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NEWS | Si arma di metal detector e vanghetta per andare a caccia di reperti: denunciato

Sembra la tipica trama da film su temi archeologici: il cattivo che ruba reperti per traffici illeciti, il buono che li mette in salvo. Accade nei pressi di Parma, dove i carabinieri hanno fermato un uomo intento a sondare il terreno alla ricerca di “tesoretti di natura archeologica con metal detector e vanghetta.

Fondamentale è stata la segnalazione di un privato dettata dal radicato senso civico. Il metal detector in una mano ed una vanghetta nell’altra, così l’hanno sorpreso in un campo a poca distanza dalla Chiesa di San Genesio (PR). L’uomo ha subito confessato ai militari il suo “hobby da archeologo” e, quindi, consegnato loro diversi sesini, monete risalenti al 1700, proiettili in piombo per fucili ad avancarica. Altri oggetti simili, inoltre, sono stati sequestrati presso l’abitazione dell’uomo. Doverosa, pertanto, una denuncia e la consegna dei reperti a disposizione della Soprintendenza archeologica belle arti e del paesaggio di Parma.

A tal proposito approfittiamo per ricordare: chi trova occasionalmente reperti ha l’obbligo di dichiararli entro ventiquattro ore all’autorità di pubblica sicurezza presente sul territorio. Un decreto legislativo del 2002 punisce coloro che effettuano questo tipo di ricerche (eseguite senza concessione, s’intende) e punisce anche la detenzione di reperti che appartengono allo Stato.

Il sito della Chiesa di San Genesio (PR), luogo dell’indagine illecita

Foto di copertina: fonte La Repubblica.

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NEWS | Biblioteca Palatina, 35 manoscritti greci sono online

La Biblioteca Palatina di Parma ha digitalizzato 35 manoscritti greci realizzati tra il X e il XVIII secolo, da ora fruibili online .

La Biblioteca Palatina di Parma, 35 manoscritti greci realizzati tra il X e il XVIII secolo, alcuni dei quali miniati, sono a disposizione degli studiosi e degli appassionati di tutto il mondo. Dietro la pubblicazione on line – spiegano i responsabili del Complesso della Pilotta – si cela un lavoro scientifico ed un progetto culturale che ha richiesto anni di studi specialistici, interventi tecnici di alto livello e collaborazioni prestigiose, riunendo, accanto alla Palatina e all’Università di Parma, partner del progetto, tre realtà come Chiesi Farmaceutici e Dallara, che hanno garantito i fondi per la digitalizzazione dei manoscritti, mentre Memores si è occupata dei passaggi tecnici per la pubblicazione delle immagini. La pubblicazione è avvenuta in ‘Internet Culturale‘, portale di accesso al patrimonio delle biblioteche pubbliche e di prestigiose istituzioni culturali italiane, curato dall’Istituto centrale per il Catalogo Unico delle biblioteche italiane e per le informazioni bibliografiche (Iccu).

La storia della biblioteca palatina

La Biblioteca Palatina di Parma fu fondata il primo agosto 1761 da don Filippo di Borbone, duca di Parma, Piacenza e Guastalla e possiede importanti fondi antichi manoscritti e a stampa ed ha prevalentemente indirizzo storico umanistico. Attualmente dipende dal Ministero per i beni e le attività culturali e raccoglie e conserva la produzione editoriale italiana nazionale e, attraverso il deposito obbligatorio degli stampati, anche la produzione locale. Tra i suoi fondi più significativi vanno ricordati il Fondo parmense che costituisce indubbiamente l’insieme più cospicuo di raccolte della Biblioteca. Di questo nucleo iniziale non si può non menzionare il fondo spagnolo del Siglo de oro: la raccolta di opere di Lope de Vega e Comedias de diferentes autores. Nel 1828 la sovrana Maria Luigia acquistava dall’incisore e pittore Paolo Toschi, per donarla alla biblioteca, la raccolta Ortalli di stampe e disegni, comprendente 40.000 incisioni a testimonianza dell’arte europea dei secoli XV-XIX . A questo corpus di incisioni si aggiunsero in seguito nove volumi di ritratti francesi raccolti da Pietro Antonio Martini, e i 1067 pezzi della Raccolta Balestra. L’incremento più cospicuo si ebbe poi con l’acquisizione, voluta dal governo italiano nel 1865 del Fondo Palatino, che comprendente 1034 manoscritti, molti dei quali miniati, di provenienza italiana, francese e fiamminga, 349 incunaboli, e circa trentamila volumi dei secoli XVI-XIX. Di notevole interesse è anche la raccolta delle Miscellanee erudite (in folio, in 4°, in 8°), raccolta di opuscoli stampati prevalentemente nel Ducato, dal XVI al XIX secolo. Il Fondo Ferrarini, lascito di Mario Ferrarini musicologo e studioso di letteratura drammatica, il Fondo Mansueto Tarchioni e un terzo Fondo, detto misto, meno conosciuto e meno cospicuo degli altri due, che raccoglie circa quattrocento codici.

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