la “necropoli dei Pini” e della cosiddetta “Tomba della Regina”. Queste sepolture di epoca picena, risalenti al VI secolo a.C., hanno restituito numerosissimi esempi della ricchezza dei corredi con cui le famiglie aristocratiche seppellivano i propri morti.

La sepoltura del Guerriero

L’oggetto della sensazionale scoperta effettuata a Sirolo è proprio un’altra sepoltura gentilizia. La fossa, di forma rettangolare, contiene un individuo armato di elmo, lancia, spada lunga, pugnale con fodero e un’ascia. Una serie di oggetti che lasciano pochi dubbi su quale sia stato il ruolo dell’uomo. Il Guerriero è stato deposto in posizione rannicchiata, sul fianco destro. Sul suo petto sono state trovate due fibule in bronzo, ambra e osso, probabilmente attaccate alla veste con cui era avvolto il corpo.

Ai suoi piedi si trova parte del ricchissimo corredo funerario, costituito per la maggior parte da reperti ceramici. Lo status di prestigio del defunto è testimoniato da alcuni particolari oggetti bronzei tra cui una brocca di tipo rodio (oinochoe), da attribuire forse a una produzione etrusca e connessa al consumo del vino. La presenza di due spiedi e di altri strumenti in ferro per la cottura delle carni sono importanti riferimenti alla pratica del banchetto.

Lo sgabello portatile, il simbolo più eloquente dello status sociale del Guerriero

Oltre agli spiedi, al ricco corredo ceramico e alle armi, un altro elemento ritrovato nella sepoltura racconta qualcosa in più sulla storia del Guerriero e sulle cariche che può aver ricoperto durante la sua vita: uno sgabello pieghevole. Si tratta del reperto più affascinante e rappresenta lo status e la magnificenza del personaggio qui sepolto. L’oggetto è stato realizzato con elementi e sottili aste di ferro con terminazione a borchie di bronzo inserite entro un disco d’avorio, che reggevano il piano di seduta originariamente in stoffa o cuoio.

La Soprintendenza ci viene in aiuto spiegandoci il significato dello sgabello:

«Nel mondo etrusco (e poi anche romano) lo sgabello è simbolo di alte cariche pubbliche nella vita politica della città: la presenza di questo oggetto in questa ricca deposizione potrebbe far ipotizzare che il defunto possa aver ricoperto una carica pubblica/politica nell’ambito della comunità picena di età arcaica di Sirolo/Numana.»

Questa nuova e importante scoperta è frutto della collaborazione tra la Soprintendenza e l’Amministrazione comunale che si era già concretizzata nel sostegno logistico ed economico delle nuove ricerche avviate nella necropoli “dei Pini” dalla soprintendenza delle Marche, assieme all’Università di Bologna.

Per approfondimenti sulla necropoli “dei pini” di Sirolo clicca QUI

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ARCHEOLOGIA | Sepolture picene: l’area archeologica “I Pini” di Sirolo (AN)

Nel cuore del Parco del Conero (AN), si trova l’unica necropoli picena a circoli musealizzata delle Marche: l’area archeologica I Pini di Sirolo. L’area è una delle quattro necropoli a circoli dell’antica Numana ad aver restituito sepolture entro fossati circolari.

 A partire dal 1980 furono scavate le prime tombe, ma solo a partire dal 1989 vennero messe in luce le tracce dei circoli funerari piceni (visibili in foto), assieme ad una tomba a inumazione di bambino (inizi V secolo a.C.) e a tracce di altre inumazioni.

Elemento peculiare della necropoli sono i tre fossati circolari, il maggiore dei quali di diametro 40 m, che racchiudevano sepolture riconducibili a gruppi familiari gentilizi piceni. Al centro del circolo più grande, la cosiddetta “Tomba della Regina”, sono riemersi vari reperti riconducibili per l’appunto a un corredo regale, datato al VI secolo a.C. Tra gli oltre 1700 elementi rinvenuti del corredo della cosiddetta ”Regina” spiccano sicuramente due carri smontati (un calesse e una biga), gli scheletri di due mule, oltre al ricco corredo di oggetti relativi a suppellettile domestica e corredo simposiaco.

Apertura: su prenotazione

Indirizzo: Via Molini Seconda, Sirolo (AN)

Telefono: 071.9330572 (Comune di Sirolo)

Per approfondire: https://sabapmarche.beniculturali.it/luoghi_cultura/area-archeologica-i-pini-di-sirolo-an/http://musan.regione.marche.it/nuovo/index.php?option=com_content&view=article&id=125:area-archeologica-i-pini&catid=46&Itemid=165

Fonte immagini in evidenza: https://www.fondoambiente.it/luoghi/i-pini?ldc

ARCHAEOLOGY|Picene burials: the archaeological area “I Pini” of Sirolo (AN)

In the heart of the Conero Park (AN), there is the only Piceno circle necropolis, in the Marche region that has been transformed into an open air museum: the archaeological area I Pini of Sirolo. The area is one of the four circle necropolis of ancient town of Numana to have returned burials in circular moats.

The first graves were excavated in 1980, but it was not until 1989 that traces of the Picenian funerary circles (visible in the photo) were brought to light, together with a child burial tomb (early 5th century BC) and traces of other burials.

A peculiar element of the necropolis are the three circular ditches, the largest of which has a diameter of 40 m which enclosed graves related to noble Picene family groups. At the centre of the largest circle, the so-called ‘Tomb of the Queen’, various artifacts have re-emerged which can be traced back to a royal trousseau dating back to the 6th century BC. Among the more than 1700 items found in the so-called ‘Queen trousseau’ certainly two disassembled wagons (a buggy and a chariot) and the skeletons of two mules stand out, in addition to the rich set of objects related to household furnishings and symposium trousseau.

Opening times: by reservation

Address: Via Molini Seconda, Sirolo (AN)

Phone number: 071.9330572 (Municipality of Sirolo)

For further info: https://sabapmarche.beniculturali.it/luoghi_cultura/area-archeologica-i-pini-di-sirolo-an/http://musan.regione.marche.it/nuovo/index.php?option=com_content&view=article&id=125:area-archeologica-i-pini&catid=46&Itemid=165  

Article translated and curated by Veronica Muscitto                                                      

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ABRUZZO | Il Guerriero di Capestrano

Nel 1934, a Capestrano, un borgo in provincia dell’Aquila, un contadino, durante i lavori di dissodamento del suo terreno, rinvenne una statua e un busto di donna: tali ritrovamenti sarebbero stati di massima importanza per la ricostruzione della storia dell’arte italica.

Il guerriero

Il Guerriero di Capestrano è conservato al Museo Archeologico Nazionale d’Abruzzo, a Chieti.

La scultura, realizzata in pietra calcarea, risalirebbe al VI secolo a.C.; essa rappresenterebbe un guerriero dei Piceni, antico popolo stanziato tra gli Appennini e il mare Adriatico, territorio che comprendeva le odierne Marche e l’Abruzzo.

Notevoli le dimensioni del reperto, che misura 210 centimetri in altezza e 135 centimetri in larghezza.

Il corpo del guerriero è sorretto da due colonnine laterali, lungo una delle quali compare un’iscrizione in lingua osco-umbra; sulla base di tale incisione, è stata proposta l’identificazione del soggetto con re Nevio Pompuledio: la scultura, infatti, potrebbe essere l’effige del sovrano morto, posta, forse, sopra la sua tomba. A essere rappresentato è, infatti, un defunto, come dimostrerebbero le già citate colonnine, le braccia incrociate sul petto e la maschera funeraria posta sul viso.

Il re indossa il costume militare ed è equipaggiato di un ricco ornamento bellico. Sulla testa, vi è posto un notevole copricapo, ampio ben 65 centimetri: probabilmente, si trattava di un elmo da parata, che veniva indossato a guisa di cappello, quando non utilizzato; il torace, invece, è protetto dai cosiddetti kariophylakes, dei dischi-corazza.

Le armi con cui il re è stato ritratto sono numerose: sul petto, regge una lunga spada decorata e un piccolo pugnale, che si incrociano con un’ascia; ai lati del corpo, sono poste altre due lunghe asce; al collo, indossa una collana rigida con pendaglio e,  infine,  due bracciali cingono gli avambracci.

La sua importanza

Il Guerriero di Capestrano si differenzia dalle altre sculture picene coeve: la posizione delle braccia incrociate sul petto è, infatti, inusuale e fa assomigliare la scultura alle opere funerarie degli etruschi. La statua del sovrano defunto, dunque, potrebbe testimoniare proprio la prima influenza dell’arte etrusca su quella delle popolazioni italiche, in primis di quelle che si erano stanziate lungo le coste dell’Adriatico centrale.

Inoltre, la conformazione vagamente androgina del regnante, con fianchi larghi, vita stretta e tratti del viso camuffati dalla maschera, non mira a rappresentare realisticamente il soggetto: siamo, piuttosto, di fronte a un’opera dal forte valore simbolico. La grandiosità di Re Nevio Pompuledio, di conseguenza, potrebbe essere un mezzo per celebrare la forza guerriera del popolo piceno.