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ARCHEOLOGIA | Resti di un sistema di riscaldamento in età romana: le terme della villa romana di Patti marina

Gli scavi archeologici della villa romana di Patti marina sono intrapresi dalla Soprintendenza Archeologica di Siracusa nel 1973. Essi, oltre a mettere in luce gli ambienti più lussuosi del complesso architettonico, sono riusciti a identificare un settore della residenza extraurbana piuttosto importante: le terme.

Gli impianti termali in età romana

Le terme rappresentavano uno dei principali luoghi di ritrovo in età romana, a metà strada, per paragonarle ai tempi moderni, tra una Spa e un centro ricreativo.
Le ragioni che spingevano gli antichi Romani a frequentare questi luoghi non erano solo riconducibili ad esigenze personali, quali la cura del corpo e l’igiene personale. Venivano usati, infatti, anche per scopi di carattere sociale. Era qui, infatti, che spesso ci si dava appuntamento per discutere degli affari politici.

Dal punto di vista planimetrico, le terme erano contraddistinte da una successione di tre ambienti. Questi, sottoposti a varie temperature, sono noti con il nome di calidarium, tepidarium e frigidarium.

Ma da dove proveniva tutto quel calore?

I Romani avevano escogitato un sistema di riscaldamento efficace: il sistema dell’hypocaustum.

Ricostruzione del sistema dell’hypocaustum.

Questo sistema di riscaldamento prendeva il nome dall’ambiente di combustione, l’ipocaustum per l’appunto, che veniva alimentato da un forno chiamato praefurnium, posto al di sotto dei pavimenti dei calidaria. Attraverso questo sistema, l’aria calda proveniente dal basso veniva convogliata agli ambienti soprastanti e alle pareti attraverso pilastrini di mattoni, alti circa 50 cm, chiamati suspensurae.

Secondo quanto riportato da Vitruvio nel De Architettura, per la realizzazione del pavimento superiore veniva utilizzata una malta: una miscela di argilla frammista a crini di cavallo, a cui veniva adagiato uno strato di argilla e uno spesso strato di cemento, miscelato con mattoni sbriciolati. Al di sopra di questo livello pavimentale si andava a costituire l’ultimo strato della pavimentazione, contraddistinto da lastre di marmo e frammenti musivi.

Dove si trovano i resti della terme nella villa romana di Patti marina?

Villa romana di Patti marina- Planimetria degli impianti termali.

I locali degli ambienti termali sono stati intercettati a Nord-Est del peristilio.
Il ritrovamento di pavimenti provvisti di suspensurae, insieme ai resti di un praefurnium e di  vasche, denuncerebbe chiaramente la destinazione dell’area come impianto termale.

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ARCHEOLOGIA | Alla riscoperta della villa romana di Patti marina

Villa romana di Patti marina- I mosaici della sala tricora. Veduta da Sud.

A soli 10 km dal sito archeologico di Tyndaris, nel piccolo centro di Patti, si trova una delle ville romane tardo antiche più famose di Sicilia: la villa romana di Patti marina.

Dal momento in cui sono stati messi in luce i primi lembi pavimentali, la villa romana di Patti marina viene equiparata alle più grandi e ricche residenze extraurbane tardo imperiali di Sicilia: la villa del Casale di Piazza Armerina e la villa del Tellàro presso Noto.

La riscoperta di questo interessantissimo sito archeologico è avvenuto in circostanze del tutto occasionali nell’agosto 1973.

Tracce di strutture murarie sono state intercettate durante i lavori di costruzione del viadotto autostradale Messina-Palermo e opportunamente documentate dalla Soprintendenza Archeologica per la Sicilia Orientale, grazie all’archeologo Giuseppe Voza.

La villa romana di Patti marina

Gli interventi di scavo, condotti a più riprese dalla Soprintendenza Archeologica di Siracusa e poi dalla Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Messina, hanno permesso di accertare che la villa fu costruita nel corso del IV secolo d.C., impiantandosi al di sopra di strutture precedenti, comprese tra il I e il III secolo d.C.; il suo sviluppo edilizio ricevette, poi, una battuta d’arresto in età bizantina, quando un violento terremoto ne sconvolse completamente l’aspetto, determinando il crollo di gran parte degli elevati. La villa venne poi rifrequentata a più riprese fino al IX d.C.

Oggi, sfortunatamente, il pessimo stato di conservazione in cui versano i resti archeologici impedisce una chiara lettura di insieme del sito.

Come doveva essere, dunque, la villa in origine? Cerchiamo di ricostruirne l’ aspetto originario attraverso una planimetria ricostruttiva.

Villa romana di Patti marina- Planimetria ricostruttiva.

L’ingresso principale avviene dal settore Ovest: da qui ci si immette direttamente all’interno di un grande cortile centrale (33,50 x 25 m), che costituisce il nucleo attorno a cui si snodano i vari ambienti. L’accesso ai vani è dato da un portico largo circa 3,40 m, sostenuto da pilastri quadrangolari, posti ad una distanza di circa 2,20-2,40 m gli uni dagli altri.

A Sud del peristilio, attraverso un ingresso tripartito con due colonne, vi è l’accesso a una delle sale di rappresentanza della villa, il triclinium, nota anche come sala tricora: la ricchezza di questo ambiente viene conferito dai pavimenti musivi, caratterizzati da rappresentazioni zoomorfe e vegetali che rievocano i mosaici della “Grande caccia”, presenti nella villa del Casale di Piazza Armerina.

Villa romana di Patti marina- sala tricora. Particolare musivo.

A Nord-Est della sala tricora, si trova un’aula absidata porticata, ai lati della quale si dispongono una serie di ambienti rettangolari, chiusi da pilastri angolari e coperti da semicupole chiuse.

Infine, vi sono le terme, struttura che non poteva di certo mancare in una villa romana, .

Gli ambienti termali si dispongono a Est della corte centrale: qui sono state riconosciute le tracce di un frigidarium, con annessa vasca, insieme agli altri sistemi di riscaldamento. Nel VII secolo d.C., questo settore sarà occupato da sepolture, i cui corredi, insieme alle testimonianze di cultura materiale, sono conservate presso il piccolo antiquarium, costruito all’ingresso dell’area archeologica.

Cristina Acacia