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ARCHEOLOGIA | La Grotta del Romito (CS), 10.000 anni di storia

La Grotta del Romito si trova nel comune calabrese di Papasidero, in provincia di Cosenza. Le testimonianze al suo interno, datate al Paleolitico superiore, sono tra le più antiche dell’arte preistorica in Italia. La continuità cronologica, invece, ha reso questa grotta una delle più importanti a livello europeo. Strutturalmente, essa è divisa in due parti: la cavità e il riparo. La grotta vera e propria si addentra per circa venti metri nella formazione calcarea per mezzo di un cunicolo stretto. Il riparo, invece, si estende per circa 34 m in direzione est-ovest. Le numerose scoperte archeologiche hanno offerto elementi utili alla ricostruzione paleo-ecologica e storica della vita delle comunità di cacciatori-raccoglitori che abitarono il sito.

La scoperta della grotta

La grotta del Romito è stata scoperta nel 1961 dal paleontologo Paolo Graziosi dell’Università di Firenze. Il più antico abitante della grotta sembra essere stato l’homo sapiens appartenente alla razza di Cro-Magnon. Tale razza, qui vissuta circa 20.000 anni fa, non sapeva ancora allevare animali, né tantomeno era in grado di selezionare le piante per coltivarle. Successivamente, durante il Neolitico ceramico, intorno al quinto millennio a.C., la grotta sembra essere divenuta un deposito di ossidiana. Questo pone il sito all’interno di un percorso commerciale che, partendo dalle Isole Eolie, giungeva fino allo Ionio.

Durante le sue frequentazioni, l’uomo non ha fatto altro che reimpostarsi sui crolli geologici naturali avvenuti all’interno della grotta e adattarsi ad essi: egli riempiva di pietre le cavità tra i grossi massi crollati, creando, così, un nuovo piano di calpestio. Gli scavi hanno evidenziato come dentro la grotta scorresse un corso d’acqua, che si ingrossava e prosciugava a fasi alterne, permettendo all’uomo di approfittare delle fasi asciutte.

I rinvenimenti

Ciò che oggi resta dei 10.000 anni di frequentazione umana sono quattro sepolture, contenenti ognuna una coppia di inumati, strumenti litici e ossei ed incisioni rupestri. Due delle quattro sepolture sono state rinvenute nel riparo e due all’interno della grotta. Tra queste ultime, quella scoperta più di recente è anche la più antica, databile a 20.000 anni fa. Tale sepoltura colma il gap cronologico esistente tra essa stessa e le altre tre, collocate cronologicamente intorno a 12.000 anni fa.  

Il rinvenimento più famoso è sicuramente l’incisione rupestre che ritirae un bovide: si tratta di un Bos primigenius, un Uro, l’antenato ormai estinto dei nostri tori. La figura zoomorfa è lunga circa 1,20 m ed è incisa, con tratto molto sicuro, su un masso di circa 2,30 metri di lunghezza. La precisione dei dettagli indica l’importanza che l’uomo del Romito dava a queste creature: le corna sono viste di lato, proiettate in avanti, l’occhio è appena accennato, le narici, la bocca, l’orecchio e ogni altra parte dell’animale sono tracciati in perfetta proporzione col resto. Al di sotto della grande figura dell’Uro ve n’è una seconda, più sottile, di cui sono raffigurati soltanto il petto, la testa e la schiena. Di fronte al bovide, una seconda incisione mostra dei segni lineari, il cui significato non è ancora stato chiarito.

Grazie all’azione sinergica dell’Istituto Italiano di Archeologia Sperimentale, della Soprintendenza Archeologica della Calabria e del Comune di Papasidero, la Grotta del Romito è attualmente visitabile. Il sito è dotato di passerelle e impianti di illuminazione, che ne garantiscono l’intera fruizione, e la visita si conclude con un antiquarium, all’interno del quale sono esposti alcuni reperti.

ARCHAEOLOGY | The Romito Cave – COSENZA – 10,000 years of history

The Romito Cave is located in the Calabrian town of Papasidero, in the province of Cosenza. The examples inside, dated back to Upper Paleolithic, are among the oldest of prehistoric art in Italy. The chronological continuity, on the other hand, made this cave one of the most important in Europe. It is structurally divided into two parts: the cavity and the shelter. The cave itself enters the limestone formation for about twenty metres by means of a narrow tunnel. The shelter, on the other hand, extends for about 34 m in an east-west direction. The numerous archaeological discoveries have offered useful elements for the paleo-ecological and historical reconstruction of the life of the hunter-gatherer communities who inhabited the site.

The discovery of the cave

The Romito cave was discovered in 1961 by the paleontologist Paolo Graziosi of the University of Florence. The oldest inhabitant of the cave appears to have been Cro-Magnon Man. This species, which lived here about 20,000 years ago, did not yet know how to breed animals, nor was it able to select plants to cultivate them. Subsequently, during the Neolithic Age, around the fifth millennium BC, the cave seems to have become an obsidian deposit. This places the site within a commercial route that, starting from the Aeolian Islands, reached the Ionian Sea.

During his visits, Man did nothing but reset himself on the natural geological collapses that occurred inside the cave and adapt to them: he filled the cavities between the large collapsed boulders with stones, thus creating a new floor. The excavations have shown how a stream flowed inside the cave, which swelled and dried up in alternating phases, allowing man to take advantage of the dry phases.

The findings

What remains today of the 10,000 years of human presence are four burials, each containing a pair of buried, lithic and bone tools and rock carvings. Two of the four burials were found in the shelter and two inside the cave. Among the latter, the most recently discovered is also the oldest, dating back to 20,000 years ago. This burial bridges the chronological gap existing between itself and the other three, located chronologically around 12,000 years ago.

The most famous finding is certainly the rock engraving that withdraws a bovine figure: it is the Bos primigenius, an aurochs, the now extinct ancestor of our bulls. The zoomorphic figure is about 1.20 m long and is engraved, with a very sure line, on a boulder about 2.30 metres long. The precision of the details indicates the importance that the Romito Man gave to these creatures: the horns are seen on the side, projected forward, the eye is barely mentioned, the nostrils, the mouth, the ear and every other part of the animal are drawn in perfect proportion to the rest. Below the great figure of the Uro there is a second, more subtle one, of which only the chest, the head and the back are sketched. Opposite the bovine figure, a second incision shows linear signs, the meaning of which has not yet been clarified.

Thanks to the synergistic action of the Italian Institute of Experimental Archeology, the Archaeological Superintendence of Calabria and the Municipality of Papasidero, the Romito Cave can currently be visited. The site is equipped with walkways and lighting systems, which guarantee the entire use, and the visit ends with a museum, inside which some finds are exhibited.

Article translated and curated by Veronica Muscitto