patrimonioculturale

News

NEWS | Il Premio di Poesia e Fotografia “Cesare Filangieri” per la valorizzazione del territorio

Giunto alla sua terza edizione, il Premio di Poesia e Fotografia “Cesare Filangieri”, nasce per promuovere e valorizzare il territorio vesuviano di Napoli.

Lo scopo principale è far conoscere ai turisti, nazionali e internazionali, le bellezze del Patrimonio Culturale territoriale, tra cui la propria sede, la Parrocchia “Immacolata e Sant’Antonio” di Cercola, un tempo Cappella dei Principi Filangieri di Napoli:

“Siamo davvero felici ed orgogliosi di essere giunti alla terza edizione! Questo concorso, che coinvolge adulti e bambini, mira alla conoscenza e alla valorizzazione del Patrimonio culturale materiale e immateriale di Napoli e provincia, ponendo tracce tanto profonde da fungere come mezzo di denuncia non solo della condizione odierna nella quale versano i nostri giovani senza lavoro e privati dei sogni, ma anche dell’incuria e dell’abbandono in cui versano i nostri più preziosi monumenti. Il nostro obiettivo, dunque, è porre le basi di una tutela e di una sensibilizzazione più forte sul territorio, per preservare la memoria del passato e tramandarla ai posteri.” Questa la dichiarazione del Dott. Giancarlo Piccolo, scrittore e autore di “Cappella Filangieri. Indagini sulla Parrocchia Immacolata e Sant’Antonio-Cercola”, che da anni si occupa di studio e divulgazione storica e archeologica.

I partecipanti potranno presentare poesie e fotografie edite o inedite, inerenti alle tematiche annuali sancite dagli organizzatori. L’equipe del Premio è infatti composta dalla dott.ssa Ilaria Guardasole, dalla dott.ssa Anna Falco, dal dott. Fabio Germino e dal dott. Mattia Esposito, figure impegnate costantemente nell’ambito del giornalismo e dei beni culturali.

Per quanto riguarda la poesia, in lingua italiana o napoletana, i componimenti dovranno rappresentare i “Sogni senza voce”, esprimendo l’impossibilità di poter coltivare i propri sogni al giorno d’oggi. La seconda sezione poetica richiede agli autori di esprimere la bellezza del Parco Nazionale del Vesuvio con il tema “Il Vesuvio. Il Gigante che abbraccia la città”.

Per la sezione fotografica, invece, una delle tracce proposte è “Love art, Street art”, un ambito artistico in crescita nel territorio urbano di Napoli. Il secondo tema fotografico verte sulla denuncia: “Antichità insanguinate. Crimini contro il Patrimonio Culturale”, per dar voce a contesti in stato di degrado e abbandono in cui sono numerosi Beni Culturali del territorio.

L’evento, che avrà inizio il 1 Febbraio 2021, terminerà  nel mese di Luglio. Ai vincitori saranno consegnati non solo buoni Amazon dal valore di 50 €, ma anche targhe e trofei. Il concorso non prevede alcuna quota di partecipazione.

Qui il Bando per la partecipazione al concorso.

I grandi nomi della cultura nella giuria

Il Premio Cesare Filangieri promosso dall’Ente Ecclesiastico “Immacolata e Sant’Antonio”, con il patrocinio del Comune di Cercola, del Comune di Napoli e dell’Ente Parco Nazionale del Vesuvio, vanta in giuria grandi nomi del mondo culturale.

Tra questi la Dott.ssa Antonella Ferraro, assessore alla cultura del Comune di Cercola e il Dott. Francesco Amoruso, scrittore e cultore della materia di Letteratura Italiana moderna e contemporanea all’Università di Napoli “Federico II”.

Presente anche la Dott.ssa Angela Marmolino, collaboratrice della collana istituzionale “Percorsi D’Arte” con la Soprintendenza di Napoli e Provincia e responsabile della Biblioteca di Cultura Vesuviana di “Padre Alagi”.

Inoltre, ci sarà la presenza straordinaria del Dott. Marco Perrillo, giornalista di “Il Mattino” e autore di “Misteri e Segreti dei quartieri di Napoli”.

La Cappella Filangieri, sede storica del Premio

Il Premio Cesare Filangieri deve il suo nome al padre del giurista illuminato Gaetano Filangieri, Cesare Filangieri.

Il Principe Cesare Filangieri trascorreva le giornate estive al casino di Cercola, sub umbra quercus, sotto l’ombra di una quercia. È proprio dalla secolare quercia che la città di Cercola trae il suo nome. Tale toponimo avrebbe radici proprio dove sorge la Cappella Filangieri, dove è presente, come testimonianza, un’antica epigrafe.

“ELICIO SACRATA IOVI FORTISSIMA QUERCUS, HIC STETERAT VILLAE NOMEN ET OMEN ADEST”

Epigrafe (1775)

Protagonista nel 2019 della XXV edizione del “Maggio dei Monumenti” e delle “Giornate Europee del Patrimonio” 2019 e 2020, la parrocchia, ex Cappella dei Principi Filangieri, conserva il suo patrimonio storico-artistico immutato. Tra i preziosi beni di interesse storico-artistico, citiamo la tela San Francesco da Paola, oggi in restauro grazie ad una campagna di crowdfunding e forse dono del Re di Napoli Ferdinando IV.

La chiesa-museo conserva al suo interno anche la cripta funeraria, luogo di sepoltura di principi e fedeli, visitabile su prenotazione.

News

NEWS | Il Mausoleo di Sant’Urbano, l’ultimo acquisto del patrimonio culturale italiano

Un nuovo componente arricchisce il Parco archeologico della via Appia antica: il Mausoleo di Sant’Urbano, dopo quattro anni di trattative, entra a far parte del patrimonio dello Stato italiano.

Da simbolo della cristianità a simbolo di deturpazione: la storia del Mausoleo di Sant’Urbano

Risalente al II secolo d.C. e situato nel IV miglio della Regina Viarum (la via Appia), il Mausoleo si presenta con una camera ipogea, che fungeva da sepolcro, e una sala superiore, che serviva alle cerimonie di culto. Una struttura monumentale, con mura alte più di dieci metri, eppure conosciuta da pochi, per lo più grazie alle fotografie in bianco e nero conservate negli archivi Alinari. Dell’edificio originale si conservano soltanto l’abside, le nicchie laterali e la scalinata d’accesso alla sala superiore.

Le modifiche strutturali nel corso dei secoli

Nel XIII secolo il mausoleo fu trasformato in una torre fortificata, il torrione dei Borgiani, i cui resti si distinguono nella parte superiore del monumento. Abbandonato nel corso dei secoli, il monumento venne modificato per usi impropri: vi furono installati forni, barbeque e piscine, che ne hanno compromesso, negli anni, il valore storico. Una prima indagine archeologica venne effettuata alla fine dell’Ottocento da Rodolfo Lanciani e dai fratelli Giambattista e Bernardo Lugari, che avevano acquistato il terreno dal principe Alessandro Torlonia.

La lunga trattativa dello stato per l’acquisto del Mausoleo

In questi giorni si è conclusa una trattativa iniziata nel 2017. L’acquisizione del Mausoleo di Sant’Urbano da parte del Parco è l’inizio di un percorso che aprirà ai cittadini questo sito straordinario, arricchendo così l’esperienza di visita della più grande area archeologica al mondo, ha dichiarato il Ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, che quattro anni fa aveva dato impulso alla trattiva di acquisizione.

La trattativa non è stata semplice: per poter perfezionare la cessione è stato necessario concordare con la proprietà, riferita all’avvocato Gianfranco Anzalone – la trattativa è stata portata avanti dalla vedova Marisa Antonietta Gigantino – consistenti lavori di ripristino, che hanno portato all’individuazione e all’eliminazione delle manomissioni all’interno dell’area.

Il futuro del Mausoleo all’interno del Parco dell’Appia Antica

Sono particolarmente felice di aver potuto siglare oggi l’atto definitivo che consegna al nostro Istituto il sepolcro, ha dichiarato il direttore del Parco dell’Appia Antica, Simone Quilici. È una buona notizia che ravviva un momento complicato per tutti. Il mausoleo è diventato negli anni un simbolo della deturpazione e degli abusi che in questa zona erano impunemente perpetrati a danno dei beni culturali… Con questo nuovo acquisto avremo non solo modo di poter studiare a fondo l’edificio e acquisire dati scientifici rilevanti, ma potremo anche restaurare e restituire alla cittadinanza e alla fruizione pubblica un nuovo spazio verde, in uno dei tratti più suggestivi della via Appia Antica: un luogo davvero spettacolare che ha ancora molto da raccontare.

 

mausoleo
Il Mausoleo di Sant’Urbano in stato di abbandono
News

NEWS | Il MANN per la città, il Museo si racconta per le strade

Il MANN (Museo Archeologico Nazionale di Napoli) si racconta per le strade dei quartieri della città con l’iniziativa “Il MANN per la città”

Il Museo Archeologico Nazionale di Napoli (MANN) ha deciso di raccontarsi per le strade dei quartieri della città, con l’iniziativa Il MANN per la città. Il progetto sarà attivo durante tutte le festività natalizie ed è iniziato il 16 dicembre. Molte iniziative sono state rese possibili grazie alla collaborazione di diverse realtà. Per citarne solo alcune: l’Assessorato al Patrimonio, ai Lavori Pubblici e ai Giovani, l’Assessorato alla Cultura e al Turismo, l’Assessorato ai Beni Comuni e all’Urbanistica del Comune di Napoli. Infine, il museo porta avanti anche un’attività di valorizzazione realizzata con la rete dei Negozi Amici del MANN. L’obiettivo di tutto ciò non è solo quello di valorizzare la zona, ma rendere l’area del museo ancora più attrattiva, un grande “quartiere della cultura” che possa fortificare il senso di comunità e di appartenenza e creare una salda rete tra le botteghe e le piccole imprese del posto.

Dodici tavole per le dodici fatiche di Ercole

Il calendario 2021 è composto da dodici tavole raffiguranti le dodici fatiche di Ercole. Realizzato dalla Scuola Italiana di Comix, esso si inserisce nell’ambito del progetto universitario Obvia. Obvia (Out of boundaries viral art dissemination), è un progetto di comunicazione e promozione del MANN finalizzato all’ampliamento dei fruitori. Il museo ha affidato a dodici disegnatori la ricerca di una sintesi creativa tra la mitologia e la contemporaneità. La figura di Ercole è stata scelta per diventare da eroe del mito a eroe dei nostri tempi. Ercole è rappresentato alle prese con le grandi battaglie del terzo millennio, quali il Covid-19 e il cambiamento climatico. Un messaggio che sembra andare di pari passo con l’indagine sull’attualità condotta attraverso alcune grandi mostre del MANN, come Mito e natura e Capire il cambiamento climatico. Le dodici tavole del calendario Comix sono riprodotte sul rivestimento dei cantieri del Museo e, di sera, sono illuminate dai fasci di luce dell’edificio. 

Le Gallerie del Principe
MANN
Immagine da “Fuga dal museo”, la mostra fotografica di Dario Assisi e Riccardo M. Cipolla. Fonte: https://www.museoarcheologiconapoli.it/.

Quanto all’iniziativa pensata per la Galleria Principe, su grandi totem sono disposti dei dettagli dei fotomontaggi di Dario Assisi e Riccardo Maria Cipolla. Le foto erano state le protagoniste della mostra Fuga dal Museo e creano un divertente gioco: le statue dell’Archeologico sono infatti “trasposte” in luoghi della città di Napoli e del litorale flegreo, come se fossero a passeggio per la città.

Adesso il percorso espositivo punta sul rimando tra il dettaglio e l’opera completa: nella Galleria Principe è possibile rintracciare alcuni particolari delle immagini. I Negozi Amici nei pressi del MANN (l’elenco delle adesioni è nel sito del Museo) espongono l’opera originale o la sua riproduzione. Non solo: ai clienti sarà donata una copia del calendario 2021.

 

Regalati un viaggio nella storia con OpenMANN
La locandina del MANN. Fonte https://www.museoarcheologiconapoli.it/it

Infine, in tema di doni, anche per il Natale 2021, non mancherà la promozione dell’abbonamento annuale “OpenMANN”. Sul sito coopculture.it, la card sarà acquistabile, entro il 31 gennaio, al prezzo ridotto di 10 euro per adulti e 15 euro per famiglie (due adulti over 25 anni). Naturalmente, i vecchi abbonati recupereranno, alla riapertura del Museo, il tempo non fruito a causa dell’emergenza Coronavirus. Con l’augurio di tornare al Museo ad inizio 2021, il simbolo della promozione natalizia è la statua femminile della Concordia augusta (da Pompei, Edificio di Eumachia, I sec. d.C.). 

 

News

NEWS | Una nuova veste per il museo di Cartagine

L’Unione europea ha stanziato 5,6 milioni di euro per il restyling del museo di Cartagine.

L’Unione europea ha stanziato 5,6 milioni di euro (18,312 milioni di dinari) per il progetto di ammodernamento del Museo di Cartagine. L’ambasciatore dell’Unione Europea in Tunisia, Marcus Cornaro, lo ha annunciato pubblicamente. L’obiettivo è quello di rendere il museo e il sito una destinazione culturale e turistica di primo piano. Attirando famiglie e stranieri, si creerà una più solida consapevolezza della ricchezza culturale della città. Il Museo di Cartagine, a seguito del piano quinquennale iniziato lo scorso novembre 2020, subirà molte modifiche nelle infrastrutture e non solo. Saranno progettati anche messaggi promozionali e un nuovo lancio di progetti commerciali per il museo. 

Il Museo di Cartagine. Fonte: Wikipedia

La dichiarazione di Marcus Cornaro ha avuto luogo durante una visita al museo di Cartagine in compagnia di molte persone rilevanti: l’ambasciatore di Francia in Tunisia André Parant, il ministro del Turismo Habib Ammar, responsabile ad interim del portafoglio degli affari culturali, il sindaco di Cartagine, Hayet Bayoudh, il direttore generale dell’Istituto nazionale del patrimonio, Faouzi Mahfouz, e da Amel Hashana, direttore dell’agenzia per la valorizzazione del patrimonio e la promozione culturale.

Il sito di Cartagine  si trova di fatto alla periferia di Tunisi, sul golfo omonimo dell’attuale capitale. Il progetto si chiama “Patrimoine 3000“, a cura di Expertise France, in partnership con il Ministero della Cultura francese e in stretta collaborazione con il Ministero degli Affari culturali tunisino. L’obiettivo è quello di rendere il museo e il sito di Cartagine una destinazione culturale e turistica di primo piano. Attirando famiglie e stranieri, si valorizzerà il patrimonio e si creerà una più solida consapevolezza della ricchezza culturale della città. 

News

NEWS | Progetto DELTA, quando l’archeologia incontra il digitale

Oggi 30 Novembre 2020 si è svolta la conferenza per la presentazione del progetto DELTA e per la comunicazione dei primi risultati.

Oggi 30 novembre 2020, dalle 16:00 alle 18:30, si è tenuto un workshop online  sulla piattaforma Google Meet per presentare il Progetto Delta. Dopo i saluti istituzionali della Prof.ssa Sogliani e del Prof. Roubis, la Prof.ssa Francesca Sogliani ha spiegato nel dettaglio il corso Delta e l’ISP, il programma di studio intensivo DELTA. Successivamente, altri esperti del settore hanno svolto i loro interventi, come da programma. 

Digital Excavation: verso l’apprendimento digitale

Il progetto DELTA ha uno scopo ben preciso: quello di aggiornare, per mezzo di un corso di 4 moduli (“Digital Excavation”), il curriculum degli studenti di archeologia. C’è il tentativo di colmare i gap digitali e di formare gli allievi all’utilizzo di tecniche e approcci innovativi, permettendo così la creazione di nuove conoscenze, abilità e competenze.  Come è stato spiegato dalla Prof.ssa Francesca Sogliani, sarà possibile iscriversi al corso per poter usufruire della Piattaforma DELTA. Le lezioni si avvarranno di metodi di apprendimento integrato: dalla piattaforma digitale a lezioni frontali, da attività sul campo a uno stage finale. Particolarmente interessante risulta il terzo modulo del corso, relativo alle tecniche digitali. La conoscenza di queste per gli archeologi di oggi e di domani è assolutamente fondamentale, per gestire e visualizzare dati digitali.

Le metodologie digitali per l’elaborazione dei dati post scavo

E’ intervenuto poi Carlo Citter, Professore dell’Università di Siena, per parlare dell’utilizzo delle tecniche e delle metodologie digitali per l’elaborazione dei dati post scavo. La sovrapposizione di cartografie diverse consente, infatti, di porre nuove domande sull’ubicazione di alcuni siti. I diversi casi di studio dimostrano  l’esistenza di numerosi metodi e strumenti per reperire più informazioni e elaborare quindi il contesto di un sito, facendo dialogare più fonti diverse e in open source.

 

Il restauro fisico e il restauro virtuale

Segue l’intervento di Max Limoncelli, Professore dell’Università degli studi del Salento. Nella sua presentazione parla del “restauro fisico” e del “restauro virtuale”. Il restauro virtuale, definito restauro elettronico o digitale, rappresenta l’insieme di elaborazioni svolte con l’ausilio della computer graphic bidimensionale o tridimensionale. Questo permette una ricostruzione o un’ipotesi di ricostruzione di un bene artistico o archivistico che non può essere restaurato in modo tradizionale. L’iter metodologico per il restauro virtuale è costituito da sette passaggi: prima c’è il rilievo; poi, si effettuano la rappresentazione, il trattamento, la mappatura, le analisi non invasive della superficie. Infine, si eseguono l’integrazione e la ricostruzione delle superfici.

 

Le tecnologia AR e VR al servizio della divulgazione

L’intervento successivo è stato quello di Michele Scioscia e Sara Lorusso e ha riguardato le tecnologie AR e VR. Gli esperti hanno presentato quattro prodotti, due fatti con l’AR, due con il VR. Inventum Game è il primo videogioco in realtà aumentata (AR) per la valorizzazione e la fruizione del patrimonio storico-artistico. Questo gioco, creato dalla Effenove s.r.l.s, è stato fatto per il progetto CulturaCrea per aumentare la divulgazione attraverso il digitale. Inventum è fruibile nel Parco Archeologico di Venosa, attraverso il semplice smartphone. Un altro progetto con AR è Hold the Hut, un gioco in attesa di release, ma pronto all’uso. Hold the Hut racconta la storia della fondazione delle capanne arcaiche del sito di Serra, a San Chirico Nuovo (PO). Per quanto riguarda il VR, due sono i prodotti per la divulgazione: il Museo multimediale ex Convento di San Domenico di Ferradina e Pietragalla. Il VR è perfetto per questi luoghi della cultura e ricerca; permette infatti di fare un viaggio in ambienti o siti archeologici non facilmente accessibili o in ambienti ormai trasformati dal tempo. 

Open Salapia, per un’archeologia alla portata di tutti

L’ultimo intervento, ma non per importanza, è quello di Roberto Goffredo, riguardante il progetto Open Salapia. La ricerca è inserito all’interno di Progetto Salapia, il progetto di ricerca e scavo archeologico dell’antica città di Salpi, condotto dall’Università di Foggia e dal Davidson College. Open Salapia è un progetto di archeologia pubblica che mira, attraverso una serie di eventi e iniziative, ad attivare un processo di sviluppo locale che favorisca il recupero e la valorizzazione della memoria storica rappresentata dal paesaggio archeologico e naturale della laguna di Salpi. L’obiettivo principale è quello di coinvolgere attivamente i cittadini, renderli partecipi e consapevoli dell’importanza dell’archeologia nel territorio.

News

NEWS | Confiscati oggetti d’arte dal valore di 27 milioni

Si sono concluse le indagini patrimoniali degli imputati. Tra i beni sequestrati ci sono ville, quadri e sculture.

 

Venerdì 20 novembre la polizia ha confiscato definitivamente alla mafia molti beni e oggetti d’arte per il valore di 27 milioni di euro. L’operazione è stata eseguita da parte dei militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma, dopo che il Tribunale delle misure di prevenzione aveva emesso il provvedimento. I beni sequestrati agli otto imputati, tra cui Carminati e Buzzi, e di altri complici (Riccardo Brugia, Roberto Lacopo, Agostino Gaglianone, Fabio Gaudenzi, Cristiano Guarnera e Giovanni De Carlo), sono numerosi e di grande valore.  La confisca segna la fine delle lunghe indagini patrimoniali delegate dalla DDA di Roma al nucleo di Polizia Economico-Finanziaria. 

Una vera e propria galleria d’arte

La polizia ha confiscato non solo 4 società, 13 unità immobiliari, un terreno e 13 veicoli, ma anche ben 69 opere d’arte. Uno degli imputati, Massimo Carminati, custodiva nella sua abitazione di Sarcofano (RM) una vera e propria galleria d’arte. Al suo interno sono stati rinvenuti quadri relativi alla Pop Art, al Nouveau Réalisme, al Futurismo e al Surrealismo, dal valore inestimabile. Prima della confisca, Isabella Quattrociocchi ha catalogato e valutato le opere, analizzandone anche il peso, le tele e i disegni. Lo stesso procedimento ha coinvolto le sculture trovate all’interno della villa. Uno dei pezzi scultorei porta la firmata di Pietro Consagra sul basamento e ha un valore che oscilla tra i 12 e i 25mila euro. Un dipinto olio su tela di 64 x 64 cm, firmato «FuturBalla»,  ha un valore che si colloca fra i 15 e i 25mila euro.

News

NEWS | Il CNR lancia un webinar per raccontare Cerveteri

Il CNR organizza un webinar per comunicare le ultime ricerche e scoperte nell’area archeologica di ​Cerveteri. Le iscrizioni sono aperte.

Il CNR, Centro Nazionale Ricerche, in collaborazione con l’Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale, ​organizza un evento per presentare i risultati delle indagini condotte sul sito archeologico di Cerveteri dal 2007 a oggi. L’evento è online e consiste nel webinar “Cerveteri: nuovi scavi e ricerche nel santuario del Manganello” e inizierà il ​24 novembre dalle ore 9.00. L’iniziativa è di Vincenzo Bellelli, responsabile scientifico del progetto di ricerca del CNR sull’area urbana di Cerveteri. A moderare sarà Alfonsina Pagano. La direttrice dell’ISPC, Costanza Miliani, aprirà l’evento con i saluti istituzionali; saranno presenti anche il sindaco di Cerveteri, Alessio Pascucci, e i rappresentanti delle istituzioni partner nelle attività di scavo, tra cui la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’Area Metropolitana di Roma, la Provincia di Viterbo e l’Etruria meridionale e la Fondazione Luigi Rovati .

Gli argomenti del Webinar

La prima parte del webinar verterà sulle prospezioni geofisiche in modalità integrate, fatte impiegando il metodo Georadar ad alta risoluzione. I risultati, in particolare le prospezioni dell’area esterna al santuario del Manganello e le ultime indagini archeologiche all’interno del recinto sacro (temenos), saranno oggetto di discussione. Una grande parte del webinar sarà dedicata alla spiegazione dei risultati dello scavo del 2019 presso il santuario, coordinato da Bellelli. Durante le indagini è emerso un palinsesto archeologico ricchissimo, con strutture e strati in buono stato di conservazione. Ben due interventi verteranno poi su un rinvenimento molto interessante, quello di un ​pozzo sacro. Trovato presso l’angolo sud del tempio, il pozzo ha restituito dati rilevanti. A parlare del pozzo ci saranno Mario Mozzoli, Lorenzo Antonio Chiricò e Federica Galetta. Le operazioni di ricerca nel pozzo sono state eseguite dalla A.S.S.O. (Archeologia Subacquea, Speleologia e Organizzazione).

News

NEWS | Lunga vita alla conservazione dei beni culturali

Un particolare composto sembra rallentare l’erosione dei beni culturali, garantendo una migliore conservazione

Un gruppo di ricerca, composto dall’Instituto Universitario de Investigación en Química Fina y Nanoquímica dell’Università di Cordoba e dall’Instituto de Recursos Naturales y Agrobiología de Sevilla, ha da poco pubblicato uno studio sulla rivista Science Direct, in merito alla conservazione dei beni culturali.

Le malte per il restauro

La pubblicazione, in lingua inglese, potrebbe davvero cambiare le sorti di molte opere d’arte. I ricercatori, tra cui Adrián Pastor, Beatriz Gámiz e Manuel Cruz-Yusta, hanno lavorato per cercare di migliorare la conservazione dei beni culturali. I microrganismi sono, infatti, responsabili del deterioramento del nostro patrimonio artistico e i restauratori devono applicare delle malte per proteggere antichi rivestimenti. Solitamente si utilizzano malte di calce mista a calcare o marmo, che meglio si raccordano al rivestimento originario.  

Una possibile soluzione

Spesso l’utilizzo delle malte non è garanzia di lunga conservazione. Questi composti perdono spesso efficacia a causa di radiazioni e agenti atmosferici. Lo scopo dello studio è quello di ottimizzare la preparazione di un particolare additivo biocida per creare delle malte ancora più efficaci. I ricercatori hanno dimostrato che il composto di argilla e carbendazima (CBZ), se aggiunto nella malta idraulica, ha un’elevata attività antimicrobica. Il composto potrebbe essere applicato nelle malte da restauro e garantire una più lunga conservazione del nostro patrimonio culturale. Dopo numerosi test, i ricercatori hanno notato come il lento e graduale rilascio della sostanza nella malta offra un risultato migliore rispetto a un rilascio veloce.

Verso nuovi orizzonti di studio

Va ricordato che questo è uno studio preliminare: ciò significa che dovranno essere fatte ulteriori ricerche prima di applicare il composto alle malte in commercio. E’ necessario, quindi, uno studio su scala più ampia, che indaghi sulle proprietà fisiche del materiale e che ne verifichi la conformità alle normative, per poi rendere il prodotto completamente affidabile.

News

NEWS | La Torre di Chia (VT) di Pasolini è in vendita

La torre di Chia, che ha costi di gestione troppo alti, potrebbe diventare un museo dedicato a Pasolini

La torre di Chia, a causa dei troppo alti costi di gestione e manutenzione, rischia di finire in mano ai privati. Gli eredi vogliono infatti venderla. Il costo? 800 mila euro. Gli attuali proprietari della torre sono Graziella Chiarcossi e suo marito Vincenzo Cerami. Graziella non ha certamente ereditato la torre di Chia da un parente qualsiasi: lei è cugina del grande intellettuale italiano Pier Paolo Pasolini. I due coniugi hanno provato in ogni modo a salvare l’edificio; infatti, nel 1999 hanno effettuato dei restauri con i ricavi della sceneggiatura di La vita è bella. Ad oggi, nonostante le varie iniziative organizzate con diverse associazioni culturali, tra cui la visita alla torre per i ragazzi del luogo durante i campi estivi, i coniugi Cerami non possono più mantenere questo importante bene e sono pronti a venderlo. 

La torre che fece innamorare Pasolini
Pasolini a Chia (Foto da piuturismo.it)

Non è difficile capire perché Pasolini fosse innamorato di questa torre. È situata a Chia, nel comune di Soriano del Cimino, vicino a un bosco ricco di querce, felci, ginestre. La Torre di Chia svetta sugli alberi dall’altezza dei suoi 42 metri, ha una particolare forma pentagonale e si appoggia a mura merlate di origine ghibellina. Le prime notizie ufficiali risalgono al 1260.  Ad oggi è conosciuta come la Torre di Pasolini, per l’affetto che il regista provava per quel magico luogo. Pasolini alla fine degli anni Sessanta scelse di utilizzare il posto per girare alcune scene de “Il Vangelo secondo Matteo”, nel 1964. Ne rimase così colpito, tanto che nel 1967 riuscì a comprare l’area, che divenne luogo di ozio, lettura e creatività.

Cercasi compratore

Graziella Chiarcossi si rivolge quindi a tutti, comprese le istituzioni, al fine di trovare un potenziale compratore. Sarebbe auspicabile che si facesse avanti  una fondazione o un istituto culturale, forse lo stesso Comune di Soriano. Il sindaco Fabio Menicacci si è dimostrato disponibile e sta valutando l’opzione di rendere la Torre di Chia un museo per esporci l’archivio di Pasolini. Se nessuna di queste possibilità verrà sviluppata, la vendita a privati sarà l’ultima, ma non preferenziale, carta che gli eredi di Pasolini giocheranno. 

 

News

NEWS | Dal Parlamento l’ok per la riproduzione delle foto di Beni Culturali

Il Parlamento si è espresso totalmente favorevole, ma tarda l’approvazione del Mibact.

Il Parlamento è sul punto di approvare finalmente il libero riutilizzo delle immagini di beni culturali nel pubblico dominio. Questo importante traguardo è la conseguenza delle pressioni e dell’opera di sensibilizzazione di Wikimedia Italia, di ANAI, Associazione Italiana Biblioteche – AIB e ICOM Italia. Finora, infatti, non era possibile scattare né pubblicare una foto di un bene pubblico fatta in un luogo d’arte. Ad impedirlo era l’articolo 108 del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio. 

Con il nuovo Decreto cultura, firmato dal Consiglio dei Ministri lo scorso 22 maggio, viene ammessa la possibilità di effettuare liberamente foto all’interno dei musei con qualsiasi dispositivo elettronico. 

Il Decreto Cultura rende libera la riproduzione di beni culturali. Questo è lecito, purché non ci sia contatto fisico con il bene, né l’esposizione dello stesso a sorgenti luminose (flash o illuminazione artificiale), né l’uso di stativi o treppiedi. E’ libera anche la divulgazione, con qualsiasi mezzo, delle immagini di beni culturali. Tutto questo è possibile se e solo se viene fatto senza scopo di lucro. Questo decreto rende molto più facile la vita a tantissimi studenti, ricercatori, tesisti e amanti del sapere. La riproduzione e divulgazioni di beni culturali pubblici è, infatti, essenziale per lo studio e la ricerca, così come per la manifestazione del pensiero e la promozione della cultura.