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NEWS | Riapre il Parco di Pompei con il “Laboratorio per il paesaggio vesuviano”

Il Parco archeologico di Pompei ha riaperto il 27 aprile 2021 nelle modalità già attuate precedentemente. Accesso consentito dal martedì alla domenica tra le 9.00 e le 19.00 (ultimo ingresso alle 17.30) e con unico giorno di chiusura il lunedì, fino al 7 giugno 2021. Sabato e domenica l’ingresso avviene solo con prenotazione online tramite il sito di TicketOne. Lapp MyPompeii ha il compito di facilitare la visita che, dal varco di Piazza Anfiteatro, prosegue fino a Piazza Esedra.

A Pompei è possibile visitare tutti i siti: la Palestra grande, l’Anfiteatro, i Praedia di Giulia Felici, le domus di via dell’Abbondanza. Inoltre, si può accedere anche alla necropoli di Porta Nocera, all’Orto dei Fuggiaschi, al Foro Triangolare e all’area dei teatri; nonché al foro con gli edifici pubblici e religiosi, allo spazio esterno delle Terme Stabiane e infine alla Casa di Leda e il Cigno. Si può visitare anche la mostra Venustas. Grazie e Bellezza a Pompei. Si consiglia anche una visita all’Antiquarium di Pompei con il nuovo allestimento, da poco inaugurato.

pompei
I primi visitatori del Parco archeologico di Pompei alla riapertura (foto: Parco archeologico di Pompei)

Il “Laboratorio per il paesaggio vesuviano”

Partirà a breve il Laboratorio per il paesaggio vesuviano. Si tratta di un progetto che vede la collaborazione tra i Parchi archeologici di Pompei ed Ercolano, l’Area archeologica di Torre Annunziata e l’”Unità Grande Pompei e gli istituti scolastici dell’area vesuviana. L’obiettivo è quello di avvicinare i giovani al patrimonio culturale, cercando di sviluppare e accrescere in loro il senso di appartenenza e di identità al territorio. Il tutto è svolto nel solco della Convenzione di Faro, che promuove la cultura come strumento di coinvolgimento e sviluppo locale, nell’idea di quella che dovrebbe essere una heritage community.

Si avvieranno quindi iniziative culturali e progetti didattici da svolgere con gli studenti delle scuole nel corso dell’anno scolastico. Gli eventi termineranno con un festival finale in cui saranno previsti anche spettacoli, concerti, mostre archeologiche e artistiche da svolgere tra Pompei, Ercolano e gli altri siti archeologici dell’area vesuviana. In questo modo i ragazzi potranno capire quali sono le varie professionalità che agiscono nel settore culturale e artistico. Il tutto sarà fruibile ai visitatori.

Le strade di Pompei alla riapertura (foto: Parco archeologico di Pompei)
Le parole delle figure coinvolte

«Il messaggio che vogliamo trasmettere a bambini e ragazzi della Buffer Zone è che vivono in un territorio eccezionale grazie al suo patrimonio e alla sua storia e che la cultura, per avere un futuro, ha bisogno di loro». Così ha dichiarato Gabriel Zuchtriegel, direttore del Parco archeologico di Pompei (clicca qui per leggere l’intervista al direttore Zuchtriegel). «Vogliamo offrire ai bambini e ai ragazzi della Buffer Zone un’opportunità di essere protagonisti in progetti culturali che a tutti gli effetti rientreranno nella programmazione culturale del Parco, per farli sentire parte di un comprensorio unico al mondo quale quello del paesaggio vesuviano intorno ai siti sepolti dall’eruzione del 79 d.C. e dal 1997 iscritti alla lista del patrimonio UNESCO».

Anche Francesco Sirano, direttore del Parco archeologico di Ercolano, ha espresso la sua partecipazione: «Crediamo fortemente nella rete con le scuole, i giovani rappresentano il nostro futuro e va coltivato in loro l’amore per il proprio territorio che deve esprimersi nei modi più liberi e innovativi possibili». 

«Esprimo grande soddisfazione per la firma di questo protocollo di intesa. Ci accingiamo a mettere in campo trasversalità significative per valorizzare territori ricchi di storia e di cultura e competenze formative». Ha dichiarato così Luisa Franzese, direttore generale dell’USR per la Campania, e continua: «L’orizzonte ampio di questa iniziativa è l’educazione alla bellezza e alla sensibilità. Vogliamo creare un ponte tra il territorio in cui vivono e le famiglie e i ragazzi delle nostre scuole, partendo dalla consapevolezza che i parchi archeologici non sono dei musei a cielo aperto, siti di una cultura senza più vita, ma luoghi di umanità».

Il “Laboratorio del paesaggio vesuviano” con le scuole secondarie

Immagine di copertina: foto di Made in Pompei.

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NEWS | Un meraviglioso carro da parata riemerge a Pompei

Pompei torna a stupirci ancora. Alla villa di Civita Giuliana è riemerso quello che l’archeologo, Massimo Osanna, direttore uscente del Parco Archeologico di Pompei, definisce un probabile Pilentum; si tratta di un carro da parata, un veicolo usato dalle élites  in contesti cerimoniali. Le operazioni, in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei e la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, annunciano il rinvenimento. Il carro è emerso integro nel porticato antistante alla stalla, dove già nel 2018 erano tornati in luce i resti di 3 equidi, tra cui un cavallo bardato.

Una scoperta eccezionale per Osanna, che annuncia questo ritrovamento unico. Anche il ministro Franceschini, sottolinea come questo rappresenti un importante avanzamento scientifico nelle ricerche archeologiche.

L’eccezionalità dei dettagli

L’eccezionalità del reperto deriva anche dalla sua straordinaria bellezza. Il carro a quattro ruote, mostra infatti tracce di dipinto rosso ed è rivestito da decorazioni a tema erotico. Gli archeologi pensano che questo possa essere ricondotto al culto di Cerere e Venere o, più probabilmente, potrebbe trattarsi di una scena di nozze. Presenta inoltre dei decori in stagno e bronzo, incredibili nella loro completezza: tracce degli antichi cuscini e anche delle funi per reggere le corone di fiori. Sono visibili anche le impronte di elementi vegetali, due spighe di grano che sono rimaste impresse su uno dei sedili. Sono emerse anche tracce dei resti lignei mineralizzati.

Grazie alle fonti storiche, come Claudiano e altri – Osanna conferma – sappiamo che questi carri potevano spesso essere dipinti in azzurro o in rosso. Venivano infatti utilizzati per cerimoniali religiosi o come veicoli di rappresentanza delle classi sociali emergenti.

Il progetto di scavo avviato in questa zona ha la funzione di cooperare nelle indagini con la Procura di Torre Annunziata, per arrestare il depredamento clandestino nella zona, dove erano stati praticati cunicoli per intercettare tesori archeologici. Obiettivo quindi, quello di salvare dall’azione di saccheggio, una delle ville più significative del territorio vesuviano.

Per un approfondimento delle strategie di scavo complete visita il questo sito.

(Fonte immagine di copertina: Parco Archeologico di Pompei)

http://pompeiisites.org/comunicati/il-carro-da-parata-di-civita-giuliana-lultima-scoperta-di-pompei/?fbclid=IwAR0o3f4Z10JHHYGV32F7c_A8455Fo2Bcjm1xASwDS3elXIKBGzZ1JhVNU8A
Vista a Laser scanner dell’area dello scavo ( dal Parco Archeologico di Pompei)

 

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NEWS | A Pompei l’affresco della Casa dei Ceii torna a splendere dopo il restauro

A Pompei torna a splendere il grande affresco del giardino della Casa dei Ceii dopo i restauri effettuati sulle pitture ornamentali. L’affresco decora la parete di fondo del giardino della casa. La pittura si compone di scene di caccia con animali selvatici, ma anche di paesaggi egittizzanti con raffigurazioni di Pigmei e animali tipici del Delta del Nilo.

Casa dei Ceii
L’affresco della Caccia nella Casa dei Ceii, Pompei. Foto: ©Luigi Spina

Si tratta di soggetti usuali per la decorazione dei muri perimetrali dei giardini pompeiani. Questi contribuivano ad ampliare le dimensioni degli spazi e creavano un’atmosfera idilliaca e suggestiva. La Domus apparteneva al magistrato Lucius Ceius Secundus, intestazione presente nell’iscrizione elettorale dipinta sulla facciata. Scavata tra il 1913 e 1914, la Casa dei Ceii è uno dei rari esempi di dimora antica di età tardo-sannitica (II sec. a.C.).

Nel corso degli anni, a causa di una manutenzione scarsa e di pratiche di conservazione inadeguate, le pitture hanno subito notevoli danni. Un complesso restauro ha consentito la ripulitura della pellicola pittorica. L’utilizzo del laser ha portato a nuovo splendore ampie zone dell’affresco.

Casa dei Ceii
Casa dei Ceii, Pigmei, dettaglio (Parco archeologico di Pompei)
Affresco parete Nord del giardino della casa dei Ceii, prima del restauro (MiBACT)

Le parti non visibili del dipinto sono state recuperate attraverso un ritocco pittorico puntuale. A tal proposito, tutto l’ambiente è stato chiuso per evitare infiltrazioni di acqua piovana e preservarne l’area. L’intervento è stato realizzato con fondi ordinari del Parco Archeologico di Pompei.

 

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NEWS | Polemica sulla nomina del Dir. Zuchtriegel, dimissioni nel comitato scientifico

A pochi giorni dalla nomina del trentanovenne Gabriel Zuchtriegel, come successore di Massimo Osanna alla direzione del Parco Archeologico di Pompei, scoppia la polemica. Infatti, due dei quattro membri del comitato scientifico rassegnano le dimissioni, affermando la mancanza delle credenziali adeguate alla carica del nuovo direttore.

Chi sono i due contro la nomina di Zuchtriegel

Si tratta di Irene Brigantini, archeologa, ex-MiBACT dal 1981 e Professoressa all’Università L’Orientale di Napoli, e Stefano De Caro, ex direttore dell’Ufficio Scavi di Pompei ed ex Direttore generale dei Beni archeologici. All’interno dalla lettera di dimissioni al Direttore Generale dei Musei del MiBACT Massimo Osanna, riportata dall’ANSA, dichiarano: 

“Con decisione irrevocabile ed effetto immediato abbiamo deciso di dare le dimissioni. Con vivo disappunto, riteniamo non sussistano le condizioni minime per collaborare con il suo successore“.

Il nuovo Direttore Zuchtriegel, ex direttore del Parco Archeologico di Paestum, vanta un curriculum di tutto rispetto, che ha condotto il Ministro Franceschini alla sua nomina tra i tre candidati presentatigli.

Difatti, rapidamente è giunta la risposta del Dir. Osanna:

“Francamente non capisco la polemica. Zuchtriegel ha un curriculum scientifico eccellente, a Paestum ha fatto benissimo e a Pompei assicurerà una gestione del sito in piena continuità con quanto fatto da me in questi ultimi anni per il grande Progetto Pompei. Il fatto che Zuchtriegel abbia appena quarant’anni non penso possa essere motivo per non ritenerlo all’altezza. Anzi, credo che sia un valore ed un grande segnale di apertura verso le nuove generazioni“.

Anche il Ministro Franceschini dichiara di aspettarsi grandi risultati dal nuovo incaricato, sostenendo la sua scelta e ricordando il magnifico lavoro svolto a Paestum. Gabriel Zuchtriegel non è di certo il primo ad assumere il compito di direttore nel settore archeologico a meno di quarant’anni. Infatti, il Direttore del Museo Egizio di Torino, Christian Greco, fu incaricato alla medesima età e ha svolto un lavoro eccellente.

Gabriel Zuchtriegel e il Ministro Franceschini.

 

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NEWS | La storia di Pompei in digitale: riapre l’Antiquarium

Oggi riapre l’Antiquarium del Parco Archeologico di Pompei, grazie al duro lavoro svolto durante il periodo di chiusura. Una rivoluzione interna, che riprende l’idea organizzativa del passato: la concezione museale, infatti, è quella pensata da Amedeo Maiuri nel 1926, che nel 1967 affermava:

Eppure Pompei ha oggi, più che mai, bisogno del suo Antiquarium. L’estensione degli scavi, la preziosità e la singolarità di alcune scoperte, il dovere, ineluttabile dovere, di difendere dagli agenti atmosferici e dalle insidie, se non dal malvolere degli uomini, tutto ciò che non si può custodire all’aperto. L’utilità infine di presentare raggruppati e classificati i materiali che non si trovano nelle case.

L’Antiquarium diventa una vera e propria esperienza introduttiva al Parco Archeologico: vi è esposta la storia di Pompei, dall’età sannitica all’eruzione del 79 d.C., con la presenza di supporti digitali per accompagnare i visitatori alla scoperta dell’antica città e dei punti di maggior interesse.

L’esposizione del museo archeologico comprende reperti provenienti dagli ultimi scavi, come il tesoro di amuleti della Casa con Giardino e i calchi delle vittime dalla Villa di Civita Giuliana.

L’Antiquarium dalla realizzazione ad oggi

La realizzazione, ad opera di Giuseppe Fiorelli, iniziò nel 1873 e si concluse l’anno successivo, negli spazi al di sotto del Tempio di Venere con affaccio sull’ingresso di Porta Marina.

Nella sua prima vita l’Antiquarium ospitava al suo interno l’esposizione di reperti sulla vita quotidiana dell’antica Pompei e alcuni calchi delle vittime dell’eruzione.

Nel 1926 il Sovrintendente alle Antichità di Napoli e del Mezzogiorno, Amedeo Maiuri, curò l’ampliamento della struttura: furono esposte le mappe aggiornate degli scavi pompeiani e i reperti di Via dell’Abbondanza e di Villa Pisanella a Boscoreale, in un percorso-guida dalle origini di Pompei all’eruzione.

L’Antiquarium, vittima di un bombardamento durante la II guerra mondiale, venne chiuso nel 1943; fu riaperto solo nel 1948, dopo il restauro diretto da Maiuri, in occasione delle celebrazioni per il secondo centenario degli scavi di Pompei.

Una seconda chiusura avvenne nel 1980, a causa del terremoto che arrecò gravissimi danni all’intero edificio. Solo di recente, nel 2016, l’Antiquarium ha riaperto al pubblico come centro visitatori, accogliendo mostre come “Gli Arredi della Casa di Giulio Polibio”. 

Dal 2021 l’Antiquarium di Pompei torna ad essere un vero e proprio museo archeologico permanente.

Foto dell’Antiquarium di Pompei nel 1948
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NEWS | Pompei, i dieci “finalisti” candidati alla direzione del Parco archeologico

A Novembre 2020, Dario Franceschini aveva nominato una commissione per la selezione del nuovo direttore di uno dei siti archeologici più famosi al mondo: Pompei.

Per la posizione di Direttore generale del Parco archeologico di Pompei si erano candidati in 44, il 23% dei quali stranieri. La commissione è presieduta da Marta Cartabia, Presidente emerita della Corte costituzionale e Professoressa Ordinaria di Diritto Costituzionale alla Bocconi.
Una commissione composta da esperti di alto livello scientifico – ha commentato il ministro Franceschini – che lavorerà nei prossimi mesi per selezionare il miglior profilo possibile per l’incarico di direttore del Parco archeologico di Pompei. Uno dei siti più famosi al mondo che rappresenta un’importante storia di rinascita del patrimonio culturale italiano degli ultimi anni. Alla commissione  gli auguri di buon lavoro.

Massimo Osanna, da oggi, lascia la guida degli scavi e non sarà più il Direttore Generale del Parco Archeologico di Pompei. Tuttavia, svolgerà un nuovo ruolo all’interno del Ministero dei Beni Culturali, diventando il nuovo Direttore Generale dei Musei Italiani.

I finalisti

Giunge oggi la notizia dell’individuazione dei 10 “finalisti” su 44 che avevano fatto domanda.

La lista, che viene presentata in ordine alfabetico in modo da non rendere noti i punteggi di partenza, è stata pubblicata dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.

La procedura prevede colloqui con i candidati, che si terranno nelle date del 10 e dell’11 febbraio presso la sede del MIBACT, in Via del Collegio Romano a Roma. A seguito dei colloqui ci sarà un’ulteriore scrematura e saranno individuati tre nominativi. Spetterà poi al Ministro Franceschini la scelta finale.

La nomina del nuovo direttore sarà resa nota entro il 31 marzo.

Di seguito la lista con i nominativi in ordine alfabetico:

  1. Giovanni Di Pasquale
  2. Maria Paola Guidobaldi
  3. Giuseppe Carmelo Parello
  4. Renata Picone
  5. Federica Rinaldi
  6. Mirella Serlorenzi
  7. Francesco Sirano
  8. Pierfrancesco Talamo
  9. Giuliano Volpe
  10. Gabriel Zuchtriegel
Via delle Scuole, Pompei (© Wikimedia Commons)

Tra i finalisti, inoltre, spiccano i nomi di Francesco Sirano (attuale Direttore del Parco archeologico di Ercolano); Gabriel Zuchtriegel (attuale Direttore del Parco archeologico di Paestum e Velia); Maria Paola Guidobaldi (già Direttore degli scavi di Ercolano prima dell’autonomia gestionale) e, infine, Pierfrancesco Talamo (direttore nel 2019 dell’allora regionale Parco dei Campi Flegrei). Interessante la candidatura di Giuliano Volpe, accademico e archeologo, che tra il 2014 e il 2018 è stato Presidente del Consiglio Superiore per i Beni Culturali e paesaggistici del MIBACT, partecipando alla cosiddetta “Riforma Franceschini”.

Non ci resta che attendere l’ultimazione delle ultime battute per scoprire chi sarà il nuovo Direttore generale del Parco archeologico di Pompei.

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NEWS | “Pompei. La città viva”, al via la serie di podcast sullo straordinario sito archeologico

“Pompei. La città viva” sarà una serie di sei podcast che racconterà il sito archeologico più famoso d’Italia. Si tratta di una produzione Piano P (piattaforma di podcast giornalistici), in collaborazione con la casa editrice Electa. Gli episodi saranno disponibili su tutte le app gratuite per l’ascolto dei podcast.

A partire da domani, venerdì 8 gennaio 2021, andrà in onda un episodio a settima, per un totale di sei. In questi appuntamenti, sotto la conduzione di Carlo Annese, ventisei fra archeologi, accademici, artisti e scrittori parleranno della storia della città. Tra i narratori tornerà anche il Direttore del Parco, Massimo Osanna, dopo il successo del documentario “Pompei ultima scoperta”, facente seguito al recente ritrovamento di un nuovo termopolio.

Nei sei episodi di questo podcast racconteremo la fine, la scoperta e la rinascita di uno dei luoghi più affascinanti al mondo. Metteremo insieme antico e moderno, mito e cronaca, Virgilio e Robert Harris. Attraverseremo le sue strade immaginandole nel fermento dell’attività quotidiana poco prima della catastrofe che secoli più tardi avrebbe rappresentato un punto di svolta nel pensiero illuminista. Ci interrogheremo sull’eruzione del Vesuvio nel 79 d.C. e su come si vive oggi sotto il vulcano. Ripercorreremo quella magnifica storia nella storia che è l’epopea degli scavi nei quasi trecento anni che ci separano dalla sua scoperta. Entreremo nei luoghi proibiti di Pompei e racconteremo sensualità ed erotismo di chi vi abitava. Viaggeremo sulle rotte del Grand Tour e fra le infinite suggestioni che la città e la sua tragica fine hanno suscitato nell’arte e nella cultura. E, soprattutto, racconteremo la definitiva resurrezione del Parco Archeologico di Pompei attraverso le parole dei suoi artefici.

Così si presenta il podcast sul trailer già condiviso dal Parco Archeologico di Pompei sulle sue pagine social.

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NEWS | Pompei tra cibo e botteghe: torna alla luce il Thermopolium (PHOTOGALLERY)

Pompei non smette di sorprendere nemmeno durante il lockdown natalizio. Infatti, la Regio V ha restituito un Thermopolium in buono stato di conservazione; si tratta di una struttura molto amata dai romani, un luogo di ristoro dove era possibile acquistare cibi pronti per il consumo: dal greco ϑερμός, «caldo» e πωλέω, «vendere».

Il Thermopolium è ubicato di fronte alla “Locanda dei Gladiatori”, quasi all’angolo tra il vicolo dei Balconi e la via della Casa delle Nozze d’Argento. Era già stato individuato nel 2019 nell’ambito del Grande Progetto Pompei; un timido inizio degli scavi aveva riportato in luce il dipinto di parte del bancone a L con una Nereide con cetra che cavalca un ippocampo

Il bancone a L del Thermopolium con dipinto di Nereide con cetra che cavalca un ippocampo

Cosa bolliva in pentola al momento dell’eruzione?

Dalle parole di Massimo Osanna, Direttore Generale dei Musei MiBACT, il Thermopolium sembra esser proprio una fotografia di quel giorno nefasto del 79 d.C. Il grande bancone a L contiene dei recipienti in terracotta, dolia, ricavati nel suo spessore che contengono interessanti e, all’epoca, prelibati resti di cibo al loro interno.

All’opera è un team interdisciplinare composto da un antropologo fisico, archeologi, un archeobotanico, un archeozoologo, un geologo e un vulcanologo. Alle analisi già effettuate in situ saranno affiancate ulteriori analisi chimiche in laboratorio per comprendere i contenuti dei dolia”, commenta Osanna.

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Lo studio dei resti nei dolia incassati nello spessore del bancone

Un grande team multidisciplinare ha permesso di scoprire molto in situ e tanto altro ci riserverà nei prossimi giorni di studio. L’archeozoologa Chiara Corbino ha individuato resti di una pietanza composta da mammiferi, uccelli, pesce e lumache. L’archeobotanica Chiara Comegna è intervenuta invece sul vino: doveva esser corretto con fave, che servivano per sbiancarlo e per correggerne il gusto; era infatti conservato in un dolium che aveva sul fondo una tegola: serviva a separare i legumi dalla bevanda senza contaminarla troppo. L’ambiente circostante al bancone doveva presentarsi così come in un altro dipinto, che ha come protagoniste delle galline appese e un gallo appollaiato vicino: questi e altri animali dovevano esser macellati e le loro carni cucinate e vendute nel locale.

Accogliente il Thermopolium, non tanto chi ci lavorava

Accanto al dipinto delle galline appese e del gallo appollaiato, protagonista di questa parte del bancone è un cane al guinzaglio. Desta stupore il ritrovamento di resti ossei di un cane a un passo di distanza dal dipinto; l’animale era adulto, ma di taglia piccola: sembra fosse attiva la selezione delle razze per gli animali da compagnia. Sembra quasi un monito alla maniera del Cave canem, ma sulla cornice dello stesso dipinto appare altro, un’iscrizione graffita: Nicia cinede cacator tradotto sulla pagina Facebook del MiBACT con Nicia cacatore, invertito; si tratta di un insulto rivolto al proprietario del locale o a chi ci lavorava, molto probabilmente un liberto. Le iscrizioni graffite erano vere e proprie forme di scrittura estemporanea realizzate attraverso strumenti casuali, anche trovati per strada; Pompei ne è piena: ci mettono a contatto con la vita quotidiana dell’epoca.

Thermopolium
Dipinto di cane al guinzaglio e iscrizione graffita sulla cornice

Vite intrappolate nel Thermopolium

La bottega sembra essere stata chiusa in tutta fretta e abbandonata dai proprietari, ma è possibile che qualcuno, forse l’uomo più anziano, sia rimasto al suo interno e sia morto nella prima fase dell’eruzione, schiacciato dal crollo del solaio. Il secondo potrebbe essere invece un ladro o un fuggiasco affamato, entrato per racimolare qualcosa da mangiare e sorpreso dai vapori ardenti con in mano il coperchio della pentola che aveva appena aperto”, commenta Osanna.

Nel Thermopolium sono stati rinvenuti anche dei resti umani relativi a due individui. Uno di loro doveva avere una cinquantina d’anni, stando all’ipotesi dell’antropologa Valeria Amoretti; al momento dell’eruzione si trovava su una branda e pare che sia stato schiacciato dal solaio. Mentre le ossa del presunto fuggiasco sono ancora da indagare.

Non solo le ossa, ma tutto il complesso è ancora da studiare meglio. L’idea è di aprire le visite al Thermpolium nel periodo pasquale, in primavera.

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Resti ossei dietro il bancone del Thermopolium
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NEWS | Pompei restituisce altre due vittime, scoperti i corpi intatti di due uomini

Sensazionale scoperta a Pompei nei giorni scorsi. Gli archeologi hanno riportato alla luce altre due vittime di quell’ottobre del 79 d.C., nel momento in cui Pompei venne cristallizzata nella fotografia di una delle più terribili tragedie della storia umana. Due personaggi in più si aggiungono al racconto di fuga e terrore e la loro posizione, il luogo del ritrovamento e i loro vestiti riusciranno a parlare per loro, a dire chi erano e dove erano diretti.

Il ritrovamento è avvenuto nella villa signorile del “Sauro Bardato”, oggetto di studi e grandiose scoperte già dal 2017.

Clicca qui per il video del ritrovamento

La villa suburbana di Civita Giuliana

La lussureggiante villa di epoca augustea era già famosa per la scoperta fatta nel 2017. Nelle stalle, infatti, gli archeologi avevano riportato alla luce i resti di tre cavalli di razza, uno dei quali era bardato con una sella in legno e bronzo e ricchissimi finimenti, come se fosse pronto per l’uscita imminente del suo padrone.

Il direttore del Parco archeologico di Pompei, Massimo Osanna, aveva ipotizzato che si trattasse di un comandante militare o un alto magistrato. Grazie ad un piccolo graffito ritrovato su una parete affrescata, su cui era inciso il nome di una fanciulla, “Mummia”, da cui gli studiosi erano risaliti alla possibile identità della famiglia: i Mummii, una importante famiglia romana di epoca imperiale.

La villa è stata paragonata alla famosissima Villa dei Misteri per la sua eleganza e raffinatezza. Situata subito fuori le mura della città, disponeva di terrazze e giardini da cui si poteva godere della vista del Golfo di Napoli e di Capri. Era costituita da numerosi ambienti, da quelli di rappresentanza alle camere da letto “signorili”, agli ambienti di servizio, come magazzini per l’olio e per il vino e le già citate stalle.

Il criptoportico

Dopo le stalle, l’attenzione degli archeologi si era rivolta all’esterno, nella zona di un lunghissimo criptoportico edificato sotto una delle grandi terrazze della villa.

“Abbiamo avvertito la presenza di vuoti nella coltre di materiale piroplastico e da lì la sorpresa dei resti umani”, sottolinea ancora emozionato Osanna. C’erano le condizioni ottimali per provare a ottenere il calco delle vittime, seguendo la tecnica messa a punto nel 1863 da Giuseppe Fiorelli. L’ultimo tentativo era stato fatto negli anni Novanta del Novecento, purtroppo senza grandi successi. Stavolta l’esperimento è pienamente riuscito.

Grazie al calco sono visibili anche i resti dei vestiti dei due uomini: uno dei due portava con sé un secondo indumento in lana, forse un mantello o una coperta.

Il ritrovamento proprio nel criptoportico ha già un precedente a Pompei: negli scavi del ‘700, infatti, furono scoperti numerosi corpi nel criptoportico della Villa di Diomede, ambienti sotterranei dove probabilmente uomini, donne e bambini si erano sentiti più al sicuro durante il cataclisma.

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NEWS | Archeologia e Arte Contemporanea, nasce Pompeii Commitment

È in partenza “Pompeii Commitment. Materie archeologiche/Archaeological Matters”, progetto basato sullo studio e sulla valorizzazione delle “materie archeologiche” custodite nelle aree di scavo e nei depositi di Pompei (NA). Lo scopo è la costituzione progressiva di una collezione di arte contemporanea per il Parco Archeologico di Pompei. La direzione scientifica è affidata a Massimo Osanna, attuale Direttore generale dei Musei per il MiBACT e in vista dell’interim alla guida del Parco Archeologico di Pompei.

«La materia archeologica – ha dichiarato Osanna – è in primo luogo la disciplina stessa dell’archeologia, ovvero lo studio del passato attraverso lo scavo, l’analisi e l’interpretazione dei reperti in relazione al loro contesto di rinvenimento. Un’indagine che l’archeologo affronta necessariamente agendo nel presente, secondo un processo aperto anche all’intuizione, alla formulazione di ipotesi, all’invenzione e avvalendosi di una visione olistica e di un approccio pluridisciplinare per ricomporre dalla frammentarietà un’unità possibile. Ma materia archeologica sono anche gli innumerevoli reperti con cui l’archeologo si confronta, nel loro stato attuale, quali architetture, sculture, mosaici, affreschi, oggetti d’uso comune, o i resti organici e inorganici, tutti loro, e a loro modo, specie viventi, che recano innumerevoli tracce di accadimenti e di conoscenze pregresse e che condividono con noi il mondo in cui viviamo. Questo rende non solo la “materia archeologica” una disciplina potenzialmente contemporanea, il cui orizzonte è rivolto al futuro più che al passato, ma anche un insieme di energie che oltrepassa le supposte differenze fra tempo storico e trasformazione ambientale, distruzione e ricostruzione, vita e morte».

Un esperto di arte contemporanea nominato curatore del progetto

A curare il progetto c’è Andrea Viliani, responsabile e curatore del Centro di Ricerca del Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea ed ex direttore del Museo Madre di Napoli, con il supporto di Stella Bottai – critico d’arte e curatrice di arte contemporanea – e Laura Mariano.

«Pompeii Commitment – sottolinea Viliani – ricongiunge archeologia e contemporaneità, ovvero i reperti archeologici nel loro stato di conservazione e comprensione sempre mutevole e le manifestazioni culturali contemporanee nella loro molteplice e contraddittoria creazione di conoscenze e immaginari che ancora non esistono. Il progetto connette le testimonianze di catastrofi già avvenute con scenari di rischio e ricreazione contemporanei, producendo un patrimonio esperibile non solo quale “eredità” del passato ma anche come esempio di “rigenerazione” e “potenzialità”. Questi non sono oggetti inerti ma creature, “del fango, non del cielo”, per citare Donna Haraway, sono conoscenze e immaginari vivi e in opera che possono quindi fungere da stimolo non solo per l’analisi e l’implementazione del patrimonio esistente, ma anche per la creazione di nuovi scenari, in un contesto aperto al confronto fra le generazioni, le provenienze, le discipline e le materie da cui il nostro mondo è abitato e di cui è composto. In questo senso intendiamo usare la parola “responsabilità” (in inglese “commitment”): come prospettiva che dal passato si affida al presente e dal presente al futuro, ovvero come invito ad assumere un atteggiamento di consapevolezza, di impegno, di proposta nei confronti della persistente contemporaneità, e urgenza, epistemiche che un sito archeologico come quello di Pompei continua a trasmetterci».

Il portale come centro di ricerca virtuale

Il progetto si articola in due fasi: la prima fase (autunno 2020 – inverno 2021) prevede la realizzazione di un portale web dedicato, concepito come una vera e propria porta di accesso al sito archeologico, attraverso il quale confluiranno documenti, progetti di ricerca, saggi testuali e visivi, podcast audio e video – di cui saranno autori artisti, critici, curatori, scrittori e attivisti contemporanei da tutto il mondo – che convergeranno poi in una pubblicazione scientifica finale. Il portale viene presentato come un centro di ricerca, in cui attivare un confronto diretto anche con i diversi professionisti del Parco Archeologico.

La seconda fase, che avrà inizio dal 2021, prevede l’avvio di un programma di commissione, produzione e presentazione di opere che, progressivamente, costituiranno la collezione d’arte contemporanea del Parco. Questa collezione sarà composta da manufatti e documenti prodotti da artisti, che saranno invitati a riflettere sui molteplici significati della materia archeologica pompeiana. Questa seconda fase è ispirata alle linee guida del progetto Italian Council, promosso dalla Direzione Generale Arte e Architettura contemporanee e Periferie urbane del MiBACT e volto a promuovere la produzione, la conoscenza e la disseminazione della creazione contemporanea italiana nel campo delle arti visive.

Una nuova collezione d’arte per il PAP

Opere, documenti ed esperienze entreranno a far parte del patrimonio dello Stato italiano, in consegna al Parco Archeologico di Pompei (PAP), come collezione in-progress. Esposte e discusse in anteprima a Pompei, le opere prodotte saranno successivamente presentate anche in altre sedi istituzionali e in esposizioni temporanee o periodiche, oltre che accompagnate da un programma di seminari, conferenze e workshop. Nell’autunno-inverno 2020/2021 è prevista, inoltre, la presentazione dei primi progetti editoriali e di ricerca e delle opere prodotte: la pubblicazione web connessa all’opera “Indagare il sottosuolo. Atlante delle storie omesse / Digging Up. Atlas of the Blank Histories” (2019) di Lara Favaretto; l’opera The School of Pompeii (2019) di Elena Mazzi; l’opera Black Med-POMPEI (2020) di Invernomuto; il volume monografico Gianni Pettena: 1966-2021, co-prodotto dal Parco Archeologico di Pompei.

Il progetto aspira a costituire anche uno strumento di valorizzazione del sito di Pompei, sia fisico che digitale, intendendolo come patrimonio storico e naturalistico contemporaneo, in grado di ispirare nuove linee di ricerca artistica e di rileggere con strategie innovative l’approccio ai temi del patrimonio culturale nell’accezione odierna di Cultural Heritage.