patrimonio archeologico

News

NEWS | Khaled al-Asaad, il “guardiano” di Palmira può ora riposare in pace

Si attendono ancora i risultati del test del Dna, ma con ogni probabilità le spoglie rinvenute nella località di Kahlul, a est di Palmira, potrebbero appartenere a Khaled al-Asaad, archeologo siriano torturato e ucciso da un gruppo jihadista nel 2015. Assieme al suo, anche i resti di altri due corpi, l’annuncio dell’agenzia governativa siriana Sana.


La “sua” Palmira

Khaled al-Asaad si occupava della sposa del deserto a nord-est di Damasco sin dagli anni Sessanta del Novecento. Ed era a Palmira che aveva dedicato gli studi, la passione e, infine, la vita.

Si era occupato degli scavi archeologici e del museo dal 1963 al 2005, prima di diventare consigliere per gli affari culturali a Damasco. Numerosi i consulti da parte dell’Unesco e numerose le collaborazioni con gli archeologi italiani.
Ad ottobre del 2015 il presidente Mattarella lo aveva onorato con la dedica dell’area degli Arsenali della Repubblica di Pisa, allora appena restaurati. E n
ello stesso periodo l’Associazione Gariwo lo aveva dichiarato «giusto delle nazioni» al Giardino dei Giusti di Milano.

Il 18 Agosto del 2015

Nel pieno delle guerra civile siriana, lo stato Islamico avanzava e si abbatteva anche sui siti archeologici, seminando distruzione e la morte della memoria. Il 21 maggio 2015 l’ISIS (l’auto-proclamato Stato Islamico) dichiara la cattura di Palmira e del suo sito archeologico.

Tuttavia, prima dell’arrivo dei miliziani dello Stato islamico, al-Asaad aveva nascosto diversi reperti, i tesori romani di Palmira, per sottrarli alla barbarie jihadista. Ma come un guardiano, Khaled sceglieva di rimanere a presidiare la sua Palmira. Ad 82 anni è stato catturato e torturato per quattro settimane di fila, con lo scopo di ottenere informazioni sul nascondiglio dei reperti. Maamoun Abdulkarim, attuale direttore del Dipartimento delle Antichità e dei Musei della Siria, aveva dichiarato alla stampa che al-Asaad sarebbe stato ucciso per essersi rifiutato di rivelare ai miliziani dove fossero stati nascosti i tesori di Palmira.

Khaled, a più di ottant’anni, ha retto e sopportato le torture, non cedendo neppure un istante. Gli jihadisti, come estremo sfregio finale, lo uccisero proprio in uno dei luoghi più significativi per lui, l’anfiteatro romano di Palmira, di cui Khaled era stato direttore per tanti anni.

Ma la sua morte diventò ancora di più teatro dell’orrore perché venne decapitato in pubblica piazza. Il suo corpo fu appeso ad una colonna ed esposto come monito. Era il 18 agosto 2015 e pochi giorni dopo lo Stato Islamico avrebbe distrutto il tempio di Baal Shamin.

L’esplosione del tempio a Palmira (© SANA via Il Messaggero)
 
Il ritrovamento nel deserto

Da Damasco giunge la notizia che potrebbe essere suo il corpo rinvenuto, dopo quasi sei anni. Qualcuno lo aveva lo aveva trascinato in mezzo al deserto dopo l’esecuzione.

Si attendono dunque i risultati del Dna, per poter dare almeno una degna sepoltura ad un uomo il cui onore e il cui amore verso il passato culturale, verso la memoria della civiltà umana significavano più della vita stessa.

Conoscere il passato ci aiuta a crescere. Ignorarlo ci fa restare per sempre bambini – era solito ripetere Khaled al-Asaad

 

Pur avendo sempre fatto parte della classe dirigente siriana per il ruolo e la posizione ricoperte, il suo brutale assassinio aveva suscitato il dispiacere e la condanna di ogni componente della società, sia dei lealisti pro-regime, sia degli oppositori.

Pietra commemorativa al Giardino dei Giusti di Milano (© Associazione Gariwo)