“A Messina non c’è nenti!” dicono. “Non è vero,” rispondo io, “c’è lo Stretto!”. “E grazie!” direte voi.
Messina è una città dai mille volti, decisamente particolare: da un lato il mare, dall’altro le montagne, a nord i due laghi, il faro ed il pilone. La morfologia del territorio geografico occupato dal suo comune è unica al mondo.
Quando decisi di partire mi feci guidare dal cuore, pronta a seguire il mio fidanzato per dare una svolta alla nostra relazione “a distanza”. Eravamo intenzionati ad avvicinarci e, tra i due, io ero quella che poteva spostarsi più agevolmente. Almeno io credevo che fosse così.
Non avevo idea di cosa avrei trovato e di come io stessa mi sarei ambientata in una città completamente nuova, senza le persone con cui amavo condividere il mio tempo, ma circondata da volti da conoscere e, più di tutto, immersa in una realtà e in una cultura a me sconosciute.
La cultura è l’aspetto che incide maggiormente in una società, ne determina la scala di valori, la mentalità comune, le abitudini, l’etica di comportamento, le preferenze, lo stile di vita, addirittura le norme civili “implicite”, il dialetto, e fa, della comunità locale, una collettività unita da un senso di appartenenza profondo, radicato, forte.
Tutte cose che io non conoscevo. Certo, è normale per chiunque decida di lasciare la propria terra di origine per spostarsi altrove, all’estero o entro i confini nazionali, ritrovarsi catapultati in tutto questo. Quello che però io, un po’ ingenuamente, non feci e avrei invece dovuto fare, fu di “studiare” più approfonditamente la realtà messinese prima di partire: conoscerne meglio il clima, il costo della vita, i monumenti, la situazione lavorativa, le dimensioni stesse della città, la viabilità, addirittura il modo di salutarsi e l’orario di chiusura degli esercizi commerciali.
Sembreranno cose di poco conto a chi è nato e cresciuto qui, oppure banali per chi è partito e vive lontano da “casa”. E così la pensavo anche io e ingenuamente credevo che non sarebbe cambiato nulla se avessi conosciuto tutte queste cose solo una volta arrivata.
Quello che in realtà accadde ebbe l’effetto di una bomba su di me: proprio perché Messina è una città dai mille volti, trasferirmi qui ebbe un impatto devastante sul mio equilibrio, mentale soprattutto.
Messina, meravigliosa e “amara” al tempo stesso, mi aveva messo sotto scacco!
E non vogliatemene se la definisco “amara”. Mi riferisco a tutte le difficoltà che questa città, anche a causa di amministrazioni incompetenti, presenta ai suoi abitanti quotidianamente. Le ha presentate, TUTTE, anche a me.
A cosa mi riferisco? Lo sapete meglio di me.
Sono qui per raccontare come ho deciso di vivere qui. Non sopravvivere, proprio vivere, e voglio raccontare una Messina meravigliosa, tralasciando le amarezze, perché quelle le conosciamo tutti, voi meglio di me. Voglio raccontare i motivi per cui amare questa città e andarne finalmente e pienamente fieri.
Troppo spesso il lato più “oscuro” di questa città ha messo in ombra il lato “splendente” e ha convinto alcuni messinesi a pensare che a Messina non ci sia “nenti”.
Ho deciso che questo mio spazio avrà un ruolo “sovversivo”.
Da marzo, quando arrivai qui l’anno scorso, fino a luglio stetti malissimo. Mi sentivo sola, frustrata e impotente di fronte alle difficoltà e all’assenza di senso civico di alcune persone, non solo alla guida. Non riuscivo a conoscere nessuno, sebbene io abbia un carattere molto socievole, percepivo diffidenza verso la mia persona e non trovavo lavoro. Il mio fidanzato mi consolava e mi aiutava, ma non poteva certo sostituirsi a me. Avevo difficoltà a spostarmi in macchina perché puntualmente Google Maps mi spediva in luoghi a mesconosciuti e in quartieri poco “cordiali”. Oggi rido tantissimo di queste mie avventure su strada. Non so quante volte mi sono persa in macchina, ma ho sempre affrontato la cosa con ironia. “Finché ho carburante nel serbatoio e la macchina cammina va tutto bene” mi dicevo.
Sorprendentemente ho imparato nuove strade proprio perdendomi.
Ho cominciato a risalire la china proprio a partire dal mio senso di frustrazione. Ho capito di aver toccato il fondo quando, verso luglio, non mi riconoscevo più. Dov’era la mia determinazione? Mi stavo arrendendo e provavo tantissima rabbia, perché non trovavo la soluzione al mio malessere e non riuscivo a reagire. Nella mia vita ho affrontato parecchie sfide e mi sono sempre messa in gioco. Spesso ho nuotato controcorrente. Ho seminato, coltivato e raccolto. E in questo modo mi sono formata e fortificata. La frase che più spesso ripetevo era: “Com’è possibile che una persona della mia struttura si sia fatta mettere sotto scacco da una città?”
La verità, che ho capito solo a distanza di tempo, è che ogni sfida è diversa. E ora posso affermare che questa è stata la più grande che io abbia mai affrontato.
Quando ho toccato il fondo, ho canalizzato la mia rabbia e sono ripartita dalle basi, da me, dal mio centro.
Ho sempre amato l’acqua. Nuotare mi trasporta in un universo parallelo, fatto di pace e silenzio. Sott’acqua il blu mi distende e l’unico suono che percepisco è quello del mio respiro. Posso ascoltarlo isolato da tutti gli altri rumori. Osservo le bollicine che salgono in superficie. Percepisco la mia essenza. E ad ogni bracciata il mio respiro va a ritmo. L’acqua mi fa galleggiare, il mio peso è nullo e posso lasciare andare le mie difese, sicura che mi sosterrà.
A giugno mi iscrissi dunque in piscina, al CUS. Ogni giorno prendevo la macchina e dalla zona sud percorrevo tutta la distanza per poter tuffarmi in vasca. Poi a luglio annunciarono la chiusura estiva: “Le persone se ne vanno al mare”. “A Pescara la piscina è aperta tutto l’anno. Ecco un’altra differenza che non mi piace!” pensai. Di nuovo rabbia, di nuovo mi sentivo privata di qualcosa in cui potevo finalmente riconoscermi.
“Le persone se ne vanno al mare”. Al mare. Il mare. Messina è su un’isola, è circondata dal mare. “Ok, sono a Messina e farò anche io come i messinesi, vediamo come va”.
Quando chiedo ai ragazzi delle scuole cosa ha di bello Messina mi rispondono: “Il mare e basta”.
Intanto analizziamolo questo mare. Pescara sorge sulla costa adriatica, io sono cresciuta in una città di mare e non potrei farne a meno. Benché ami la mia città, devo riconoscere che lo spettacolo che ho davanti agli occhi tutti i giorni qui è unico e non ha eguali. Molti messinesi ci sono abituati e alcuni, mi è parso di capire, non ci fanno più caso.
Qui entro in gioco io, che vedo la città con occhi diversi, perché tutto è sì sconosciuto, ma sconosciuto significa per me da conoscere, e dunque è nuovo.
…continua la prossima settimana!